Source: Government of Italy
Signor Presidente, signore e signori notai,
ringrazio molto per l’invito al vostro 61° Congresso Nazionale.
Venire da voi per me non è soltanto una gradevole consuetudine: è un’occasione di approfondimento e di confronto, tanto più quando la riflessione avviene su un argomento di tale rilievo quale è la riforma del diritto di famiglia, 50 anni dopo il suo varo.
Il tema si inserisce nel più ampio dibattito sul rapporto fra autonomia negoziale e valori familiari, e quindi sul rapporto fra legge e contratto nel diritto di famiglia.
Poiché i rapporti intrafamiliari toccano il cuore della persona, con le sue caratteristiche uniche e con le sue fragilità, individuare l’equilibrio fra l’intervento legislativo e la sistemazione privatistica non è semplice.
Il punto di riferimento è la nostra Costituzione.
Proprio perché nel titolo del vostro Congresso si fa riferimento alle “radici”, esse non possono non essere trovate, sul piano giuridico, nella nostra carta fondamentale. Quando l’articolo 29 parla di “famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” non afferma qualcosa di vetusto o peggio di qualcosa privo di contenuti perché svuotato dal modificarsi del costume.
Al contrario, intanto riconosce uno spazio di autonomia ontologica della famiglia, sulla quale né il legislatore, né il potere pubblico, né la società in ogni sua articolazione possono e devono interferire. In un intervento svolto nel corso dell’Assemblea costituente, Costantino Mortati sottolineò come con questa formula la Costituzione “assegna all’istituto familiare una sua autonomia originaria, destinata a circoscrivere i poteri del futuro legislatore in ordine alla sua regolamentazione”.
Alla stregua di quest’insegnamento, credo che sia prudente guardarsi da quell’ansia di regolamentazione che spinge a invocare norme di legge per dare seguito generale e astratto a ogni tipologia di desideri, spesso più mediatici che reali.
Credo che sia altresì prudente guardarsi, in assenza di un intervento legislativo, dalla fantasia di certa giurisprudenza, che ha esordito a suo tempo autodefinendosi costituzionalmente orientata, poi si è detta convenzionalmente orientata, ma di cui spesso sperimentiamo che è soltanto ideologicamente orientata.
Il creazionismo giudiziario ha un profilo generale di inopportunità.
Lo ha ancora di più per il diritto di famiglia. Intanto perché invade gli spazi regolatori del Parlamento. Ma prima ancora perché, con la definizione dell’art. 29, se la Costituzione limita gli interventi del legislatore al minimo indispensabile, non si è posta neanche il problema di ammettere interventi giurisprudenziali fantasiosi, in una materia che più di altre esige stabilità e certezza degli istituti giuridici coinvolti: taluni dei quali non con mezzo secolo, come è per la riforma del 1975, ma con millenni di tradizione alle spalle.
Che non tutto debba essere oggetto di regolamentazione in materia di rapporti familiari non significa che niente debba esserlo, e che la famiglia debba vagare in una sorta di “anomìa”.
L’ordinamento giuridico assegna alla legge il compito di garantire nelle relazioni familiari il rispetto di valori di rilievo costituzionale primario: l’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, il miglior interesse dei minori, non come lo intendono altri ordinamenti che in nome del “best interest” hanno realizzato interventi di cui non posso o certo andare orgogliosi, la protezione della maternità e dell’infanzia, il sostegno alla formazione delle famiglie e allo svolgimento dei loro compiti.
Il secondo tema del vostro Congresso – i nuovi bisogni delle famiglie -, si correla al primo, quello delle radici. L’ambito dei bisogni “giuridici” delle famiglie vede nel notaio, quale professionista dell’autonomia privata, un importante punto di riferimento.
Il vostro ruolo è decisivo anzitutto perché interviene nei momenti cruciali della gestione dei diritti patrimoniali, come ricordato dal Presidente Meloni nel suo intervento di saluto. Penso all’acquisto della casa di abitazione, snodo fondamentale per la formazione famiglia. Per questo il Governo ha, fin dall’inizio, posto particolare attenzione al tema, facilitando l’accesso al mutuo per l’acquisto della prima casa da parte dei giovani e delle famiglie numerose. Tutti dobbiamo essere grati ai notai per le attività di consulenza giuridica e per le attente verifiche, che quotidianamente compiono a garanzia della certezza dei trasferimenti immobiliari, con ricadute sulla serenità e sulla sicurezza per le famiglie, compiti che non è né delegabile né sostituibile da parte di altri.
Analoga centralità vi è sul fronte della protezione del patrimonio e della pianificazione dei passaggi generazionali. Istituti come il fondo patrimoniale, il patto di famiglia, il trust “dopo di noi” vedono nei notai quei professionisti che assicurano che gli interessi della famiglia siano realizzati in modo efficace, certo e sicuro, e nel rispetto dei principi di ordine pubblico.
Un cenno in conclusione all’intelligenza artificiale, in qualche modo sollecitato dall’intervento e dalla relazione del vostro Presidente.
Il Governo ha varato un disegno di legge che poi ha conosciuto un vaglio parlamentare molto attento, frutto del confronto tra tutte le forze politiche.
Noi non ci siamo accontentati del mero recepimento della direttiva europea. Abbiamo cercato, senza andare in contrasto con la normativa europea, di fissare dei principi. Non solo: non consideriamo questa normativa il punto d’arrivo, ma il punto di partenza per un lavoro che dobbiamo fare insieme, anzitutto con gli ordini professionali, e che deve avere carattere continuativo come è continuativa la modifica di ciò che ci viene offerto dal mercato. Questo per evitare una deriva tecnicistica che talora si pone al confine della disumanità.
Leggevo una riflessione di un sacerdote, il quale a proposito della differenza tra l’intelligenza dell’uomo e l’intelligenza artificiale, diceva che una delle differenze più importanti, per lui fondamentali, è che l’intelligenza dell’uomo è capace di cogliere la necessità o l’opportunità del perdono. La macchina non ha questa capacità, non riesce mai a perdonare. Se sostituiamo la categoria del perdono con quella della responsabilità arriviamo allo stesso risultato, posto che non c’è separazione tra perdono e responsabilità. Sono categorie impegnative, in particolare quella della responsabilità per la vostra professione, che si ricollegano al tema delle radici.
Noi siamo stretti tra una normativa europea, la sollecitazione del mercato e ciò che viene dall’altra sponda dell’Atlantico, quindi l’ansia di mantenere una assenza totale di regole.
Tra l’assenza di regole e l’iperregolamentazione troviamo, anche in questo caso, una via tutta italiana che non che può incontrare sul suo percorso, come già avvenuto, gli ordini professionali e in particolare il vostro.
Di questo, come Governo, vi siamo profondamente grati.