Commemorazione in occasione del 49° anniversario dell’omicidio del giudice Vittorio Occorsio, l’intervento del Sottosegretario Mantovano

Source: Government of Italy

“Diamo per scontate cose che così scontate non sono. Per esempio, che nella nostra Nazione si possa vivere, pur tra mille difficoltà, una pace interna, in virtù della quale magistrati, esponenti delle istituzioni, giornalisti, avvocati, imprenditori, sindacalisti… non siano bersagli da colpire sol perché collocati su una differente sponda politica o simbolica. 

Ma ci sono stati lunghi momenti della nostra storia, durante i quali il tg o il giornale radio erano quotidiani bollettini di guerra. Ci si chiedeva ogni giorno, con smarrimento e timore, a chi sarebbe toccato, a causa di una follia ideologica che faceva coincidere l’affermazione di posizioni politiche estreme con l’eliminazione fisica di chi era bollato come un nemico da abbattere. E dopo l’aggressione dei differenti terrorismi vi è stata quella mafiosa. E durante l’uno e l’altro periodo, non sempre fra loro distinguibili, si sono succedute stragi di persone comuni, come tutti sappiamo.

Se oggi – e da tempo – questa non è più una dimensione esistenziale quotidiana, dipende anche da chi in quegli anni non ha cessato di lavorare in quella che era la prima linea delle istituzioni, nonostante fosse chiara la consapevolezza che qualsiasi ora poteva essere la propria ora.

Vittorio Occorsio era uno di questi uomini valorosi. Non si considerava un eroe, pur se conduceva indagini importanti per la tutela della Repubblica. Viveva la propria funzione di magistrato in coerenza con l’immagine della Giustizia, raffigurata come divinità dagli occhi bendati: questa benda e la bilancia nelle mani erano, e sono, il segno di decisioni imparziali e oggettive, senza riguardi verso nessuno, per delitti commessi da soggetti di qualsiasi provenienza o estrazione.

Purtroppo gli assassini di Occorsio – l’organizzazione neofascista Ordine nuovo, che rivendicò l’omicidio – vedevano benissimo: avevano individuato in lui il simbolo di uno Stato che non si piega, e che riafferma la forza della legge, a difesa della democrazia. Non altrettanto diretto fu lo sguardo di chi avrebbe dovuto pensare alla sua personale tutela. Anche questo era un connotato di quei tempi: troppi uomini delle istituzioni sono caduti prima che si avvertisse la necessità di costruire un sistema serio di protezione. 

Oggi non mancano minacce, forse più subdole, certamente meno violente, contro l’ordinamento democratico: vanno riconosciute e affrontate per come si manifestano. Col medesimo sobrio e generoso spirito di servizio di uomini come Vittorio Occorsio, che con ragione onoriamo a quasi mezzo secolo di distanza dalla tragica morte”.