Missione, la “via maestra” di Papa Francesco

Source: The Holy See in Italian

di Stefania Falasca*Pubblichiamo ampi stralci dal capitolo dedicato alla missione del libro di Stefania Falasca “Papa Francesco. La Viva maestra”(Edizioni San Paolo, 2025). Il volume ripercorre la rotta essenziale seguita dal Magistero di Papa Francesco durante gli anni del suo Pontificato (2013-2025)Roma (Agenzia Fides) – La rinnovata missionarietà auspicata dal Concilio Vaticano II avviene in modo elementare: prima con l’incontro, poi con le parole, perché l’annuncio del Vangelo è testimonianza vissuta del l’amore misericordioso di Dio.Non poteva dunque che essere questa la prima delle strade maestre del Concilio che Papa Francesco ha voluto riprendere nel suo magistero. È la strada maestra che porta al centro dei suoi insegnamenti ma anche al cuore stesso della trasmissione della fede oggi. Una via che – dalla prima esortazione Evangelii gaudium, attraverso le catechesi papali delle udienze generali dedicate alla riscoperta della «passione per l’evangelizzazione» alle fonti dello «zelo apostolico» – è sempre lì per ricominciare, a indicare ciò che è di vitale importanza, muove e costituisce l’identità stessa della Chiesa. È la vie: la missione, «l’ossigeno della vita cristiana».L’annuncio del Vangelo «non è un optional o un aspetto marginale», ma «una dimensione vitale, in quanto la Chiesa è nata apostolica e missionaria». La missione, pertanto, così ripete Papa Francesco, «è ossigeno per la vita cristiana, che senza di essa si ammala e inaridisce e diventa brutta, brutta». E le cose essenziali per la Chiesa che nasce missionaria ed è chiamata a essere testimone dell’annuncio della salvezza di Cristo, Francesco le ha sempre riprese:«Il nostro annuncio comincia oggi, lì dove viviamo. E non comincia cercando di convincere gli altri, convincere no: testimoniando ogni giorno la bellezza del l’Amore che ci ha guardati e ci ha rialzati. E sarà questa bellezza, comunicare questa bellezza a convincere la gente, non noi, lo stesso Signore. Noi siamo quelli che annunciano il Signore, non annunciamo noi stessi, né annunciamo un partito politico, una ideologia».In questa affermazione c’è tutto. Dice cos’è la missione, da quale sorgente scaturisce e qual è la sua dinamica, come va avanti anche oggi.Negli anni del suo magistero pontificio Papa Francesco ha pertanto dedicato a questa dimensione vitale della natura ecclesiale dell’opera apostolica l’attenzione maggiore, attingendo in primis alle fonti della Scrittura, e suggerendo in ogni occasione che la missione non riguarda addetti ai lavori specializzati, soggetti ecclesiali selezionati, dato che le sue movenze attingono al cuore stesso del Mistero della salvezza e i suoi cammini riguardano la fede della Chiesa nella vicenda storica del mondo.E tre sono i punti-chiave continuamente ripresi nel suo magistero in ordine alla missione.Primo: «Senza di Lui non possiamo far nulla», come Francesco afferma nel testo di riferimento sulla missione, su ciò che significa la missione di annunciare il Vangelo oggi nel mondo. Più volte ripreso anche l’11 maggio 2023, ricevendo i membri della Conferenza degli Istituti missionari italiani:«La missione anzitutto è un mistero di Grazia. La missione non è opera nostra, ma di Dio; non la facciamo da soli, ma mossi dallo Spirito e docili alla sua azione».Così Francesco ha suggerito ancora una volta a tutta la Chiesa qual è la sorgente viva di ogni opera apostolica. E la sua dinamica. Per il Successore degli apostoli l’esperienza degli apostoli è infatti un paradigma che vale per sempre:«Basta pensare a come le cose negli Atti avvengono gratuitamente, senza forzature… non servono stratagemmi per diventare annunciatori del Vangelo. Basta il battesimo. La missione, la Chiesa in uscita non sono un programma da realizzare per sforzo di volontà. È Cristo che fa uscire la Chiesa da se stessa. La missione è opera Sua».(…).Come è descritto in un suo discorso-chiave sulla missione indirizzato alle Pontificie opere missionarie:«La salvezza è l’incontro con Gesù, che ci vuole bene e ci perdona, inviandoci lo Spirito che ci consola e ci difende. La salvezza non è la conseguenza delle nostre iniziative missionarie, e nemmeno dei nostri discorsi sul l’incarnazione del Verbo. La salvezza per ognuno può accadere solo attraverso lo sguardo del l’incontro con Lui, che ci chiama. Per questo il mistero della predilezione inizia e non può iniziare che in uno slancio di gioia, di gratitudine».Secondo: «Non si può evangelizzare senza testimonianza». L’annuncio del Vangelo «è più che una semplice trasmissione dottrinale e morale». Annunciare il Vangelo «è prima di tutto testimonianza dell’incontro personale con Gesù Cristo». Per questo la testimonianza di Cristo è «il primo mezzo dell’evangelizzazione» e «condizione essenziale per la sua efficacia». Nella catechesi ha ripreso ancora ampie e numerose citazioni dell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, il testo magisteriale di Paolo VI definito da Papa Francesco come la «Magna Carta del l’Evangelizzazione nel mondo contemporaneo […] sempre attuale, come se fosse stata scritta ieri».Spunti e sottolineature della catechesi papale hanno messo in risalto come nel tempo presente appaiano sempre più profetiche le parole con cui Paolo VI, proprio nella Evangelii nuntiandi, riconosceva che «l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri», o «se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». La testimonianza – ha proseguito il Vescovo di Roma – comprende anche la «fede professata», e si manifesta soprattutto nel cambiamento che Cristo stesso opera nei suoi testimoni, in coloro che proprio in tale cambiamento rendono testimonianza a Lui. È la fede «che ci trasforma, che trasforma le nostre relazioni, i criteri e i valori che determinano le nostre scelte». Per questo – ha fatto notare il Vescovo di Roma – la testimonianza non si manifesta come “prestazione” esibita dai testimoni, ma rappresenta piuttosto il riflesso di un «cammino di santità» che attinge alla sorgente sacramentale del Battesimo, accade anch’esso come «un dono di Dio» e «richiede di essere accolto e fatto fruttificare per noi e per gli altri».Terzo: è il punto chiave sul quale ha insistito spesso in questa cornice: «La missione della Chiesa non è proselitismo». La missione «non è un affare o un progetto aziendale, né un’organizzazione umanitaria. La comunità dei discepoli di Gesù – ha detto papa Francesco – nasce missionaria, non proselitista», perché «essere missionario, essere apostolico, evangelizzare non è lo stesso di fare proselitismo. È lo Spirito Santo l’autore e non uno sforzo umano di conquista».Anche all’inizio del ciclo di catechesi sul l’evangelizzazione ha perciò citato ancora una volta l’espressione utilizzata da papa Benedetto XVI il 13 maggio 2007 ad Aparecida, nel l’omelia della Messa inaugurale della V Conferenza generale del l’episcopato latinoamericano:«La Chiesa non fa proselitismo. Essa si sviluppa piuttosto per attrazione. Non si segue Cristo e tantomeno si diventa suoi annunciatori e del suo Vangelo per una decisione presa a tavolino, per un attivissimo autoindotto, ma per attrazione amorosa. L’attrazione si ritrova nella dinamica di ogni autentica opera apostolica, in ogni autentico atto missionario».Non dunque come effetto di sforzi e di operazioni cosmetiche per rendere più “accattivante” l’immagine della Chiesa, o acquisire consensi attraverso strategie di marketing. L’attrattiva richiamata da papa Francesco è una prerogativa dei vivi. È quella che Cristo stesso, il Risorto, può esercitare oggi sui cuori dei suoi apostoli, dei suoi missionari, e anche di chi non lo cerca. E per questo in tutto l’arco della sua predicazione ha messo bene in chiaro l’inganno del proselitismo che distingue i missionari autentici dai reclutatori di adepti che vogliono fare a meno di Cristo.Per il Vescovo di Roma Francesco «c’è proselitismo dovunque c’è l’idea di far crescere la Chiesa facendo a meno dell’attrazione di Cristo e del l’opera dello Spirito, puntando tutto su un qualsiasi tipo di discorso». Quindi, come prima cosa, il proselitismo taglia fuori dalla missione Cristo stesso e lo Spirito Santo, anche quando pretende di parlare e agire in nome di Cristo. «Il proselitismo è sempre violento – perché non sopporta la libertà e la gratuità con cui la fede può trasmettersi per grazia, da persona a persona». Per questo il proselitismo, ricorda Papa Francesco, non è solo quello dei tempi passati, ma ci può essere anche oggi nelle parrocchie, nelle comunità, nei movimenti, nelle congregazioni religiose. L’attrazione invece è un’altra cosa. È il contrario del proselitismo: «È una testimonianza che ci porta a Gesù». In sintesi, ciò che papa Francesco indica come perennemente vincente è proprio questa dinamica sempre viva della missione, che è quella di «farsi guidare dallo Spirito Santo: che sia Lui a spingerti ad annunciare Cristo. Con la testimonianza, con il martirio di ogni giorno. E se serve, anche con le parole». (Agenzia Fides 4/5/2025).*Saggista, editorialista di”Avvenire”, Vicepresidente della Fondazione vaticana Giovanni Paolo I
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ASIA/SRI LANKA – I 167 cattolici uccisi nella strage di Pasqua inclusi nel catalogo dei “Testimoni della fede”

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Archdiocese of Colombo

Colombo (Agenzia Fides) – I 167 fedeli cattolici uccisi in chiesa in Sri Lanka la domenica di Pasqua il 21 aprile 2019 saranno inclusi nel Catalogo dei “Testimoni della fede” del XXI secolo redatto dal Dicastero delle Cause dei santi e presentato nel corso dell’Anno giubilare. E’ quanto è stato annunciato a Colombo durante una veglia in commemorazione delle vittime. Riferendo della comunicazione ufficiale ricevuta dal Dicastero, l’arcivescovo di Colombo, il cardinale Malcolm Ranjith, ha spiegato che la scelta “intende onorare il loro sacrificio motivato dall’odio per la fede”.Centinaia di persone, tra cui personalità religiose cristiane, buddiste, indù e islamiche, hanno partecipato a una una veglia in memoria delle vittime tenutasi nei giorni scorsi nella chiesa cattolica di Sant’Antonio, presa di mira negli attacchi. Accanto ai i nomi di 167 cattolici morti negli attentati avvenuti chiese di Sant’Antonio a Colombo e di San Sebastiano a Negombo, scelti “a causa della violenta opposizione alla loro fede motivata da ‘odium fidei’, anche altre sette vittime di altre fedi sono state “ricordate con rispetto”, ha ricordato padre Jude Fernando, prete di Colombo. I testimoni della fede sono stati selezionati dalla speciale Commissione vaticana incaricata di redigere e aggiornare l’elenco in occasione del Giubileo.Oltre 260 persone vennero uccise negli attentati quasi simultanei avvenuti la domenica di Pasqua in tre hotel turistici e tre chiese, due cattoliche e una protestante, il 21 aprile 2019. E’ un ferita della storia recente del paese non ancora del tutto rimarginata: la Chiesa cattolica in Sri Lanka reclama ulteriori indagini sugli attacchi, per chiarire il presunto coinvolgimento di funzionari e apparati statali. Il nuovo governo di Anura Kumara Dissanayake, eletto presidente del paese nell’autunno del 2024, ha pubblicamente ribadito il suo impegno a condurre un’indagine approfondita sugli attacchi di Pasqua.(PA) (Agenzia Fides 2/5/2025)
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AFRICA/SUD SUDAN – Fino all’ultimo Papa Francesco ha inviato lettere ai capi sud sudanesi per esortarli a lavorare per la Pace

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Juba (Agenzia Fides) – “Papa Francesco ha fino all’ultimo lavorato per la pace in Sud Sudan” dice all’Agenzia Fides Suor Elena Balatti, missionaria comboniana in Sud Sudan.“Il Sud Sudan si trova purtroppo infatti di nuovo sull’orlo della guerra civile; Papa Francesco pur nella sofferenza della malattia ha inviato delle lettere al Presidente Salva Kiir Mayardit e al Vice Presidente Reik Machar, ora agli arresti domiciliari, chiedendo loro di lavorare per la pace” afferma la missionaria.A inizio marzo è salita la tensione tra la fazione guidata dal Presidente Kiir e quella capeggiata da Machar, quest’ultimo è stato posto agli arresti domiciliari il 26 marzo (vedi Fides 27/3/2025).“Il Santo Padre è stato ricordato dai sud sudanesi con numerosi messaggi di cordoglio sui social media. La popolazione locale ha ben presente la sua visita in Sud Sudan nel febbraio 2023” rimarca suor Elena.“La Presidenza del Sud Sudan aveva dichiarato il 25 aprile un giorno di lutto nazionale per la morte di Papa Francesco. Il Presidente Salva Kiir Mayardit nel suo messaggio di condoglianze ha esplicitamente ricordato questa visita ed ha sottolineato che i sud sudanesi hanno capito molto bene quanto il Sud Sudan avesse un posto speciale nel cuore di Papa Francesco che si è adoperato per la pace e la fratellanza in questo Paese. Il Presidente ha anche ricordato lo storico gesto con il quale dopo aver invitato i capi di governo e dell’opposizione del Paese in Vaticano nel 2019, aveva baciato loro i piedi in quel momento ecumenico insieme all’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby e del Moderatore della Chiesa presbiteriana di Scozia rev. John Chalmers”.“La visita del Papa, il gesto di baciare i piedi hai leader di governo e dell’opposizione e la vicinanza al Sud Sudan espressa durante la sua malattia, dal Policlinico Gemelli, rimarranno nel cuore di tutti i sud sudanesi che lo ricordano con gratitudine” conclude la missionaria. (L.M.) (Agenzia Fides 3/5/2025)
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ASIA/CINA – All’inizio del mese mariano i cattolici cinesi pregano per l’anima di Papa Francesco e per il Conclave

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sito diocesano www.zjcatholic.org

Pechino (Agenzia Fides) – Una giornata di comunione e di gratitudine per i doni della grazia. Così, tanti cattolici cinesi hanno celebrato la festa di San Giuseppe Patrono del lavoratori il primo maggio, il mese che il Popolo di Dio dedica tradizionalmente alla Vergine Maria.Come sempre, il mese mariano di maggio viene vissuto dalla comunità cattolica cinese all’insegna della sua intensa devozione mariana.Quest’anno, le preghiere e le celebrazioni liturgiche d’inizio maggio sono state connotate anche da un intenso e ripetuto riferimento alla comunione con la Chiesa universale. Nelle preghiere comunitarie vissute nelle chiese o lungo processioni e pellegrinaggi, le comunità cattoliche cinesi hanno fatto riferimento all’Anno giubilare dedicato alla speranza, hanno pregato per l’anima dell’amato Papa Francesco e hanno innalzato preghiere allo Spirito Santo anche per il Conclave della prossima settimana, dove i Cardinali sono chiamati a eleggere un nuovo Successore di Pietro.Vescovi e sacerdoti invitano i battezzati a vivere la devozione mariana secondo ciò che indica la stessa Vergine Maria, col suo “fiat” pronunciato davanti all’annuncio dell’angelo e con la prontezza con cui si reca a servire la cugina elisabetta nell’episodio evangelico della Visitazione.Nella diocesi di Wenzhou, i parrocchiani hanno riempito la piazza davanti alla cattedrale la sera di mercoledì 30 aprile per l’appuntamento annuale dell’apertura del mese mariano. I membri dell’Associazione del Rosario hanno circondato di fiori e candele la statua della Madonna, e tutti hanno recitato insieme il Santo Rosario per l’anima di Papa Francesco, per il Conclave, per la pace del mondo e altre intenzioni. I canti tradizionali dedicati a Maria hanno accompagnato la processione mariana. L’omelia del sacerdote si è concentrata sulla vita di Maria: “la sua vita fu sradicata dalla persecuzione di Erode quando era giovane; rimase vedova in gioventù, fu testimone della crocifissione del suo amato Figlio Gesù nella sua età di mezzo. Tuttavia, ha sempre conservato la sua fede e obbedienza superando le sofferenze. Infine ha condiviso con Cristo la gloria della risurrezione”. Con la grazia di Dio “ha portato avanti il peso della vita”. Il sacerdote ha esortato tutti “a rinnovarsi nella vita spirituale”. La devozione a Maria e la fede nella Resurrezione ha concluso il sacerdote – “ci aiuta a camminare nella fede “in mezzo alle prove del mondo”.Nella parrocchia dedicata a San Giuseppe lavoratore a Baziqiao, nella città di Shaoxing, il mese mariano è iniziato con la messa concelebrata da 13 sacerdoti davanti alla moltitudine dei fedeli.Una processione vespertina con la recita del Rosario e la celebrazione liturgica conclusiva si è scolta anche presso la parrocchia di Ouhai, nel distretto di Quxi della diocesi di Wenzhou.Processioni e liturgie del mese mariano, nella diocesi di Shanghai, vengono preparata accuratamente anche dal punto di vista logistico. La diocesi ha già pubblicato il programma dettagliata per l’organizzazione dei pellegrinaggi (orario delle messe, prenotazione, alloggi) diretti soprattutto al Santuario di Nostra Signora di Sheshan.(Agenzia Fides 2/5/2025)
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ASIA/PAKISTAN – Cristiani di diverse confessioni: l’empatia di Papa Francesco è un potente promemoria della nostra comune umanità

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Faisalabad (Agenzia Fides) – “Papa Francesco si è fatto promotore di pace e solidarietà in ogni luogo e circostanza; in Pakistan lo ricordiamo con profondo rispetto e affetto. La sua voce, costantemente alzata a favore dell’armonia e della fraternità, rimane una luce e una guida per i fedeli cristiani in Pakistan e per tutte le persone di buona volontà”, afferma il mons. Indrias Rehmat, Vescovo della diocesi di Faisalabad, nel Punjab pakistano, mentre i fedeli locali continua a pregare per Papa Francesco e, nel contempo, pregano per il nuovo Pastore che lo spirito Santo donerà alla Chiesa universale. “Di Papa Francesco resta l’impegno spirituale, sociale e umanitario per promuovere unità, pace e armonia”, un terreno di particolare importanza in una nazione a maggioranza musulmana come il Pakistan, a tratti sconvolta dalla violenza terrorista. Autorità civili, fedeli delle diverse confessioni, semplici cittadini hanno sottolineato “l’incrollabile devozione di Papa Francesco alla pace globale e alla fratellanza”, elogiando “il suo instancabile impegno nel promuovere un mondo più compassionevole e unito”, ha spiegato il Vescovo, scorgendo come nella società pakistana è stata recepita la figura di Papa Francesco.Anche Mons. Benny Travas, Arcivescovo di Karachi e Amministratore Apostolico di Lahore, riunendo nei giorni scorsi a Lahore in un momento di preghiera sacerdoti, suore, catechisti, con leader e fedeli di altre confessioni cristiane, ha descritto Papa Francesco come “un paladino della misericordia e della pace”. I fedeli hanno pregato per l’anima di papa Francesco e la preghiera è stata una significativa espressione di unità tra le diverse confessioni cristiane nella nazione in cui i cristiani costituiscono il 2% della popolazione (l’1% sono cattolici e l’1% altre confessioni) ma continuano a dare un contributo allo sviluppo del paese attraverso scuole, ospedali servizi sociali molto apprezzati, insieme con la promozione della convivenza pacifica fra fedi, culture, etnie differenti.In Pakistan i fedeli delle diverse Chiese sono impegnati in un fecondo cammino ecumenico e cercano di vivere le principali festività religiose, ma anche la vita ordinaria, in comunione e stretta collaborazione. Il Vescovo anglicano Azad Marshall, moderatore della “Chiesa del Pakistan” (anglicana) così ha descritto il lascito di Papa Francesco in Pakistan: “La sua umiltà, il suo coraggio e il suo costante impegno per la giustizia e la dignità di tutti erano un autentico riflesso della somiglianza a Cristo. La sua eredità continuerà a ispirare tutti noi a camminare fedelmente nella luce di Cristo e a servire il Vangelo con compassione e coraggio”.I capi cristiani hanno anche sottolineato che Papa Francesco, “come Pastore, ha ricordato al mondo l’importanza dell’empatia, della gentilezza e dell’entrare in relazione e in connessione con l’anima di ogni uomo che si incontra, trascendendo i confini religiosi”. “La sua capacità di entrare in contatto con l’interiorità di ogni interlocutore ha dimostrato la sua profonda comprensione dell’esperienza umana. Questo aspetto – hanno detto – è molto importante per noi credenti immersi in un ambiente e una società a maggioranza di una religione diversa dalla nostra e rappresenta un esempio per la vita di ciascuno”. E hanno concluso: “L’enfasi di Papa Francesco sulla connessione umana e sull’empatia è un potente promemoria della nostra comune umanità. Oggi in Pakistan ci sentiamo invitati ad abbracciare gli stessi valori di compassione, gentilezza e amore che hanno caratterizzato la sua persona e il suo pontificato”.(PA) (Agenzia Fides 2/5/2025)
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Aperto il bando per il finanziamento di progetti di cooperazione internazionale

Source: Government of Italy

Il Dipartimento per le politiche della famiglia pubblica oggi il bando per il finanziamento di progetti di cooperazione internazionale dedicati alla tutela dei diritti dei minori, con particolare attenzione alle seguenti tematiche: Prevenzione, Promozione, Protezione e Partecipazione.

L’importo complessivamente destinato a questi interventi, come stabilito dalla Commissione per le adozioni internazionali, è pari a 12 milioni di euro.

Gli interventi finanziati dovranno essere finalizzati all’effettiva tutela e al miglioramento delle condizioni di vita dei minori, promuovendo la permanenza nella famiglia naturale, o, più in generale, nel contesto socioculturale di appartenenza, in famiglie affidatarie o adottive. 

Il bando è rivolto agli Enti Autorizzati (EA) ai sensi dell’art. 39-ter della Legge 476/1998.

Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro 60 giorni dalla pubblicazione del Bando. 

Per la presentazione delle domande di partecipazione, l’Ente Autorizzato Coordinatore deve autenticarsi, tramite SPID o CIE del Legale Rappresentante, al “Gestionale Enti”, compilare la domanda di partecipazione e la Scheda di Progetto, e allegare tutti i documenti previsti dal bando.

A partire dal 2 maggio 2025, sono disponibili, nella sezione “Bandi di cooperazione” del “Gestionale Enti” – Piattaforma DORA – le funzionalità online per la presentazione delle domande, la compilazione dei moduli previsti dal bando e l’inserimento degli allegati.

L’invio delle domande è consentito, a pena di irricevibilità, fino alle ore 23:59 del 1° luglio 2025.

Eventuali chiarimenti sul bando o sugli allegati potranno essere richiesti esclusivamente via posta elettronica al seguente indirizzo: cai.segreteriatecnica@governo.it, indicando espressamente nell’oggetto del messaggio la dicitura:
“CAI Coop_Int 2025 – Richiesta informazioni”.

Documenti:

AFRICA/CENTRAFRICA – “Con la visita di Papa Francesco si è avvertita una svolta positiva” dice il Vescovo coadiutore di Bangassou

Source: The Holy See in Italian

Bangui (Agenzia Fides) – “Papa Francesco per il Centrafrica è sempre stato molto importante” dice all’Agenzia Fides Aurelio Gazzera, missionario dei Carmelitani Scalzi nella Repubblica Centrafricana da 34 anni e ora Vescovo coadiutore di Bangassou. “L’inizio del suo pontificato nel 2013 è coinciso con una delle molteplici guerre che continuano a colpire questo Paese. La sua attenzione per il Centrafrica si è poi concretizzata con la sua visita del 2015. Eravamo verso la fine della guerra che però non riusciva a concretizzarsi in una pace duratura. Papa Francesco ha voluto venire qui ed aprire a Bangui, la capitale centrafricana, la prima porta santa del Giubileo della Misericordia. Me lo ricordo benissimo perché ero a Bozoum da dove nei mesi precedenti era quasi impossibile scendere a Bangui, che dista 300 km, perché la strada era infestata dai ribelli che attaccavano convogli e singoli automezzi. Quando è arrivato l’annuncio della visita papale non ci credevamo e noi ci abbiamo quasi creduto fino alla fine perché la situazione era veramente molto tesa e c’era molta paura.Ricordo che alla vigilia dell’arrivo in Centrafrica Papa Francesco era in Uganda o in Kenya e la radio francese aveva dato l’annuncio che la tappa centrafricana era stata annullata. Eravamo a Bangui con tanti fedeli, avevamo coinvolto le varie parrocchie, io ero con un gruppo di 50 persone con le quali avevamo viaggiato un giorno e una notte in camion. Quando è arrivato il Papa eravamo nella cattedrale di Bangui per l’apertura della porta santa. C’era tantissima gente fuori perché la cattedrale non riusciva a contenere tutte le persone accorse, e quando il Papa ha annunciato che Bangui era la capitale spirituale del mondo, aprendo la porta santa (una semplicissima porta in legno), è stato come se fosse entrata una ventata di aria fresca. Una sensazione che è stato conferrmata il giorno dopo quando Papa Francesco prima d recarsi allo stadio per celebrare la messa, fece una visita ad un campo di rifugiati e un incontro con i musulmani alla moschea in un quartiere che da più di un anno non si poteva passare, su una camionetta semplicissima senza alcuna protezione. Questo è stato un po’ uno schiaffo per le Nazioni Unite e i vari Paesi che fino all’ultimo avevano continuato a sconsigliare la visita del Papa. Eravamo in sua attesa allo stadio, quando a un certo punto sentiamo la folla esultare. Pensavamo che fosse il Santo Padre che stava arrivando era invece l’Imam, Presidente del Consiglio Islamico Superiore della Repubblica Centrafricana, che lavorava insieme al Cardinale Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui, e al pastore Nicolas Guerekoyame, Presidente dell’Alleanza Evangelica Centrafricana, nella piattaforma dei leader religiosi per la pace, che stava entrando da solo a piedi nello stadio. Quando abbiamo visto la gente esultare per questo abbiamo capito che era veramente cambiato il clima. C’è stata poi la messa con la partecipazione straordinaria dei fedeli, una celebrazione molto “africana”, molta bella ma allo stesso tempo molto semplice. Infine anche il momento dell’uscita del Papa dallo stadio è stato spettacolare con gente dappertutto che faceva festa. In un Paese in guerra dove non si poteva viaggiare e uscire di casa, vedere la gente su automobili e moto suonare il claxon e agitare bandiera è stato il segnale che qualcosa era cambiato”.Il conclusione secondo Mons. Gazzera “il Centrafrica deve molto a Papa Francesco: un Cardinale, il viaggio apostolico del 2015, l’attenzione costante per i Paesi più poveri ed emarginati, “alla periferia”, come amava dire lui. Noi ne siamo riconoscenti e per questo lo affidiamo al Signore”. (L.M.) (Agenzia Fides 2/5/2025)
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ASIA/CAMBOGIA – Misericordia e fraternità: i fedeli in Cambogia custodiscono i semi evangelici piantati da Papa Francesco

Source: The Holy See in Italian

Vicariato Apostolico Phnom Penh

Phnom Penh (Agenzia Fides) – Essere “apostoli della misericordia e del cuore di Cristo”; essere e vivere la Chiesa “come uno spazio di riconciliazione per tutti”. Sono questi alcuni dei semi evangelici piantati da Papa Francesco nel terreno fertile della Cambogia, una piccola terra del Sudest asiatico, in maggioranza buddista, dove la comunità cattolica, su 17 milioni  di abitanti del paese, conta circa 30mila fedeli divisi in tre circoscrizioni ecclesiali:  un Vicariato Apostolico e due Prefetture Apostoliche.Il Vescovo Olivier Schmitthaeusler, Vicario Apostolico di Phnom Penh, racconta a Fides: “Vorrei ricordare che qui alla nostra chiesa di Phnom Penh  abbiamo ricevuto  più di cinquanta delegazioni che, dopo la morte del Papa, sono volute venire a mostrarci affetto e vicinanza: membri del Governo Reale della Cambogia, ambasciatori, leader religiosi buddisti.  Tutti sono venuti per esprimere omaggio a un Papa che non avevano mai incontrato ma la cui immagine di Pastore ha lasciato il segno. Naturalmente i membri della nostra comunità cattolica hanno pregato e stanno pregando incessantemente. Il popolo di Dio della Cambogia si è unito  alla Chiesa universale per ringraziare  Papa Francesco per il suo ministero e continua a  pregare per lui, come lui chiedeva spesso”.Secondo il Vicario Apostolico, “il suo motto, ‘miserando atque eligendo’, cioè essendo stato  scelto perché era un peccatore perdonato, è certamente la chiave per leggere il suo pontificato. E oggi ci deve tenere desti, come egli amava spesso ricordare. Ai giovani diceva: non restate sul divano, non andate in pensione prematuramente. A tutti noi e al mondo intero ricorda le dolorose questioni della guerra, dell’esclusione, della cultura dello scarto, dell’indifferenza verso i più piccoli. Da lui abbiamo accolto l’invito a essere una Chiesa ‘ospedale da campo’ “, rileva.Tratteggiando l’eredità che il ministero di Papa Francesco ha lasciato in Cambogia, il Vescovo dice: “Custodiamo la missione di essere apostoli della misericordia e del cuore di Cristo. Lo abbiamo vissuto nell’Anno della misericordia, ma anche ora, nel Giubileo della speranza: la Chiesa è uno spazio di riconciliazione per tutti”. Inoltre, ricorda, “risuona in noi l’invito a essere discepoli e  missionari della gioia del Vangelo per tutti gli uomini, come scritto nella Evangelii gaudium, il primo testo del pontificato”. Di particolare impatto in Cambogia, poi, in un contesto in cui i cattolici sono un piccolo gregge immersi in una nazione buddista, è l’approccio di “farsi fratelli e sorelle di tutti, in particolare dei più poveri, senza dimenticare la nostra Madre Terra, la cura della casa comune. L’enciclica Laudato si’ e Fratelli tutti ci hanno dato degli orientamenti preziosi”, nota. I fedeli cambogiani, inoltre,  “hanno apprezzato molto  l’invito a essere artigiani di pace a partire dalla loro vita in casa, nelle famiglie, nel villaggio, nella nazione, in tutto il mondo, aprendo  la porta della misericordia nel cuore di ciascuno”.  Infine, dice mons. Schmitthaeusler “vorrei ricordare l’invito ad affinare lo sguardo per riconoscere i ‘santi della porta accanto’ come dice l’esortazione apostolica Gaudete et exsultate. E qui, proprio all’inizio del pontificato, ci ha rincuorato molto il suo appello in cui ha ricordato i martiri della Cambogia, apprezzando la fede, il coraggio e la perseveranza dei nostri pastori e predecessori”.Il Vicario Apostolico cita un passo degli Atti degli Apostoli: “Non possiedo né argento né oro; ma quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo Nazareno, alzati e cammina”  (At 3,6). E conclude: “Queste parole di Pietro al paralitico non sono forse il cuore del messaggio del 266° successore di Pietro? Queste parole del Vangelo oggi, in questo tempo pasquale, le avvertiamo proprio dirette a noi, piccola Chiesa della Cambogia, chiamata a vivere la comunione, la partecipazione e la missione in uno spirito sinodale, per cui tutti insieme siamo in cammino verso la speranza, che è Gesù Cristo risorto. E chiediamo ora noi a Papa Francesco di pregare per noi”.(PA) (Agenzia Fides 1/5/2025)
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500 anni di Libero Stato delle Tre Leghe: concluso con successo l’anno dell’anniversario

Source: Switzerland – Canton Government of Grisons in Italian

All’insegna del motto «Tre Leghe per la vita», nel 2024 è stata ricordata insieme la fondazione del primo ente statale autonomo, festeggiata con un gran numero di manifestazioni e progetti. Il Governo ha preso atto del rapporto finale relativo ai festeggiamenti. Gli obiettivi stabiliti nella strategia per l’anniversario sono stati raggiunti e il quadro finanziario pari a due milioni di franchi è stato rispettato.

Dopo le conclusioni positive in merito all’anno dell’anniversario tratte già a dicembre 2024, il Governo ha preso atto con grande soddisfazione anche del rapporto finale. Il rapporto documenta in modo impressionante la varietà e la vivacità delle attività e dei progetti svolti in tutte le regioni linguistiche del Cantone.

Obiettivi principali raggiunti, budget rispettato
Gli obiettivi centrali definiti nella strategia per l’anniversario, ossia rafforzare la coscienza storica nei Grigioni e promuovere la coesistenza, sono stati raggiunti. Grazie a una pianificazione del progetto coerente, a un impiego mirato dei mezzi e a un’organizzazione efficiente è stato possibile rispettare il quadro finanziario previsto pari a due milioni di franchi.

Ampio sostegno ed eco positiva
Le attività dell’anniversario hanno ottenuto ampia eco: numerosi riscontri positivi giunti da partecipanti, organizzazioni partner nonché visitatori entusiasti testimoniano l’ampio sostegno della popolazione. Una grande attività mediatica e di pubbliche relazioni ha inoltre fatto sì che l’anniversario diventasse visibile e vivibile ben al di là delle regioni. «Con oltre 400 manifestazioni in tutte le regioni linguistiche, i Grigioni hanno dato un chiaro segnale di unione. 500 anni fa l’aggregazione delle Tre Leghe fu un evento epocale e i suoi effetti si possono percepire ancora oggi nella nostra quotidianità comune. L’anno dell’anniversario ha mostrato in modo impressionante la vivacità della nostra storia e la forza con cui essa ci unisce», ha affermato il Consigliere di Stato Jon Domenic Parolini, patrocinatore dei festeggiamenti.

Un sentito ringraziamento a tutti i partecipanti
Il Governo ringrazia sentitamente tutti i partecipanti per il loro impegno, la loro creatività e il loro contributo nel trasmettere in maniera impressionante la memoria del Libero Stato e la sua importanza tangibile ancora oggi.

Allegati:

  • Rapporto conclusivo
  • Impressioni e ulteriori informazioni sull’anniversario sono disponibili su https://500.gr.ch. Un riassunto delle attività dell’anniversario con i relativi indicatori è inoltre disponibile sotto forma di video.

Persone di riferimento:

  • Consigliere di Stato Dr. Jon Domenic Parolini, tel. +41 81 257 27 01 (raggiungibile tra le ore 14:00 e le ore 14:30), e‑mail Jondomenic.Parolini@ekud.gr.ch
  • Daniel Camenisch, responsabile generale del progetto 500 anni di Libero Stato delle Tre Leghe, tel. +41 78 659 63 60 (raggiungibile tra le ore 09:00 e le ore 13:00), e‑mail camenisch@vinavant.ch

Organo competente: Governo

Comunicato del Governo del 1° maggio 2025

Source: Switzerland – Canton Government of Grisons in Italian

Il Governo ha preso posizione in merito a un progetto posto in consultazione dal Dipartimento federale delle finanze DFF in relazione al pacchetto di sgravi 2027 della Confederazione. Il pacchetto di sgravi mira a significative correzioni nell’attuale pianificazione finanziaria della Confederazione, per un importo che potrà raggiungere i tre miliardi di franchi. In tal modo il Consiglio federale sottopone misure per ridurre la crescita delle spese e quindi riequilibrare le finanze.

Nella sua risposta al DFF il Governo osserva che finanze federali sane sono nell’interesse di tutta la Svizzera e in particolare anche dei Cantoni finanziariamente deboli come i Grigioni. Il risanamento delle finanze federali dovrebbe tuttavia concentrarsi in primo luogo sui compiti della Confederazione. In particolare, i costi dei compiti federali non possono essere scaricati sui Cantoni. Nei prossimi anni i Cantoni saranno già comunque chiamati a sostenere nuove spese, dovute soprattutto alle previste modifiche di leggi federali. A tale proposito occorre menzionare specialmente l’abolizione dell’imposizione del valore locativo, l’introduzione della tassazione individuale nonché le modifiche relative ai premi delle casse malati.

Ai sensi di una collaborazione costruttiva con la Confederazione, nella sua presa di posizione il Governo si concentra sulle misure che colpirebbero il Cantone dei Grigioni in misura sproporzionata e significativa sotto il profilo finanziario. Vi rientrano in particolare le misure concernenti la costruzione di strade, la protezione del clima, i trasporti pubblici, la politica d’integrazione e la politica regionale. Se le misure proposte dalla Confederazione dovessero essere attuate integralmente, dal 2027 il bilancio cantonale verrebbe gravato ulteriormente con circa 30 milioni di franchi. Per quanto riguarda la valutazione di base del progetto posto in consultazione, il Governo si associa alla presa di posizione della Conferenza dei governi cantonali (CdC) del 14 marzo 2025.

Documentazione relativa alla consultazione