AMERICA/HAITI: Oggi 14 luglio i Camilliani celebrano il loro Fondatore inseguendo il sogno di un ambulatorio per la popolazione di Pourcine

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lunedì, 14 luglio 2025

MM
Attività a favore della popolazione organizzate in occasione della Festa di San Camillo nell’Ospedale a Port au Prince

Pourcine Pic Makaya (Agenzia Fides) – Nel giorno in cui si celebra la festa di san Camillo de Lellis, il Fondatore dell’Ordine dei Ministri degli Infermi (MI), padre Massimo Miraglio, parroco della piccola comunità di Pourcine Pic-Makaya, ha condiviso con l’Agenzia Fides quella che sarà una giornata importante per l’intera famiglia Camilliana sempre prodiga verso i più bisognosi.“Anche quest’anno noi Camilliani di Haiti vogliamo vivere la festa di San Camillo con tanta speranza e con il desiderio di continuare a testimoniare l’amore misericordioso per i malati che il nostro Padre Fondatore ci ha lasciato come eredità non solamente spirituale, ma anche di vita attiva, di vita concreta di tutti i giorni.”“In questa occasione – spiega il missionario – non mancheranno le iniziative a favore dei poveri e dei malati con distribuzioni di cibo e porte aperte dell’ospedale pronto ad accogliere tutti quelli che ne hanno bisogno.”“Il Paese, purtroppo è ormai da anni in una situazione estremamente difficile e il lavoro diventa ogni giorno più complicato – dice padre Massimo in riferimento alla catastrofica situazione umanitaria nella quale verte l’isola da anni (vedi Agenzia Fides 17/6/2025). Ne sanno qualcosa sicuramente i miei confratelli e le mie consorelle di Port au Prince che da anni portano avanti l’Ospedale di San Camillo con il Foyer per i bambini handicappati e che tra mille difficoltà riescono comunque a tenerli aperti, ad accogliere ogni giorno malati e poveri alla ricerca di una soluzione e di mezzi per poter continuare ad andare avanti.”“Il lavoro a Port au Prince e in molte zone del paese ormai è diventato veramente difficile a causa di queste gang che ormai controllano il territorio e a fronte di uno Stato che ormai non esiste più, di una polizia, un esercito che sono impotenti davanti alla forza e alla violenza delle gang anche a Jeremie.”“Noi soprattutto nella parrocchia di Pic Makaya, cerchiamo di continuare il nostro lavoro e, confortati dall’esempio di San Camillo, cerchiamo di essere vicini in modo particolare alle persone più povere e malate. Tutti i progetti che facciamo in parrocchia hanno sempre tra gli obiettivi quello di mantenere e cercare di sostenere la popolazione con tante attività diverse. Il mondo della salute rimane sicuramente una priorità, e di qui l’attività dell’acquedotto per portare l’acqua nel centro del Paese e poterla controllare, rendere i sentieri e le mulattiere più praticabili per evitare tutta una serie di incidenti che succedono sistematicamente. La scuola è un altro settore nel quale simo fortemente coinvolti. E’ un riferimento per l’educazione sia per i giovani sia per i bambini, sia per gli adulti, dove poter passare delle informazioni, poter fare prevenzione (vedi Agenzia Fides 15/4/2025) e con il sogno costante di poter presto aprire un ambulatorio per la popolazione.”“Questo è veramente il sogno nel cassetto che abbiamo – rimarca il missionario: avere presto la possibilità di cominciare la costruzione dell’ambulatorio San Camillo dove poter ospitare i malati. Non si tratterà di una grossa opera, sarà più un punto di emergenza, un punto a cui le popolazioni della zona, ormai circa 4000/5000 persone, che saranno un potenziale bacino di utenza possano ricevere il minimo necessario, le prime cure. Sarebbe un punto di urgenza veramente importante che darebbe una svolta fondamentale alla vita della gente della zona.”“Per il momento – conclude p. Massimo – purtroppo siamo costretti a continuare con un piccolissimo ambulatorio informale nella mia casa parrocchiale, che è insufficiente a colmare i bisogni anche minimi della popolazione.Ci auguriamo che, per intercessione di San Camillo, il prossimo anno possiamo avere questo ambulatorio che ci permetterà di essere a fianco dei malati e testimoniare anche questo amore che San Camillo ci ha trasmesso.”(AP) (Agenzia Fides 14/7/2025)

MM

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ASIA/SIRIA – L’Arcivescovo Jacques Mourad: Gesù vuole che la Sua Chiesa rimanga in Siria

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L’Œuvre d’Orient

di Gianni ValenteHoms (Agenzia Fides) – È tornato da pochi giorni l’Arcivescovo Jacques Mourad, dopo aver partecipato a Roma al Sinodo dei Vescovi della Chiesa siro cattolica. E subito è stato preso dalle tante cose che a Homs lo stavano aspettando. «In questi giorni celebro le prime comunioni dei bambini e delle bambine nelle parrocchie dei villaggi. È una gioia che tocca il cuore. Ringraziamo il Signore per tutti questi segni di speranza che Lui offre a noi, nella nostra povertà».Calibra ogni parola, Jacques Mourad, quando parla del tempo che sta vivendo la sua Patria e il suo popolo.Il monaco della comunità di Deir Mar Musa, divenuto Arcivescovo siro cattolico di Homs Hama e Nabek, ha anche lui nel cuore il tumulto per la strage dei cristiani massacrati a Damasco il 22 giugno, mentre erano riuniti con i fratelli e le sorelle per partecipare alla messa domenicale nella chiesa di Sant’Elia.Le parole del Vescovo Jacques, nato a Aleppo e unitosi alla comunità monastica fondata dal gesuita romano Paolo Dall’Oglio, sono a tratti taglienti, mentre racconta il presente siriano.Ripete che «Oggi la Siria è finita come Paese». Ma vede anche che, in tale naufragio, la Chiesa in Siria continua il suo cammino e la sua opera, per il bene di tutti. E ciò accade solo «perché questa è la volontà di Gesù. Gesù vuole che la Sua Chiesa rimanga in Siria. E questa idea di svuotare la Siria dei cristiani, non è certo la volontà di Dio».La strage dei cristianiIl nuovo potere che domina a Damasco cerca parole rassicuranti. Anche dopo la strage nella chiesa di Sant’Elia, rappresentanti governativi ripetono che i cristiani sono una componente ineliminabile del popolo siriano. «E io voglio dire» scandisce l’Arcivescovo Mourad «che il governo porta direttamente la responsabilità di tutto quello che è successo. Perché ogni governo è responsabile della sicurezza del popolo. E non parlo solo dei cristiani. Anche tanti sunniti, tanti alawiti sono stati uccisi, tanti sono spariti. Se una squadra mandata da qualche organismo internazionale venisse a ispezionare le carceri, adesso ci troverebbe tanta gente che non ha nulla a che fare con i crimini del regime passato. Credo si possa dire che questo governo sta perseguitando il popolo. Tutto il popolo».L’Arcivescovo siro cattolico di Homs percepisce ostilità anche nelle formule rassicuranti utilizzate dal nuovo regime siriano verso i battezzati: «Ogni volta che sento parlare della “protezione” dei cristiani, sento che siamo messi sotto accusa. E sotto minaccia. Sono formule usate non per manifestare benevolenza, ma per incriminare. Quello che devo dire è che questo governo fa le stesse cose fatte dal regime di Assad contro il popolo. Ambedue i regimi, quello di Assad e quello di adesso, non hanno alcun rispetto per il popolo siriano e la sua storia». Siria finita La Siria – riconosce l’Arcivescovo Jacques – ha una grande eredità, e ha il presente del suo popolo giovane. «Ma gli ultimi governi «sembrano voler annichilire, distruggere, questa civilizzazione, la civiltà di questo popolo. È un crimine mondiale, non riguarda solo noi». «L’Unesco proclama patrimonio dell’umanità tanti luoghi della Siria. Poi nessuno li protegge. E ora abbiamo bisogno di proteggere il nostro patrimonio vivente, non solo i monumenti».   Prima i megafoni, poi il terrore Le sigle del terrore cambiano spesso la loro “griffe”. Fonti governative siriane, per l’attentato alla chiesa di Damasco, hanno chiamato in causa non meglio specificati militanti di Daesh, lo “Stato Islamico”. Ma a rivendicare la strage dei cristiani è stata una sigla jihadista appena inaugurata, Saraya Ansar al-Sunna, creata forse da fuoriusciti da Tahrir al-Sham. Strategie di mercato, gestione “professionale” della comunicazione e della propaganda.  I cristiani ortodossi della chiesa di Sant’Elia a Damasco – questo ripetono più fonti e testimoni sul campo –  sono stati massacrati “per punizione”, dopo che alcuni di loro avevano avuto un alterco coi militanti islamisti che andavano di continuo davanti alla chiesa con gli altoparlanti montati sulle automobili per sparare a alto volume nelle orecchie dei battezzati i versetti del Corano e i richiami a convertirsi e a aderire all’Islam. La stessa cosa – conferma l’Arcivescovo Jacques – succede anche a Homs e in tutta la Siria: «Passano con le macchine di sicurezza del governo, e dagli altoparlanti chiedono ai cristiani la conversione. Se poi noi chiediamo ragione di questi comportamenti a quelli della sicurezza, ci rispondono che si tratta di iniziative individuali. Ma intanto continuano a usare le auto della sicurezza…il popolo non crede più a questo governo». Sponsor d’Occidente Intanto chi comanda oggi in Siria continua a cercare accreditamenti da parte di circoli e poteri esterni. Rappresentanti del governo si sono detti pronti a rifare l’armistizio con Israele del 1974. «Io» riconosce l’Arcivescovo Mourad «non sono un politico. E vedo che quasi tutto il popolo siriano desidera la pace. Desidera anche arrivare a un accordo di pace con Israele, per tutti i Paesi del Medio Oriente. Dopo tutti questi anni sono tutti veramente stanchi di questa guerra, e di considerare gli ebrei come nemici. Ma se arrivassimo adesso a un accordo con Israele, ciò avverrebbe solo perché adesso la Siria è debole. E un simile accordo, in un momento come questo, sarebbe solo un altro atto di umiliazione del popolo.Quindi, prima che il Presidente arrivi a siglare tale accordo, bisognerebbe almeno parlare chiaro al popolo, spiegare cosa significa questo accordo, e cosa c’è dentro. Quali sono le condizioni per Israele e per i siriani». L’esercito israeliano – prosegue l’Arcivescovo siro cattolico di Homs «ha occupato tanti territori siriani dopo la fine del regime di Assad. Questo vuol dire che forse dobbiamo dimenticarci per sempre delle alture del Golan. E questo vuol dire che il popolo siriano, soprattutto a Damasco, potrà sempre essere sotto minaccia con lo strumento della sete, perché l’acqua a Damasco arriva dal Golan. E se rimaniamo sotto il potere di Israele per l’acqua, immaginiamoci per le altre cose…». Oggi – aggiunge padre Jacques, entrando dentro i drammi del presente siriano «la Siria è finita come Paese. Continuiamo a ripetere che è il primo Paese del mondo, che Damasco e Aleppo sono le città più antiche del mondo, ma questo nel presente non vuol dire più niente. È finita, gran parte del popolo vive sotto il livello di povertà, siamo massacrati, umiliati, stanchi. Non abbiamo la forza di riprenderci da soli la nostra dignità. Se non c’è un sostegno politico sincero a favore del popolo, e non del governo, siamo finiti». E «Nessuno può condannare il popolo siriano perché emigra, e cerca salvezza fuori dalla Siria. Nessuno ha il diritto di giudicare».  In una situazione dove tutta l’economia, e il sistema educativo, e anche quello sanitario sono al collasso. Da dove ricominciare  È possibile trovare delle strade per andare avanti, quando l’orizzonte è così buio e sembra mancare il respiro?L’Arcivescovo sceglie parole forti e impegnative per tratteggiare oggi la condizione e la missione delle Chiese e dei cristiani siriani. «Secondo me – dice – la Chiesa è l’unico riferimento di speranza per tutto il popolo siriano. Per tutto, non solo per i cristiani. Perché noi facciamo tutto per sostenere il nostro popolo, nel modo che possiamo». «Dopo la caduta di Assad, tanti nelle nostre comunità e parrocchie sono entrati in una crisi di paura. Una disperazione terribile. Anche io ho fatto visite a tutte le parrocchie, in ogni villaggio, per incoraggiare i cristiani, parlare del futuro. Grazie a Dio, ogni volta io mi sento accompagnato dal Signore, nelle parole, nel discorso che faccio per il popolo. E così, in questa situazione, siamo presi a organizzare regolarmente gli incontri per i giovani, per i bambini, per i gruppi impegnati nella Chiesa in diversi modi». Anche in una situazione per molti versi tragica, la vita ordinaria delle comunità ecclesiali prosegue il cammino.E proprio le comunità ecclesiali provano a promuovere il dialogo per la convivenza tra tutti i gruppi e le componenti, in un contesto lacerato, impregnato di dolore e risentimenti.«A Aleppo e anche a Damasco sono veramente bravi. I Vescovi hanno dato spazio anche ai laici per riflettere e prendere l’iniziativa.A Homs proviamo di fare incontri con tutte le altre comunità. Alawiti, ismailiti, sunniti, cristiani. Le persone che incontriamo sono tutte preoccupate per la politica del governo, anche i musulmani. Siamo uniti, perché siamo tutti sulla stessa barca, come ripeteva Papa Francesco». L’incontro con Papa Leone È stato Papa Leone a chiedere ai Vescovi siro cattolici di venire a Roma per tenere nella città eterna il loro Sinodo ordinario, svoltosi dal 3 al 6 luglio. «È stata un’occasione bellissima poterlo incontrare, conoscerlo e avere la sua benedizione. Ho seguito con attenzione i discorsi che lui ha fatto parlando delle Chiese orientali e dell’Oriente cristiano. Ho approfittato di questo incontro per ringraziarlo e chiedere di incoraggiare tutta la Chiesa cattolica a prendere l’iniziativa soprattutto per sostenere il popolo siriano nelle sue urgenze primarie».La speranza traspare nelle opere concrete«Per me» sottolinea Jacques Mourad «è importante che la Chiesa si coinvolga intensamente nella ricostruzione delle scuole e di tutto il tessuto educativo in Siria. E anche che nella costruzione di ospedali decenti per il nostro popolo. Già abbiamo in funzione delle scuole, a Aleppo, a Damasco, ma non bastano. A Homs non c’è niente. Dobbiamo lavorare su questo, perché questo può aiutare anche a arginare l’emigrazione dei cristiani. Tutti i genitori pensano al futuro dei loro figli. E se non possono garantire loro scuole dove studiare e ospedali che funzionino, rimane solo la scelta di andar via».Abbiamo bisogno di tutto. Abbiamo bisogno anche di far rinascere centri pastorali e culturali che possano accompagnare la crescita anche umana e culturale dei nostri giovani. E anche di case per i giovani che vogliono sposarsi. Così si possono incoraggiare tutti i giovani a rimanere nel Paese, a non andar via».Così il presente e il futuro dell’Arcivescovo Jacques si riempie di cose buone da fare. Mancano le risorse, ma l’orizzonte è chiaro: . «Così – dice lui – possiamo andare avanti, nel cammino della nostra Chiesa in Siria. Perché questa è certo la volontà di Gesù. Gesù vuole che la Sua Chiesa rimanga in Siria. Questa idea di svuotare la Siria dei cristiani, non è certo la volontà di Dio». (Agenzia Fides 14/7/2025)«E noi per primi, i discepoli di Cristo, e chi esercita delle responsabilità a nome suo, abbiamo il dovere di proteggere i nostri fedeli e fare tutto il possibile garantire il futuro della Chiesa in Siria». (Agenzia Fides 14/7/2025)
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Convocazione del Consiglio dei Ministri n. 134

Source: Government of Italy

14 Luglio 2025

Il Consiglio dei ministri è convocato oggi, lunedì 14 luglio 2025, alle ore 17.00 a Palazzo Chigi, per l’esame del seguente ordine del giorno:

  • SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO: Modifiche all’articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 26 luglio 1965, n. 1074 recante norme di attuazione dello Statuto della Regione Siciliana in materia finanziaria (PRESIDENZA – AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE);
  • SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO: Disposizioni integrative e correttive in materia di IRPEF e IRES, di fiscalità internazionale, di imposta sulle successioni e donazioni e di imposta di registro, nonché di modifica allo statuto dei diritti del contribuente e ai testi unici delle sanzioni tributarie amministrative e penali, dei tributi erariali minori, della giustizia tributaria e in materia di versamenti e di riscossione – ESAME PRELIMINARE (ECONOMIA E FINANZE);
  • SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO: Testo unico in materia di imposta sul valore aggiunto – ESAME PRELIMINARE (ECONOMIA E FINANZE);
  • SCHEMA DI DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Regolamento concernente modifiche al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 ottobre 2023, n. 195, recante regolamento di organizzazione degli Uffici di diretta collaborazione del Ministro della salute e dell’Organismo indipendente di valutazione della performance – ESAME PRELIMINARE (SALUTE);
  • LEGGI REGIONALI;
  • VARIE ED EVENTUALI.

Trattativa sui dazi, la dichiarazione del Presidente Meloni

Source: Government of Italy

13 Luglio 2025

Anche oggi, il Governo è in stretto contatto con la Commissione europea e con tutti gli attori impegnati nella trattativa sui dazi. Una guerra commerciale interna all’Occidente ci renderebbe tutti più deboli di fronte alle sfide globali che insieme affrontiamo. L’Europa ha la forza economica e finanziaria per far valere le proprie ragioni e ottenere un accordo equo e di buon senso. L’Italia farà la sua parte. Come sempre.

Papa Leone a Castel Gandolfo: Gesù ci rende segni del Suo amore negli abissi del male e della sofferenza

Source: The Holy See in Italian

VaticanMedia

Castel Gandolfo (Agenzia Fides) – Anche oggi, come in ogni tempo, l’umanità fa i conti «con l’oscurità del male, con la sofferenza, con la povertà, con l’assurdità della morte». E si può riconoscere e abbracciare il dolore del mondo non per rispetto di astratti “doveri di solidarietà”, ma se facciamo l’esperienza di essere «Guariti e amati da Cristo». Solo così possiamo diventare anche noi «segni del suo amore e della sua compassione nel mondo». Lo ha ricordato oggi Papa Leone XIV, nell’omelia della Liturgia eucaristica da lui celebrata nella chiesa pontificia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo, la località dei Castelli Romani dove sta trascorrendo un breve periodo di vacanza.Papa Leone ha intessuto l’omelia intorno alla Parabola del Buon Samaritano, raccontata da Gesù nel passo del Vangelo secondo Luca letto durante la Liturgia domenicale: la storia dell’uomo ferito che si trova sul ciglio della strada dopo essere incappato nei briganti, ignorato dal sacerdote e dal levita – che lo vedono e passano oltre – e salvato dal Samaritano, uno straniero considerato eretico, che invece «lo vide e ne ebbe compassione».Ripercorrendo la Parabola di Gesù, il Pontefice ha suggerito la sorgente da cui si sprigiona il mistero della compassione cristiana.Il Buon Samaritano – ha notato Papa Leone – a differenza dei passanti che lo hanno preceduto guarda l’uomo ferito. E «lo sguardo fa la differenza, perché esprime ciò che abbiamo nel cuore: si può vedere e passare oltre oppure vedere e sentire compassione».Il primo sguardo di cui la parabola del Samaritano vuole parlarci – ha proseguito il Pontefice – «è quello che Dio ha avuto verso di noi, perché anche noi impariamo ad avere i suoi stessi occhi, colmi di amore e compassione, gli uni verso gli altri. Il buon samaritano, infatti, è anzitutto immagine di Gesù, il Figlio eterno che il Padre ha inviato nella storia proprio perché ha guardato all’umanità senza passare oltre, con occhi, con cuore, con viscere di commozione e compassione». Per questo, è giunto al punto di voler «fare Lui stesso la nostra strada, è disceso in mezzo a noi e, in Gesù, buon samaritano, è venuto a guarire le nostre ferite, versando su di noi l’olio del suo amore e della sua misericordia».E «Se nell’intimo della nostra vita scopriamo che Cristo, come buon samaritano, ci ama e si prende cura di noi, anche noi siamo sospinti ad amare allo stesso modo e diventeremo compassionevoli come Lui. Guariti e amati da Cristo, diventiamo anche noi segni del suo amore e della sua compassione nel mondo».La strada da Gerusalemme verso Gerico, che si trova sotto il livello del mare, percorsa dall’uomo aggredito dai briganti – ha suggerito il Pontefice – «è la strada percorsa da tutti coloro che sprofondano nel male, nella sofferenza e nella povertà; è la strada di tante persone appesantite dalle difficoltà o ferite dalle circostanze della vita; è la strada di tutti coloro che “scendono in basso” fino a perdersi e toccare il fondo; ed è la strada di tanti popoli spogliati, derubati e saccheggiati, vittime di sistemi politici oppressivi, di un’economia che li costringe alla povertà, della guerra che uccide i loro sogni e le loro vite».A volte – ha proseguito Papa Prevost – «ci accontentiamo soltanto di fare il nostro dovere o consideriamo nostro prossimo solo chi è della nostra cerchia, chi la pensa come noi, chi ha la stessa nazionalità o religione; ma Gesù capovolge la prospettiva presentandoci un samaritano, uno straniero ed eretico che si fa prossimo di quell’uomo ferito. E ci chiede di fare lo stesso». Ci chiede di «Vedere senza passare oltre, fermare le nostre corse indaffarate, lasciare che la vita dell’altro, chiunque egli sia, con i suoi bisogni e le sofferenze, mi spezzino il cuore. Questo ci rende prossimi gli uni degli altri, genera una vera fraternità, fa cadere muri e steccati. E finalmente l’amore si fa spazio, diventando più forte del male e della morte».Dopo la messa, Papa Leone XIV ha raggiunto a piedi Piazza della Libertà, per la preghiera mariana dell’Angelus, recitata davanti a una moltitudine di circa duemila persone, assiepate lì dal mattino. (GV) (Agenzia Fides 13/7/2025)
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ASIA/TIMOR EST – Giovani contenti di seguire la loro vocazione: il Seminario maggiore di Dili festeggia i suoi primi 25 anni

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Dili (Agenzia Fides) – Giovani contenti di vivere la propria vocazione seguendo quotidianamente Cristo e servendo ogni giorno la Chiesa. È questa la realtà che si vive nel Seminario maggiore Santi Pietro e Paolo di Dili, a Timor Est, che ha celebrato in questi giorni il 25mo anniversario della fondazione.il piccolo Paese del sud est asiatico, dove più del 90 per cento della popolazione è di fede cattolica, poco meno di un anno fa ha ricevuto la visita di Papa Francesco, che proprio a Dili incontrò, tra gli altri, anche i seminaristi.In 25 anni, nel Seminario maggiore hanno studiato e si sono formati 989 uomini, tra seminaristi diocesani e religiosi. Di questi sono stati ordinati sacerdoti 118 giovani.Ad oggi nella struttura studiano 245 seminaristi che in questi giorni hanno ricevuto la visita di don Alessandro Brandi, officiale della Pontificia Opera San Pietro Apostolo (POSPA), che sul piazzale del Seminario maggiore ha concelebrato la Santa Messa per il 25mo anno di fondazione. Il rito è stato presieduto da Norberto do Amaral, Vescovo di Maliana e Presidente della Conferenza Episcopale di Timor Est. Era presente anche il Vescovo di Baucau, Leandro Maria Alves.Durante le celebrazioni, oltre a momenti di festa, non sono mancati gli incontri con i seminaristi delle altre due strutture presenti a Dili, ovvero il Seminario propedeutico “San Giovanni Maria Vianney” e il Seminario minore “Madonna di Fatima”. Ad oggi nel primo vi sono 106 giovani, nel secondo 195.Don Alessandro ha avuto occasione di illustrare nei dettagli la vocazione e le attività delle quattro Pontificie Opere Missionarie, soffermandosi soprattutto sulla POSPA e su come si reperiscono i fondi per i sussidi che giungono poi anche nell’isola per sostenere la formazione dei seminaristi.“Siate seminaristi allegri, mantenete e curate sempre un buon rapporto con i vostri formatori. E viceversa”, la raccomandazione finale dell’officiale. (F.B.) (Agenzia Fides 13/7/2025
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AFRICA/NIGERIA – Attacco armato al Seminario a Ivhianokpodi: tre giovanissimi seminaristi rapiti

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Auchi (Agenzia Fides) – Attacco armato al Seminario diocesano minore “Immacolata Concezione” di Ivhianokpodi, nello Stato di Edo, in Nigeria. Tre giovani seminaristi sono stati rapiti da una banda armata. Nell’assalto al Seminario un agente di sicurezza è rimasto ucciso.In un comunicato diffuso dalla Diocesi di Auchi, viene precisato che il rapimento è avvenuto poco dopo le ore 21 di giovedì 10 luglio.Il Vescovo Gabriel Dunia, esprimendo il suo dolore, e quello dell’intera Chiesa locale, per la morte dell’ufficiale del Corpo di Difesa Civile Nigeriano, Christopher Aweneghieme, e per il rapimento dei tre giovani seminaristi, ha chiesto che in questi giorni venga celebrata in tutte le parrocchie la messa votiva del Preziosissimo Sangue di Gesù con la quale pregare affinché Dio illumini i cuori e le menti dei rapitori.Al momento, precisano dalla Diocesi di Auchi, nessun contatto è avvenuto da parte dei rapitori.Gli agenti di polizia che indagano sull’accaduto, in una nota, parlano di “insensato atto di violenza contro un istituto religioso e giovani studenti innocenti”, definendo l’assalto “non solo barbarico ma anche un attacco diretto alla pace e alla sicurezza pubblica”.Per motivi di sicurezza, gli altri seminaristi presenti nella struttura sono stati “temporaneamente trasferiti in un’area sicura fino a quando le misure di sicurezza intorno al seminario non saranno rafforzate”.Lo stesso Seminario era stato assaltato da una banda di uomini armati il 27 ottobre 2024 (vedi Fides 29/10/2024). In quell’occasione, il padre Rettore del Seminario Thomas Oyode, era stato rapito e condotto nella boscaglia, essendosi offerto in ostaggio al posto dei due giovani seminaristi che i banditi stavano portando via. In quell’occasione, padre Oyode era stato liberato dopo 11 giorni di prigionia.(F.B.) (Agenzia Fides 12/7/2025)
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Negoziati tra Unione europea e Stati Uniti, la nota di Palazzo Chigi

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12 Luglio 2025

Il governo italiano continua a seguire con grande attenzione lo sviluppo dei negoziati in corso tra Unione europea e Stati Uniti, sostenendo pienamente gli sforzi della Commissione europea che verranno intensificati ulteriormente nei prossimi giorni. 

Confidiamo nella buona volontà di tutti gli attori in campo per arrivare a un accordo equo, che possa rafforzare l’Occidente nel suo complesso, atteso che – particolarmente nello scenario attuale – non avrebbe alcun senso innescare uno scontro commerciale tra le due sponde dell’Atlantico.

Ora è fondamentale rimanere focalizzati sui negoziati, evitando polarizzazioni che renderebbero più complesso il raggiungimento di un’intesa.

ASIA/CINA – La Parola di Dio al centro degli incontri di formazione di 168 laici coinvolti nelle opere di 4 diocesi

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sito diocesano di Zhejiang
Formazione dei laici

Hangzhou (Agenzia Fides) – Leggere ed approfondire la Sacra Scrittura “è la fonte della nostra fede”: lo ha ricordato don Lv Shoude, professore presso il Seminario di Sheshan della diocesi di Shanghai e Seminario Maggiore di Sichuan, durante il corso di formazione permanente riservato a 168 laici coinvolti nelle opere delle parrocchie delle diocesi di Hangzhou, Taizhou, Ningbo e Wenzhou, nella provincia cinese di Zhejiang.Durante il breve corso, conclusosi il 6 luglio e organizzato dal Gruppo di pastorale ed evangelizzazione della Conferenza dei Vescovi della provincia, sulla base delle letture tratte dal Pentateuco (i primi cinque Libri della Bibbia), sono state svolte lezioni di approfondimento di carattere dottrinale, teologico e morale, per offrire orientamenti su questioni e problemi che spesso occorre affrontare nella pastorale ordinaria delle parrocchie (come i problemi delle famiglie e la tutela delle persone fragili e della vita)Nella provincia di Zhejiang, la formazione permanente di laici coinvolti nella vita parrocchiale inizia a avere una lunga tradizione. Le singole diocesi organizzano ogni anno i corsi di formazione per i propri catechisti, e si svolgono programmi modellati anche a partire da suggerimenti e sollecitazioni offerti dal magistero pontificio (come è accaduto, ad esempio, in occasione dell’Anno Paolino, dell’Anno della Fede e del Giubileo della Misericordia). Così tutto diventa occasione per testimoniare nella vita quotidiana il Vangelo, affinché altre persone possano incontrare Gesù e la sua salvezza di vita eterna.(NZ) (Agenzia Fides 12/7/2025)
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ASIA/FILIPPINE – Il gioco d’azzardo online è una “crisi di salute pubblica che distrugge la società”: i Vescovi chiedono di dichiararlo illegale

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Manila (Agenzia Fides) – Nei centri di riabilitazione per dipendenze gestiti dalla Caritas, da organizzazioni e comunità cattoliche sparsi nelle Filippine aumenta il numero di casi di dipendenza dal gioco d’azzardo online, una tendenza alimentata dal boom delle App di scommesse presenti sui cellulari e dispositivi mobili. E’ quella che la Chiesa nelle Filippine ha definito “un  crisi sempre più profonda nel Paese”, lanciando un allarme per una piaga sociale e culturale che genera “vite distrutte” di giovani e famiglie intere.  La Philippine Amusement and Gaming Corp (Pagcor), concessionaria pubblica che gestisce il gioco di azzardo nella nazione  ha dichiarato di aver registrato un utile netto nel 2024 di 84,97 miliardi di pesos. Circa la metà dell’ammontare deriva dalla “notevole performance” dei giochi elettronici e del bingo elettronico.Un sondaggio della società Capstone-Intel del 2023, ha rilevato che nel paese si registra  un’elevata partecipazione al gioco d’azzardo online sia tra i giovani che tra le persone di mezza età. Secondo l’indagine,  il 66% dei filippini di età compresa tra 18 e 24 anni gioca d’azzardo online e il 57% degli intervistati di età compresa tra 41 e 55 anni, ha dichiarato di usare regolarmente il gioco d’azzardo online, con la media di due o tre volte a settimana. Sette filippini su 10 hanno dichiarato di spendere circa 1.000 pesos a settimana (la cifra rappresenta ila paga giornaliera media di un operaio) in scommesse online , mentre circa il 20% scommette fino a 3.000 pesosDescrivendo tali dati come “allarmanti”, la politica inizia a prendere atto del fenomeno:  due membri della Camera hanno presentato una mozione chiedendo un’indagine legislativa sul gioco d’azzardo online, in particolare per quanto riguarda gli operatori illegali. I deputati hanno presentato il 9 luglio la risoluzione alla Camera chiedendo di indagare  anche le conseguenze sociali del fenomeno, come perdite finanziari, problemi di salute mentale fino all’esposizione a reti criminali, cui spesso fanno capo  gli operatori di gioco d’azzardo offshore, non regolamentati o clandestini, che  favoriscono reati come il riciclaggio di denaro.Il gioco d’azzardo online è diffuso sia tra persone benestanti sia tra  le famiglie a basso reddito e persino tra i disoccupati.  “I gruppi a basso reddito sono gravemente colpiti, con il rischio di perpetuare la povertà. È anche importante ricordare che il gioco d’azzardo online ha gravi ripercussioni sociali, tra cui il declino della salute mentale, i conflitti familiari e il tentato suicidio”, hanno affermato i parlamentari. “Gli utenti ricorrono spesso a prestiti e portafogli digitali per finanziare il gioco d’azzardo, contribuendo a peggiorare i cicli del debito e ad aumentare i conflitti familiari”, si legge nella risoluzione.  Sul tema sono intervenuti in un recente messaggio , a conclusione della loro assemblea plenaria, i Vescovi delle Filippine ponendo  l’accento sul fenomeno e segnalando con preoccupazione “la crisi morale e sociale dovuta al gioco d’azzardo online”. Questo, hanno detto,  è “una nuova piaga o virus che sta distruggendo individui, famiglie e la società”, causando una dipendenza che prende piede “silenziosamente come una schiavitù diffusa”. “Non ce ne rendiamo conto ma è dilagante: molti, compresi i giovani, stanno diventando dipendenti dal gioco d’azzardo online”, rilevano i Vescovi nel messaggio.”È chiaro – si afferma – che il gioco d’azzardo online non è più solo un semplice passatempo. È un problema morale profondo e diffuso, nascosto sotto le spoglie dell’intrattenimento e della tecnologia”. Esso, “non è affatto innocente, è deliberatamente attraente, soprattutto per i giovani e i cittadini comuni. È facile accedervi online; vincere è veloce e perdere è altrettanto veloce”. Ma all’insaputa degli utenti “questo sistema è progettato per catturare le persone nella rete della dipendenza dal gioco d’azzardo”.Il gioco d’azzardo nelle Filippine non è una novità e sono sempre esistite forme, legali o clandestine, di scommesse. Ora, però, grazie alla  tecnologia digitale, il fenomeno ha cambiato volto: grazie agli smartphone, il gioco d’azzardo è diventato accessibile a chiunque, giovane o anziano. È diventato aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Basta un clic su qualsiasi conto online o portafoglio elettronico per perdere in un istante tutto il denaro depositato. È persino possibile prendere in prestito denaro online per giocare d’azzardo.”Con il gioco d’azzardo – notano i Vescovi –  la coscienza sembra gradualmente intorpidirsi. Siamo condizionati a pensare che si tratti solo di normale intrattenimento o divertimento, o che non c’è niente di male. Ma il Catechismo della Chiesa Cattolica è chiaro al riguardo: ‘…il gioco d’azzardo è sbagliato se porta alla dipendenza o all’esaurimento di ciò che dovrebbe essere destinato ai bisogni della famiglia’ (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2413)”.Si tocca dunque il problema del silenzio dei media, del governo e del mondo degli affari: “Potrebbe essere perché molti di loro ne traggono beneficio?” ci si chiede nel testo.  Imprenditori attivi nel mondo della comunicazione hanno attivato piattaforme di gioco online che, solo nel 2024, hanno superato un reddito di 154 miliardi di pesos, con un aumento di quasi il 165% rispetto all’anno precedente.La Chiesa si preoccupa di quanti son finiti nella rete del gioco d’azzardo e “vivono nella vergogna, nella paura e nella disperazione”. Molti chiedono aiuto alle istituzioni  ecclesiali dicendo ” Il mio stipendio finisce sempre…” “Ho mentito di nuovo alla mia famiglia…”, “La nostra famiglia è rovinata a causa del gioco d’azzardo…”Non so come smettere…”I Vescovi notano: “Questo non è più un problema per i singoli individui. È una crisi di salute pubblica nella nostra società, proprio come la droga, l’alcol e altri tipi di dipendenza. Distrugge non solo la persona, ma anche le sue famiglie”. Di fronte a questo fenomeno, “non possiamo permetterci di rimanere in silenzio perché la diffusione del gioco d’azzardo e la dipendenza di molti sono come una pestilenza mortale o una pandemia, che distrugge la vita di individui e famiglie e dell’intera società”.Si domandano i Presuli: “Qual è il futuro del Paese se i giovani sono facilmente attratti dal gioco d’azzardo online, perché non ci sono praticamente restrizioni? Cosa succederà se, mentre affermiamo che è necessaria un’istruzione di qualità per i giovani e che i cittadini hanno un lavoro, il gioco d’azzardo dilaga?”La posizione della Chiesa è chiara: “Sfruttare la debolezza degli altri solo per fare soldi è un peccato. La diffusione del gioco d’azzardo, soprattutto tra i giovani e i poveri, è un enorme scandalo. Come società – governo, imprenditori, scuole e chiese – non dobbiamo essere ciechi, sordi e muti di fronte al danno che causa”.Pertanto, la Conferenza Episcopale chiede alle istituzioni  “dichiarare illegale qualsiasi forma di gioco d’azzardo online e di riconoscere che la dipendenza dal gioco d’azzardo è un problema di salute pubblica, che dovrebbe essere affrontata con un’istruzione, una legislazione e un trattamento adeguati”. Si domanda, in alternativa, al governo di porre controlli adeguati sui sistemi di pagamento online, “affinché non diventino strumenti di facile accesso ai siti di gioco d’azzardo online, per proteggere i nostri giovani”Le parrocchie  e tutte le comunità cattoliche sono invitate ad “aiutare le persone e le famiglie colpite dal gioco d’azzardo, e non rimanere in silenzio o passive”.”Invitiamo ogni coscienza – scrivono i Presuli – a considerare il benessere della nazione, della società, dei giovani e delle loro anime. La Chiesa non è contraria ad alcun tipo di intrattenimento o svago. Ma quando il piacere diventa schiavitù e l’intrattenimento diventa causa di distruzione della vita, dobbiamo gridare e mettere in guardia”.”Vogliamo ricordare a tutti – conclude il testo  – che possiamo sfuggire alla schiavitù attraverso un lavoro onorevole , continuando a percorrere la via della verità, del bene, della giustizia e, soprattutto, della grazia di Dio. Gesù non è venuto per giudicare, ma per salvare”.(PA) (Agenzia Fides 12/7/2025)
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