Source: The Holy See in Italian
Luanda (Agenzia Fides) – “La situazione è tornata calma, ma c’è costernazione per le vite perse in questi ultimi giorni” dice all’Agenzia Fides una fonte della Chiesa da Luanda, capitale dell’Angola, dopo le violente manifestazioni di protesta del 28 e 29 luglio contro l’aumento dei prezzi del carburante accompagnate da saccheggi diffusi di negozi di generi alimentari, di banche e di altri esercizi commerciali. Secondo le autorità, negli scontri con le forze di sicurezza almeno 22 persone hanno trovato la morte, tra cui un agente di polizia. I feriti sono circa 200 mentre oltre 1.200 persone sono state arrestate con l’accusa di aver preso parte ai disordini. L’alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Thameen al Kheetan ha domandato un’inchiesta indipendente sull’operato della polizia.“Purtroppo le legittime richieste dei sindacati dei tassisti e degli autotrasportatori sono state messe in secondo piano dalle violenze” afferma la nostra fonte. “I tre giorni di sciopero erano stati annunciati da tempo dagli organizzatori. Nelle dimostrazioni si sono inseriti elementi violenti che hanno creato disordini per poi approfittare della confusione per saccheggiare i negozi”.“L’aumento del prezzo dei carburanti ha un forte impatto negativo sugli angolani, specie i più poveri” continua la fonte “L’aumento dei prezzi dei trasporti e dell’elettricità, che viene prodotta da generatori alimentati a nafta, comporta una crescita generalizzata del costo delle altre merci”.Il 1° luglio il governo ha annunciato l’aumento dei prezzi dei carburanti fortemente sovvenzionati da 300 a 400 kwanzas – da 0,28 a 0,38 euro – al litro. Un paradosso per il maggior esportatore, insieme alla Nigeria, di greggio nell’Africa sub-sahariana. Le insufficienti capacità di raffinazione nazionali costringono l’Angola a importare prodotti petroliferi raffinati a prezzi di mercato. A ciò si aggiunge il servizio sul debito internazionale e le conseguenti pressioni (“raccomandazioni”) del Fondo Monetario Internazionale per ridurre i sussidi statali per l’acquisto dei carburanti,La decisione del governo ha suscitato rabbia in Paese nel quale più di un terzo della popolazione vive con meno di 2,15 dollari al giorno. Il tasso d’inflazione del 27.5%, quello di disoccupazione è del 14,5%, ma tra gli occupati 8 su 10 lavorano nel settore informale a basso reddito.A metà luglio la Conferenza Episcopale di Angola e São Tomé (CEAST), ha pubblicato un Messaggio pastorale per il 50° anniversario dell’indipendenza dell’Angola (che si celebra l’11 novembre) nel quale si traccia un bilancio del mezzo secolo di vita del Paese. Parlando dell’esistenza di “luci e ombre” la CEAST pone tra queste ultime la “logica scandalosa di opportunismo, egocentrismo e discriminazione che sono causa di molti problemi sociali, tra cui l’alto e doloroso costo della vita per la stragrande maggioranza dei cittadini, con conseguente discredito di leader e istituzioni e seme di uno spirito di rivolta sempre più evidente”. Parole profetiche alla luce degli scontri che si sono avuti poche settimane dopo. I Vescovi lamentano inoltre “le molteplici forme di restrizione della libertà di espressione” e si fanno portatori delle aspirazione degli angolani, affermando che essi “desiderano un benessere commisurato alle risorse e al potenziale del loro Paese. Solo costruendo un’Angola migliore potremo onorare adeguatamente il sacrificio di così tante persone da cui abbiamo ricevuto l’eredità della nostra indipendenza”. (L.M.) (Agenzia Fides 1/8/2025)
Condividi: