Source: The Holy See in Italian
mercoledì, 30 luglio 2025
Tombura-Yambio (Agenzia Fides) – “Come Vescovo, mi impegno a parlare finché non si ascolti la verità. Camminare con le vittime e le famiglie ferite. Offrire la Chiesa come piattaforma per la riconciliazione e il dialogo. Pregare incessantemente per la pace e lavorare fianco a fianco con tutti coloro che la perseguono. Non rimarrò in silenzio. Non mi arrenderò. Con voi finché non prevarrà la pace.”E’ il monito che Barani Eduardo Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio, ha rivolto a tutti, rappresentanti del governo del Sud Sudan e a tutte le persone di buona volontà.“Dopo quattro anni di spargimento di sangue, case in fiamme, famiglie distrutte e sogni sepolti, la nostra gente vive sotto teli di plastica, beve acqua non potabile, cammina nella paura e seppellisce i propri cari in silenzio. Questo non è una questione politica, è una tragedia umanitaria e un fallimento morale.”Il vescovo, che è anche Presidente del Consiglio Interreligioso per l’Iniziativa di Pace, Stato di Equatoria Occidentale, Sud Sudan, lancia l’appello in occasione della Giornata dei Martiri oggi 30 luglio 2025, “non svergogniamo il loro sacrificio con altro sangue. Onoriamoli portando la pace dove c’è dolore e la vita dove la morte ha regnato”.Questa giornata istituita per ricordare le vittime e promuovere la pace, commemora i morti nel conflitto tra le Forze Armate Sudanesi e le Forze di Supporto Rapido, iniziato nell’aprile 2023.“Le grida dei nostri fratelli di Tombura echeggiano da troppo tempo, – prosegue Hiiboro – non vogliamo condannare, ma risvegliare la coscienza di una nazione. Vi esortiamo come pastori, concittadini e come figli di un solo Dio. Che Tombura sia il nostro punto di svolta, un luogo sacro dove la nazione sceglie la guarigione anziché l’odio, la verità anziché la propaganda e la speranza anziché la disperazione.Rivolgendosi al governo del Sud Sudan il vescovo dice: “ora è il momento di agire. Invitiamo tutti, dalla più alta carica al più piccolo capo locale, ad agire con audacia, compassione e determinazione. Dispiegate forze di protezione per fermare ogni violenza e ripristinare la legge. Disarmate e smantellate qualsiasi persona che detenga illegalmente armi da fuoco. Aprite uno spazio per un dialogo inclusivo che coinvolga capi, giovani, donne, chiese e società civile. Punite senza indugio l’incitamento all’odio, la disinformazione e l’incitamento tribale. Garantite l’accesso umanitario e ricostruite servizi sociali, sanitari, scolastici.“Questo è il nostro dolore commune” aggiunge poi rivolgendosi al popolo del Sud Sudan: Tombura non è sola. Quando un arto soffre, tutto il corpo soffre. Non è una tragedia di Tombura, è una ferita del Sud Sudan. Agli anziani, alzatevi con saggezza e consiglio. Alle madri e alle donne: siate voci di guarigione e resistenza morale. Ai giovani, rifiutate di essere armi di distruzione. Scegliete la pace, costruite il Sud Sudan. Alle comunità religiose, unite nella verità e nella riconciliazione. Alla comunità internazionale: non distogliete lo sguardo. La pace ha bisogno di partner. Le vite hanno bisogno di essere salvate.”“Se non facciamo nulla il futuro a rischio. Se la violenza a Tombura continua, il costo sarà insostenibile. Intere comunità scompariranno. L’odio tribale si metastatizzerà in tutte le regioni.La fiducia nel governo e nell’unità nazionale si eroderà ulteriormente. Generazioni di giovani saranno perse nella vendetta o nella violenza. Se scegliamo la pace sarà una nuova alba per il Sud Sudan, se agiamo insieme, sinceramente, e ora la pace fiorirà. I bambini torneranno a scuola, le famiglie alle loro case e i contadini ai loro campi. La fiducia crescerà tra le tribù, tra i cittadini e il loro governo. L’anima del Sud Sudan rinascerà non nel sangue, ma nella giustizia.”“Che Tombura diventi un segno che il Sud Sudan sceglie la vita” conclude il vescovo Hiiboro Kussala.(AP) (Agenzia Fides 30/7/2025)
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