AFRICA/CAMERUN – “Padre Mbaibarem è ancora nella mani dei rapitori, mentre si susseguono le richieste di riscatto” dice l’Arcivescovo di Garoua

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Yaoundé (Agenzia Fides) – “Padre Mbaibarem è ancora nella mani dei rapitori. Di tanto in tanto questi ultimi contattano alcune persone del posto per chiedere un riscatto in cambio della sua liberazione” dice all’Agenzia Fides Mons. Faustin Ambassa Ndjodo, Arcivescovo di Garoua, nel nord del Camerun, dove il 7 maggio è stato rapito padre Valentin Mbaibarem, parroco della chiesa di San Giovanni Battista a Madingring. Il sacerdote è stato catturato lungo la strada tra Guidjiba e Tcholliré.“La strada Guidjba-Tcholliré è una zona a rischio perché vi sono stati diversi episodi di sequestri a scopo estorsivo di persone che la percorrevano, ma è la prima volta che un prete viene rapito su quella strada” dice Mons. Ambassa Ndjodo. Da anni il nord del Camerun è piagato dal fenomeno dei sequestri (vedi Fides 5/1/2024).Secondo i giornali locali qualche giorno prima del rapimento di padre Mbaibarem, erano stati presi in ostaggio su questa strada alcuni insegnanti.La gendarmeria ha iniziato delle operazioni di perlustrazione dell’area che hanno permesso la liberazione di un ostaggio che era stato rapito in un villaggio nei dintorni di Garoua il 10 maggio.In segno di solidarietà e sostegno spirituale, l’Arcivescovo ha chiesto a tutte le parrocchie dell’Arcidiocesi di offrire un’intenzione di preghiera speciale per padre Mbaibarem domenica 11 maggio. Ha inoltre chiesto l’intercessione della Vergine Maria, per la rapida liberazione del sacerdote. (LM.) (Agenzia Fides 13/5/2025)
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ASIA/INDONESIA – I Camilliani inaugurano un nuovo Centro Sociale a Kupang, sull’isola di Timor

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martedì, 13 maggio 2025

LG

Kupang (Agenzia Fides) – Dopo oltre quindici anni di presenza missionaria, i religiosi Camilliani continuano a lasciare un segno tangibile di carità e impegno sociale in Indonesia. Il loro operato, ispirato al carisma di San Camillo de Lellis – patrono dei malati e degli operatori sanitari – si è concretizzato nel tempo attraverso numerose attività pastorali, sanitarie ed educative, specialmente a favore delle fasce più deboli della popolazione.Dopo la realizzazione del primo Centro Sociale San Camillo in Maumere, isola di Flores, nel 2018 (vedi Agenzia Fides 2/6/2018), lo scorso 10 maggio i Camilliani hanno inaugurato un secondo centro nella città di Kupang, capoluogo della provincia di Nusa Tenggara Orientale, situato sull’isola di Timor.Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato il vescovo locale, Hironimus Pakaenoni, il governatore della provincia, On. Emanuel Melkiades Laka Lena, oltre a numerose autorità civili e religiose, che hanno espresso profonda ammirazione per il coraggio, la dedizione e la lungimiranza dei missionari Camilliani. La loro iniziativa è stata accolta con entusiasmo dalla popolazione, che riconosce in essa un’opportunità concreta di crescita e di supporto, specialmente per i giovani.Il centro, realizzato con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana e con il contributo di un mosaico di piccoli benefattori, rappresenta un’importante risposta alle esigenze formative e sociali della regione. La nuova struttura dispone di 43 stanze per l’accoglienza degli studenti, una sala conferenze, alcune sale riunioni, una sala da pranzo con cucina e altri servizi che la rendono uno spazio ideale per incontri, seminari e attività di formazione.Con questa nuova opera, i Camilliani ribadiscono il loro impegno a servire non solo i malati, i poveri e i bisognosi attraverso la cura sanitaria, ma anche i giovani offrendo loro oltre all’ospitalità un’opportunità di crescita umana e spirituale rispondendo così alle necessità più urgenti delle comunità locali.Il nuovo Centro Sociale San Camillo si candida così a diventare un punto di riferimento per la comunità locale, un luogo di incontro e di speranza dove costruire insieme un futuro migliore.(LG/AP) (Agenzia Fides 13/05/2025)
LG

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ASIA EMIRATI ARABI – Il Vescovo Martinelli: affidiamo a Nostra Signora d’Arabia Papa Leone, “figlio di migranti”

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Abu Dhabi (Agenzia Fides) – “A Maria, Nostra Signora d’Arabia, affidiamo il nuovo Papa, Leone XIV”. Il Vescovo Paolo, Martinelli, Vicario Apostolico dell’Arabia meridionale, ha concluso cos↓ l’omelia della messa celebrata a Abu Dhabi dopo l’elezione del Cardinale Robert Francis Prevost come nuovo Vescovo di Roma e Successore di Pietro avvenuta gioved↓ 8 maggio.Il giorno dopo, venerd↓ 9 maggio, le messe in tutte le chiese del Vicariato apostolico sono state celebrate con speciali intenzioni di preghiera per il nuovo Papa e il suo ministero.Il Vescovo Martinelli, francescano cappuccino, ha presieduto la liturgia eucaristica serale nella parrocchia di San Giuseppe a Abu Dhabi, celebrazione in cui sono stati intonati inni e canti ispirati alla figura di San Pietro e a Cristo Buon Pastore.”Dopo giorni di lutto per la morte del nostro amato Papa Francesco” ha detto il Vescovo Paolo “il Signore ci ha dato un nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: Robert Francis Prevost, che ha preso il nome di Leone XIV”. “Ieri sera” ha aggiunto “siamo stati tutti commossi quando lo abbiamo visto apparire sullo schermo e rivolgere le sue prime parole al Popolo di Dio”.Nella sua breve omelia, il Vescovo Martinelli ha ricordato che Papa Leone, nelle prime parole pronunciate dalla loggia centrale della Basilica vaticana, aveva salutando i fedeli riuniti in Piazza San Pietro con le parole di Cristo risorto: “La pace sia con voi”, aggiungendo che “La pace di Cristo │ una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante”. Poi, soffermandosi su alcuni tratti essenziali della personalit¢ del nuovo pontefice – come la sua lunga esperienza di missionario in Per e la sua appartenenza all’Ordine agostiniano – il Vescovo Martinelli, a capo di una comunit¢ ecclesiale composta da lavoratori immigrati, ha voluto sottolineare che Papa Leone “│ figlio di migranti, e questo │ uno dei motivi per cui ci sentiamo particolarmente vicini a lui. Sebbene sia nato a Chicago, ha origini italiane, francesi e spagnole”.Papa Leone – ha proseguito il Vescovo Martinelli, citando l’omelia pronunciata da nuovo vescovo di Roma lo stesso venerd↓ 9 maggio durante la Messa nella Cappella Sistina – “ha detto che siamo chiamati a portare Ges agli altri e ad annunciarlo. Dobbiamo in un certo senso metterci da parte affinch← Ges possa risplendere; siamo chiamati ad essere segni della sua presenza. Questa │ la via della testimonianza che anche noi siamo chiamati a seguire in questa parte del mondo”. Poi, ha ricordato che il motto episcopale del nuovo Vescovo di Roma “│ una frase di Sant’Agostino: In Illo unum uno, che significa “In l’unico Ges siamo tutti uno”. Questa bella espressione” ha aggiunto il Vescovo Martinelli ” ci ricorda che, pur essendo molti e diversi, noi cristiani siamo uniti in Cristo Ges, come scrive lo stesso San Paolo nella lettera agli Efesini: “A noi │ stato dato il vincolo della pace: un solo corpo e un solo spirito; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo; un solo Dio e Padre di tutti””. (GV) (Agenzia Fides 13/5/2025)
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VATICANO – Il Papa ai giornalisti: Scegliere con coraggio una comunicazione di pace

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lunedì, 12 maggio 2025

Fabio Beretta/Agenzia Fides

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Voi siete in prima linea nel narrare i conflitti e le speranze di pace, le situazioni di ingiustizia e di povertà, e il lavoro silenzioso di tanti per un mondo migliore. Per questo vi chiedo di scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace”. Queste le parole che Papa Leone XIV ha rivolto ai rappresentanti dei media di tutti il mondo giunti a Roma per il Conclave.A pochi giorni dalla sua elezione, è ai giornalisti – come di prassi – che il Pontefice concede la prima udienza pubblica. Nell’Aula Paolo VI erano presenti oltre 3mila tra fotografi, redattori e operatori tv. “Grazie per questa bellissima accoglienza! Dicono che quando si applaude all’inizio non vale granché! Se alla fine sarete ancora svegli e vorrete ancora applaudire, grazie mille!”; ha esordito scherzando, dopo essere stato accolto da un lungo applauso.Dopo aver ringraziato i presenti per il lavoro svolto “in questo tempo, che per la Chiesa è essenzialmente un tempo di Grazia”, Leone XIV ha richiamato ogni giornalista “all’impegno di portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione”. Da qui l’invito a dire “respingere il paradigma della guerra” “delle parole e delle immagini”.Dopo aver espresso “la solidarietà della Chiesa ai giornalisti incarcerati per aver cercato di raccontare la verità”, e chiesto la loro scarcerazione, il Pontefice ha chiesto ai media di lavorare in modo che la società possa uscire fuori “dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi. Perciò, il vostro servizio, con le parole che usate e lo stile che adottate, è importante. La comunicazione, infatti, non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto”.Dopo aver chiesto “responsabilità e discernimento” sull’uso dell’intelligenza artificiale, una “responsabilità riguarda tutti, in proporzione all’età e ai ruoli sociali”, il Vescovo di Roma ha fatto sue le parole scritte da Papa Francesco nel suo ultimo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebrerà il 1 giugno: “Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività”. “Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra. Una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana”, ha concluso il Papa. (F.B.) (Agenzia Fides 12/5/2025)
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ASIA/PAKISTAN – La preghiera dei bambini e il frutto del cessate-il-fuoco tra India e Pakistan  

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Nostra Signora Regina degli Angeli, Bhai Pheru,

Lahore (Agenzia Fides) – “Sappiamo che il Signore ascolta la preghiera dei bambini, che sono nel suo cuore. E la tregua tra India e Pakistan per noi ha un significato molto particolare perchè la consideriamo come frutto della preghiera dei bambini”, dice all’Agenzia Fides p.  Qaisar Feroz, frate Cappuccino e parroco alla  parrocchia Nostra Signora Regina degli Angeli, Bhai Pheru, alla periferia di Lahore, nel Punjab pakistano.Racconta il parroco a Fides: “Sabato 10 maggio, un gruppo di bambini e famiglie si è riunito davanti alla Grotta e al Santuario di Nostra Signora Regina della Pace, nella nostra parrocchia di Bhai Pheru. Io, l’altro frate Padre Robinson OFM Cap e le Suore Francescane Missionarie di Maria abbiamo celebrato con  la comunità parrocchiale un Rosario per la pace.  Erano presenti bambini e ragazzi, mentre le ragazze del convitto Ibne Mariam hanno recitato inni di pace e preghiere devozionali a Maria. Alla fine della preghiera, abbiamo liberato alcuni colombi come simbolo di pace e dell’ardente desiderio dei bambini, che reggevano cartelli per dire: ‘sì alla pace, no alla guerra’. Al termine della preghiera del Rosario, la sorpresa: abbiamo ricevuto la splendida notizia dell’annuncio del cessate-il-fuoco tra India e Pakistan. Ora speriamo che regga e che si possa costruire una pace giusta e duratura tra le parti”.Tra altro la gente della parrocchia era molto spaventata perchè, racconta p. Feroz,  nei giorni precedenti, date le scaramucce militari che hanno travalicato la regione contesa del Kashmir, un proiettile ha colpito la zona industriale nel territorio della parrocchia di Nostra Signora Regina degli Angeli a Bhai Pheru. “E’ stato un po’ come sentire la guerra che arrivava in casa nostra. C’era grande apprensione e per questo abbiamo intensificato la preghiera per la pace”, riferisce p. Feroz.Tutta la Chiesa in Pakistan ha accolto con favore la tregua.  Il Vescovo Samson Shukardin OFM, Vescovo di Hyderabad e Presidente della Conferenza Episcopale del Pakistan ha affermato in un messaggio pubblico: “Questo significativo passo verso la pace, dopo le recenti tensioni e gli scontri militari, è fonte di grande sollievo e speranza per milioni di persone in tutta la regione”. I Vescovi del Pakistan esprimono   “apprezzamento al Primo Ministro Shehbaz Sharif del Pakistan e del Primo Ministro Narendra Modi dell’India per aver scelto la via del dialogo e della moderazione” e “profonda gratitudine ai mediatori internazionali, in particolare agli Stati Uniti e agli altri partner globali, per il loro ruolo nel facilitare questa svolta pacifica”.I Vescovi pakistani ricordano: “I popoli dell’Asia meridionale desiderano da tempo pace, stabilità e cooperazione. Preghiamo che questo cessate il fuoco segni non solo la fine delle ostilità, ma anche l’inizio di un nuovo capitolo di comprensione reciproca, riconciliazione e armonia regionale”, assicurando la  preghiera “per una pace duratura e per il bene comune di tutti”.Ha aggiunto l’Arcivescovo Joseph Arshad, Vescovo di  Islamabad-Rawalpindi e presidente della Commissione nazionale “Giustizia e pace” (NCJP): “Questo cessate il fuoco serve anche a ricordare il potere della diplomazia sui conflitti. È fondamentale che entrambe le nazioni continuino a impegnarsi in dialoghi per affrontare questioni di lunga data e cercare soluzioni durature che diano priorità al benessere e alla sicurezza dei loro popoli. Un futuro di pace per la regione dell’Asia meridionale inizia con la cooperazione, il dialogo, il rispetto reciproco e l’impegno per la pace”.  La Chiesa cattolica,  dall’una  e dall’altra parte della frontiera, auspica che India e Pakistan “possano costruire relazioni più forti, affidabili e pacifiche, garantendo un futuro migliore per tutti” e  che “lo spirito di giustizia, pace, solidarietà e fratellanza prevalere in questa regione, per costruire ponti di speranza, amore e pace tra le nazioni”.(PA) (Agenzia Fides 12/5/2025)
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OCEANIA/POLINESIA FRANCESE – Dall’altra parte del mondo nel cuore dell’immenso Pacifico: Benvenuto Papa Leone XIV

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lunedì, 12 maggio 2025

SMA

di Sandro Lafranconi*Huahine (Agenzia Fides) – Quando giovedì 8 maggio in Italia erano le 18.45 qui da noi, dall’altra parte del mondo nel cuore dell’immenso Pacifico, erano le 6,45 del mattino. Come d’abitudine accendo la radio italiana che mi parla di dodici ore più tardi. Sorpreso mi accorgo che una voce sta narrando della folla che sta accorrendo verso piazza San Pietro. Non mi sembra di aver capito bene e mi dico che soltanto ieri sera ho celebrato la Messa in occasione dell’apertura del Conclave … che la fulmineità dell’elezione sarebbe veramente inaspettata.Poi dalla voce di un commentatore apprendo che da quasi un’ora dal comignolo si è levata una densa e lunga fumata indiscutibilmente BIANCA. Senza indugio telefono alle isole delle Raromatai: accendete radio o TV andate in fretta alla campana della vostra chiesa … Il giro delle telefonate non era finito e già dalla radio la voce del Decano dei cardinali sta annunciando un nome ed un cognome a me sconosciuti che oramai saranno anche LEONE XIV.Mi precipito anch’io al campanile della chiesa della Santa Famiglia qui a Huahine e lascio partire una sostenuta raffica di cento rintocchi incalzanti prima di tornare in casa e cercare sul computer una diretta che mi permetta di vedere lo sconosciuto volto di Leone XIV Prevost. E mi dico che prima ancora che il nuovo Papa apparisse alla loggia centrale già nel cuore del Pacifico avevamo annunciato la nomina del successore di Pietro.Quando poi ho accolto la prima benedizione del nuovo Papa, mentre la radio mi trasmetteva la sua voce e mentre mi facevo il segno della croce, un’onda di emozione mi ha percorso e mi son accorto che mi stavo asciugando gli occhi …A mezzogiorno con alcuni parrocchiani ci siam trovati a festeggiare l’eccezionale evento. Ne è nato un nuovo cocktail che naturalmente abbiamo battezzato LEON 14! (Agenzia Fides 12/5/2025)*Sacerdote della Società delle Missioni Africane
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AFRICA/CONGO RD – “Bukavu è una città lasciata alla fame e allo sbando”: testimonianza dal capoluogo del Sud Kivu

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lunedì, 12 maggio 2025 guerre  

Bukavu (Agenzia Fides) – “Con un senso di gioia e speranza per l’elezione di papa Leone XIV, sono uscita ieri mattina in città (il 10 maggio ndr), e mi sembrava di percepirla anche nelle persone che incontravo, malgrado la realtà rimasta uguale”. Inizia così’ il racconto di una missionaria da Bukavu (che ha chiesto di non pubblicare il suo nome per motivi di sicurezza), capoluogo del Sud Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, conquistata il 16 febbraio dai guerriglieri dell’M23 (vedi Fides 17/2/2025). Da allora la città vive in una sorta di limbo, sospesa tra la mancanza di servizi garantiti dalle istituzioni statali non più presenti e l’insicurezza.“Su un tubo ai lati della strada sedeva un bambino di sette-otto anni, con la divisa scolastica e un quaderno sulle ginocchia. “Come mai sei in strada a quest’ora anziché a scuola?”, gli ho chiesto. “Mi hanno mandato via, perché non ho pagato il trimestre. Mio fratello è rimasto, i miei genitori hanno pagato per lui ieri, ma non sono riusciti a pagare anche per me. Lo aspetto quando esce e poi torniamo insieme a casa”. La sua tristezza mi ha invaso: “Non è colpa tua né dei tuoi genitori. I bambini hanno diritto di studiare gratuitamente. È il paese che non va…”. Ha annuito e ho continuato la strada.In questo tempo di persistente chiusura di banche e cooperative persino l’aiuto umanitario diventa difficile, e quanti bisognerebbe aiutare? La povertà dilaga di giorno in giorno: tanti hanno perso il lavoro per il saccheggio di depositi, per la indisponibilità di denaro, nel caso di funzionari pubblici per la sostituzione con una persona collocata dai nuovi padroni, e a volte per aver rifiutato di sottostare alla loro ideologia…Da tre mesi in città non sono attivi né poliziotti, né commissariati di polizia, né prigione centrale, né tribunali, né giudici, né avvocati. La legge è fatta dal ramo militare dell’M23, in modo sbrigativo. Giorni fa, un pover’uomo che andava al lavoro alle 7 del mattino risalendo le viuzze del suo quartiere ha incontrato alcuni uomini armati che l’hanno accusato d’essere un ladro e lo hanno immediatamente ucciso a colpi di armi da fuoco.A volte anche il lago Kivu fa riapparire cadaveri inutilmente affondati con pietre legate addosso. Non ci sono inchieste e spesso non si sa chi ha ucciso nella notte: un M23? Un ladro, approfittando delle armi lasciate dai militari congolesi in fuga? Un ex-carcerato, fra gli oltre duemila liberati appena prima dell’arrivo dell’M23, il 16 febbraio? Vendette e rese di conti? Per eliminare qualcuno, basta accusarlo d’essere un ladro, o un militare, o uno degli Wazalendo…O è stato un gruppo di gente, esasperata dall’insicurezza e dalla fame? I casi di “giustizia popolare”, esecuzioni a furor di popolo, sono infatti molti. Esasperati, senza ricorso, afferrano uno o più presunti ladri e li mettono a morte immediatamente. Questo non scoraggia il ripetersi dei fatti.Non c’è inchiesta: Bukavu è una città non gestita, lasciata alla fame e allo sbando, alla sola coscienza sopravvissuta degli abitanti. Molti veicoli privati e pubblici sono stati presi dagli occupanti, utilizzati o inviati nel vicino Ruanda. Tasse ingiustificate sono imposte su ogni fagotto che viene in città dalla campagna su una moto o stipato in un bus; multe senza ragione sono comminate per infrazioni inesistenti. E frutti nella città non se ne vedono.In queste ultime settimane dell’anno, la grande sofferenza è quella dei bambini, scacciati da scuola, come se non bastassero i traumatismi subiti per settimane per i continui spari. Sono spesso anche testimoni di violenze: che cosa viene seminato nel loro cuore, nel tempo in cui dovrebbero sognare cose belle?La gente riempie le chiese, s’aggrappa con tutte le forze al Dio in cui crede e che sa essere all’ascolto degli oppressi, ma umanamente non vede via d’uscita. Autorità lontane a cui manca perfino una parola di compassione, grandi potenze che cercano il loro interesse, degli incontri che sembrano un teatro… La gente arriva a dire: ci portino pur via tutti i nostri minerali, ma ci lascino vivere…Essere nell’est del Congo oggi è come assistere a una lunga agonia. E la tenacia della gente di sorridere, il coraggio di essere solidali, di sposarsi, di mettere ancora al mondo e di ringraziare Dio ogni giorno per esserci ancora è come una carezza che vuol far rivivere la speranza.Testimonia oggi una mamma di una delle comunità ecclesiali viventi, chiamate “shrika”, che a turno portano cibo all’Ospedale generale:«Ieri è stato il turno della nostra shirika per l’apostolato all’Ospedale. C’era cibo a sufficienza per i malati e per chi li curava; anche le infermiere notturne, il personale addetto alla manutenzione e alla sicurezza ne hanno beneficiato. I feriti di guerra, i combattenti… sono assistiti dal CICR e da Medici Senza Frontiere. Molte persone non sanno come pagare i costi per le cure, quindi, sebbene guarite, non possono lasciare l’ospedale. Il gruppo ha contribuito a pagare le spese mediche di qualcuno di loro e le medicine di qualcuno senza mezzi… Il numero dei pazienti diminuisce e quindi anche le entrate. Come è possibile rifornire la farmacia, pagare il personale e acquistare attrezzature mediche in una crisi come questa? È un circolo vizioso. I bambini malnutriti sono sempre più numerosi: ma tutti sono stati serviti… È la moltiplicazione dei pani.” (Agenzia Fides 12/5/2025)
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VATICANO/REGINA CAELI – Leone XIV: Che Gesù doni al mondo “il miracolo della pace”

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domenica, 11 maggio 2025

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Un appello affidato a Maria, «Regina della pace», perché «sia lei a presentarlo al Signore Gesù per ottenerci il miracolo della pace». È la supplica con cui Papa Leone XIV ha concluso ibreve intervento pronunciato dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro dopo il primo Regina Caeli recitato dopo la sua elezione come Successore di Pietro. Un breve intervento in cui il Vescovo di Roma ha guardato i conflitti che straziano il mondo, e ha ripetuto anche le parole pronunciate in francese da Paolo VI nel suo famoso discorso all’Onu, davanti ai grandi del mondo: «Mai più la guerra!».L’8 maggio di 80 anni fa – ha esordito Papa Prevost nelle parole lette dopo la benedizione- «finiva l’immane tragedia della Seconda Guerra mondiale, che provocò 60 milioni di morti. Nell’odierno scenario drammatico di una terza guerra mondiale a pezzi- ha proseguito il Pontefice, riprendendo la formula coniata e tante volte utilizzata da Papa Francesco – mi rivolgo anch’io ai grandi del mondo ripetendo l’appello sempre attuale: mai più la guerra!».«Porto nel mio cuore – ha proseguito Papa Leone – le sofferenze dell’amato popolo ucraino. Si faccia il possibile per giungere al più presto a una pace autentica, giusta e duratura. Siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie».Il Vescovo di Roma si è detto poi «profondamente addolorato» per «quanto accade nella Striscia di Gaza. Cessi immediatamente il fuoco! Si presti soccorso umanitario alla stremata popolazione civile e siano liberati tutti gli ostaggi».Papa Leone ha espresso soddisfazione per «l’annuncio del cessate il fuoco tra India e Pakistan», auspicando «che attraverso i prossimi negoziati si possa presto giungere a un accordo durevole. Ma quanti altri conflitti – ha subito aggiunto – ci sono nel mondo! Affido alla Regina della pace questo accorato appello perché sia lei a presentarlo al Signore Gesù per ottenerci il miracolo della pace».Infine, Il Papa ha rivolto il suo pensiero grato alle mamme, ricordando che «Oggi in Italia e in altri Paesi si celebra la festa della mamma. Mando un caro saluto a tutte le mamme, con una preghiera per loro e per quelle che sono già in Cielo». (F.B.) (Agenzia Fides 11/5/2025)
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VATICANO/REGINA CAELI – Papa Leone: Gesù guida la Chiesa, e la Chiesa ha tanto bisogno di vocazioni

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VaticanMedia

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – «Considero un dono di Dio il fatto che la prima domenica del mio servizio come Vescovo di Roma sia quella del Buon Pastore». Con queste parole di gratitudine Papa Leone XIV ha introdotto le brevi considerazioni pronunciate prima di intonare la preghiera mariana del Regina Caeli, la prima da lui condivisa da Pontefice con la moltitudine raccolta in Piazza San Pietro che lo a accolto festosa quando si è affacciato dalla loggia centrale della Basilica vaticana. Clima di festa accentuato anche dalla presenza in piazza di tante bande musicali, giunte a Roma per celebrare il loro Giubileo. Il Papa ha ringraziato i pellegrini partecipanti al Giubileo delle «Bande musicali e degli Spettacoli popolari, perché con la loro musica e le loro rappresentazioni allietano la festa, la festa di Cristo Buon Pastore: sì, è Lui che guida la Chiesa con il suo Santo Spirito». Ma le sue considerazioni prima della recita del Regina Caeli sono state dedicate proprio allo figura di Cristo Buon Pastore, e alla preghiera per la fioritura di vocazioni al servizio della Chiesa.Nella quarta domenica di Pasqua – ha ricordato Papa Leone – «sempre si proclama nella Messa il Vangelo di Giovanni al capitolo decimo, in cui Gesù si rivela come il Pastore vero, che conosce e ama le sue pecore e per loro dà la vita». Nella stessa domenica, da sessantadue anni, la Chiesa «celebra la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni».Nel Vangelo – ha aggiunto il Vescovo di Roma – Gesù «afferma di conoscere le sue pecore, e che esse ascoltano la sua voce e lo seguono». E «come insegna il Papa San Gregorio Magno, le persone «corrispondono all’amore di chi le ama. Oggi, dunque, fratelli e sorelle, ho la gioia di pregare con voi e con tutto il Popolo di Dio per le vocazioni, specialmente per quelle al sacerdozio e alla vita religiosa. La Chiesa ne ha tanto bisogno! Ed è importante che i giovani e le giovani trovino, nelle nostre comunità, accoglienza, ascolto, incoraggiamento nel loro cammino vocazionale, e che possano contare su modelli credibili di dedizione generosa a Dio e ai fratelli».Papa Leone ha quindi sollecitato a «ore nostro» l’invito rivolto dal Papa Francesco «ad accogliere e accompagnare i giovani».E rivolgendosi lui stesso ai giovani, ha aggiunto : «Non abbiate paura! Accettate l’invito della Chiesa e di Cristo Signore». (GV) (Agenzia Fides 11/5/2025)
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Il cordoglio del Presidente Meloni per la scomparsa di Koyo Kouoh

Source: Government of Italy

10 Maggio 2025

Esprimo il mio profondo cordoglio per la prematura e improvvisa scomparsa di Koyo Kouoh, curatrice della 61esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, alla quale stava lavorando con grande passione. La sua mancanza lascia un vuoto nel mondo dell’arte contemporanea: la mia vicinanza a famiglia, amici, collaboratori e colleghi.