AFRICA/KENYA – “No alla violenza sì alla vita”: messaggio dei Vescovi per la giornata di protesta di domani

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Nairobi (Agenzia Fides) – “Siamo seriamente preoccupati per la grave svalutazione della vita umana nel nostro Paese” affermano i Vescovi del Kenya nella dichiarazione pubblicata oggi, 24 giugno, alla vigilia della giornata di protesta di domani in ricordo delle vittime delle dimostrazioni dell’anno scorso contro la legge finanziaria (vedi Fides 21, 25 e 26 giugno 2024).“Sono diventati troppo frequenti gli episodi di sparizione misteriosa, di omicidi extragiudiziari e di intimidazione violenta” denunciano i Vescovi nel documento inviato all’Agenzia Fides.Ricordando i nomi di alcune delle persone uccise o scomparse i Vescovi sottolineano “che non sono solo dei nomi ma sono fratelli, sorelle, preti, figli, figlie e amici che meritavano protezione e giustizia”.Si ricorda in particolare l’uccisione di Boniface Kariuki, un dimostrante “gravemente colpito a bruciapelo da un ufficiale di polizia” definito un episodio “profondamente scioccante”. Il giovane di 21 anni era stato colpito durante le dimostrazioni per chiedere giustizia sulla morte in una cella di sicurezza del blogger Albert Ojwang (vedi Fides 12 e 17 giugno 2025).“Gli ufficiali di sicurezza giurano di proteggere la popolazione, non di recarle danno” ricorda la dichiarazione.I Vescovi chiedono alle autorità di ascoltare le proteste dei giovani, la “generazione Z”, che esprimono le loro giuste richieste per i gravi problemi economici che devono affrontare (“alta tassazione, mancanza di opportunità e quello che loro descrivano come un sistema che ignora le loro voci”).I presuli chiedono ai giovani di non ricorrere alla violenza e di dimostrare pacificamente: “Rimanete pacifici, sinceri e coraggiosi” esortano. “La Chiesa vi ama e si prende cura di voi. State attenti a coloro che tentano di manipolarvi o influenzarli a fini malvagi”.Infine i Vescovi fanno appello alla “coscienze dei leader politici” perché non lascino che la disumanità governi la Nazione. Non siate silenti sulle morti dei keniani”.La Conferenza Episcopale del Kenya ha annunciato che saranno celebrate messe di suffragio il 29 giugno in tutte le chiese cattoliche del Kenya, in ricordo dei giovani uccisi e delle vittime di rapimenti e di uccisioni extragiudiziarie. (L.M.) (Agenzia Fides 24/6/2025)
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ASIA/CAMBOGIA – Chiusa la frontiera con la Thailandia: “L’impatto è sulla gente comune” nota il Prefetto apostolico di Battambang

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martedì, 24 giugno 2025

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Battambang (Agenzia Fides) – Il governo della Cambogia ha confermato che l’esercito thailandese, nella notte del 23 giugno, ha chiuso unilateralmente tutti i valichi di frontiera con la Cambogia. Secondo le dichiarazioni dell’esercito thailandese, i valichi di frontiera in sei province thailandesi al confine con la Cambogia sono stati chiusi, con solo limitate e rare eccezioni per studenti o persone che stavano seguendo cure mediche. È attualmente vietato qualsiasi altro tipo di traffico di persone o di veicoli.La chiusura è solo l’ultima di una serie di rappresaglie intensificatesi dopo l’incidente verificatosi al  confine il 28 maggio, in cui è stato ucciso un soldato cambogiano, nell’ambito di scontri a fuoco nel cosiddetto “Triangolo di Smeraldo” piccola area verde al confine tra  Thailandia, Cambogia e Laos. È uno dei vari punti che sia Thailandia sia Cambogia rivendicano come appartenente al loro territorio.I due eserciti si sono accusati reciprocamente di aver iniziato a sparare per primi. Il 7 giugno, l’esercito thailandese ha chiuso temporaneamente il confine  poi ha ridotto l’orario di apertura.  Il 12 giugno, la Cambogia ha annunciato la sospensione delle importazioni di elettricità  e ha chiuso il confine internazionale di Daung, nella provincia di Battambang , per “motivi di sicurezza”.L’ostilità è legata a una visita territoriale: Thailandia e Cambogia sono separate da un confine di circa 820 chilometri, che attraversa diverse zone contese. “Quella disputa  esiste da oltre un secolo e risale ai tempi dell’impero coloniale francese”, spiega  in un colloquio con l’Agenzia Fides mons. Enrique Figaredo, Prefetto Apostolico di Battambang, in Cambogia.   “I contendenti partono  da una mappa del 1907 con cui la Francia, che occupò come potenza coloniale la Cambogia fino al 1953, tracciò per la prima volta il confine fra i due paesi. La Thailandia sostiene che la mappa non sia vincolante. La Cambogia ha interpellato la Corte internazionale di giustizia, per stabilire l’appartenenza territoriale di quattro aree contese. La Thailandia non è d’accordo nemmeno sull’interpellare la Corte”, rileva il Prefetto.”Va notato che questa crisi – aggiunge – sta mettendo in difficoltà e causando forti disagi alla gente comune. la frontiera fra  Cambogia e Thailandia infatti, è molto permeabile e vi sono intensi scambi commerciali e passaggi di lavoratori che la attraversano continuamente. Questa chiusura blocca un flusso di persone e distrofici molto sviluppato e necessario per la vita sociale, economica e culturale”. Mons. Figaredo  racconta che molta gente della provincia di  Battmbag, il territorio della sua prefettura apostolica, è coinvolta in questi flussi. “La gente locale vive questa fase con grande disappunto, sorpresa e  confusione”, rileva. “E vi sono anche centinaia di sfollati, persone rimaste bloccate al di là del confine e che non possono tornare in patria”, diceLa contesa ha risvegliato sentimenti nazionalisti nei due paesi. La Thailandia ha vietato ai turisti e ai cittadini thailandesi di andare a visitare o a lavorare a Poipet, città cambogiana la cui economia si basa sulla presenza di otto casinò  frequentati quasi esclusivamente da cittadini thailandesi. In tal cornice la  Thailandia ha inserito nella disputa generarsi con la Cambogia anche le misure di sicurezza per paralizzare le attività criminali transnazionali, come ha dichiarato il primo ministro thailandese Paetongtarn Shinawatra. Misure contro i centri di frode sono state varate già all’inizio del 2025, quando la Thailandia aveva interrotto l’elettricità, la rete Internet e le forniture di carburante ad alcune aree del Myanmar, che ospitavano attività di truffe informatiche. Thailandia e Cambogia hanno smantellato congiuntamente un centro di frode che ospitava centinaia di lavoratori stranieri vittime di tratta nella città di Poipet. In tutto il Sudest asiatico, le truffe informatiche e le cosiddette “scam city” si sono espanse, in particolare in Laos, Cambogia e Myanmar.(PA) (Agenzia Fides 24/6/2025)
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ASIA/KAZAKISTAN – I Vescovi dell’Asia Centrale scrivono al Papa: “Vogliamo pescare con Pietro!”

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martedì, 24 giugno 2025

“La pesca miracolosa”, arazzo su disegno di Raffaello Sanzio

Astana (Agenzia Fides) – “Pur nella nostra piccolezza, ci sentiamo membra vive del Corpo di Cristo e siamo pronti a partecipare con zelo alla missione di evangelizzazione affidataci dal Signore: vogliamo pescare con Pietro!”. Sono le parole che i Vescovi cattolici dell’Asia centrale hanno rivolto a Papa Leone XIV in un messaggio inviato al Pontefice a ridosso della presa di possesso della Cathedra nella basilica di San Giovanni in Laterano (vedi Fides 25/5/2025).Nella missiva (datata 24 maggio ma resa pubblica solo in queste ore), che reca in calce la firma dei Vescovi José Luis Mumbiela Sierra, presidente della Conferenza Episcopale dell’Asia Centrale, Jerzy Maculewicz, Vicepresidente e Evgeny Zinkovsky, Segretario generale, i Vescovi “dal cuore dell’Asia Centrale”, hanno assicurato le loro “preghiere costanti e la incrollabile fedeltà” per il ministero del Successore di Pietro: “Confidando nell’Amore di Dio semineremo senza paura sui sentieri della nostra missione i semi preziosi e fecondi della fede della nostra Santa Madre Chiesa, irradiando speranza e misericordia lungo tutte le strade di questo mondo, così bisognoso della consolazione di Dio”.Infine, l’invito a visitare queste terre, crocevia di popoli e culture: “La presenza dei Romani Pontefici ha lasciato un segno indelebile nella memoria dei nostri popoli. I nostri cuori custodiscono ancora il caldo ricordo delle visite di San Giovanni Paolo II e Papa Francesco in Kazakistan, Azerbaigian e Mongolia. Ciò ha rafforzato la nostra fede e ha rivelato al mondo il carattere universale della Chiesa. Pertanto, osiamo rivolgervi un cordiale invito affinché, in un momento qualsiasi del vostro Pontificato, possiate prendere in considerazione l’idea di farci visita. Sarebbe un grande onore e una benedizione per le nostre comunità accogliervi e mostrarvi la testimonianza viva della fede cattolica in questo angolo di mondo”. (F.B.) (Agenzia Fides 24/6/2025)
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AFRICA/NIGERIA – Ucciso un sacerdote che cercava di mediare una disputa familiare

Source: The Holy See in Italian

Abuja (Agenzia Fides) – Un sacerdote cattolico è stato ucciso in Nigeria mentre cercava di sedare una lite familiare. Padre Godfrey Oparaekwe, parroco presso la chiesa di Sant’Ambrogio a Ubakala, Umuahia South LGA, nello Stato di Abia (nel sud della Nigeria), è morto la sera del 17 giugno. Secondo quanto comunicato all’Agenzia Fides dalla diocesi di Umuahia, il sacerdote si era recato a casa dell’uomo, in compagnia della figlia della coppia e di un altro uomo per recupere una motocicletta appartenente alla ragazza. La coppia era da tempo in crisi tanto è vero che la moglie e i figli avevano abbandonato la casa lasciando solo l’uomo. Padre Oparaekwe aveva cercato di mediare ma era stato minacciato dall’uomo. La sera del 17 giugno questi ha in effetti colpito all’improvviso padre Oparaekwe, con un coltello ferendolo gravemente, per poi minacciare con la stessa arma le altre persone. L’aggressore è stato immobilizzato mentre padre Oparaekwe è stato trasportato all’ospedale. Dopo qualche ora dal ricovero però il sacerdote è morto.Padre Godfrey è nato il 4 ottobre 1953 a Ulakwo, Owerri, Nigeria. È stato ordinato sacerdote nel 1983 presso il Seminario St. Joseph di Ulakwo, Oweni, Nigeria, nella diocesi di Umuahia. Nel 2000 ha conseguito un Master in Teologia presso la Franciscan University di Steubenville, in Arizona.Dal 2002 al 2012 ha servito in vari incarichi nella diocesi di Tucson, in Arizona (USA) per poi rientrare in Nigeria. (L.M.) (Agenzia Fides 24/6/2025)
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Popolazione grigionese vitale

Source: Switzerland – Canton Government of Grisons in Italian

La popolazione dei Grigioni si presenta vitale, sebbene subisca infortuni con una frequenza leggermente superiore rispetto alla media nazionale. Questo emerge, tra l’altro, dall’indagine sulla salute in Svizzera 2022 condotta dall’Osservatorio della Salute Obsan. L’analisi evidenzia inoltre che: il benessere sociale della popolazione grigionese è significativamente più elevato rispetto a quello della popolazione nel resto della Svizzera.

Secondo Obsan, circa tre quarti (73,8%) degli abitanti del Cantone riportano un livello medio-alto di energia e vitalità, rispetto al 66,5 per cento della media svizzera. Quasi un quarto (23,0%) della popolazione grigionese ha subito un infortunio con lesioni nel 2022, una quota lievemente superiore al 20,8 per cento rilevato a livello nazionale. Gli uomini e le fasce d’età più giovani risultano maggiormente coinvolti in infortuni.

Buona qualità del sonno e minore sensazione di solitudine
Il 94,9 per cento (CH: 91,8%) della popolazione dei Grigioni valuta la propria qualità di vita come buona o molto buona. I grigionesi e le grigionesi dichiarano di dormire sensibilmente meglio rispetto alla media nazionale: nel 2022 solo il 26,4 per cento ha segnalato disturbi del sonno (CH: 32,9%). Inoltre nei Grigioni si registra una minore prevalenza di disturbi psichici rispetto alla Svizzera nel suo complesso: tra le donne la quota è del 13,6 per cento (CH: 21,1%), tra gli uomini dell’8,7 per cento (CH: 14,4%). Le sensazioni di solitudine risultano meno diffuse nei Grigioni (37,4%) rispetto alla media svizzera (42,3%). I giovani del Cantone si sentono più frequentemente soli rispetto agli anziani.

La diagnosi medica di depressione riguarda il 3,6 per cento della popolazione grigionese, valore anch’esso nettamente inferiore al 5,6 per cento svizzero. Analogamente, la percentuale di persone con pensieri suicidi è del 4,9 per cento, contro l’8,4 per cento della media nazionale. Il tasso cantonale di suicidi ammonta a 22,8 casi ogni 100 000 abitanti; si tratta di uno dei tassi più bassi nel confronto trasversale tra i Cantoni.

Controllo sulla propria vita
Un numero superiore alla media di grigionesi percepisce di avere un’influenza significativa sulla propria vita, con il 43,7 per cento, il valore più alto rilevato a livello nazionale. Tuttavia, anche nei Grigioni un quarto (25,9%) dei e delle giovani tra i 15 e i 24 anni dichiara un uso eccessivo e problematico di Internet, sebbene questa percentuale sia inferiore alla media svizzera (41,2%). Il consumo quotidiano di alcol nei Grigioni si è quasi dimezzato negli ultimi 30 anni: tra le donne, il 5,9 per cento dichiara un consumo giornaliero (1992: 11%), mentre tra gli uomini la quota è del 15 per cento (1992: 28%).

Abitudini alimentari: frutta per le grigionesi, salumi per i grigionesi
La consapevolezza alimentare è lievemente aumentata nei Grigioni negli ultimi 30 anni. Secondo l’indagine, le donne grigionesi consumano significativamente più frutta e verdura rispetto agli uomini, che invece prediligono salumi e carne. I giovani uomini con difficoltà economiche risultano sovrarappresentati nel consumo eccessivo di bevande zuccherate.

L’indagine evidenzia anche che quattro grigionesi su cinque praticano un’attività fisica sufficiente. Dal 2012, però, si è registrato un aumento dei contatti sessuali a rischio sanitario (rapporti occasionali senza preservativo), più frequenti tra le fasce d’età più anziane rispetto a quelle più giovani.

Minore ricorso ai servizi ospedalieri e premi inferiori
La popolazione dei Grigioni fa capo in modo più contenuto a studi di medici specialisti e ad ambulatori di ospedali rispetto alla popolazione svizzera in generale. Anche il ricorso all’assistenza ospedaliera stazionaria della popolazione grigionese è stato leggermente più contenuto. I premi dell’assicurazione malattie obbligatoria sono mediamente quasi 600 franchi inferiori rispetto alla media svizzera. Circa un terzo della popolazione beneficia di una riduzione dei premi (CH: 26%).

L’indagine sulla salute Obsan offre un quadro esaustivo sullo stato di salute e sui comportamenti relativi alla salute della popolazione, oltre a documentare l’utilizzo del sistema sanitario e i costi. L’indagine viene condotta ogni cinque anni su persone di età pari o superiore ai 15 anni.

Allegato:

Rapporto sulla salute nei Grigioni Obsan

Persona di riferimento:

Denise Rudin, specializzato per la promozione della salute, Ufficio dell’igiene pubblica, tel. +41 81 257 64 02 (raggiungibile tra le ore 10:00 e le ore 12.00 e tra le ore 14:00 e le ore 16:00), e‑mail Denise.Rudin@san.gr.ch

Organo competente: Ufficio dell’igiene pubblica

ASIA/SIRIA – Strage di cristiani a Damasco. Patriarcato greco- ortodosso: sono i nostri nuovi martiri

Source: The Holy See in Italian

lunedì, 23 giugno 2025

di Pascale RizkDamasco (Agenzia Fides) – “Nel giorno in cui la nostra Chiesa di Antiochia commemora tutti i Santi antiocheni, questa sera si è alzata la mano traditrice dell’iniquità e ha mietuto le nostre anime con le anime dei nostri cari che sono caduti oggi come martiri durante la messa serale nella chiesa di Sant’Elia, a Dwela’a, Damasco”. Con queste parole il Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, guidato dal Patriarca Yohanna X, si è rivolto ai fedeli di tutto il mondo dopo la strage di matrice jihadista perpetrata durante la messa serale di domenica 22 giugno, che ha ferito tutti i cristiani di Siria.La chiesa di Sant’Elia si trova nel quartiere di Tabbalah, vicino all’ingresso del quartiere di Douweila. Fu costruita nel 1990. È un monastero che comprende una chiesa, una scuola e diverse sale per gli ospiti, con stanze per pellegrini e studenti.Secondo le informazioni di fonti locali raccolti dall’Agenzia Fides, l’assalto è iniziato con numerosi colpi sparati dall’esterno della chiesa. Poi almeno due kamikaze che indossavano cinture esplosive sono entrati dentro la chiesa dall’ingresso posteriore rispetto all’altare, e hanno fatto strage usando gli esplosivi.La testimonianza di Laure al NasrNelle reti sociali viene diffuso il video con il racconto della testimone oculare Laure al Nasr: suo marito Geryes el Bechara, membro della Direzione Generale dell’Autorità Pubblica per i Trasporti Stradali, insieme ad uno dei fratelli presenti alla messa, Botros el Bechara, ha tentato di fermare l’assalitore. “Gli spari” racconta Laura nella sua testimonianza, traumatizzata dal dolore “hanno dapprima colpito le finestre della chiesa, così la gente si è messa paura e ha si è raccolta intorno all’altare. Quando l’attentatore ha fatto irruzione nella chiesa – prosegue la testimone – “Geryes e Botros hanno provato a fermarlo: uno colpendolo al braccio per fargli cadere di mano una granata, che non è esplosa, l’altro provando a trascinarlo fuori dalla chiesa”. In quel momento, il terrorista kamikaze ha azionato la cintura esplosiva, e si è fatto saltare in aria. “Ho visto dilaniarsi i corpi di mio marito e di mio cognato, uno accanto all’altro. Hanno provato a salvare tutti noi, sono martiri per la nostra Chiesa”. Nella strage sono morti altri membri della stessa famiglia: la sorella Myriam, i cugini Giulia, Sleman e Nabil. Sono gravemente feriti una nipote e un terzo fratello di Geryes e Botros, il notaio Elias el Bechara.Secondo voci non confermate, i kamikaze potevano essere di origine pakistana, e un attentatore sarebbe fuggito dopo la strage.Ad ora si parla di un bilancio provvisorio che ammonta a 22 morti e 53 feriti. “Continuiamo a raccogliere i resti e i corpi dei nostri martiri”, si legge nel comunicato diffuso dal Patriarcato.Le reazioni del governoLa professoressa Hind Aboud Kabawat (vedi Fides 12/2/2025), ministro del Lavoro e degli Affari sociali, unico ministro cristiano nella compagine governativa guidata da Ahmad al Sharaa, si è recata sul luogo dell’attentato per esprimere la vicinanza del governo siriano alla comunità colpita dalla strage. Le autorità governative hanno condannato l’attentato, attribuendolo a soggetti legati a Daesh, il cosiddetto “Stato Islamico”. “Questo atto criminale che prende di mira membri della comunità cristiana è un disperato tentativo di minare l’unità nazionale e destabilizzare il Paese, nonché una risposta dei residui del terrorismo ai continui successi dello Stato e della leadership siriana”, di legge nelle dichiarazioni diffuse dalle autorità governative.Lo stesso Presidente Ahmad al Sharaa, col nome di Abu Muhammad Jolani, ha guidato per anni Hayat Tahrir al Sham, la formazione di ascendenza jihadista che ha esercitato un ruolo di primo piano in seno alla galassia di gruppi armati schierati nella lotta contro il regime degli Assad, crollato di schianto lo scorso dicembre.Il portavoce del Ministero dell’Interno, Noureddine Al-Baba ha annunciato che “tutte le persone coinvolte in questo atto criminale saranno ritenuti responsabili e lavoreremo per restaurare la chiesa e riportarla al suo antico splendore.”La vicinanza dell’intera popolazione alla comunità ecclesiale colpita dalla strage si è espressa anche attraverso la raccolta di donazioni di sangue negli ospedali dove sono ricoverati i feriti. Mentre sugli account social di marca jihadista si inneggia alla strage e compaiono messaggi intimidatori rivolti ai cristiani di altre città siriane. Espressioni formali di solidarietà con le comunità cristiane siriane sono giunte da capi di altre comunità religiose, mentre diversi ministri si sono recati negli ospedali per visitare i feriti e i loro familiari.Nella parte finale del messaggio, diffuso dal Patriarcato greco ortodosso di Antiochia, le autorità che detengono il potere in Siria vengono richiamate a assumersi la piena responsabilità per garantire la protezione dei Luoghi sacri e di tutti i cittadini”. In un momento in cui, ora più che mai l’intero Medio Oriente appare preda di “forze disumane che sembrano voler accelerare la fine del mondo” (Papa Francesco). (Agenzia Fides 23/6/2025)
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ASIA/COREA DEL SUD – Preghiera per la pace e la riconciliazione in Corea di fronte a una “guerra civile emotiva”

Source: The Holy See in Italian

Archdiocese of Seoul

Seoul (Agenzia Fides) – “Camminiamo insieme nel pellegrinaggio verso la pace con speranza imperitura”, ha detto il  Vescovo Simon Kim Joo-young, vescovo di Chuncheon   e  presidente del Comitato per la riconciliazione, in seno alla Conferenza episcopale della Corea del Sud,  celebrando una messa in vista della “Giornata di preghiera per la riconciliazione e l’unità”, fissata per il 25 giugno. La speciale Giornata è stata istituita dai Vescovi coreani nel 1965 per commemorare l’inizio della guerra di Corea (1950-1953) e pregare per la pace.  Nel 2025 si ricorda anche l’80° anniversario della liberazione della Corea dal dominio coloniale giapponese (1945).In tutte le diocesi coreane, a partire dal 17 giugno, si stanno celebrando novene, messe e veglie di preghiera in preparazione alla giornata, che vede i cattolici coreani riuniti  nella invocazione comune di pace e riconciliazione con i fratelli in Corea del Nord.  Il Vescovo Kim Joo-young ha rimarcato che in Corea del Sud si vive “un tempo tra crisi e opportunità”. Da un lato, c’è la crisi nei rapporti bilaterali Nord-Sud. Mentre, nei mesi scorsi, episodi spiacevoli come quelli di lancio di droni, volantini e palloncini pieni di spazzatura, scambiati tra Nord e Sud, hanno  fatto aumentare ostilità e risentimento reciproco, nella società coreana “la gente si ritrova in un palude di sfiducia e conflitto”, ha detto. “Questa situazione – ha spiegato –  è il risultato di conflitti ideologici che si sono accumulati in un lungo periodo di divisione”, che sarebbe appropriato definire una “guerra civile emotiva”.Pensando alle opportunità, il Vescovo ha poi chiesto a tutti di fermarsi e ricordare “quanti in passato hanno cercato di percorrere la via della pace e della riconciliazione” e si sono uniti spiritualmente nella “Giornata di preghiera per la riconciliazione e l’unità”, suggerendo l’uso della parola “speranza” come termine-chiave per “allontanare l’ombra lasciata dalla divisione della penisola coreana”. Il Vescovo ha menzionato il tempo del Giubileo, ricordando  che il tema dell’Anno santo è “Pellegrini della speranza”, e ha sottolineato che il primo passo per superare tutti i conflitti è “non perdere la speranza”. “Dopo 80 anni di divisione nella penisola coreana, bisogna superare i conflitti con la fede nella risurrezione di Cristo”, ha esortato. Nella Novena in corso nelle comunità cattoliche coreane, ogni giorno è stato dedicato a un’intenzione speciale di preghiera mentre il 25 giugno ogni  diocesi celebrerà l’Eucarestia  con la partecipazione di preti, consacrati e fedeli.In vista della Giornata, inoltre, il  Comitato per la riconciliazione in seno alla Conferenza Episcopale di Corea ha tenuto un simposio sul tema dell’educazione alla pace: questa, si è detto,  inizia  con una riflessione sulla violenza profondamente radicata in se stessi.  “Dobbiamo tutti sperare di poter eliminare la divisione e il conflitto, il pregiudizio e l’ostinazione tra il Sud e il Nord, e che si apra una nuova via verso la pace e l’armonia”, ha detto mons. Mathias Lee Yong-hoon, Vescovo di Suwon e presidente della Conferenza episcopale di Corea, intervento al simposio. Il Vescovo Kim Joo-young, presidente del Comitato per la riconciliazione  ha ribadito che “superare il conflitto attraverso il dialogo, l’ascolto e la cooperazione è sempre un compito  del nostro popolo”.Nelle scorse settimane, l’auspicio di riattivare i canali di dialogo tra Nord e Sud Corea lo ha  espresso  la Conferenza coreana delle religioni per la pace (Korean Conference of Religion for Peace), che include sette principali comunità religiose presenti in Corea, tra cui la Chiesa cattolica. La  Conferenza ha organizzato di recente  il “Pellegrinaggio per la vita e la pace nella zona demilitarizzata”, la fascia di terra che divide Corea del Nord e Corea del Sud.Concludendo un cammino di 385 chilometri, i  pellegrini, hanno lanciato  un appello per la pace: “Sono passati 80 anni dalla liberazione, e 80 anni da quando il popolo di questa terra, liberato dalle catene del dominio coloniale, ha lavorato duramente per creare un paese dove poter vivere in pace e sicurezza”, hanno scritto.  “Abbiamo camminato disarmati attraverso la zona demilitarizzata – recita l’appello –  dove il fragore delle alle armi non si ferma mai, e abbiamo pregato. Ci siamo riuniti in un unico luogo per parlare di pace, cantare per la pace e creare la pace”. E continua: “Solo attraverso il dialogo e la cooperazione, e solo attraverso gli sforzi per rispettarsi e vivere insieme, possiamo proteggere la vita e la sicurezza di tutti i cittadini della penisola coreana. Se concentriamo sul dialogo e sulla negoziazione le risorse dedicate all’acquisto di armi , tutti i cittadini della penisola coreana potranno vivere vite più sicure e pacifiche”.(PA) (Agenzia Fides 23/6/2025)
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AFRICA/KENYA – “Prevalga il dialogo”: appello degli Arcivescovi di Nyeri e di Nairobi per la marcia in ricordo delle vittime dell’anno scorso

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Nairobi (Agenzia Fides) – Prevalga il dialogo tra il governo e i giovani. È l’appello lanciato da in previsione della marcia in ricordo delle persone uccise lo scorso anno nel corso delle dimostrazioni di protesta contro la legge finanziaria (vedi Fides 21, 25 e 26 giugno 2024)). La marcia è prevista il 25 giugno.Ieri domenica 22 giugno, rivolgendosi insieme ai mezzi di comunicazione Mons. Anthony Muheria Arcivescovo di Nyeri e Vice Presidente della Kenya Conference of Catholic Bishops (KCCB), e il suo omologo di Nairobi, l’Arcivescovo Philip Arnold Subira Anyolo hanno invitato il Presidente William Ruto ad ascoltare i giovani del Paese.”A poco più di 60 ore dall’inizio della marcia, il nostro appello più forte è quello di salvaguardare la vita umana”, ha detto l’arcivescovo Muheria. “Non importa quali siano i vostri obiettivi: l’obiettivo più urgente è proteggere la vita, migliorare la vita dei poveri e ascoltarci a vicenda”.Mons. Anyolo ha aggiunto; “Non abbiamo alcun diritto, in nessun momento, di togliere la vita a un altro. Come cattolici, crediamo che la vita inizi al concepimento, e questa convinzione ci spinge a prenderci cura anche delle madri che piangono i figli uccisi nei disordini”.I due Arcivescovi hanno rivolto pure un messaggio ai giovani, esortandoli ad attenuare le posizioni intransigenti e a impegnarsi in modo costruttivo nella costruzione della nazione, mettendo al contempo in guardia i leader politici dalla retorica incendiaria che alimenta divisione e violenza.Rivolgendosi ai giovani Mons. Muheria ha chiesto loro “uno spirito di unità”, al fine di “camminare insieme e trovare soluzioni mentre piangiamo coloro che sono morti”.”I leader politici devono evitare discorsi che infiammino gli animi”, ha aggiunto Mons. Anyolo. “Come ci ricorda il nostro inno nazionale, dobbiamo parlare tra di noi per vivere insieme come un’unica nazione”.I due prelati hanno esortato il governo a dare priorità alla giustizia per coloro che hanno perso la vita durante le proteste dello scorso anno e per coloro che si stanno ancora riprendendo dalle ferite riportate negli scontri con le forze dell’ordine, che hanno provocato almeno 60 morti.Nei giorni scorsi vi sono stati scontri durante le dimostrazioni per chiedere la verità sulla morte in una cella di sicurezza del blogger Albert Ojwang (vedi Fides 12 e 17 giugno 2025). (L.M.) (Agenzia Fides 23/6/2025)
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ASIA/CINA – Una preziosa indagine su cura della salute e assistenza sanitaria di di Vescovi, suore e sacerdoti cinesi

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xinde.org
Controlli sanitari per i sacerdoti e suore

di Marta Zhao Roma (Agenzia Fides) – Il 10 giugno 2025 don Pietro Li Yu, della diocesi di Qiqihar, della provincia cinese di Heilongjiang, è morto all’età di 56 anni. Il 3 maggio 2025 don Giuseppe Xu Cheng, della diocesi di Pingliang, nella provincia di Gansu, è morto per una malattia improvvisa all’età di 56 anni; il 21 aprile, giorno della morte di Papa Francesco, nella diocesi di Baoding (provincia di Hebei) il sacerdote 55enne Giovanni Yang Guanglin era deceduto per insufficienza respiratoria. Due giorni dopo, don Andrea Yu Zhaoming, dell’arcidiocesi di Xi’an, era morto per emorragia cerebrale all’età di 61 anni. Mentre il 4 giugno suor Maria Deng Xiuying, della Congregazione della Madre del Signore della diocesi di Yongnian (Handan) della provincia di Hebei era morta per malattia all’età di 60 anni.Sono solo alcuni dei nomi di sacerdoti e suore morti prematuramente nella prima metà del 2025.L’accurata documentazione raccolta e pubblicata da xinde.org – la principale piattaforma cattolica d’informazione ecclesiale, animata dal sacerdote John Baptist Zhang – consente di acquisire una visione generale sullo stato di salute e le condizioni fisiche di Vescovi, sacerdoti e religiose cinesi negli ultimi 35 anni, dal 1990 al 2025. I dati esposti nell’inchiesta fanno emergere un quadro problematico, e richiamano l’urgenza di interventi diretti per garantire adeguata assistenza sanitaria a sacerdoti e religiose della Cina continentale.  Nell’arco del tempo preso in considerazione, ben 115 sacerdoti con età inferiore ai 65 anni sono morti per malattia o incidenti stradali, molti dei quali verificatisi mentre le persone prematuramente scomparse stavano compiendo spostamenti per adempiere ai propri impegni pastorali.Dietro i freddi numeri ci sono storie di giovani stroncati da malattia o disgrazia improvvisa mentre erano nel fiore di una vita offerta all’opera apostolica della Chiesa. Vicende come quella di don Song Fusheng, della diocesi di Yulin, nella provincia di Shaanxi, morto nel sonno a 33 anni dopo soltanto un anno e 9 mesi di sacerdozio; o quella di don Zhua Jiahuai, della diocesi di Lanzhou (provincia di Gansu), morto a 31 anni con un anno e 8 mesi di sacerdozio; mentre don Li Xiufeng, della diocesi di Baoding, è deceduto a 37 anni solo 49 giorni dopo l’ordinazione sacerdotale. Gli ultimi due sacerdoti sono morti nello stesso incidente stradale, mentre erano in viaggio su strade rischiose per raggiungere comunità lontane nell’esercizio del loro ministero sacerdotale. E non si può dimenticare Pietro Wu Junwei, amato Vescovo della Prefettura Apostolica di Xinjiang/Yuncheng, nella provincia cinese di Shanxi, deceduto il 10 maggio 2022 all’età di 59 anni a causa di un infarto.Le cause principali delle morti premature di sacerdoti e suore cinesi sono infarti, emorragie cerebrali, ictus, patologie oncologiche. Nelle aree rurali, aumentano i rischi connessi alla necessità di percorrere lunghi tratti di strada in auto  a motivo della propria missione ecclesiale. Come ha raccontato don Ambrogio Ding Yaohua (51 anni), di etnia tibetana, “spesso mi spostavo da una parrocchia all’altra per celebrare la messa. A volte ci vuole una giornata di viaggio senza arrivare, dovendosi fermare a metà strada, e in molti casi capita di dormire all’aperto. Anche quando magari si riesce a vedere il villaggio di destinazione dall’altra parte del fiume, la deviazione per attraversare il corso d’acqua può richiedere quasi una giornata intera. In diverse occasioni, quando avevo fretta, perché ero stato chiamato a amministrare l’estrema unzione a persone in fin di vita, sono caduto in torrenti o in fosse a strapiombo, e solo per la protezione del Signore sono sopravvissuto”.Simili rischi sono connessi spesso a un lavoro pastorale portato avanti nel silenzio e con discrezione, in letizia e senza lamentarsi.Mentre si vanno estinguendo le generazioni di anziani sacerdoti e suore nati prima del 1949, la porzione attualmente più consistente del clero e delle religiose della Chiesa cattolica in Cina inizierà a entrare nell’età di invecchiamento nel prossimo futuro. Anche se nella fede può essere abbracciata e consolata pure la sofferenza per la dipartita di persone care, il decesso di sacerdoti e suore viene comunque vissuto come una grande perdita nelle rispettive comunità ecclesiali di appartenenza, soprattutto quando ciò avviene a causa di una malattia o di un incidente.Nella Chiesa Cattolica in Cina si presta crescente attenzione alle problematiche connesse alla salute dei sacerdoti e delle suore.La cosiddetta Conferenza dei Vescovi cinesi e l’Associazione patriottica dei cattolici cinesi hanno emesso un “Avviso riguardante la cura della salute e i check-up medici per i sacerdoti, le suore e i laici che lavorano nelle istituzioni”, inviato a tutte le diocesi del Paese il 4 dicembre 2020. L’avviso dispone che le diocesi avviino o migliorino il sistema di controlli sanitari per i sacerdoti e suore, programmando controlli sanitari regolari ogni anno, e garantiscano risorse umane, finanziarie e materiali in modo da trasformare il trattamento medico passivo in assistenza sanitaria attiva. Tutto questo mira a garantire una diagnosi precoce delle patologie, il trattamento tempestivo delle malattie e la diffusione di una “educazione alla salute” volta alla prevenzione di malanni.In realtà, nelle diocesi dotate di maggiori risorse economiche i sistemi di monitoraggio sanitario rivolti a suore e sacerdoti sono diventati prassi consolidata. Nella diocesi di Haimen da 14 anni suore sacerdoti e collaboratori laici si sottopongono a controlli medici biennali. L’assistenza sanitaria per operatori ecclesiali è buona nelle grandi città come Guangzhou, Pechino, Shanghai. Spesso i controlli medici sono abbinati ai ritiri spirituali annuali. Secondo il vescovo di Suzhou, Giuseppe Xu Honggen, “dal 2006, per garantire l’assistenza medica al clero e alle suore della diocesi di Suzhou e la loro previdenza sociale, sanitaria e pensionistica, vengono messe in bilancio spese sostenute in parte dalla diocesi e in parte dalle finanze municipali e della contea locale”.Secondo Giuseppe Gan Junqiu, Vescovo della diocesi di Guangzhou, capoluogo della provincia di Guangdong, “La salute e l’assistenza sanitaria del personale della Chiesa sono un prerequisito fondamentale per lo sviluppo della Chiesa. Effettuare visite mediche aiuta a verificare adeguatamente le condizioni di salute di sacerdoti e suore, a migliorare ulteriormente il loro senso di appartenenza e di coesione e a garantire che possano dedicarsi all’annuncio del Vangelo in buone condizioni fisiche, con energia e uno stato d’animo sereno, per dare il loro contributo alla missione della Chiesa come sale della terra e luce del mondo”.La questione della salute di sacerdoti e suore implica anche le prassi connesse all’opera pastorale. Secondo l’inchiesta curata da xinde.org, tra le cause dei problemi di salute di suore e sacerdoti figurano anche il super-lavoro pastorale, ritmi di vita e diete irregolari, stress psicologico e mancanza di esercizio fisico. Comportamenti che si possono correggere se nell’affidarsi al Signore, si coglie l’importanza di curare la propria salute per servire meglio la missione della Chiesa, diminuendo anche prrassi accentratrici e lasciando spazio al coinvolgimento di laici e laiche nell’opera pasturale, con autentico spirito sinodale. (Agenzia Fides 23/6/2025)
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