Source: The Holy See in Italian
Kinshasa (Agenzia Fides) – “In seguito all’avanzata dell’M23/AFC, circa un milione e mezzo di persone sfollate si erano accampate nei dintorni di Goma, sperando solo nell’aiuto di persone di buona volontà. Così avevano fatto, alla fine del 2023, centinaia di abitanti del villaggio di Karenga e di villaggi vicini, ai bordi del parco Virunga” dice all’Agenzia Fides una fonte locale dal Nord Kivu, la provincia dell’est della Repubblica Democratica del Congo, in gran parte conquistata a inizio anno dai guerriglieri dell’M23/Alleanza del Fiume Congo(AFC) con l’appoggio dell’esercito ruandese.Il nostro interlocutore- che per ragioni di sicurezza ha chiesto l’anonimato- descrive il calvario degli sfollati costretti a continui cambiamenti di destinazione. La situazione più drammatica viene vissuta dagli Hutu di origine ruandese accusati indistintamente dall’M23/AFC e dal governo di Kigali di essere membri delle Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR), gruppo di guerriglia composto da ex militari del vecchio esercito ruandese a maggioranza Hutu responsabile del genocidio del 1994, che da 30 anni si è stabilito nell’est della RDC.“A fine gennaio 2025, l’M23 era entrato a Goma e il mese dopo aveva costretto le persone a lasciare in tutta fretta i campi e tornare alle loro case. Così, gli abitanti di Karenga sono tornati al loro villaggio. A fine febbraio, l’M23 e un capo locale li hanno costretti a ripartire di nuovo e così un migliaio di persone sono andate a installarsi Sake in scuole e altri ripari di fortuna.Il 12 maggio, a Sake, l’M23 ha radunato uomini, donne e bambini. Ha trasferito gli uomini allo Stadio dell’Unità a Goma e i sospettati di essere FDLR sono stati portati in località sconosciuta. Fino a duemila persone, inquadrate dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), sono state trasferite al Centro di transito di Goma e numerose sono state trasportate in Ruanda. Dal 17 al 19 maggio diversi convogli hanno lasciato il Centro per raggiungere il Ruanda. Le autorità ruandesi e l’UHCR hanno dichiarato che erano rifugiati ruandesi e che sarebbero stati reintegrati nella società ruandese.È uno spaccato del dramma che dal mese di maggio nel Nord-Kivu stanno vivendo le popolazioni hutu, spesso di solo lontana origine ruandese, ma anche cittadini congolesi. Non vanno inoltre dimenticati gli oltre 140 civili, in maggioranza hutu, giustiziate sommariamente dall’M23 in almeno quattordici villaggi e piccole comunità agricole presso il parco Virunga nel luglio 2025.Il fenomeno di trasferimento in massa è andato intensificandosi: file di donne, bambini, giovani e, in numero minore, uomini vengono trasferiti in Ruanda, inquadrati dell’UNHCR. Il 25 agosto ne sono stati rimpatriati più di cinquecento; il 9 settembre, altre 284 persone hanno attraversato la frontiera, inquadrate dall’UNHCR. Qual è la loro storia successiva? Non ci sono dati. L’UNHCR assicura che queste persone attraversano il confine volontariamente, come richiedono gli statuti internazionali e quelli della stessa UNHCR come condizione del rimpatrio.La popolazione hutu ha una tragica esperienza della sorte dei rifugiati rientrati in Ruanda a partire dal 1996. Sa che questo Paese non solo non ha spazi per garantire un futuro vitale a migliaia di rifugiati (circa 4500 solo dall’inizio dell’anno) ma vive un clima di forte repressione e di perenne attribuzione di colpa a un solo gruppo della sua popolazione. Rientrare dalla RDC significa essere direttamente identificati come FDLR o familiari di FDLR. Ben difficile pensare che sia un rientro spontaneo!L’acquiescenza in contesti autoritari spesso non significa volontarietà, ma sottomissione per paura! La storia di questi trent’anni nella Regione dei Grandi Laghi ha mostrato che a volte le organizzazioni umanitarie internazionali hanno accettato di soggiacere agli imperativi dei potenti locali e agli ordini sottobanco delle potenze mondiali che le finanziano. Meglio però dichiarare ad alta voce che il Re è nudo e subirne le conseguenze, piuttosto che diventare complici dei drammi dei popoli che si vogliono aiutare”. (L.M.) (Agenzia Fides 19/9/2025)
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