AMERICA/CILE – Curacautín, incendio doloso nella notte: nuovamente distrutta la cappella di San Francesco

Source: The Holy See in Italian

lunedì, 16 giugno 2025

Diocesi Temuco

Santiago del Cile (Agenzia Fides) – “Con profondo dolore”, la Diocesi di Temuco si stringe alla comunità cattolica di Curacautín, dove “un altro incendio doloso ha devastato una la cappella di San Francisco, nella cittadina di Radalco”. Quello avvenuto nei giorni scorsi, in piena notte, è il secondo attacco alla cappella della parrocchia di San Pedro de Curacautín: già nel 2023, infatti, la struttura era stata distrutta. Subito ricostruita, ora di quel luogo di preghiera non resta che cenere.Di fronte a questo nuovo atto di violenza, si legge in una nota diffusa dalla Diocesi, il vescovo Jorge Concha Cayuqueo, ha espresso la sua vicinanza invitando tutti i credenti a unirsi in preghiera per la pace: “L’incendio nella cappella di San Francisco è un grave danno alla vita della comunità cristiana e alla gente del luogo. Per i cattolici è un luogo di culto ma ha sempre prestato assistenza all’intera comunità, indipendentemente dal credo religioso”.”Questa è una comunità molto laboriosa che si era unita nei mesi scorsi per ricostruire la sua cappella. Oggi, ancora una volta, ne subisce la perdita totale. Ma confidiamo nella fede”, le parole del parroco di Curacautín, padre Víctor Núñez.L’area di Temuco è al centro del cosiddetto “conflitto Mapuche”, dove a scontrarsi sono, per l’appunto, le comunità Mapuche e lo Stato cileno. All’origine del conflitto questioni legate alla terra, all’autonomia e alla cultura indigena. Ed è proprio con un appello alla pace che termina il comunicato diffuso dalla Diocesi: “Alziamo la nostra voce per respingere ogni atto di violenza che minacci gli spazi di fede, incontro e preghiera. Invitiamo l’intera comunità diocesana e tutte le persone di buona volontà a unirsi in preghiera per i nostri fratelli e sorelle di Radalco, per la pace nell’Araucanía e per il rispetto reciproco che ci permette di vivere insieme in fraternità. Che San Francesco d’Assisi, patrono di questa cappella, interceda per la sua comunità e ci ispiri con il suo spirito di pace, riconciliazione e amore per tutto il creato”. (Agenzia Fides 16/6/2025)

Diocesi Temuco

Diocesi Temuco

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AFRICA/SUDAN – Ucciso da una scheggia di un proiettile di artiglieria il parroco di El Fasher, città assediata

Source: The Holy See in Italian

Khartoum (Agenzia Fides) – È stato ucciso da un proiettile vagante don Luka Jomo, parroco nella città assediata di El Fasher, in Sudan. Lo ha reso noto in un comunicato la diocesi di El Obeid del 13 giugno. “Cari padri, sorelle e fedeli tutti. È con grande dolore che vi scrivo per informarvi del ritorno alla Casa del Padre di don Luka Jomo questa mattina (13 giugno) alle 3 del mattino a El Fasher. La causa della morte è una scheggia che ha ucciso lui e altri due giovani. Uniamoci in preghiera e chiediamo a Dio Padre che le loro anime riposino in pace”.El Fasher, la capitale del Nord Darfur, considerata l’ultimo ridotto delle forze armate sudanesi (Sudan Armed Forces SAF) nella regione, controllata quasi interamente dalle rivali Forze di Supporto Rapido (RSF) del generale Mohamed Hamdan “Hemedti” Dagalo che bombardano di continuo la città. Don Jomo è rimasto quindi vittima di questi bombardamenti, non è stato colpito in quanto vittima designata di un omicidio mirato.Dopo l’Angelus di domenica 15 giugno, Papa Leone XIV ha rivolto il suo pensiero “alla Repubblica del Sudan, da oltre due anni devastata dalle violenze”. Mi è giunta la triste notizia della morte del Rev.do Luke Jumu, parroco di El Fasher, vittima di un bombardamento” ha poi aggiunto il Pontefice. “Mentre assicuro le mie preghiere per lui e per tutte le vittime, rinnovo l’appello ai combattenti affinché si fermino, proteggano i civili e intraprendano un dialogo per la pace. Esorto la comunità internazionale a intensificare gli sforzi per fornire almeno l’assistenza essenziale alla popolazione, duramente colpita dalla grave crisi umanitaria.”I due anni di guerra civile sudanese scoppiata il aprile 2023 hanno provocato decine di migliaia di morti, 14 milioni di sfollati interni e più di tre milioni e mezzo di rifugiati nei Paesi limitrofi. (L.M.) (Agenzia Fides 16/6/2025)
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Interventi parlamentari della sessione di giugno 2025 del Gran Consiglio

Source: Switzerland – Canton Government of Grisons in Italian

Gli interventi parlamentari presentati nella sessione di giugno 2025 sono disponibili da subito in internet.

Persona di riferimento:

Patrick Barandun, capo della Segreteria del Gran Consiglio, Cancelleria dello Stato, tel. +41 81 257 22 32, e‑mail Patrick.Barandun@staka.gr.ch

Organo competente: Cancelleria dello Stato / Segreteria del Gran Consiglio

AFRICA/SUDAN – Ucciso da un proiettile vagante il parroco di El Fasher, città assediata

Source: The Holy See in Italian

Khartoum (Agenzia Fides) – È stato ucciso da un proiettile vagante di don Luka Jomo, parroco nella città assediata di El Fasher, in Sudan. Lo ha reso noto in comunicato la diocesi di El Obeid del 13 giugno. “Cari padri, sorelle e fedeli tutti. È con grande dolore che vi scrivo per informarvi del ritorno alla Casa del Padre di don Luka Jomo questa mattina (13 giugno) alle 3 del mattino a El Fasher. La causa della morte è un proiettile vagante che ha ucciso lui e altri due giovani. Uniamoci in preghiera e chiediamo a Dio Padre che le loro anime riposino in pace”.El Fasher, la capitale del Nord Darfur, considerata l’ultimo ridotto delle forze armate sudanesi (Sudan Armed Forces SAF) nella regione, controllata quasi interamente dalle rivali Forze di Supporto Rapido (RSF) del generale Mohamed Hamdan “Hemedti” Dagalo che bombardano di continuo la città. Don Jomo è rimasto quindi vittima di questi bombardamenti, non è stato colpito in quanto vittima designata di un omicidio mirato.Dopo l’Angelus di domenica 15 giugno, Papa Leone XIV ha rivolto il suo pensiero “alla Repubblica del Sudan, da oltre due anni devastata dalle violenze”. Mi è giunta la triste notizia della morte del Rev.do Luke Jumu, parroco di El Fasher, vittima di un bombardamento” ha poi aggiunto il Pontefice. “Mentre assicuro le mie preghiere per lui e per tutte le vittime, rinnovo l’appello ai combattenti affinché si fermino, proteggano i civili e intraprendano un dialogo per la pace. Esorto la comunità internazionale a intensificare gli sforzi per fornire almeno l’assistenza essenziale alla popolazione, duramente colpita dalla grave crisi umanitaria.”I tre anni di guerra civile sudanese scoppiata il aprile 2023 hanno provocato decine di migliaia di morti, 14 milioni di sfollati interni e più di tre milioni e mezzo di rifugiati nei Paesi limitrofi. (L.M.) (Agenzia Fides 16/6/2025)
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AMERICA/NICARAGUA – La “Presidente della pace”, Violeta Chamorro, muore in esilio

Source: The Holy See in Italian

lunedì, 16 giugno 2025

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Managua (Agenzia Fides) – Ha segnato la storia del suo Paese come simbolo di democrazia. Violeta Barrios de Chamorro è stata la donna che sconfisse Ortega in Nicaragua e la prima donna eletta Presidente nelle Americhe il 25 aprile 1990.”Il mio affettuoso ricordo, la mia gratitudine e le mie preghiere per Doña Violeta. Una donna di integrità, coraggio e fede. Ora vive eternamente nel cuore di Dio, in cui credeva e che amava. Le mie condoglianze ai suoi figli e a tutta la sua famiglia in questo momento di dolore. Grazie, Doña Violeta!” E’ quanto scrive il vescovo ausiliare di Managua Silvio José Báez, anche lui in esilio tra Roma, Madrid e Miami (vedi Agenzia Fides 22/06/2020).Entrò al governo di un Paese devastato dalla guerra e diviso tra sandinisti e opposizione. Quell’anno, il Nicaragua registrò oltre 50.000 morti a causa della guerra tra i Contras e l’esercito, oltre a una pesante bancarotta economica. “Doña Violeta” governò dal 1990 al 1997.Nota in America Centrale come la “presidente della pace”, è morta sabato 14 giugno 2025, in esilio a San José, in Costa Rica, lasciando un segno e una luce che rifletteranno per sempre la democrazia in Nicaragua.(AP) (Agenzia Fides 16/6/2025)
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Sottoposto alla Confederazione il programma d’agglomerato di Coira

Source: Switzerland – Canton Government of Grisons in Italian

Il nuovo programma d’agglomerato di Coira è pronto. Il Governo grigionese, le regioni interessate Landquart, Plessur e Imboden nonché i comuni lo hanno approvato a destinazione della Confederazione. Quest’ultima esaminerà ora il programma e, in caso di approvazione, parteciperà finanziariamente alle misure per una mobilità orientata al futuro.

Da Maienfeld, passando per Coira fino a Rhäzüns: la pianificazione sovracomunale all’interno dei fitti agglomerati rappresenta una sfida. Uno strumento importante è costituito dal programma d’agglomerato (PA), il quale mira a uno sviluppo coordinato oltre i confini comunali.

Da due anni l’Ufficio per lo sviluppo del territorio sta elaborando il nuovo programma d’agglomerato di quinta generazione. Tale programma d’agglomerato si basa su quello precedente. Ad esempio, prevede tuttora di ottimizzare le stazioni come poli di interscambio, di dare a ulteriori tratti stradali una forma compatibile con gli insediamenti e di potenziare ulteriormente le infrastrutture per il traffico ciclistico. La pista ciclabile regionale tra Rhäzüns e Maienfeld verrà ampliata su ulteriori tratti e inoltre integrata con assi ciclabili all’interno degli abitati. A Landquart gli hotspot a lungo termine dello sviluppo centripeto saranno concretizzati in pianificazioni di prova. Nel PA ci sono anche elementi nuovi, come riflessioni più dettagliate sul traffico pedonale, ad esempio con una rete di percorsi ininterrotti nei quartieri a Coira, nonché una maggiore considerazione degli spazi liberi e delle zone verdi negli insediamenti.

Programma fondato su ampie basi
Le regioni Imboden, Plessur e Landquart, i loro comuni nonché diversi servizi specializzati del Cantone hanno costantemente contribuito all’elaborazione del programma. La sostenibilità nei comuni è importante, dato che la maggior parte delle 90 misure complessive sarà attuata sotto la loro responsabilità. Il Cantone li sostiene approvando pianificazioni, partecipando al finanziamento nonché fungendo da ufficio di riferimento nei confronti della Confederazione. Il PA approvato chiarisce anche le competenze per l’attuazione delle singole misure.

La popolazione ha potuto esprimersi in merito alla bozza di programma d’agglomerato dal 10 gennaio all’8 febbraio 2025. Durante questa esposizione pubblica sono pervenute 57 prese di posizione. Per quanto possibile, i riscontri risultati da questa partecipazione sono stati inseriti nel PA5 ora approvato. Altre richieste sono state rilevate quali suggerimenti per un successivo programma di sesta generazione. I servizi competenti di Cantone e comuni esamineranno i suggerimenti concreti relativi a singole misure in vista della prossima fase di approfondimento e progettazione a livello di misure.

Prossimo passo: esame da parte della Confederazione
Il programma d’agglomerato crea i presupposti per chiedere alla Confederazione un cofinanziamento delle misure volte a migliorare le infrastrutture di trasporto. I costi delle misure inerenti il traffico del programma d’agglomerato ammontano in totale a circa 134 milioni di franchi. Il contributo massimo possibile della Confederazione a questi costi ammonta al 50 per cento. Con l’inoltro del programma inizia dunque il processo di esame presso la Confederazione. L’approvazione da parte del Parlamento federale del decreto relativo al finanziamento concernente tutti i PA di quinta generazione è prevista per la fine del 2027.

Links:

Persona di riferimento:

Boris Spycher, capoprogetto, Ufficio per lo sviluppo del territorio, tel. +41 81 257 23 06 (raggiungibile tra le ore 10:00 e le ore 11:00), e‑mail Boris.Spycher@are.gr.ch

Organo competente: Governo

Incontro con il Primo Ministro del Regno Unito, Keir Starmer

Source: Government of Italy

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato oggi, alla vigilia del Vertice G7 di Kananaskis, il Primo Ministro del Regno Unito, Keir Starmer.

L’incontro ha permesso una discussione approfondita sui più pressanti temi dell’agenda internazionale, a partire dalla situazione in Medio Oriente e dal conflitto in Ucraina.

Nel corso dei colloqui è, inoltre, proseguito lo stretto coordinamento sia sull’agenda del G7 sia in vista del Vertice della NATO dell’Aja, riscontrando una piena convergenza di vedute. 

Infine, i due Leader hanno passato in rassegna le principali piste di collaborazione bilaterale soprattutto nell’ambito dell’energia, della promozione degli investimenti e della sicurezza e della difesa, con particolare riferimento al programma strategico Global Combat Air Programme (GCAP), nonché la sempre più proficua cooperazione nel contrasto alla migrazione irregolare e alla lotta alla tratta degli esseri umani.

Incontro con il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, Friedrich Merz

Source: Government of Italy

15 Giugno 2025

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato oggi, alla vigilia del Vertice G7 di Kananaskis, il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, Friedrich Merz.

A breve distanza dal loro recente colloquio a Palazzo Chigi, l’incontro ha permesso di confermare la comune volontà di riunire a Roma, a inizio 2026, una nuova edizione del Vertice intergovernativo tra Italia e Germania e di mantenere uno stretto coordinamento sui principali temi dell’agenda UE, come il contrasto alle migrazioni irregolari e la competitività.

Il colloquio ha, infine, consentito uno scambio di vedute sui più recenti sviluppi in Medio Oriente e sulla guerra in Ucraina, nel quadro delle relazioni transatlantiche e in vista del prossimo Vertice NATO dell’Aja.

OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA – Sarà proclamato santo Peter To Rot, il “ragazzo della missione”

Source: The Holy See in Italian

domenica, 15 giugno 2025

di Javier TraperoPort Moresby (Agenzia Fides) – Il beato martire Peter To Rot sarà canonizzato il 19 ottobre 2025. La sua santità è fiorita nell’alveo di una stretta collaborazione tra sacerdoti e laici nell’opera missionaria, in particolare quella condotta dai Missionari del Sacro Cuore (MSC).«Lui, il “ragazzo della missione”, era molto malato ed è morto». Così diceva ironicamente il poliziotto To Metapa quando andò a verificare con i propri occhi che Peter To Rot era deceduto. Poco prima, il medico della prigione dove era detenuto gli aveva iniettato una presunta medicina e gli aveva dato da bere uno sciroppo per, a quanto dicevano, curargli il raffreddore. L’assunzione di queste sostanze gli provocò dei conati di vomito che il medico stesso gli impedì di espellere, tappandogli la bocca.Così fu il martirio di questo “ragazzo della missione”. Quello di una persona totalmente assorbita nell’opera missionaria. Il martirio di un catechista nativo papuano che imparò ad amare Gesù insieme ai Missionari del Sacro Cuore.Peter To Rot nacque a Rakanui, un villaggio dell’isola di Nuova Britannia, in Papua Nuova Guinea, nel 1912. Ma la storia della sua santità si può dire che iniziò 14 anni prima, con il battesimo dei suoi genitori. Questo fatto fu estremamente importante per l’evangelizzazione di quella zona del Pacifico.Suo padre, Angelo To Puia, era il capo della sua comunità. Fu uno dei primi ad essere battezzato nella missione, insieme a sua moglie, Maria Ia Tumul. Il fatto che un’autorità tra i nativi ricevesse questo sacramento cristiano significava l’accettazione degli insegnamenti di Gesù e, cosa molto importante, anche la rinuncia a pratiche di stregoneria e cannibalismo molto presenti nella cultura di quelle persone, così come ad altre pratiche contrarie al Vangelo.La sorella di Peter To Rot parlò così della sua famiglia quando fu interrogata durante il processo di beatificazione: «Mio padre era uno dei capi del clan. Si è sempre preso cura dei suoi figli, preoccupandosi della nostra educazione, dei consigli che ricevevamo e del nostro benessere generale. La nostra famiglia era conosciuta come una famiglia veramente cattolica, e i nostri genitori ci hanno educato secondo quella fede».I genitori di Peter To Rot avevano un rapporto molto stretto con i missionari. Aiutarono a costruire la missione, donarono il terreno per la chiesa, la scuola e la casa dei missionari. Erano una famiglia molto gentile e impegnata nella loro comunità, sempre pronta a dare una mano a chi ne aveva bisogno.P. Joseph Theler, MSC, spiega nella Positio per la beatificazione di Peter To Rot che «Angelo To Puia era un leader ricco e di carattere gentile. Senza dubbio, era la persona più rispettata da tutti nelle zone di Navunaram e Rakunai. Era considerato il protettore degli indigeni».Con questi antecedenti familiari, Peter To Rot mostrò un interesse molto speciale per l’Eucaristia fin da piccolo, offrendosi di aiutare nella messa quotidiana. L’Eucaristia era per lui un pilastro fondamentale nella sua vita di fede. P. Theler racconta anche che «P. Ulrich, MSC, che era stato nominato responsabile della missione nel 1926, voleva dei chierichetti volontari per compilare la lista settimanale, ma allo stesso tempo voleva che fossero responsabili e venissero regolarmente. Ancora una volta, To Rot fu il primo a dare il suo nome. Quando a scuola si chiedeva ai bambini chi di loro avesse recitato le preghiere del mattino e della sera, To Rot alzava sempre la mano per dimostrare di averlo fatto».Tale era il senso di fede di Peter To Rot che padre Carl Laufer, MSC, propose la possibilità che diventasse sacerdote, ma suo padre rispose: «No, padre, non credo che qualcuno della nostra generazione sia pronto per diventare sacerdote. È troppo presto per questo. Forse uno dei miei nipoti o pronipoti avrà questa fortuna. Ma se vuoi che To Rot diventi catechista, mandalo alla Scuola per Catechisti di Taliligap».All’età di 18 anni, Peter To Rot entra nella scuola per catechisti diretta da padre Joseph Lakaff, MSC. Va detto che il concetto di catechista nella missione è quello di una persona molto impegnata nella comunità, una guida, un punto di riferimento per tutti i suoi membri. P. Lakaff lo definiva così: «Il catechista è un vero missionario. È un esploratore, un maestro nei luoghi più remoti, un vigilante. Ammorbidisce il terreno nei campi non arati dove verrà piantato il seme della fede. Mette in guardia dai pericoli e prepara la strada per il trionfo finale della fede. Poiché i catechisti conoscono bene la mentalità della loro gente, i loro stili di vita, le tradizioni, le idee su vari aspetti della vita e la loro lingua, danno al sacerdote che lavora tra un popolo nativo, con il loro aiuto, un chiaro vantaggio rispetto al missionario straniero senza di loro».I catechisti sono persone così coinvolte nell’opera apostolica che, in molte parti del mondo, sono arrivati a dare la vita per continuare la loro missione evangelizzatrice quando i sacerdoti, i missionari o le missionarie sono stati espulsi, incarcerati o uccisi. Questo è il caso anche di Peter To Rot.Nel 1942, nel pieno della Seconda guerra mondiale, l’esercito giapponese invase la Papua Nuova Guinea. In una prima fase furono arrestati tutti i sacerdoti, ma si consentì l’attività pastorale delle missioni. Fu in quel contesto che i catechisti, e in particolare Peter To Rot, giocarono un ruolo decisivo nel mantenere viva la fede nelle comunità.Progressivamente, però, la libertà religiosa venne limitata fino a essere completamente soppressa nel 1944. «Le capanne degli indigeni venivano regolarmente perquisite alla ricerca di libri religiosi, crocifissi, medaglie, immagini sacre, ecc. Possedere qualsiasi documento scritto era pericoloso», scrisse padre Laufer, MSC. Peter To Rot, tuttavia, riuscì a nascondere il registro della missione, insieme ai suoi appunti personali, nel tetto di paglia della scuola. «Ciò che fino a quel momento era stato permesso e praticato in termini di preghiere, funzioni domenicali e istruzione, ora era proibito, almeno esteriormente», aggiunse padre Laufer.Le autorità radunarono i catechisti presso le stazioni di polizia, obbligandoli a cessare ogni attività pastorale. La risposta di Peter To Rot fu determinata: «Hanno portato via i nostri sacerdoti, ma non possono proibirci di essere cattolici e di vivere e morire come tali. Sono il vostro catechista e compirò il mio dovere, anche a costo della vita», racconta ancora padre Laufer. Di nascosto, Peter continuava a uscire di notte per incontrare piccoli gruppi di fedeli, guidando la preghiera, impartendo la catechesi e, quando necessario, amministrando battesimi o benedicendo matrimoni. Assunse pienamente la sua responsabilità di catechista in assenza dei missionari, deciso a non abbandonare la comunità cristiana.Alla persecuzione religiosa si aggiunse il tentativo, da parte delle autorità giapponesi, di ristabilire antiche pratiche quasi scomparse, come la poligamia, nel tentativo di guadagnarsi il favore dei capi locali. Peter To Rot si oppose apertamente, divenendo un fermo difensore del matrimonio cristiano. Questo atteggiamento lo portò a scontrarsi con figure influenti, tra cui poliziotti e giudici che cercavano di sposare donne già maritate. Uno di loro, il poliziotto To Metapa, ordinò il suo arresto. Durante la prigionia, Peter To Rot mantenne una straordinaria serenità. Non si pentì delle proprie azioni, difese con fermezza la sua fedeltà al Vangelo e al ruolo di catechista, fino alla fine. Poche ore prima del suo martirio disse: «Sono in prigione per coloro che infrangono i loro voti matrimoniali e per coloro che non vogliono vedere progredire l’opera di Dio. Questo è tutto. Devo morire. Sono già stato condannato a morte». (Agenzia Fides 15/6/2025)
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VATICANO/UDIENZA GIUBILARE – “Il Vangelo viene da fuori”. Leone XIV ripropone i “tesori” donati alla Chiesa da Ireneo di Lione

Source: The Holy See in Italian

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – L’annuncio del Vangelo raggiunge le persone arrivando «da fuori». È partito dagli Apostoli, dalle terre dell’Asia minore, per raggiungere poi le altre terre, come l’Europa. E il tesoro che annuncia non è un insegnamento religioso o un modello morale, ma Cristo stesso, e la Sua carne. Lo ha ricordato oggi Papa Leone XIV, nella catechesi svolta durante la prima delle sue Udienze Giubilari, riprendendo la serie di Udienze speciali per i pellegrini del Giubileo della Speranza che Papa Francesco aveva iniziato nel mese di gennaio, con l’intento di proporre ogni volta un particolare aspetto della virtù teologale della speranza e una figura spirituale che lo ha testimoniato.«Ci raduna» ha ricordato il Papa «la speranza trasmessa dagli Apostoli fin dal principio. Gli Apostoli hanno visto in Gesù la terra legarsi al cielo: con gli occhi, gli orecchi, le mani hanno accolto il Verbo della vita».Alla moltitudine di migliaia di persone raccolte nella Basilica di San Pietro, Papa Prevost ha riproposto in particolare la figura e la vicenda di Sant’Ireneo di Lione, il grande Vescovo e martire di ione, nato a Smirne, discepolo di San Policarpo, che nel II secolo aiutò tutta la Chiesa nascente a sfuggire al pericolo che la fede cristiana fosse snaturata dalle sue interpretazioni di matrice gnostica.Sperare – ha detto Papa Leone, richiamando l’aspetto della speranza al centro della catechesi odierna – è anche «collegare». Ireneo, nato in Asia Minore, «si formò tra coloro che avevano conosciuto direttamente gli Apostoli. Venne poi in Europa, perché a Lione già si era formata una comunità di cristiani provenienti dalla sua stessa terra» e fa bene ricordare a Roma, in Europa – ha proseguito il Successore di Pietro – che «Il Vangelo è stato portato in questo Continente da fuori», e anche oggi «le comunità di migranti sono presenze che ravvivano la fede nei Paesi che le accolgono».Il Vangelo – ha rimarcato il Vescovo di Roma «viene da fuori. Ireneo collega Oriente e Occidente. Già questo è un segno di speranza, perché ci ricorda come i popoli si continuano ad arricchire a vicenda».Ireneo, però, – ha proseguito il Pontefice – «ha un tesoro ancora più grande da donarci». Davanti alle divisioni dottrinali che incontrò in seno alla comunità cristiana, ai conflitti interni e le persecuzioni esterne – ha evidenziato il Pontefice – il Santo Vescovo di Lione portò «sempre più profondamente l’attenzione a Gesù. Diventò un cantore della sua persona, anzi della sua carne. Riconobbe, infatti, che in Lui ciò che a noi sembra opposto si ricompone in unità».«Gesù» ha proseguito Papa Prevost «non è un muro che separa, ma una porta che ci unisce. Occorre rimanere in lui e distinguere la realtà dalle ideologie».Ireneo richiamò e richiama tutta la Chiesa al fatto che la salvezza non viene da speculazioni teoriche e da cammini di conoscenza, ma dall’umanità di Cristo, e dalla sua carne.«Anche oggi» ha sottolineato Papa Leone « le idee possono impazzire e le parole possono uccidere. La carne, invece, è ciò di cui tutti siamo fatti; è ciò che ci lega alla terra e alle altre creature. La carne di Gesù va accolta e contemplata in ogni fratello e sorella, in ogni creatura. Ascoltiamo il grido della carne, sentiamoci chiamare per nome dal dolore altrui. Il comandamento che abbiamo ricevuto fin da principio è quello di un amore vicendevole. Esso è scritto nella nostra carne, prima che in qualsiasi legge».E «Ireneo, maestro di unità» ha soggiunto il Pontefice «ci insegna a non contrapporre, ma a collegare». Perché «Distinguere è utile, ma dividere mai. Gesù è la vita eterna in mezzo a noi: lui raduna gli opposti e rende possibile la comunione».Dopo la catechesi, e prima dei saluti ai pellegrini di lingua italiana, Papa Leone ha letto un appello riguardante al nuovo conflitto apertosi in Medio Oriente dopo l’attacco di Israele all’Iran. «Si è gravemente deteriorata» ha detti il Papa «la situazione in Iran e Israele, e in un momento così delicato desidero rinnovare con forza un appello alla responsabilità e alla ragione. L’impegno per costruire un mondo più sicuro e libero dalla minaccia nucleare» ha aggiunto il Successore di Pietro «va perseguito attraverso un incontro rispettoso e un dialogo sincero, per edificare una pace duratura, fondata sulla giustizia, sulla fraternità e sul bene comune. Nessuno dovrebbe mai minacciare l’esistenza dell’altro. È dovere di tutti i Paesi sostenere la causa della pace, avviando cammini di riconciliazione e favorendo soluzioni che garantiscano sicurezza e dignità per tutti».(GV) (Agenzia Fides 14/6/2026)
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