Source: The Holy See in Italian
domenica, 3 agosto 2025
Roma (Agenzia Fides)- Aveva 18 anni “Pasco”, e frequentava la chiesa di San Cirillo a Korba Heliopolis, quartiere del Cairo, in Egitto. Venerdì sera, mentre rientrava in autobus coi suoi compagni di pellegrinaggio a Artena, paese a 30 chilometri da Roma, le se è fermato il cuore.Pascale stava tornando coi suoi amici dal Circo Massimo, dove aveva partecipato al rito penitenziale del Giubileo dei giovani e si era potuta accostare per l’ultima volta al Sacramento della confessione.Pascale Rafic faceva parte del gruppo cattolico greco- melchita arrivato insieme al Vescovo Jean-Marie Chami dal Cairo per partecipare al Giubileo dei Giovani. Nella Città Eterna, ila ragazza è passata dal pellegrinaggio terreno alla vita eterna. Una sorte condivisa con María Cobo Vergara, la ventenne spagnola morta anche lei a Roma durante il Giubileo dei Giovani, che viveva la sua fede nella parrocchia di Nostra Signora della Pace di Madrid.I ragazzi e le ragazze egiziani greco-melchiti, più di 50 (vedi Fides 23/7/2025), si erano preparati insieme a Pascale alle giornate di Roma con un cammino spirituale che aveva attraversato anche altri luoghi luoghi legati alle vicende e alle figure di Santi italiani: San Pio a San Giovanni Rotondo, San Francesco e Santa Chiara ad Assisi, il giovane Carlo Acutis. «L’eucaristia quotidiana e l’adorazione del Santissimo Sacramento» aveva preannunciato a Fides il Vescovo Chomi « saranno il fulcro delle nostre giornate».
Pascale – raccontano amiche e amici – aveva appena finito la scuola superiore e voleva diventare fisioterapista. Era anche scout e seguiva il catechismo. Figlia unica, era molto felice dell’esperienza che stava vivendo a Roma.Le cause precise della morte saranno chiarite dall’autopsia. Intanto, le parole che hanno aiutato tutti a illuminare il mistero di questa morte, di questo schianto di dolore accaduto nel cuore di giornate cariche di promessa di felicità, sono quelle rivolte da Papa Leone XIV ai compagni di pellegrinaggio di Pascale.Il Pontefice ha voluto incontrare e benedire ragazzi e ragazze della comitiva egiziana la mattina di sabato 2 agosto. «Certo, la tristezza che la morte porta a tutti noi» ha detto loro Papa Prevost «è qualcosa di molto umano e molto comprensibile, soprattutto essendo così lontani da casa e in un’occasione come questa in cui ci riuniamo davvero per celebrare la nostra fede con gioia. E poi, all’improvviso, ci viene ricordato in modo molto potente che la nostra vita non è superficiale, né abbiamo il controllo sulla nostra vita, né sappiamo, come dice Gesù stesso, né il giorno né l’ora in cui, per qualche motivo, la nostra vita terrena finirà. Ma come apprendiamo anche nel Vangelo, ciò che Marta e Maria scoprirono quando il loro fratello Lazzaro morì, e quando Gesù non era con loro all’inizio, ma poi tornò diversi giorni dopo la sua morte, e la loro comprensione fu che Gesù è vita e resurrezione».«Così, in un certo senso» ha proseguito il Vescovo di Roma «mentre celebriamo questo anno giubilare di speranza, ci viene ricordato in modo molto potente quanto la nostra fede in Gesù Cristo debba essere parte di ciò che siamo, di come viviamo, di come ci apprezziamo e rispettiamo a vicenda, e soprattutto di come continuiamo ad andare avanti nonostante esperienze così dolorose».Poi Papa Leone ha citato Sant’Agostino. Il Vescovo di Roma – ha detto il Pontefice – «ci dice che quando qualcuno muore, è naturalmente molto umano e naturale piangere, provare dolore, sentire la perdita di una persona cara, e tuttavia dice anche: non piangete come fanno i pagani, perché anche noi abbiamo visto Gesù Cristo morire sulla croce e risorgere dai morti. Ed è la nostra speranza nella risurrezione, la fonte ultima della nostra speranza, e parliamo di un Anno Giubilare della Speranza, la nostra speranza è in Gesù Cristo risorto». (PR) (Agenzia Fides 3/8/2025)
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