Source: The Holy See in Italian
martedì, 21 ottobre 2025 guerre
Kinshasa (Agenzia Fides) – Un sistema predatorio nascosto dietro motivazioni politiche. È quanto emerge dalle testimonianze inviate all’Agenzia Fides da fonti missionarie dal Nord e dal Sud Kivu, le due provincie nell’est della Repubblica Democratica del Congo in gran parte occupate dai miliziani dell’M23/AFC (Alleanza del Fiume Congo). Nonostante i recenti accordi per riportare la pace nelle due provincie e di restaurare la sovranità del governo congolese (vedi Fides 9/9/2025) le condizioni delle popolazioni locali rimangono misere, come riportato nel reportage pervenuto a Fides.NB. Per ragioni di sicurezza sono stati cambiati i nomi delle persone che hanno accettato di rilasciare dichiarazioni.“Antoine aveva una licenza in diritto internazionale era a capo di un quartiere a Goma, nel Nord-Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. All’arrivo, a gennaio, delle truppe dell’M23/AFC, come altri suoi colleghi, era stato costretto a seguire una formazione “pedagogica” e militare per poi a entrare nei ranghi armati degli occupanti, come difesa locale del suo quartiere.Benché civile, era stato posto a capo di alcuni miliziani. Mercoledì 1° ottobre scorso, la famiglia ha ricevuto la notizia della sua morte: sarebbe caduto in un’imboscata insieme a una decina di altre persone, in circostanze oscure su cui non c’è inchiesta. Antoine non ancora quarantenne, lascia nove figli.Louis era un giovane di Goma. Ai primi di ottobre, Louis insieme ad altri quattro giovani e due ragazze sono stati imbarcati a forza su un veicolo militare dell’M23, per essere condotti in un luogo appartato fuori città dove sono stati colpiti selvaggiamente. Sono stati trasportati poi in condizioni critiche alla prigione centrale, dove Louis è spirato. Così, giorno dopo giorno, muoiono sotto l’occupazione dell’M23/AFC tanti congolesi che avrebbero solo desiderato di vivere in pace.Non diversa la situazione a Bukavu. La violenza è strumento per garantire il dominio politico e sociale e sfruttare le risorse economiche locali.Fonti attendibili segnalano che da diverse settimane, la vendita di cemento, un prodotto essenziale per l’edilizia, sarebbe ormai monopolio esclusivo della moglie di Sultani Makenga, leader militare del movimento M23/AFC.I commercianti indipendenti hanno ricevuto l’ordine di interrompere tutte le attività legate all’importazione o alla vendita di cemento. Ogni tentativo di resistenza viene brutalmente represso. Interi depositi sono stati chiusi, le scorte sequestrate senza giustificazione e trasferite verso destinazioni ignote. «Chiunque osi approvvigionarsi altrove viene arrestato… Non sappiamo cosa ne sarà di loro», afferma con voce tremante un commerciante.Gli operatori economici raggruppati nella Federazione delle Imprese Congolesi (FEC) e nell’Associazione degli Importatori di Materiali da Costruzione del Kivu affermano di vivere nella paura. Nessun funzionario osa parlare pubblicamente, temendo per la propria sicurezza e quella della propria famiglia.L’acquisizione illegale del commercio del cemento sta mettendo in ginocchio un intero settore già indebolito da imposte illegali e insicurezza. I prezzi sono alle stelle, i cantieri si bloccano e la popolazione sta pagando il prezzo elevato di un sistema mafioso imposto con la forza delle armi.L’M23/AFC afferma di difendere una causa politica ma si comporta come una vera e propria organizzazione predatoria. Trasformando un bene di prima necessità in uno strumento di arricchimento personale, il movimento sta rafforzando il suo controllo economico sul Sud-Kivu a scapito dei suoi cittadini.Mentre la paura mette a tacere le voci locali, le comunità nazionale e internazionale rimangono in un silenzio assordante. “Per quanto tempo ancora?!” si chiedono i congolesi. (Agenzia Fides 21/10/2025)
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