AFRICA/ANGOLA – Tornata la calma ma le richieste dei sindacati rimangono inevase

Source: The Holy See in Italian

Luanda (Agenzia Fides) – “La situazione è tornata calma, ma c’è costernazione per le vite perse in questi ultimi giorni” dice all’Agenzia Fides una fonte della Chiesa da Luanda, capitale dell’Angola, dopo le violente manifestazioni di protesta del 28 e 29 luglio contro l’aumento dei prezzi del carburante accompagnate da saccheggi diffusi di negozi di generi alimentari, di banche e di altri esercizi commerciali. Secondo le autorità, negli scontri con le forze di sicurezza almeno 22 persone hanno trovato la morte, tra cui un agente di polizia. I feriti sono circa 200 mentre oltre 1.200 persone sono state arrestate con l’accusa di aver preso parte ai disordini. L’alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Thameen al Kheetan ha domandato un’inchiesta indipendente sull’operato della polizia.“Purtroppo le legittime richieste dei sindacati dei tassisti e degli autotrasportatori sono state messe in secondo piano dalle violenze” afferma la nostra fonte. “I tre giorni di sciopero erano stati annunciati da tempo dagli organizzatori. Nelle dimostrazioni si sono inseriti elementi violenti che hanno creato disordini per poi approfittare della confusione per saccheggiare i negozi”.“L’aumento del prezzo dei carburanti ha un forte impatto negativo sugli angolani, specie i più poveri” continua la fonte “L’aumento dei prezzi dei trasporti e dell’elettricità, che viene prodotta da generatori alimentati a nafta, comporta una crescita generalizzata del costo delle altre merci”.Il 1° luglio il governo ha annunciato l’aumento dei prezzi dei carburanti fortemente sovvenzionati da 300 a 400 kwanzas – da 0,28 a 0,38 euro – al litro. Un paradosso per il maggior esportatore, insieme alla Nigeria, di greggio nell’Africa sub-sahariana. Le insufficienti capacità di raffinazione nazionali costringono l’Angola a importare prodotti petroliferi raffinati a prezzi di mercato. A ciò si aggiunge il servizio sul debito internazionale e le conseguenti pressioni (“raccomandazioni”) del Fondo Monetario Internazionale per ridurre i sussidi statali per l’acquisto dei carburanti,La decisione del governo ha suscitato rabbia in Paese nel quale più di un terzo della popolazione vive con meno di 2,15 dollari al giorno. Il tasso d’inflazione del 27.5%, quello di disoccupazione è del 14,5%, ma tra gli occupati 8 su 10 lavorano nel settore informale a basso reddito.A metà luglio la Conferenza Episcopale di Angola e São Tomé (CEAST), ha pubblicato un Messaggio pastorale per il 50° anniversario dell’indipendenza dell’Angola (che si celebra l’11 novembre) nel quale si traccia un bilancio del mezzo secolo di vita del Paese. Parlando dell’esistenza di “luci e ombre” la CEAST pone tra queste ultime la “logica scandalosa di opportunismo, egocentrismo e discriminazione che sono causa di molti problemi sociali, tra cui l’alto e doloroso costo della vita per la stragrande maggioranza dei cittadini, con conseguente discredito di leader e istituzioni e seme di uno spirito di rivolta sempre più evidente”. Parole profetiche alla luce degli scontri che si sono avuti poche settimane dopo. I Vescovi lamentano inoltre “le molteplici forme di restrizione della libertà di espressione” e si fanno portatori delle aspirazione degli angolani, affermando che essi “desiderano un benessere commisurato alle risorse e al potenziale del loro Paese. Solo costruendo un’Angola migliore potremo onorare adeguatamente il sacrificio di così tante persone da cui abbiamo ricevuto l’eredità della nostra indipendenza”. (L.M.) (Agenzia Fides 1/8/2025)
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ASIA/KUWAIT – La chiesa di Nostra Signora d’Arabia in Ahmadi elevata a Basilica Minore: la prima del suo genere nella Penisola Arabica

Source: The Holy See in Italian

venerdì, 1 agosto 2025

Avona

Ahmadi (Agenzia Fides) – “Questo riconoscimento da parte della Santa Sede non è solo un grande onore per il nostro Vicariato, ma una affermazione della fede viva del nostro popolo nella Penisola Arabica.” Il Vescovo Aldo Berardi, O.SS.T., Vicario Apostolico di Arabia del Nord, accoglie con gioia la notizia dell’elevazione a Basilica Minore della chiesa parrocchiale di Nostra Signora d’Arabia (Our Lady of Arabia, OLA), ad Ahmadi. Con questa nuova designazione, sarà d’ora in poi ufficialmente conosciuta come: Basilica Minor Dominae Nostrae de Arabia.“Il titolo, riconosciuto da Papa Leone XIV, con decreto promulgato dal Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, sottolinea la profonda devozione mariana che anima le nostre parrocchie e comunità, nonostante le numerose sfide che affrontiamo nella regione”. Questa designazione storica, la prima del suo genere nella Penisola Arabica, sottolinea il profondo significato spirituale e pastorale della chiesa di Ahmadi, per i fedeli cattolici della regione. “Possa questo nuovo titolo ispirarci a camminare sempre più fedelmente con la Beata Vergine Maria, sotto la sua materna protezione e in comunione con il Santo Padre e la Chiesa Universale”.Il Decreto fa seguito a una petizione formale presentata dal Vescovo Berardi che ha riconosciuto fin da subito il ruolo unico e preminente della chiesa nella vita spirituale dei fedeli cattolici in Kuwait e in tutta la Penisola Arabica. Questa designazione segna un’importante pietra miliare nel suo ministero episcopale e riflette la vitalità e la continua crescita della Chiesa cattolica nel Golfo. E’ anche il frutto del lavoro pastorale del clero e del Consiglio Parrocchiale di OLA Ahmadi. La documentazione preparata da p. Roswin Redento Agnelo Pires, OFM Cap., e dal suo team è stata essenziale per la decisione.Il titolo di Basilica Minore è conferito dal Santo Padre a chiese di particolare importanza nella vita liturgica e pastorale, che si distinguono per il loro valore storico, spirituale e architettonico. Gode di un legame speciale con la Sede di Roma e il Papa.OLA, nota anche come ‘chiesa madre’, è la prima chiesa cattolica del Kuwait e nel 2023 ha celebrato il suo 75° anniversario (1948-2023). Trae le sue origini dalla dedicazione di una modesta cappella in onore della Beata Vergine Maria l’8 dicembre 1948. L’attuale chiesa fu successivamente costruita nel 1957 dalla Kuwait Oil Company per soddisfare le esigenze spirituali della sua crescente forza lavoro cattolica espatriata (vedi 12/4/2024 Agenzia Fides). La chiesa ospita la statua originale di Nostra Signora d’Arabia, benedetta a Roma da Papa Pio XII nel 1949. La stessa statua è stata solennemente incoronata il 16 gennaio 2011 dal Cardinale Antonio Cañizares Llovera, per conto di Papa Benedetto XVI, una rara onorificenza che ha consacrato la chiesa come santuario mariano di particolare importanza. Nostra Signora d’Arabia è stata successivamente proclamata Patrona del Golfo, comprendendo entrambi i vicariati apostolici della Penisola Arabica.Nel corso dei decenni, OLA è diventata dimora spirituale e simbolo di unità per i cattolici in Kuwait e in tutto il Golfo. Ha costantemente attirato pellegrini e devoti da tutta la regione, ergendosi come un faro di fede e centro di devozione mariana in mezzo a una vivace e diversificata popolazione cattolica. L’elevazione della chiesa conferma la profonda e duratura devozione del Vicariato alla Beata Vergine Maria e sottolinea la vicinanza spirituale della regione al Papa. Si tratta di un riconoscimento da parte della Santa Sede della vibrante spiritualità mariana che fiorisce nel Golfo, nonostante le difficoltà di essere una minoranza religiosa.La data per la celebrazione solenne della proclamazione della Basilica Minore di Nostra Signora d’Arabia sarà annunciata a tempo debito.(AP) (Agenzia Fides 1/8/2025)
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Decisione della Corte di Giustizia UE in merito ai Paesi sicuri, la nota di Palazzo Chigi

Source: Government of Italy

Sorprende la decisione della Corte di Giustizia UE in merito ai Paesi sicuri di provenienza dei migranti illegali. Ancora una volta la giurisdizione, questa volta europea, rivendica spazi che non le competono, a fronte di responsabilità che sono politiche. La Corte di Giustizia Ue decide di consegnare a un qualsivoglia giudice nazionale la decisione non sui singoli casi, bensì sulla parte della politica migratoria relativa alla disciplina dei rimpatri e delle espulsioni degli irregolari.

Così, ad esempio, per l’individuazione dei cosiddetti Paesi sicuri fa prevalere la decisione del giudice nazionale, fondata perfino su fonti private, rispetto agli esiti delle complesse istruttorie condotte dai ministeri interessati e valutate dal Parlamento sovrano.

È un passaggio che dovrebbe preoccupare tutti – incluse le forze politiche che oggi esultano per la sentenza – perché riduce ulteriormente i già ristretti margini di autonomia dei Governi e dei Parlamenti nell’indirizzo normativo e amministrativo del fenomeno migratorio. La decisione della Corte indebolisce le politiche di contrasto all’immigrazione illegale di massa e di difesa dei confini nazionali. 

È singolare che ciò avvenga pochi mesi prima della entrata in vigore del Patto Ue su immigrazione e asilo, contenente regole più stringenti, anche quanto ai criteri di individuazione di quei Paesi: un Patto frutto del lavoro congiunto della Commissione, del Parlamento e del Consiglio dell’Unione europea.

Il Governo italiano per i dieci mesi mancanti al funzionamento del Patto europeo non smetterà di ricercare ogni soluzione possibile, tecnica o normativa, per tutelare la sicurezza dei cittadini.

ASIA/KUWAIT – La Chiesa Nostra Signora d’Arabia in Ahmadi elevata a Basilica Minore: la prima del suo genere nella Penisola Arabica

Source: The Holy See in Italian

venerdì, 1 agosto 2025

Avona

Ahmadi (Agenzia Fides) – “Questo riconoscimento da parte della Santa Sede non è solo un grande onore per il nostro Vicariato, ma una affermazione della fede viva del nostro popolo nella Penisola Arabica.” Il Vescovo Aldo Berardi, O.SS.T., Vicario Apostolico di Arabia del Nord, accoglie con gioia la notizia dell’elevazione a Basilica Minore della Chiesa Parrocchiale Nostra Signora d’Arabia (OLA), ad Ahmadi. Con questa nuova designazione, sarà d’ora in poi ufficialmente conosciuta come: Basilica Minor Dominae Nostrae de Arabia.“Il titolo, riconosciuto da Papa Leone XIV, con decreto promulgato dal Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, sottolinea la profonda devozione mariana che anima le nostre parrocchie e comunità, nonostante le numerose sfide che affrontiamo nella regione”. Questa designazione storica, la prima del suo genere nella Penisola Arabica, sottolinea il profondo significato spirituale e pastorale della Chiesa di Ahmadi, per i fedeli cattolici della regione. “Possa questo nuovo titolo ispirarci a camminare sempre più fedelmente con la Beata Vergine Maria, sotto la sua materna protezione e in comunione con il Santo Padre e la Chiesa Universale”.Il Decreto fa seguito a una petizione formale presentata dal Vescovo Berardi che ha riconosciuto fin da subito il ruolo unico e preminente della chiesa nella vita spirituale dei fedeli cattolici in Kuwait e in tutta la Penisola Arabica. Questa designazione segna un’importante pietra miliare nel suo ministero episcopale e riflette la vitalità e la continua crescita della Chiesa cattolica nel Golfo. E’anche il frutto del lavoro pastorale del clero e del Consiglio Parrocchiale di OLA Ahmadi. La documentazione preparata da p. Roswin Redento Agnelo Pires, OFM Cap., e dal suo team è stata essenziale per la decisione.Il titolo di Basilica Minore è conferito dal Santo Padre a chiese di particolare importanza nella vita liturgica e pastorale, che si distinguono per il loro valore storico, spirituale e architettonico. Gode di un legame speciale con la Sede di Roma e il Papa.OLA, nota anche come ‘Chiesa madre’, è la prima chiesa cattolica del Kuwait e nel 2023 ha celebrato il suo 75° anniversario (1948-2023). Trae le sue origini dalla dedicazione di una modesta cappella in onore della Beata Vergine Maria l’8 dicembre 1948. L’attuale chiesa fu successivamente costruita nel 1957 dalla Kuwait Oil Company per soddisfare le esigenze spirituali della sua crescente forza lavoro cattolica espatriata (vedi 12/4/2024 Agenzia Fides). La chiesa ospita la statua originale di Nostra Signora d’Arabia, benedetta a Roma da Papa Pio XII nel 1949. La stessa statua è stata solennemente incoronata il 16 gennaio 2011 dal Cardinale Antonio Cañizares Llovera, per conto di Papa Benedetto XVI, una rara onorificenza che ha consacrato la chiesa come santuario mariano di particolare importanza. Nostra Signora d’Arabia è stata successivamente proclamata Patrona del Golfo, comprendendo entrambi i vicariati apostolici della Penisola Arabica.Nel corso dei decenni, OLA è diventata dimora spirituale e simbolo di unità per i cattolici in Kuwait e in tutto il Golfo. Ha costantemente attirato pellegrini e devoti da tutta la regione, ergendosi come un faro di fede e centro di devozione mariana in mezzo a una vivace e diversificata popolazione cattolica. L’elevazione della chiesa conferma la profonda e duratura devozione del Vicariato alla Beata Vergine Maria e sottolinea la vicinanza spirituale della regione al Santo Padre. Si tratta di un riconoscimento da parte della Santa Sede della vibrante spiritualità mariana che fiorisce nel Golfo, nonostante le difficoltà di essere una minoranza religiosa.La data per la celebrazione solenne della proclamazione della Basilica Minore di Nostra Signora d’Arabia sarà annunciata a tempo debito.ù(AP) (Agenzia Fides 1/8/2025)
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EUROPA/INGHILTERRA – San John Henry Newman, da seminarista di Propaganda Fide a Dottore della Chiesa

Source: The Holy See in Italian

giovedì, 31 luglio 2025

Roma (Agenzia Fides) – San John Henry Newman sarà proclamato Dottore della Chiesa. A stabilirlo è stato Papa Leone XIV che ha confermato il parere affermativo della Sessione Plenaria dei Cardinali e Vescovi, Membri del Dicastero delle Cause dei Santi. Il Cardinale inglese, Fondatore dell’Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra, sarà il 38mo Santo ad avere il titolo di “Dottore”.Già nel 2010 Benedetto XVI, durante il suo Viaggio Apostolico in Inghilterra, aveva definito – parlando con i giornalisti che erano sul volo papale – Newman “una figura di Dottore della Chiesa per noi e per tutti”, nonché “un ponte tra anglicani e cattolici” (vedi Fides 17/9/2010).Nato a Londra il 21 febbraio 1801 da una famiglia anglicana, Newman aveva studiato alla Great Ealing School dove aveva aderito in maniera radicale alle dottrine calviniste. A giugno 1824 venne ordinato diacono nella Chiesa Anglicana e, l’anno successivo, presbitero. Nel 1832 accompagnò il suo amico presbitero Froude in un viaggio nell’Europa meridionale.Nel Collegio Inglese di Roma incontrò per la prima volta don Nicholas Wiseman, futuro Arcivescovo cattolico di Westminster. Tra il 1833 ed il 1841 Newman e altri esponenti del cosiddetto “Movimento di Oxford” scrissero i “Tracts for the Times”, una raccolta di 90 saggi scritti per sostenere e attestare l’identità cattolica della Chiesa anglicana. I testi non vennero visti di buon occhio: le proteste suscitate spinsero il Vescovo di Oxford a sospendere la pubblicazione dei Tracts. Condannato dall’Hebdomedal Board dell’Università di Oxford e sconfessato da 42 vescovi, nell’aprile 1842 si ritirò con alcuni amici a Littlemore per stendere con loro il celebre Essay development of christian Doctrine, Dopo questi passaggi, maturò pienamente in lui la decisione di aderire alla Chiesa cattolica.Nel 1846 tornò a Roma con alcuni compagni anglicani passati al cattolicesimo. Dopo approfondito discernimento scelse di entrare nella Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri; frequenterà infatti a Roma la Chiesa Nuova ed i sacerdoti di quella comunità. Nel 1845 iniziò il percorso di studi per diventare sacerdote nel Collegio di Propaganda Fide, allora ospitato nel Palazzo Ferratini, affacciato su piazza di Spagna, nel Rione Colonna.Il Cardinale Ivan Dias (1936-2017), Prefetto dell’allora Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, inaugurando nel 2010 il Museo Missionario di Propaganda Fide raccontò così la permanenza del futuro Dottore della Chiesa nel palazzo progettato dalle menti di Bernini e Borromini: “Newman descrive nelle sue lettere la grande cura mostrata dal cardinale Fransoni, Prefetto della Congregazione di Propaganda Fide, da monsignor Brunelli, Segretario generale della medesima, e da padre Bresciani, rettore del Collegio Urbano, per farli sentire a casa, adattando ogni cosa ‘alle abitudini inglesi’. Rimasero piuttosto commossi dal fatto che le loro finestre a Propaganda dessero sulla chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, dove Nostra Signora della Medaglia Miracolosa era apparsa tre anni prima ad Alfonso Ratisbonne, il 20 gennaio 1842: ‘È così meraviglioso trovarmi qui a Propaganda – è come un sogno – eppure così tranquillo, così sicuro, così felice, come se vi appartenessi da sempre, come se non ci fosse stata nessuna violenta rottura o vicissitudine nella mia vita, anzi, più tranquillo e felice di prima’”.L’eminente teologo, spiegò ancora il Cardinal Dias, “si ritrovò tra giovani preti e seminaristi, la maggior parte dei quali provenienti dai Paesi di missione. Tra i 120/150 studenti residenti si parlavano 32 lingue diverse. Newman ricorda ‘indiani, africani, babilonesi, scozzesi e americani’ , e ancora ‘cinesi (…) egiziani, albanesi, tedeschi, irlandesi’, mentre lui e Ambrose St. John erano gli unici studenti inglesi. John Henry Newman è stato ordinato sacerdote cattolico nella Cappella dei Rei Magi (nel Palazzo di Propaganda Fide, ndr) il 30 maggio 1847 e ha detto la prima messa nella Cappella superiore oggi a lui intitolata”.La cappella citata dal Cardinale Dias, che oggi custodisce anche una reliquia del Santo futuro Dottore della Chiesa, è opera di Borromini. Pensato come un oratorio per il primo piano del palazzo, Borromini lo realizzò con una volta a fasce e le lunette decorate con teste di angeli, qui raffigurati come serafini a sei ali. Oggi sulla parete destra si può ammirare un quadro raffigurante Newman dietro un reliquiario contenente alcuni capelli del Santo inglese fra due candelabri. (F.B.) (Agenzia Fides 31/7/2025)

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EUROPA/ITALIA – “Aprite i vostri cuori allo Spirito Santo”: il vescovo Berardi ai giovani pellegrini del Vicariato d’Arabia del nord arrivati per il Giubileo

Source: The Holy See in Italian

giovedì, 31 luglio 2025

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Roma (Agenzia Fides) – “Viviamo perché abbiamo speranza. La speranza è un modo per ricevere ciò in cui crediamo. E’ una benedizione che ci fa conoscere il significato della nostra vita, che è Gesù.” Questa mattina 31 luglio, presso il Convento di San Crisogono a Roma, il vescovo Aldo Berardi O.SS.T., Vicario Apostolico di Arabia del Nord (AVONA), ha celebrato una messa per accogliere i giovani pellegrini arrivati dal Vicariato in occasione del Giubileo dei Giovani. Del gruppo inizialmente organizzato per venire a Roma, alcuni alla partenza non hanno ricevuto il visto lasciando amarezza in loro e tra tutta la comunità del Vicariato. Ma con parole come speranza, discernimento, carità, fede, Berardi ha incoraggiato i ragazzi ad andare avanti nonostante le difficoltà e i disagi, certi che Gesù e sempre con loro.“Siamo qui perché vogliamo essere confermati. Vogliamo stare con gli altri per sentirci una famiglia. E la grande famiglia cattolica sta arrivando a Roma per ricevere Cristo, in un pellegrinaggio di speranza. E’ un bene per voi essere qui, anche se siete stanchi, avete affrontato un viaggio pesante e fatto lunghe file. È bello che veniate per confermare la vostra fede e ricevere forza nello Spirito Santo. Siete qui per incontrare Gesù che è ovunque, tutti insieme a questo mezzo milione di pellegrini. Gesù non è mai venuto a Roma fisicamente – rimarca il Vescovo – ma è con noi. Lui ha mandato i suoi apostoli in tutto il mondo, ognuno in posti diversi, ma questa Chiesa è quella che presiede alla carità, quella che ha confermato le altre chiese nella fede attraverso la spiritualità.”“Il disagio di questa grande folla a volte è difficile ma spiritualmente è forte. Quindi, prendete forza ora. Quando tornerete a casa, starete meglio, sarete più forti e sarete testimoni di Gesù. Sappiamo che non possiamo parlare molto fuori dalla nostra chiesa, ma possiamo vivere molto. Significa che la nostra vita è una testimonianza di ciò che siamo, di ciò in cui crediamo, dell’amore che abbiamo ricevuto nello Spirito Santo. Dio è ovunque. È con noi nel nostro vicariato, nei nostri diversi paesi, nelle nostre diverse comunità. Ma il Signore ci benedice anche quando ci muoviamo fisicamente, spiritualmente. Quindi, quando ci muoviamo fisicamente, anche se a volte facciamo fatica, ci muoviamo nel nostro cuore e troviamo il modo di toccare il cuore di Dio. Dio sta toccando il frutto dello Spirito che è nelle vostre mani. Aprite i vostri cuori, aprite le vostre menti e siate certi che il Signore vi darà forza, risponderà alle vostre domande. Forse non subito ma il Signore già vi sta parlando. Quindi aprite i vostri cuori alla sua presenza e lo Spirito Santo sarà con voi.Continuando la sua riflessione il Vicario Apostolico ha fatto riferimento a Sant’Ignazio di Loyola, la cui ricorrenza si celebra oggi. “Il focus della Congregazione dei Gesuiti fondata da Sant’Ignazio di Loyola è il discernimento. Il discernimento richiede tempo e a volte anni. E a volte diciamo: ‘quando ero in quel posto, è successo questo. Non ho visto il segno di Dio, ora capisco’. Quindi il discernimento è importante, la presenza del Signore e come discernere anche le nostre attività, il nostro impegno, ciò che stiamo facendo.”“Chiediamo al Signore che questo pellegrinaggio tocchi i nostri cuori e ci benedica – ha concluso il vescovo accanto al quale hanno celebrato 5 sacerdoti di Avona.”

Avviso di notifica per pubblici proclami: TAR Lazio Roma, sez. IV-bis, ordinanza collegiale n. 14468/2025

Source: Government of Italy

31 Luglio 2025

Avviso relativo alla integrazione del contraddittorio a mezzo di notifica per pubblici proclami relativo al ricorso introduttivo e al ricorso per motivi aggiunti proposti dal Comune di Sesto Campano, disposta dal TAR Lazio Roma, sez. IV-bis, con ordinanza collegiale n. 14468/2025 pubblicata il 21 luglio 2025.

AFRICA/ETIOPIA – In stallo i negoziati tra Addis Abeba e la Somalia per l’accesso al mare

Source: The Holy See in Italian

giovedì, 31 luglio 2025

Wikipedia

di Cosimo GrazianiAddis Abeba (Agenzia Fides) – Secondo fonti diplomatiche a conoscenza del dossier, le trattative diplomatiche tra Etiopia e Somalia per la risoluzione della questione dell’accesso al mare di Addis Abeba e del relativo permesso concesso da Mogadiscio sarebbero bloccate. L’ultimo round di negoziati tra i due Paesi si è tenuto a febbraio, ma la notizia riguardante lo stallo è filtrata sui media solo nelle prime settimane di luglio.L’annuncio ha effetti sulla geopolitica africana, in particolare sulla regione del Corno d’Africa, e su questioni importanti a livello mondiale come il trasporto di merci attraverso il Mar Rosso.Al centro della questione c’è sempre la richiesta di accesso al mare da parte dell’Etiopia. Il governo etiope nel gennaio dello scorso anno aveva firmato un accordo con la regione separatista del Somaliland, per ottenere l’accesso al mare attraverso un tratto di venti chilometri lungo la costa di quest’ultimo. Le reazioni della Somalia, di cui il Somaliland fa formalmente parte, non si sono fatte aspettare e per risolvere la diatriba era intervenuta la Turchia, la cui mediazione ha portato ad un accordo lo scorso dicembre tra i due contendenti. Da lì in poi Somalia ed Etiopia hanno iniziato dei negoziati tecnici per esplorare la possibilità di accesso al mare per Addis Abeba, ma dallo scorso aprile non è stato fissato nessun nuovo incontro tra le delegazioni dei due Paesi. Oltre all’accesso al mare, a tornare sul tavolo delle trattative è stata anche la possibilità del riconoscimento dell’indipendenza del Somaliland, rende noto la stessa fonte diplomatica citata dall’agenzia somala Shabelle. L’Etiopia ufficialmente non ha mai preso l’impegno di fare questa mossa diplomatica, che comunque rimane una carta a sua disposizione, pronta ad essere utilizzata in qualsiasi evenienza.Se l’accordo del dicembre 2024 fu accolto come un successo della diplomazia turca in Africa, le notizie sull’attuale stallo penalizzano la posizione di Ankara nel Continente. Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan in questi anni ha investito pesantemente, sia economicamente che politicamente, nella presenza del suo Paese in tutto il Continente africano, e in particolare nel Corno d’Africa, il cui ruolo nelle vie logistiche internazionali è fondamentale. La Turchia è presente in Africa grazie ad una fitta rete di istituzioni religiose che ne hanno facilitato la penetrazione culturale e sociale; ha aperto ambasciate in tutto il Continente; ha stipulato accordi militari, in particolare uno lo scorso anno proprio con Somalia, Libia, Kenya, Ruanda, Nigeria e Ghana; la Turkish Airlines, la compagnia di bandiera turca, raggiunge al momento più di cinquanta destinazioni africane. L’Africa è diventata strategicamente importante per la Turchia anche per la sua proiezione marittima, e in quest’ottica la presenza nel Corno d’Africa lo è ancora di più. Se salta un accordo mediato da Ankara nella regione, anche la stessa posizione turca ne risente.Il problema al centro delle relazioni tra Etiopia e Somalia è la sovranità di quest’ultima. Se solo dovesse cedere sul riconoscimento del Somaliland, il rischio è quello di uno smembramento completo dell’entità statuale. Di recente si sono registrati nuovi scontri armati nella regione di Puntland, che dallo scorso anno si trova in uno stato di tensione con il governo centrale a causa degli emendamenti costituzionali approvati su proposta del Presidente somalo Hassan Mohamud. Gli scontri sono avvenuti tra le forze locali e quelle filogovernative. In maniera analoga al Somaliland, che ha dichiarato l’indipendenza da Mogadiscio trent’anni fa, il Puntland dal 1998 rivendica una maggiore autonomia dal governo centrale.In questa situazione potrebbe guadagnare peso politico nella regione l’Egitto, che da anni mantiene relazioni tese con l’Etiopia soprattutto per quel che concerne la realizzazione della Grande Diga del Rinascimento Etiope sul Nilo. La mediazione turca tra Etiopia e Somalia lo l’aveva tagliato fuori dalla disputa, ma il blocco dei negoziati ha fatto rientrare il Cairo nella partita degli degli equilibri regionali presenti e futuri. All’inizio della seconda settimana di luglio il Presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha incontrato il suo collega somalo promettendo un aumento nel monitoraggio della sicurezza ne Mar Rosso. Un segnale di presenza inviato ad Addis Abeba ma anche ad Ankara, nell’ambito del miglioramento delle relazioni tra Egitto e Turchia in altri contesti, come quello del Mediterraneo orientale e della Libia. (Agenzia Fides 31/7/2025)
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AFRICA/CONGO RD – La Caritas di Bunia: “Solo a luglio oltre 100 morti nell’Ituri nonostante lo stato d’assedio in vigore da 4 anni”

Source: The Holy See in Italian

Kinshasa (Agenzia Fides) – “Nella nostra provincia solo a luglio, più di 100 persone, tra cui donne e bambini, sono state brutalmente assassinate in attacchi di indicibile brutalità”. Lo rivela la Caritas diocesana di Bunia (provincia dell’Ituri nell’est della Repubblica Democratica del Congo), nel cui territorio rientra la chiesa Beata Anuarite di Komanda, assalita da un commando della Forze Democratiche Alleata (ADF nella sigla inglese), nella notte tra notte fra sabato 26 e domenica 27 luglio (vedi Fides 28/7/2025).Le 100 vittime solo nel mese di luglio dell’anno in corso rappresentano-secondo la Caritas di Bunia- “il fallimento lampante dello stato d’assedio” decretato il 3 maggio 2021, dal Presidente Félix Tshisekedi nell’Ituri e nel Nord Kivu al fine di “neutralizzare i gruppi armati operanti nelle due provincie; ripristinare l’autorità statale attraverso un governo militare temporaneo; Proteggere i civili e stabilizzare la regione”.“Quattro anni e quasi 100 proroghe dopo, i risultati sono devastanti: nuovi gruppi armati sono emersi e sono più attivi che mai” afferma la Caritas. “L’impunità regna sovrana e i massacri continuano senza indagini o procedimenti giudiziari contro i criminali. Peggio ancora, testimonianze schiaccianti rivelano la complicità, passiva o attiva, dell’esercito congolese, come nel recente massacro a Lopa dove i miliziani della CODECO hanno profanato la chiesa Giovanni da Capistrano (vedi Fides 23/7/2025)”. La profanazione della Chiesa “ha costretto Sua Eccellenza Mons. Dieudonné Uringi, Vescovo di Bunia, a chiudere la parrocchia la cui riapertura rimane sine die”.Nel frattempo sono emersi ulteriori particolari sull’assalto al villaggio di Komanda. Gli assalitori sono entrati nel villaggio intorno alle due di notte provenienti dalla loro roccaforte sul Monte Hoyo. Hanno attaccato la chiesa parrocchiale Beata Anuarite, uccidendo circa venti a colpi di machete raccolte per una veglia di preghiera. Altri corpi sono stati rinvenuti in case e attività commerciali incendiate non lontano dalla chiesa, tra cui quello di un uomo carbonizzato trovato in un camion dato alle fiamme dagli aggressori. Il totale delle persone uccise è di 43 alle quali si aggiungono decine di feriti.L’assalto al villaggio di Komanda ha provocato- come riferisce la Caritas- panico generalizzato con conseguente esodo di massa della sua popolazione verso Bunia, Beni e Kisangani; la sospensione delle attività economiche e religiose. Tutto questo ha aggravato la crisi umanitaria già in atto per l’arrivo di nuovi sfollati. Caritas Bunia denuncia “l’inaccettabile passività delle forze di sicurezza e della MONUSCO (Missione ONU nella RDC), nonostante fossero di stanza a meno di 3 chilometri dalla scena del crimine, non sono intervenute per proteggere i civili”.Nel comunicato inviato all’Agenzia Fides, Caritas Bunia sottolinea come la situazione della sicurezza nell’Ituri stia peggiorando: “Con l’emergere di un nuovo movimento ribelle (Convenzione per la Rivoluzione Popolare), recentemente fondato da Thomas Lubanga e dai suoi complici in Uganda, e le innaturali alleanze tra l’esercito regolare (FARDC) e le milizie criminali che avrebbe dovuto combattere, l’Ituri sta sprofondando in un caos senza precedenti. La popolazione, abbandonata a se stessa, non sa più di chi fidarsi”.Per evitare nuovi massacri e migliorare la sicurezza nell’area la Caritas chiede l’immediata revoca dello stato d’assedio, definendolo “una misura inefficace respinta dalla popolazione”; la sostituzione di tutto il personale delle FARDC e della polizia dispiegato a Komanda durante il massacro del 27 luglio, così come a Lopa durante i massacri e le distruzioni del 21 luglio 2025; la revisione urgente delle strategie di protezione dei civili per evitare ulteriori tragedie. (L.M.) (Agenzia Fides 31/7/2025)
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