Source: The Holy See in Italian
mercoledì, 16 luglio 2025
Seoul (Agenzia Fides) – “Non può esserci pace nel mondo senza la pace nella Penisola coreana”. È lo slogan che giovani coreani hanno lanciato dalla Zona Demilitarizzata (striscia di terra creata nel 1953 in seguito all’armistizio della Guerra di Corea che funge da zona cuscinetto e di confine fra le due nazioni, ndr) meta del decimo “Pellegrinaggio per la pace”.Organizzato dal Comitato per la Riconciliazione della Corea dell’Arcidiocesi di Seoul, il pellegrinaggio di quest’anno, supportato anche dal Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo, ha visto la partecipazione di una quarantina di giovani, nati sia nel sud che nel nord della Penisola e da diverse altre nazioni del pianeta.Diversi, e simbolici, i luoghi toccati in quattro giorni dalla carovana, divenuti per alcuni istanti luoghi di preghiera. Come la Torre dell’Unificazione di Odusan, dalla quale è possibile ammirare il panorama spettacolare dei fiumi Han e Imjingang che si uniscono e sfociano nel Mar Giallo e, più in lontananza, la provincia di Hwanghae, in Corea del Nord.I giovani partecipanti al pellegrinaggio hanno poi raggiunto il parco di Imjingak diretti all’Osservatorio di Jangsan, presso l’isola di Chopyeongdo: nota per essere habitat di uccelli migratori, è disseminata di recinzioni di filo spinato che delimitano il campo d’addestramento militare. Qui è stata recitata la “Preghiera semplice” di San Francesco d’Assisi mentre in sottofondo si sentivano gli spari esplosi dai soldati in addestramento.Il gruppo si è quindi spostato a Cheorwon, nella provincia di Gangwon, dove sorge l’Osservatorio della Pace, situato oltre la linea di controllo civile e a circa due chilometri dal confine nordcoreano. Da qui è stato raggiunto l’altopiano di Sapseulbong, noto come “Altopiano del Gelato” così chiamato per la sua forma che ricorda un gelato che si scioglie. Un altopiano che ha fatto da teatro, durante la Guerra di Corea, a feroci scontri armati. In questo luogo, dove le cicatrici della guerra sono ancora visibili, i giovani, oltre a pregare, si sono fermati a riflettere e a discutere ci come costruire un futuro di pace per la Penisola.In bicicletta è stato poi raggiunto il caffè “Open the Moon”. Situato nel punto più a nord della Corea del Sud, vicino a un checkpoint della zona di controllo civile, è gestito da giovani nordcoreani cresciuti in una casa famiglia. Dopo la sosta, il pellegrinaggio è ripreso verso il crematorio per le truppe ONU a Yeoncheon e il cimitero militare per i soldati nordcoreani.“Avevo sentito parlare di questo cimitero, ma non immaginavo che esistesse davvero. E certo anche loro avevano genitori, famiglie, una casa”, le parole di Joanna Hwang, madre di tre figli proveniente dal Nord, profondamente colpita dal fatto che, “nonostante fossero considerati nemici, qualcuno abbia trovato il tempo di seppellirli e onorarli”.Il terzo giorno, i partecipanti hanno camminato lungo un sentiero costiero di 10 chilometri da Nanjeong a Ganghwa, pregando insieme il Rosario. L’ultimo giorno, a conclusione del pellegrinaggio si è celebrata una Santa Messa durante la quale si è pregato per la pace nella Penisola coreana e nel mondo. I partecipanti hanno anche condiviso le loro esperienze vissute nei quattro giorni. (F.B.) (Agenzia Fides 15/7/2025)
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