Papa Leone XIV: senza la fede non possiamo sperare nella salvezza

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Vatican Media

Ciittà del Vaticano (Agenzia Fides) – «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».Le parole di Gesù che chiudono il brano del Vangelo secondo Luca letto oggi nella liturgia del giorno sono state richiamate più volte nell’omelia pronunciata da Papa Leone sul sagrato della Basilica di San Pietro.Penultima domenica di ottobre, giorno in cui in tutto il mondo la Chiesa cattolica celebra la Giornata Missionaria Mondiale. Divenuta oggi anche una «festa della Santità», con sette beati proclamati Santi dal Vescovo di Roma con il Rito di Canonizzazione.Davanti alla moltitudine immensa che inondava la Piazza e anche via della Conciliazione, il Successore di Pietro ha ricordato il tesoro che brilla nelle vite dei Santi e fa fiorire ogni autentica opera missionaria: il dono della fede, «quel che è più prezioso agli occhi del Signore», senza il quale «non possiamo sperare nella salvezza».Nuovi Santi e sante, “amici di Cristo”I nuovi Santi e Sante canonizzati oggi dal Pontefice, e nominati uno a uno da Papa Prevost nel corso dell’omelia, sono «martiri per la loro fede», come il Vescovo armeno Ignazio Choukrallah Maloyan e il catechista della Papua Nuova Guinea Pietro To Rot; sono missionarie, come la suora salesiana Maria Troncatti; sono «carismatiche fondatrici, come suor Vincenza Maria Poloni e suor Carmen Rendiles Martínez»; sono «benefattori dell’umanità, come Bartolo Longo e il medico venezuelano José Gregorio Hernández Cisneros. Sette testimoni che «con la grazia di Dio hanno tenuto accesa la lampada della fede, anzi, sono diventati loro stessi lampade capaci di diffondere la luce di Cristo».La fede, la preghiera, le tentazioniSenza ii dono della fede – ha chiarito Papa Prevost – perdono senso i «grandi beni materiali e culturali, scientifici e artistici». Una terra senza fede sarebbe popolata da figli che vivono senza Padre, cioè da creature senza salvezza». Il cielo e la terra «resterebbero come prima, ma non ci sarebbe più nel nostro cuore la speranza; la libertà di tutti verrebbe sconfitta dalla morte; il nostro desiderio di vita precipiterebbe nel nulla».Per questo – ha sottolineato il Pontefice – Cristo parla ai suoi discepoli della «necessità di pregare sempre». Come il respiro sostiene la vita del corpo, «così la preghiera sostiene la vita dell’anima». La fede «si esprime nella preghiera e la preghiera autentica vive di fede».Ci sono «due tentazioni» – ha proseguito il Vescovo di Roma – che possono mettere alla prova la fede.La prima «prende forza dallo scandalo del male, portando a pensare che Dio non ascolti il pianto degli oppressi e non abbia pietà del dolore innocente».La seconda invece nasce dalla «pretesa che Dio debba agire come vogliamo noi: la preghiera cede allora il posto a un comando su Dio, per insegnargli come fare a essere giusto ed efficace».A entrambe le tentazioni non si sfugge per forza propria: da esse più liberarci solo Gesù, «testimone perfetto di confidenza filiale». Lui, «qualunque cosa succeda» si affida «da Figlio al Padre»; e la preghiera della Chiesa «ci ricorda che Dio fa giustizia verso tutti, donando per tutti la sua vita. Così, quando gridiamo al Signore: “dove sei?”, trasformiamo questa invocazione in preghiera e allora riconosciamo che Dio è lì dove l’innocente soffre. La croce di Cristo rivela la giustizia di Dio. E la giustizia di Dio è il perdono: Egli vede il male e lo redime, prendendolo su di sé».La benedizione per i “Missionari di speranza tra le genti”Non c’è pianto – ha proseguito Papa Leone – «che Dio non consoli; non c’è lacrima che sia lontana dal suo cuore». Il Signore ci ascolta, ci abbraccia come siamo, per trasformarci come Lui è». Mentre chi rifiuta la misericordia di Dio, «resta incapace di misericordia verso il prossimo. Chi non accoglie la pace come un dono, non saprà donare la pace».Per il dono misericordioso di Cristo, anche le sue domande sul permanere della fede nel mondo non sono motivo di inquietudine: esse – ha rimarcato il Pontefice – contengono piuttosto «un vigoroso invito alla speranza e all’azione». Solo il dono della fede può sostenere anche «il nostro impegno per la giustizia, proprio perché crediamo che Dio salva il mondo per amore, liberandoci dal fatalismo». È Cristo stesso «il giusto che ci rende giusti, come attestano i nuovi Santi di oggi: non eroi, o paladini di qualche ideale, ma uomini e donne autentici».L’intercessione dei nuovi Santi e Sante appena canonizzati – ha pregato il Pontefice, concludendo la sua omelia – «ci assista nelle prove e il loro esempio ci ispiri nella comune vocazione alla santità. Mentre siamo pellegrini verso questa meta, preghiamo senza stancarci, saldi in quello che abbiamo imparato e crediamo fermamente La fede sulla terra sostiene così la speranza del cielo».Conclusa la messa, e prima di recitare la preghiera mariana del’Angelus, Papa Leone ha ringraziato tutti i partecipanti convenuti a San Pietro per assistere al Rito di Canonizzazione e alla Santa Liturgia, salutando in particolare il il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, il Presidente del Libano e le Delegazioni ufficiali giunte da Armenia e Venezuela.Il Pontefice ha anche fatto riferimento alla odierna celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale: «La Chiesa» ha detto Papa Prevost «è tutta missionaria, ma oggi preghiamo specialmente per quegli uomini e quelle donne che hanno lasciato tutto per andare a portare il Vangelo a chi non lo conosce. Sono missionari di speranza tra le genti. Il Signore li benedica».Il Vescovo di Roma ha fatto anche riferimento alle dolorose notizie provenienti dal Myanmar che «riferiscono di continui scontri armati e bombardamenti aerei, anche su persone e infrastrutture civili».Il Papa ha rinnovato il suo appello «affinché si giunga a un cessate-il-fuoco immediato ed efficace». Poi ha affidato «all’intercessione della Vergine Maria e dei nuovi Santi la nostra continua preghiera per la pace, in Terra Santa, in Ucraina e negli altri luoghi di guerra». (GV) (Agenzia Fides 19/10/2025)
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