ASIA/SIRIA – La profezia di padre Paolo Dall’Oglio risuona nella Siria ancora ferita

Source: The Holy See in Italian

giovedì, 24 luglio 2025

di Gianni ValenteHoms (Agenzia Fides) – Nella Siria post-Assad, ancora insanguinata da ferocie e terrori settari, torna a riecheggiare la profezia di convivenza di padre Paolo Dall’Oglio, a 12 anni dalla sua misteriosa e irrisolta sparizione.In questi giorni, la figura, le intuizioni, i pensieri e le parole del gesuita romano, iniziatore della comunità monastica al Khalil di Deir Mar Musa, sono al centro di iniziative, celebrazioni liturgiche, incontri pubblici, conferenze e testimonianze che coinvolgono studiosi e autorità locali, cristiani e musulmani, ex prigionieri, confratelli della Compagnia di Gesù, suoi amici e compagni di destino, a partire dai monaci e dalle monache di Deir Mar Musa. Ed è la prima volta che ciò può accadere, dal giorno in cui padre Paolo è sparito, il 29 luglio 2013.“Il cambiamento radicale che la Siria sta vivendo dall’8 dicembre 2024” scrivono i monaci e le monache di Deir Mar Musa “ci permette, per laprima volta dopo molti anni, di organizzare nuovamente incontri e seminari e di parlare pubblicamente di padre Paolo Dall’Oglio nel suo Paese d’adozione”.Proprio presso il Monastero di Deir Mar Musa, dove padre Paolo ha vissuto e lavorato per favorire l’armonia islamo-cristiana per oltre trent’anni” è in corso un seminario inter-religioso di 4 giorni intitolato “cuori aperti: Una nuova speranza per la Siria”, dedicato a riguardare e assaporare alcuni tratti distintivi della avventura umana e cristiana di Paolo Dall’Oglio. Il primo giorno sarà dedicato all’ascolto di testimonianze di prigionieri nelle carceri del passato regime, il secondo e il terzo giorno saranno dedicati alle questioni della pace e della riconciliazione, mentre il quarto giorno si concentrerà l’attenzione sul suo itinerario e le sue intuizioni riguardate dai punti di vista dei suoi fratelli cristiani e dei suoi fratelli musulmani.I fichi di Idlib“Il 28 luglio” racconta all’Agenzia Fides padre Jihad Youssef, Priore della Comunità di Deir Mar Musa “sarà una giornata dedicata a quello che abbiamo voluto chiamare ‘Giardino dei Fichi’. Il fico è l’unico albero che ha resistito nella zona di Idlib, Quando le persone riuscivano a tornare a casa, trovavano che tutto era morto e si era inaridito, tranne i fichi. Un ex detenuto, specializzatosi in letteratura delle prigioni, con altri hanno avuto questa idea: il 28 noi collegheremo a un albero del nostro monastero e della valle, soprattutto olivi e fichi, il nome di una persona scomparsa come padre Paolo, o di persone uccise durante la guerra. Metteremo delle piccole foto, cenni biografici, e un QR tramite il quale si potrà accedere a un sito internet dove la vicenda di ognuno viene raccontata in prima persona da delle voci narranti. Compiremo nella valle un breve cammino, una sorta di piccolo pellegrinaggio a tappe, con riflessioni, parole preghiere condivise”.Quel breve cammino – scrivono i monaci e le monache di Deir Mar Musa “incarna il nostro desiderio di pace, è un percorso simbolico dove ciascuno potrà deporre le proprie ferite e attingere forza camminando insieme”.Il 29 luglio, alle 10 del mattino, nella valle sottostante il monastero, in una tenda con più di 500 posti a sedere, il Vescovo siro cattolico di Homs Jacques Mourad, monaco di Deir Mar Musa, presiederà la concelebrazione eucaristica a cui prenderanno parte altri Vescovi insieme a autorità civili, forze di sicurezza, rappresentanti delle comunità musulmane. E’ attesa anche la presenza del Cardinale Mario Zenari, Nunczio apostolico in Siria, e di rappresentanti dell’attuale governo di Damasco. Dopo la messa, nella tenda allestita nella valle verranno condivise testimonianza sulla persona di padre Paolo e su quello che la sua vicenda può rappresentare anche per il presente il futuro della Siria. “L’attenzione” insiste padre Jihad “sarà concentrata proprio su questo: quale speranza è possibile per il futuro della Siria”.Iniziative anche a HomsAltre iniziative riguardanti padre Dall’Oglio sono in programma a Homs. Nella città dove ora il Vescovo siro cattolico è Jacques Mourad, monaco di Deir Mar Musa, si svolgerà una tavola rotonda sul pensiero, sulla personalità di padre Paolo: si parlerà e ci interrogherà su Paolo Dall’Oglio come gesuita, come monaco, come appassionato amante cristiano dell’islam.Il 31 luglio, sempre a Homs, in occasione della festa di Sant’Ignazio di Loyola, i gesuiti celebreranno la liturgia eucaristica scandita da riflessioni e preghiere per padre Paolo.Nel decimo anniversario della sua sparizione i monaci di Mar Musa avevano pregato per padre Paolo nel loro Monastero, insieme a alcuni suoi confratelli gesuiti, ma senza fare eventi pubblici, che invece erano stati organizzati a Roma: il 29 luglio 2023 (vedi Fides 1/8/2023), una concelebrazione euraristica presieduta dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin era stata celebrata nella chiesa di Sant’Ignazio in Campo Marzio, con la partecipazione dell’Arcivescovo Mourad, dei monaci di Deir Mar Musa e dei parenti di padre Dall’Oglio, compresi i 3 fratelli e le 4 sorelle.Ferite riaperte dai falsi “scoop”Continua – e durerà a lungo – il lavoro di raccolta e pubblicazione anche in arabo del vasto materiale – scritti, articoli, conferenze, interventi – prodotto da Paolo Dall’Oglio prima della sua sparizione, in parte già confluiti nel volume “Il mio testamento”. In occasione delle giornate siriane dedicata a padre Paolo, viene diffuso anche un agile volume in arabo, intitolato “Una giornata di gioia”, Parole che Papa Francesco aveva ripreso nella sua prefazione al libro “Il mio testamento”. Il volumetto in arabo è una preziosa e semplice antologia di frasi brevi tratte dagli scritti e dai discorsi di padre Paolo.Le iniziative dei prossimi giorni manifestano quando sia vivo e pulsante, pur nel dolore, il vincolo di fede che unisce padre Paolo ai suoi fratelli e alle sue sorelle nella preghiera, nella celebrazione dell’eucaristia, nella rilettura dei suoi scritti, nell’ascolto delle sue parole. Un vincolo che all’inizio di giugno ha dovuto far fronte anche alle voci infondate intorno a un presunto ritrovamento del corpo di Paolo Dall’Oglio, incredibilmente rilanciate da molti media in tutto il mondo. “In quei giorni” racconta oggi a Fides padre Jihad “tantissimi mi hanno cercato per chiedermi cosa era successo Rispondevo loro che non avevo da dire niente, perché non c’era niente da dire. Adesso posso dire che quell’episodio ha fatto emergere anche una grave mancanza di professionalità. In tanti hanno agitato le acque, senza fare alcuna verifica. E hanno riaperto ferite, seguendo solo la smania di fare lo scoop”. (Agenzia Fides 24/7/2025).
Condividi: