Ex Ilva di Taranto, riunione fra Governo e sindacati a Palazzo Chigi

Source: Government of Italy

9 Giugno 2025

Si è svolta oggi a Palazzo Chigi la riunione fra Governo e organizzazioni sindacali sull’ex Ilva di Taranto, presieduta dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Durante l’incontro, il Governo ha confermato il massimo impegno a tutti i livelli per il rilancio della siderurgia e la tutela dell’occupazione. L’Esecutivo ha chiarito, inoltre, che la trattativa per la vendita dell’ex Ilva prosegue con continue interlocuzioni e ha assicurato la copertura finanziaria per il proseguimento delle attività dell’azienda attraverso un decreto legge. Sono state confermate le attuali condizioni per il beneficio della Cig.

Per l’Esecutivo erano presenti il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone. Presente il consigliere per i rapporti con le parti sociali, Stefano Caldoro. Per i sindacati, hanno partecipato i rappresentanti di Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Ugl metalmeccanici, Usb e Federmanager. Presenti i rappresentanti di Invitalia, i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e i commissari straordinari del Gruppo Ilva.

ASIA/TERRA SANTA – Gruppo ecumenico “A Jerusalem Voice for Justice”: SOS per Gaza che muore, tra fame e sfollamenti forzati

Source: The Holy See in Italian

lunedì, 9 giugno 2025

Photo OCHA

Gerusalemme (Agenzia Fides) – Dopo oltre un anno e mezzo di morte e distruzione, «il momento che stiamo vivendo è terrificante». La popolazione di Gaza è « la prima vittima» di una guerra crudele». E anche quelli che denunciano la ferocia delle violenze subite dai palestinesi di Gaza sembrano ora «senza speranza, paralizzati dalla disperazione e incapaci di aiutare. Esausti». Eppure occorra provare ancora a «gettare le reti», come fecero gli Apostoli secondo il Vangelo di Giovanni. Dopo che avevano pescato tutta la notte invano. Lo chiedono i membri del Gruppo ecumenico “A Jerusalem Voice of Justice», in un nuovo appello diffuso in occasione della Solennità di Pentecoste per lanciare come cristiani di Terra Santa ancor una volta l’allarme «per la recente escalation senza precedenti della guerra israeliana a Gaza». E chiedere a tutti di riempirsi «dell’energia della risurrezione e dello Spirito Santo a Pentecoste» per continuare a «lottare per la vita e la libertà dei nostri fratelli e sorelle a Gaza e in ogni altro luogo della Palestina/Israele».Nel messaggio, il gruppo ecumenico di testimoni ripete che «Nelle ultime settimane, la situazione è progressivamente peggiorata: oltre ai quasi 55mila morti e agli oltre 120mila feriti, si stanno verificando scarsità di cibo e carestia (le Nazioni Unite hanno recentemente identificato 10mila nuovi casi di malnutrizione). Ospedali e altre strutture quasi del tutto chiusi». Anche la distribuzione degli aiuti avviene sotto il controllo israeliano, gestita in esclusiva da un’agenzia sostenuta dagli Stati Uniti, la Gaza Humanitarian Foundation (GHF).Il 16 maggio, il direttore esecutivo della GHF, Jake Woods – riporta il documento diffuso da “A Jerusalem Voice of Justice” – «ha dichiarato di rifiutarsi di “partecipare a qualsiasi azione che comporti lo sfollamento forzato della popolazione palestinese». Il 25 maggio 2025, si è dimesso dopo aver chiesto a Israele di consentire l’arrivo degli aiuti attraverso tutti i canali possibili».Il sistema imposto per la distribuzione degli aiuti, con la difficoltà di raggiungere i punti di erogazione e le uccisioni di persone in attesa di ricevere il necessario per sopravvivere – rimarca il gruppo ecumenico – aumenta «la probabilità che il GHF sia una copertura per le operazioni militari israeliane». Le Nazioni Unite e molte ONG internazionali si legge ancora nel documento – «hanno riconosciuto che questa “distribuzione di aiuti” rappresenta un’escalation della guerra. Sanno benissimo che partecipare a tale “distribuzione” significherebbe rendersi complici dell’utilizzo dell’assistenza alimentare come parte di una strategia di guerra, esplicitamente vietata dalle Convenzioni di Ginevra».Il gruppo di riflessione ecumenica “A Jerusalem Voice for Justice”, aggregatosi in maniera spontanea, si è costituito di recente davanti allo nuovo scatenarsi di violenza e terrore in Terra Santa, per condividere e offrire spunti di analisi e discernimento sui fatti e sui processi che toccano e tormentano la vita dei popoli nella terra di Gesù. Della rete fanno parte, tra gli altri, Il Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini Michel Sabbah, il Vescovo luterano Munib Younan, il Vescovo greco ortodosso Attallah Hanna, la coordinatrice del Centro ecumenico Sabeel, Sawsan Bitar, il teologo palestinese John Munayer, il padre gesuita David Neuhaus, padre Frans Bouwen dei Missionari d’Africa. (GV) (Agenzia Fides 9/6/2025)
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ASIA/THAILANDIA – Il Direttore delle POM: la “speranza differente” che attrae le persone a Cristo

Source: The Holy See in Italian

Archdiocese of Bangkok

Bangkok (Agenzia Fides) – “A Pasqua nella città di Bangkok abbiamo avuto 200 battesimi di adulti, 15 di loro erano della mia parrocchia, la chiesa del Rosario a Bangkok. E’ una buona notizia e un segno di speranza: ci dice che il Signore agisce e Cristo attrae le persone a sè nel nostro particolare contesto, una nazione al 90% buddista in cui su 70 milioni di abitanti, i cattolici sono circa 300mla”: è quanto racconta in un colloquio con l’Agenzia Fides don Peter Piyachart Makornkhanp, parroco a Bangkok e Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Thailandia. “Come chiesa siamo una piccola minoranza, fragile, ma siamo forti nella fede. Siamo rispettati nella società, abbiamo buone scuole. Abbiamo un buon rapporto con tutti”, racconta il Direttore, esplicando il contesto sociale e culturale in cui vive la comunità cattolica.”In Thailandia – spiega – la mentalità corrente è intrisa di generosità e rispetto di tutti, il che si riflette anche nel campo della religione. L’idea principale è che tutte le religioni siano buone e che aiutino l’essere umano; la spiritualità è una componente forte della vita, una parte importante, qualunque essa sia, dunque non c’è nessun problema a credere ad apparente a un comunità di fede. Il lato positivo è che possiamo fare amicizia con tutti, vi sono rispetto, solidarietà e benevolenza reciproca e si può instaurare una feconda collaborazione con altre persone. L’altra faccia della medaglia è che, per l’uomo comune, una fede vale l’altra, qualsiasi religione venga professata è del tutto indifferente”.La Chiesa porta “lo specifico volto e il contributo peculiare del cristianesimo, della fede cattolica. Non abbiamo problemi a predicare, siamo liberi di mostrarci e di svelare il volto di Cristo”, ma spesso una persona pensa “già di avere una religione, dunque di non aver bisogno di altro e di non cercare nulla di nuovo”, nota.In questo contesto racconta il parroco, “nella libertà di esprimersi, di aprirsi alla grazia e di donare il Vangelo, la Chiesa ha una sua vitalità. Le vocazioni al sacerdozio ci sono e sono in crescita: abbiamo 80 seminaristi maggiori nel seminario interdiocesano, che accoglie candidati dalle 11 diocesi thailandesi e che, se Dio vuole, diverranno preti. E’ una buona prospettiva per la vita della nostra Chiesa, ci permette di vivere e portare avanti le attività pastorali”. Va detto, ricorda, “che nella nazione è in atto una politica di controllo delle nascite e che le donne thailandesi non fanno molti figli, dunque la valutazione globale del numero delle vocazioni è buona”, nota, “e lo stesso dicasi per la vita consacrata che è fiorente, non è in crisi”.In generale, afferma, “la Chiesa intrattiene buoni rapporti con tutti nella società, in cui è riconosciuta come l’autorità morale, è apprezzata sia dalle istituzioni che dalla gente comune. La popolazione comprende i nostri valori, e si vedono le opere come l’istruzione, il welfare, molto significative. Non soffriamo a essere minoranza, non vi è ostilità o discriminazione e questo dà alla vita ordinaria delle comunità cristiane grande serenità” che si riflette anche nella missione evangelizzatrice.”Le nostre vie di missione – riferisce don Peter Piyachart Makornkhanp – sono i vari ambiti della vita ecclesiale, anche l’istruzione, il lavoro sociale, la Caritas: tutto è per l’evangelizzazione. Vorrei notare che la comunicazione sociale è molto sviluppata: abbiamo canali radio e Tv e canali dei social media che si rivolgono e sono diffusi soprattutto tra i giovani”.”In un paese con la nostra cultura, si avverte anche da noi la secolarizzazione, cioè la tendenza a vivere senza Dio. Ma poi quel bisogno profondo nel cuore ritorna, c’è qualcosa nel cuore che riemerge”, nota il Direttore nazionale delle POM. E prosegue: “La gente cerca la verità, cerca qualcosa che vada oltre la vita materiale. Spesso i giovani che studiano nelle nostre scuole , una volta divenuti adulti, ripensano al senso e al significato della loro vita, allora ritornano in Chiesa e chiedono di conoscere meglio Cristo Gesù e la nostra fede. Tra loro vi sono i battezzati adulti. Lo si vede in particolare nel 2025 mentre celebriamo il Giubileo della speranza”.Infatti, conclude il Direttore delle POM, “la speranza è qualcosa che incuriosisce e desta interesse. Le persone trovano nella Chiesa cattolica una speranza, presentiamo l’altra speranza per la vita, che è Cristo stesso. È diversa dalla speranza che trovano nelle strade del mondo. E’ una speranza differente. Chi la accoglie prova e testimonia nuova gioia e pace. E questo dà speranza anche a noi”.(PA) (Agenzia Fides 9/6/2025)
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VATICANO – Pentecoste, Papa Leone: lo Spirito Santo dona il coraggio di annunciare a tutti le opere di Dio

Source: The Holy See in Italian

Vatican Media

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – «La Chiesa deve sempre nuovamente divenire ciò che essa già è: deve aprire le frontiere fra i popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati. Nella Chiesa vi sono soltanto liberi fratelli e sorelle di Gesù Cristo». Papa Leone ha citato il suo predecessore Benedetto XVI, per suggerire la missione che la Chiesa può abbracciare solo se con docilità si lascia continuamente animare e ravvivare dall’operare dello Spirito Santo. Lo ha fatto oggi, domenica 8 gennaio, Solennità di Pentecoste in cui Papa Prevost ha presieduto la liturgia eucaristica celebrata sul sagrato della Basilica di San Pietro davanti a una moltitudine di almeno 80 mila romani e pellegrini giunti nell’Urbe in questi giorni per partecipare al Giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità.Nell’omelia, Papa Leone si è soffermato sulle diverse frontiere che l’azione dello Spirito aiuta a attraversare e a cancellare.L’esperienza a cui guardare – suggerisce il Vescovo di Roma – è sempre quella degli Apostoli, nelle cui vite lo Spirito opera «qualcosa di straordinario». Dopo la morte in croce di Gesù «si erano rinchiusi nella paura e nella tristezza». Poi incontrano Gesù risorto, e ricevono il dono dello Spirito Santo, che «vince la loro paura, spezza le catene interiori, lenisce le ferite, li unge di forza e dona loro il coraggio di uscire incontro a tutti ad annunciare le opere di Dio»Lo Spirito Santo – ha ricordato il Pontefice – «apre le frontiere anzitutto dentro di noi». È «il Dono che dischiude la nostra vita all’amore», che «scioglie le nostre durezze, le nostre chiusure, gli egoismi, le paure che ci bloccano, i narcisismi che ci fanno ruotare solo intorno a noi stessi».Lo Spirito «apre le frontiere anche nelle nostre relazioni. Infatti, Gesù dice che questo Dono è l’amore tra Lui e il Padre che viene a prendere dimora in noi. E quando l’amore di Dio abita in noi, diventiamo capaci di aprirci ai fratelli, di vincere le nostre rigidità, di superare la paura nei confronti di chi è diverso, di educare le passioni che si agitano dentro di noi», compresi i pericoli nascosti che inquinano le relazioni. «Penso anche, con molto dolore – ha aggiunto il Papa – a quando una relazione viene infestata dalla volontà di dominare sull’altro, un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio».Lo Spirito Spirito – ha proseguito il Successore di Pietro – «apre le frontiere anche tra i popoli. A Pentecoste gli Apostoli parlano le lingue di coloro che incontrano e il caos di Babele viene finalmente pacificato dall’armonia generata dallo Spirito. Le differenze, quando il Soffio divino unisce i nostri cuori e ci fa vedere nell’altro il volto di un fratello, non diventano occasione di divisione e di conflitto, ma un patrimonio comune da cui tutti possiamo attingere, e che ci mette tutti in cammino, insieme, nella fraternità».Invece «oggi nel mondo» ha rimarcato Papa Leone, citando Papa Francesco «c’è tanta discordia, tanta divisione. Siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi dalla solitudine». E di tutto questo «sono tragico segno le guerre che agitano il nostro pianeta. Invochiamo lo Spirito dell’amore e della pace» ha proseguito il Pontefice «perché apra le frontiere, abbatta i muri, dissolva l’odio e ci aiuti a vivere da figli dell’unico Padre che è nei cieli».Sempre in piazza San Pietro, nella serata di Sabato 7 giugno, Papa Leone XIV aveva presieduto la veglia di Pentecoste con decine di migliaia di appartenenti a movimenti, associazioni e nuove comunità accorsi a Roma per prendere parte al loro evento giubilare. «L’evangelizzazione – ha detto loro il Pontefice nell’omelia pronunciata durante la Veglia – non è una conquista umana del mondo, ma l’infinita grazia che si diffonde da vite cambiate dal Regno di Dio. È la via delle Beatitudini, una strada che percorriamo insieme, affamati e assetati di giustizia, poveri di spirito, misericordiosi, miti, puri di cuore, operatori di pace». E “Per seguire Gesù su questa via da Lui scelta – ha aggiunto Leone XIV -non occorrono sostenitori potenti, compromessi mondani, strategie emozionali. L’evangelizzazione è opera di Dio e, se talvolta passa attraverso le nostre persone, è per i legami che rende possibili. Siate dunque legati profondamente a ciascuna delle Chiese particolari e delle comunità parrocchiali dove alimentate e spendete i vostri carismi».La mattina di venerdì 6 giugno, Papa Leone aveva incontrato nella Sala Clementina i “moderatori” desse Associazioni di fedeli, dei Movimenti ecclesiali e delle nuove comunità che avevano partecipato all’incontro annuale organizzato per lodo dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Nel discorso pronunciato in quell’occasione, Papa Leone, tra le altre cose, ha ricordato che «La vita cristiana non si vive nell’isolamento, come se fosse un’avventura intellettuale o sentimentale, confinata nella nostra mente e nel nostro cuore. Si vive con gli altri, in un gruppo, in una comunità, perché Cristo risorto si rende presente fra i discepoli riuniti nel suo nome».Rivolto ai “moderatori di Associazioni, Movimenti e nuove Comunità, Papa Leone ha ricordato anche che «Tutto nella Chiesa si comprende in riferimento alla grazia: l’istituzione esiste perché sia sempre offerta la grazia, i carismi sono suscitati perché questa grazia sia accolta e porti frutto. Senza i carismi – ha aggiunto il Pontefice – c’è il rischio che la grazia di Cristo, offerta in abbondanza, non trovi il terreno buono per riceverla! Ecco perché Dio suscita i carismi, perché questi risveglino nei cuori il desiderio dell’incontro con Cristo, la sete della vita divina che Lui ci offre, in una parola, la grazia» (GV) (Agenzia Fides 8/6/2025)
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ASIA/INDIA – Nomina del Vescovo di Jullundur

Source: The Holy See in Italian

sabato, 7 giugno 2025

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Leone XIV ha nominato Vescovo della Diocesi di Jullundur il Rev. Sac. Jose Sebastian Thekkumcherikunnel, del clero della medesima Diocesi, finora Economo e Parroco a Phagwara.Jose Sebastian Thekkumcherikunnel è nato il 24 dicembre 1962 a Kalaketty, nella Diocesi di Palai. Ha studiato Filosofia e Teologia presso il St. Charles Inter-Diocesan Major Seminary a Nagpur.È stato ordinato sacerdote il 1° maggio 1991 per il Clero della Diocesi di Jullundur.Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Vicario Parrocchiale della St. Mary’s a Fatehgarh Churian e Docente esterno presso il St. John’s Vianney Minor Seminary ad Amritsar (1991-1992); Parroco della St. Joseph’s a Khasa (1992-1993); Parroco della Sacred Heart e Vice Direttore della St. Francis School ad Amritsar (1993-1996); Preside della St. Francis School, Decano e Parroco della St. Francis a Amritsar, Membro della Commissione diocesana di Educazione, del Consiglio Presbiterale e del Diocesan Charismatic Team (1996-2002); Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana a Roma (2002-2004); Vice Cancelliere della Diocesi di Jullundur, Difensore del Vincolo e Direttore per la Catechesi (2005-2007); Cancelliere e Vicario Giudiziario della Diocesi di Jullundur, Docente presso l’Holy Trinity Regional Major Seminary a Jalandhar, Membro del Collegio dei Consultori diocesani e del Consiglio di Governo del Seminario Maggiore (2007-2009); Capo Dipartimento di Teologia presso l’Holy Trinity Regional Major Seminary a Jalandhar (2009-2015); Direttore della Christ the King Convent School a Kapurthala (2015); Cancelliere e Vicario Giudiziario della Diocesi di Jullundur, Docente esterno presso l’ Holy Trinity Regional Major Seminary a Jalandhar e presso la MJ Formation House a Jalandhar Cantt. (2015-2019); Direttore della St. Pius X Convent School a Lambapind (2017-2023); Rettore e Parroco della St. Mary’s Cathedral a Jalandhar Cantt., Difensore del Vincolo e Promotore di Giustizia (2020-2022). Dal 2020 è Docente esterno presso il Seminario Maggiore e, dal 2022, Economo Diocesano, Parroco della St. Joseph’s e Direttore della St. Joseph’s Convent School a Phagwara. (Agenzia Fides 7/6/2025)
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Un incontro di studi sul sacerdote spagnolo Juan Bautista Vives, promotore del Collegio “de Propaganda Fide”

Source: The Holy See in Italian

archivalencia.org

Roma (Agenzia Fides) – Juan Bautista Vives, insieme al sacerdote lucchese Giovanni Leonardi e al gesuita Martin de Funes, è considerato anche lui all’origine del “Collegio de Propaganda Fide”, fondato nel 1627 da Urbano VIII con la bolla Immortalis Dei Filius e che dal Pontefice stesso ha preso il nome di Collegio Urbano. Sacerdote valenziano, Vives collaborò attivamente con i Papi Gregorio XV e Urbano VIII, in quanto membro della Sacra Congregazione de Propaganda Fide,  il Dicastero della Santa Sede sorto più di 400 anni fa per sostenere e coordinare lo slancio missionario della Chiesa cattolica in tutto il mondo. Fu a Palazzo Ferratini, la residenza romana dello stesso Vives nei pressi di Piazza di Spagna, che fu fondato il Collegio “de Propaganda Fide”, con l’obiettivo di formare missionari preparati spiritualmente, teologicamente e culturalmente per annunciare il Vangelo in tutto il mondo.Una conferenza dedicata alla figura del sacerdote spagnolo è in programma a Roma, martedì 10 giugno alle ore 18, presso la Chiesa nazionale spagnola (Sala in via Giulia). Alla conferenza, intitolata «Al servizio della missione universale. Juan Bautista Vives, fondatore del Collegio “de Propaganda Fide”», prenderà parte anche il Cardinale Luis Antonio Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione (sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari). La «visione profondamente ecclesiale» di Vives e «la sua discreta dedizione – sottolinea il comunicato stampa diffuso per informare sull’evento – diedero origine a un’opera che segnò la storia dell’evangelizzazione moderna».Figura poliedrica, il sacerdote spagnolo fu legato a Re Filippo III e fu anche agente dell’Inquisizione spagnola a Roma, nonché ambasciatore della prima ambasciata permanente del Regno del Congo nella Città eterna. Grazie alle sue iniziative, i resti dei Papi Callisto III e Alessandro VI furono trasferiti nella chiesa di Santa Maria di Montserrat degli Spagnoli, nel Rione Regola, dove anch’egli è sepolto.All’evento di martedì 10 giugno, oltre al Cardinale Tagle, intervengono don Flavio Belluomini, Archivista dell’Archivio Storico di Propaganda Fide, e don Francisco Juan Martínez Rojas, dell’Istituto Spagnolo di Storia Ecclesiastica. L’incontro sarà moderato da Pierantonio Piatti, Segretario del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, organismo patrocinatore dell’evento. (Agenzia Fides 9/6/2025). 
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AFRICA/NIGERIA – “Nonostante le gravi condizioni d’insicurezza continuiamo la nostra missione” dice il Direttore Nazionale delle POM

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Abuja (Agenzia Fides) – “L’insicurezza in Nigeria è sempre più grave e generalizzata ma la Chiesa continua la sua attività pur tra le difficoltà” dice all’Agenzia Fides don Solomon Patrick Zaku, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Nigeria.Don Zaku nell’intervista a noi concessa si sofferma sulle difficile situazione che vive non solo la Chiesa ma l’intera popolazione nigeriana per l’insicurezza causata dalle azioni di numerosi gruppi armati presenti in diverse zone della Federazione: jihadisti delle varie fazioni nate dalla scissione di Boko Haram, bande di pastori Fulani, gang di rapinatori e bande dedite ai sequestri di persona.Ci può descrivere la situazione dell’insicurezza della Nigeria?La situazione è tesa per l’insicurezza che colpisce quasi ogni aree della Nigeria. Il governo sta facendo il possibile per garantire la sicurezza di tutti ma non è abbastanza nel senso che ancora troppe persone sono colpite da violenze di diverse genere; omicidi, massacri, rapine violente, occupazioni con la forza di terreni, rapimenti.La Chiesa, specialmente in aree come la Middle Belt, subisce numerosi attacchi contro le proprie strutture (parrocchie, centri sanitari, scuole). Vi sono poi i rapimenti a scopo di estorsione di sacerdoti, religiosi e religiose. Quello dei sequestri di persona è un fenomeno che colpisce tutti i nigeriani; il personale religioso non è quindi preso di mira in quanto tale.Tornando agli assalti violenti contro le strutture della Chiesa tra le zone più colpite lo Stato di Benue, nel sud-est della Nigeria, dove tre diocesi, quella di Makurdi, Gboko e Katsina –Ala, stanno subendo continui attacchi attribuiti a bande di Pastori Fulani. Attacchi così gravi che la scorsa settimana il presidente nella diocesi di Makurdi dell’Associazione dei sacerdoti cattolici diocesani nigeriani, Padre Joseph Beba, ha diffuso un comunicato nel quale lancia l’allarme per le continue violenze subite dalle popolazioni locali. Almeno 50 persone, inclusi donne e bambini, hanno perso la vita mentre diverse proprietà sono state distrutte. Le condizioni di sicurezza sono così precarie che 15 parrocchie della diocesi di Makurdi sono state costrette a chiudere.Come vive la Chiesa queste difficoltà?A parte i casi più gravi come nello Stato di Benue, la Chiesa continua le sue attività. La gente in Nigeria è molto religiosa. Nonostante attacchi e violenze i fedeli continuano a recarsi in parrocchia. Quando vedete sui social media le zone colpite dagli attacchi, potreste pensare che i fedeli disertino le funzioni religiose, invece questi continuano a recarsi a messa nonostante le condizioni di sicurezza precarie. La Chiesa fa del suo meglio per consolare e fortificare le popolazioni che vivono in situazioni precarie e d’insicurezzaE le POM riescono a operare efficacemente?Il compito delle Pontificie Opere Missionarie è instillare lo spirito missionario nei fedeli. In Nigeria abbiamo una cinquantina di diocesi, in ognuna di queste c’è un direttore delle POM. E nonostante le difficoltà citate prime il lavoro delle POM, penso in particolare alla Sant’Infanzia, prosegue con vigore. Mi vengono in mente le parole di San Paolo “niente ci separerà dell’Amore di Dio”. E con questo spirito che continuiamo a operare. Naturalmente prendiamo delle precauzioni per ridurre i rischi; ad esempio conduciamo le nostre attività nelle ore diurne oppure evitiamo di viaggiare su strade o in luoghi pericolosi. (L.M.) (Agenzia Fides 7/6/2025)
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VATICANO – Il debito estero è un fardello che opprime i Paesi più poveri

Source: The Holy See in Italian

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Sono 48 gli Stati che spendono di più per il pagamento degli interessi che per l’istruzione o la sanità”. Lo rileva il rapporto “Un mondo di debiti” (A World of Debt) dell’Agenzia per lo sviluppo dell’ONU (UN Trade and Development UNCTAD).Il cosiddetto servizio del debito, ovvero il pagamento degli interessi per i crediti ricevuti, finisce così per incidere pesantemente sulla vita dei Paesi più poveri, con tagli delle voci dei bilanci statali dedicate all’istruzione, alla sanità e ai sussidi per comprare generi di prima necessità e carburante. Le proteste avvenute nel 2024 in Nigeria e Kenya da parte soprattutto dei giovani sono intimamente legate a questo perverso meccanismo debitorio. Per potere pagare gli interessi sul debito e ridurre l’indebitamento complessivo dei loro Paesi, i dirigenti keniani e nigeriani avevano presentato leggi finanziarie che prevedevano aumenti delle tasse e tagli ai sussidi.Papa Francesco nel corso dell’Udienza Generale del 5 giugno 2024, nella quale ha incontrato i partecipanti al seminario “Affrontare la crisi del debito nel Sud del mondo”, promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze, ha affermato: “dopo la globalizzazione mal gestita, la pandemia e le guerre, ci troviamo di fronte a una crisi del debito che colpisce soprattutto i Paesi del Sud del mondo, generando miseria e angoscia, e privando milioni di persone della possibilità di un futuro degno”.Il Pontefice ha quindi auspicato che il Giubileo 2025 possa aprire la via a “Una nuova architettura finanziaria internazionale audace e creativa”. Il rapporto UNCTAD dà piena ragione a Papa Francesco quando afferma “L’architettura finanziaria globale non è più in grado di soddisfare le esigenze del mondo nel ventunesimo secolo. Questa è una sfida sostanziale per lo sviluppo sostenibile”Di creatività e audacia ce n’è quindi veramente bisogno per ribaltare una struttura finanziaria che alimenta il divario tra ricchi e poveri. Basti pensare che secondo il rapporto UNCTAD, “i Paesi in via di sviluppo sono alle prese con un’architettura finanziaria internazionale, le cui asimmetrie radicate esacerbano l’impatto delle crisi a cascata sullo sviluppo sostenibile. Questo sistema intensifica il loro onere del debito limitando l’accesso a finanziamenti per lo sviluppo sostenibile e spingendoli a prendere in prestito da fonti esterne più volatili e costose”.Gli eventi recenti hanno aggravato questa sfida. L’aumento dei tassi di interesse globali dal 2022 ha ulteriormente messo a dura prova i bilanci pubblici nei Paesi in via di sviluppo. Gli elevati pagamenti di interessi stanno superando la crescita delle spese pubbliche essenziali come la sanità, l’istruzione e le misure per mitigare le conseguenze dei cambiamenti climatici. Nel mondo in via di sviluppo, che ospita 3,3 miliardi di persone, un Paese su tre spende di più per i pagamenti di interessi che per queste settori fondamentali per lo sviluppo umano.“Il servizio del debito sul debito pubblico estero ha raggiunto i 365 miliardi di dollari nel 2022, pari al 6,3% delle entrate dalle esportazioni. A titolo di confronto, l’accordo di Londra del 1953 sul debito di guerra della Germania ha limitato l’importo delle entrate dalle esportazioni che potevano essere spese per il servizio del debito estero (pubblico e privato) al 5% per evitare di indebolire la ripresa” afferma il rapporto UNCTAD sottolineando il differente trattamento riservato oggi ai Paesi più poveri. In particolare si nota che il 61% del debito dei Paesi in via di sviluppo è detenuto da creditori privati, che hanno meno vincoli se non morali almeno politici nel richiedere il pagamento degli interessi.È così importante l’appello lanciato da Papa Francesco il 16 dicembre 2024 nel corso di un incontro con una delegazione di operatori nel settore bancario: “Il Giubileo alle porte ci ricorda la necessità di rimettere i debiti. È la condizione per generare speranza e futuro nella vita di molta gente, soprattutto dei poveri. Vi incoraggio a seminare fiducia. Non stancatevi di accompagnare e di tenere alto il livello di giustizia sociale”. (L.M.) (Agenzia Fides 6/6/2025)
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ASIA/SRI LANKA – Turismo in forte ripresa: la nazione vede la luce in fondo al tunnel

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Foto di Daniel Klein su Unsplash

Colombo (Agenzia Fides) – “Il turismo in Sri Lanka vive un tempo di grande rinascita e rifioritura. E’ un asset fondamentale per la nazione: mostriamo le meraviglie della nostra isola. Vediamo che, nel paese, la tendenza generale è oggi positiva, nell’economia e nella società. Ci vorrà un po’ di tempo per superare definitivamente la crisi deli ultimi tre anni, ma vi sono incoraggianti prospettive”: lo dice all’Agenzia Fides p. Basil Fernando, prete di Colombo e Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Sri Lanka. Secondo dati ufficiali della Tourist Development Autority del governo srilankese, nel 2025 si registra un record di arrivi nel paese: 250mila arrivi solo nel mese di gennaio, un record storico, mentre a maggio 2025 la crescita del turismo si attesta al 20% rispetto alle cifre dello scorso anno. Nei primi cinque mesi del 2025, nota la TDA, gli arrivi oltrepassano 1 milioni in totale, con una proiezione su base e annua superiore a 2 milioni di presenze.Nota padre Fernando a Fides: “Siamo in un fase di ripresa e di speranza, lo si respira a livello politico, sociale ed economico. Il nuovo presidente eletto lo scorso autunno, Anura Kumara Dissanayake, detiene una larga maggioranza in Parlamento, la gente lo ha sostenuto soprattutto per fermare la corruzione. La grave crisi in cui siamo sprofondati era dovuta anche alla corruzione, le radici stanno nella cattiva amministrazione del passato”, osserva. “Ora – prosegue – il paese sta risparmiando denaro, non ci sono sperperi di denaro pubblico, c’è maggiore oculatezza”. Inoltre “il governo ha stanziato una quota di budget più alta per settori come l’istruzione e la lotta alla povertà: c’è maggiore attenzione ai poveri e, grazie alla graduale ripresa dell’economia, l’inflazione è sotto controllo e il potere d’acquisto dei salari è stabile. Tutto questo andamento sociale ed economico crea una buona atmosfera e dà speranze concrete alla gente, per una maggiore prosperità”.La speranza, d’altro canto, nota il Direttore delle POM, “riguarda anche la sfera spirituale, l’interiorità di ogni individuo: lo vediamo nella comunità cattolica, mentre celebriamo il Giubileo della speranza”, dice. “Qui siamo sul piano di un rinnovamento interiore e spirituale: riscopriamo la speranza nel cuore perchè possiamo portare la speranza anche oltre la Chiesa, nella società, promuovendo la pace, la giustizia, il bene, la testimonianza di carità. E’ un momento di rinnovamento interiore, ma poi gli effetti di questa speranza si avertono nei rapporti verso il prossimo, ad extra. Ricordiamo il Giubileo del 2000 e rinnoviamo l’impegno che pendemmo all’inizio del nuovo millennio: donare il Vangelo a ogni creatura”.Conclude p. Fernando: “Il rinnovamento della Chiesa e dell’umanità parte da ogni persona, dalla conversione personale dell’individuo, dalla vicinanza e dalla adesione personale a Cristo. Qui in Sri Lanka avvertiamo gli effetti della secolarizzazione anche nella Chiesa, come nella società. Allora il Giubileo parte dal cambiamento del cuore di ciascuno”(PA) (Agenzia Fides 6/6/2025)
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Approvazione della concessione per la centrale idroelettrica «Chlus»

Source: Switzerland – Canton Government of Grisons in Italian

Il Governo ha rilasciato a Repower SA l’approvazione della concessione per la centrale idroelettrica «Chlus». È previsto che in futuro la centrale idroelettrica fornisca elettricità a quasi 50 000 economie domestiche. Quale prossimo passo, il Cantone attende la domanda di approvazione del progetto.

Con l’approvazione della concessione vengono creati i presupposti affinché Repower SA possa potenziare ulteriormente lo sfruttamento della forza idrica in Prettigovia con l’allacciamento alla centrale idroelettrica esistente di Küblis. Con il progetto «Chlus» si intende convogliare verso la zona industriale di Trimmis, attraverso una galleria in pressione, l’acqua turbinata della centrale idroelettrica esistente di Küblis, i deflussi della Landquart captati a Küblis nonché i corsi d’acqua laterali Arieschbach, Furnerbach e Schranggabach. Dalla nuova centrale idroelettrica, l’acqua verrà restituita al Reno. La potenza installata complessiva sarà pari a circa 62 megawatt e la produzione complessiva media annua sarà di circa 237 gigawattora. In questo modo sarà possibile coprire il fabbisogno annuo di energia elettrica di quasi 50 000 economie domestiche composte da quattro persone. I costi d’investimento per il progetto «Chlus» ammonteranno presumibilmente a 445 milioni di franchi.

I dodici comuni concedenti, Küblis, Luzein, Fideris, Jenaz, Furna, Schiers, Grüsch, Seewis, Landquart, Malans, Zizers e Maienfeld, hanno approvato il progetto «Chlus» già tra maggio e giugno 2014. In tale contesto hanno rilasciato a Repower SA la concessione di diritti d’acqua per lo sfruttamento della forza idrica della Landquart, dell’Arieschbach, del Furnerbach e dello Schranggabach sul tratto da Küblis fino allo sbocco nel Reno.

Il progetto «Chlus» è un progetto di importanza nazionale. Nella legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili (cosiddetto atto mantello), accolta in occasione della votazione popolare del 9 giugno 2024, il progetto «Chlus» è menzionato esplicitamente. L’interesse alla sua realizzazione prevale quindi in linea di principio su altri interessi nazionali.

«Il progetto ‘Chlus’ è un progetto importante per l’approvvigionamento energetico sostenibile dei Grigioni e di tutta la Svizzera», ha dichiarato la Consigliera di Stato Carmelia Maissen, direttrice del Dipartimento infrastrutture, energia e mobilità, che si rallegra del fatto che con l’approvazione della concessione da parte del Governo il progetto abbia ora compiuto un grande passo avanti.

Contributo decisivo al risanamento dei corsi d’acqua
Poiché nel quadro di progetti di centrali idroelettriche non è mai possibile evitare completamente effetti su flora e fauna, quale compensazione verranno creati nuovi spazi vitali equivalenti o verranno valorizzati quelli esistenti. A tale scopo, in relazione al progetto «Chlus» si intende tra l’altro rivitalizzare completamente il Mühlbach a Igis, il quale oggi è in ampia misura incanalato e non naturale, su un tratto lungo circa quattro chilometri. Con la realizzazione del progetto «Chlus» e la conseguente eliminazione dei deflussi discontinui nella Landquart sul tratto tra Küblis e lo sbocco nel Reno è inoltre possibile fornire un contributo decisivo al risanamento dei corsi d’acqua.

Quale prossimo passo della procedura di approvazione a due fasi è attesa la presentazione al Cantone della domanda di approvazione del progetto da parte di Repower SA. In questo modo viene posto un ulteriore tassello verso il raggiungimento degli obiettivi di politica energetica.

Visualizzazione:

©Repower AG

Persone di riferimento:

  • Consigliera di Stato Dr. Carmelia Maissen, direttrice del Dipartimento infrastrutture, energia e mobilità, tel. +41 81 257 36 05 (raggiungibile tra le ore 11:00 e le ore 12:00), e‑mail Carmelia.Maissen@diem.gr.ch
  • Beat Hunger, vicecapo dell’Ufficio dell’energia e dei trasporti, tel. +41 81 257 36 26 (raggiungibile tra le ore 11:00 e le ore 12:00), e‑mail Beat.Hunger@aev.gr.ch

Organo competente: Governo