ASIA/CINA – “Comunione e unità nell’amore di Cristo”. Il Vescovo di Ningbo visita la piccola comunità che ha servito come parroco

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Ningbo (Agenzia Fides) – “Comunione e unità nell’amore di Gesù Cristo”. Con questa formula Francesco Saverio Jin Yangke, Vescovo della diocesi di Ningbo, ha voluto riassumere le raccomandazioni rivolte alla piccola comunità cattolica di Yancang della parrocchia di Dinghai, nella provincia di Zhejiang. Un vincolo speciale unisce il Vescovo a quella comunità parrocchiale, dove lui aveva svolto il suo servizio pastorale come parroco per 14anni. Domenica 25 maggio, insieme a don Wang Jiangfei, cancelliere diocesano, il Vescovo Jin è tornato tra i suoi parrocchiani di un tempo per “confermare i fratelli nella fede” e esortare tutti a testimoniare la misericordia e la verità di Cristo. “Gesù è il cuore della nostra vita, seguitelo e non abbiate paura” è stato il motto scelto per la visita pastorale.Dopo solenne celebrazione eucaristica, il vescovo si intrattenuto affettuosa conversazione con il suoi ex parrocchiani, ricordando il tempo trascorso insieme e esprimendo gratitudine per i laici che hanno sostenuto il suo lavoro pastorale con la preghiera e un coinvolgimento pieno di dedizione nelle attività parrocchiali. Il Vescovo Jin ha anche incoraggiato i giovani ha testimoniare la fede in Cristo tra i loro coetanei, e ha ascoltato la relazione del comitato parrocchiale sulla gestione della vita della parrocchia.La comunità ecclesiale di Ningbo è storicamente legata ai missionari lazzaristi, ma anche a missionari gesuiti come Martino Martini e Lodovico Buglio.Il Vicariato Apostolico di Ningbo fu eretto nel 1924 ed elevato a diocesi nel 1926.Dopo la ripresa l’attività ecclesiale nel 1979. La diocesi ha dato massima importanza alla riapertura delle chiese, alla formazione dei sacerdoti e delle religiose, applicando gli insegnamenti del Concilio del Vaticano II.La diocesi, che sorge in un’area di forte sviluppo economico legato alle attività della città portuale, pur nell’esiguità delle sue dimensioni manifesta grande vitalità sul terreno delle attività pastorali, culturali e sociali. Il 24 maggio 2024 la diocesi di Ningbo ha ospitato anche un convegno di commemorazione dei cento anni dalla convocazione del Primum Concilium Sinense di Shanghai.Nella comunità ecclesiale della diocesi di Ningbo si registra una abbondante fioritura vocazionale, con diverse ordinazioni sacerdotali e professioni religiose registrate ogni anno. Anche le suore della Congregazione delle Figlie del Purgatorio, composta da circa cinquanta religiose, accoglie molte vocazioni.La diocesi conta oltre 30 mila battezzati cattolici e è suddivisa in 4 decanati, con 12 parrocchie, 106 chiese e cappelle. La diocesi gestisce anche un cimitero cattolico, il Santuario Mariana dedicato a Nostra Signora del Rosario, un centro vocazionale e una casa per i ritiri spirituali (NZ)(Agenzia Fides 28/5/2025)
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AFRICA/CONGO – Nomina del Vescovo di Ouesso

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mercoledì, 28 maggio 2025

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Ouesso (Repubblica del Congo) il Rev. Brice Armand Ibombo, del clero di Gamboma, finora Vicerettore del Seminario Maggiore Nazionale di Teologia Emile Card. Biayenda di Brazzaville.S.E. Mons. Brice Armand Ibombo è nato il 23 novembre 1973 ad Abala, nella Diocesi di Gamboma. Dopo aver studiato Filosofia presso il Seminario Maggiore Filosofico Mgr Georges-Firmin Singha di Brazzaville (Repubblica del Congo) e Teologia presso il Seminario Maggiore di Concordia-Pordenone (Italia), ha conseguito il Dottorato in Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. È stato ordinato sacerdote il 28 agosto 2004.Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale della Cattedrale di Santo Stefano Protomartire di Concordia Sagittaria (2004-2010); Amministratore Parrocchiale di Santa Maria degli Angeli di Caraffa del Bianco (2010-2013); Segretario della Conferenza Episcopale del Congo (2013-2023); Cooperatore Parrocchiale a Notre-Dame des Victoires di Ouenzé (2014-2015); Docente del Dipartimento di Storia presso la Marien Ngouabi University di Brazzaville (dal 2014); Membro del Collegio dei Consultori della Diocesi di Gamboma (dal 2019); Vicerettore del Seminario Maggiore Teologico Card. Emile Biayenda di Brazzaville (dal 2024).(EG) (Agenzia Fides 28/05/2025)
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ASIA/SRI LANKA – Il Cardinale Ranjith: “Speranza, la parola giusta per dire lo spirito che regna in Sri Lanka”

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Colombo (Agenzia Fides) – “Lo Sri Lanka paese attraversa una fase di profondo rinnovamento politico e democratico. Dal novembre 2024 abbiamo un nuovo presidente e un nuovo parlamento che hanno una maggioranza assoluta e che stanno cambiando la vecchia struttura di potere, legata a una classe politica che si è rivelata corrotta e si è macchiata di abuso di potere, violazioni dei diritti umani. Nel paese, che sta uscendo da una grave crisi sociale ed economica, si respira una nuova speranza”: è quanto dichiara in un colloquio con l’Agenzia Fides il Cardinale Albert Malcolm Ranjith, Arcivescovo di Colombo, capitale dello Sri Lanka. “Speranza – rimarca il Porporato – è proprio la parola giusta per dire lo spirito che regna oggi nel paese. E noi cattolici stiamo celebrando il Giubileo della Speranza, quindi la nostra presenza, la nostra mente, le nostre parole, il nostro orientamento è in piena sintonia con quanto sta accadendo a livello politico, sociale ,culturale e spirituale nella nazione”.In quell’ultimo passaggio elettorale “ci si aspettava un cambiamento e c’è stato: è in carica ora un governo che è di orientamento socialista e che appare onesto e dedito al bene della popolazione, conscio delle sue responsabilità, un governo che intende combattere la povertà e creare benessere per le classi sociali più svantaggiate”, nota. “Il nuovo governo – afferma – ha avviato una stagione nuova e si è messo all’opera per rendere giustizia quanti hanno subito ingiustizie in passato, a quanti sono in carcere o hanno sofferto per le violazioni dei diritti fondamentali. E lo sta facendo seguendo un percorso di legalità, nel pieno rispetto delle prerogative di legge”.Un settore su cui l’esecutivo del nuovo presidente Anura Kumara Dissanayake sta impegnando risorse e attenzione – rileva il Cardinale “è l’economia del paese. E’ in corso una lenta risalita dopo la crisi, seguendo i consigli del Fondo Monetario Internazionale che ha concesso dei prestiti. Siamo in una fase di ripresa, anche il turismo è in fase di pieno rilancio e questo fa ben sperare, è un settore importante della nostra economia che contribuisce a creare prosperità”.”Certo – prosegue il Cardinale Ranjith – che il processo di ripresa durerà almeno un paio di anni, ma siamo sulla buona strada. Nella popolazione oggi si respira un certo ottimismo, si vede una classe politica responsabile e un presidente in cui la gente ha riposto fiducia. Anche la maggioranza della popolazione cattolica lo ha sostenuto e la Chiesa intrattiene buoni rapporti con il governo. Vi sono buone prospettive di lavorare insieme”.Nel rapporto tra la Chiesa cattolica e le istituzioni politiche c’è una ferita ancora aperta, nota a Fides il Cardinale: “Vi è la questione della giustizia ovvero di rintracciare e processare i colpevoli, esecutori e mandanti, responsabili delle attentati terroristici di Pasqua, avvenuti nelle chiese e in hotel, nel 2019. Il presidente Dissanayake ha annunciato una nuova inchiesta per la trasparenza e per cercare la verità. Siamo fiduciosi, c’è una Commissione che periodicamente interpella anche alcuni dei nostri sacerdoti. Fin dal principio abbiamo chiesto verità e giustizia contro l’insabbiamento del caso. Ora aspettiamo che si proceda secondo la legalità e che emergano le reali responsabilità o le complicità negli apparati pubblici. Le vittime attendono giustizia”, nota, ricordando con gratitudine che la Santa Sede ha deciso di includere i 167 fedeli cattolici uccisi in chiesa in Sri Lanka la domenica di Pasqua il 21 aprile 2019 nel Catalogo dei “Testimoni della fede” del XXI secolo redatto dal Dicastero delle Cause dei santi e presentato nel corso dell’Anno giubilare.Intanto, racconta “la vita della Chiesa va avanti: si cammina come Popolo di Dio, continuiamo le nostre attività sociali educative e caritative a servizio del gente. Le comunità stanno vivendo Giubileo, ogni diocesi ha preparato un calendario con celebrazioni e attività di carattere spirituale: è per noi un momento di rinnovamento interiore e per ripartire con nuovo slancio che viene dal Signore. Il tema della speranza proprio si accorda al sentimento comune nel cuore della gente: in questa fase della vita nazionale, siamo portatori di speranza, nutriamo la speranza che viene da Dio. Ci mettiamo in ascolto e mettiamo a disposizione le nostre forze perchè il Signore completi l’opera sua, e perchè noi possiamo fare umilmente e con fede la nostra parte”.Infine il Cardinale parla di Papa Leone XIV: “Lo vediamo come persona che, grazie alla sua esperienza missionaria, è attenta alla realtà di tutte le Chiese. Credo che avremo in lui un solido punto di riferimento. Con il suo richiamo a Papa Leone XIII, ci ha detto che la Chiesa è chiamata oggi a dare risposte cristiane ai tempi moderni. Confidiamo nella sua guida umile e sapiente”.(PA) (Agenzia Fides 28/5/2025)
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AFRICA/BENIN – Due attacchi sanguinosi dei jihadisti in 3 mesi accrescono le preoccupazioni della popolazione; la solidarietà dei Vescovi ai militari uccisi

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mercoledì, 28 maggio 2025

Cotonou (Agenzia Fides) – “I vescovi del Benin esprimono la loro profonda compassione all’intera nazione e alle famiglie afflitte dei nostri concittadini caduti nell’adempimento del loro dovere” afferma il comunicato finale della 75esima Sessione Plenaria della Conferenza Episcopale del Benin che si è tenuta dal 21 al 23 maggio. I Vescovi hanno voluto così rendere omaggio ai 54 militari uccisi in due attacchi coordinati commessi da un gruppo jihadista lo scorso 17 aprile nel nord del Paese. “Coscienti dei sacrifici effettuati per la preservazione della pace e della sicurezza nel nostro Paese, preghiamo con fervore per il riposo eterno di questi eroi”.I vescovi ricordano inoltre i soldati che continuano la loro missione contro il terrorismo nel nord del Benin. “Preghiamo anche per i loro fratelli e sorelle in armi che sono ancora al fronte, affinché il Signore sia il loro scudo e la loro protezione”.L’attacco del 17 aprile, il più sanguinoso da quando sono iniziate le incursione jihadiste nel Paese nel 2019, ha scioccato la popolazione del Benin. Un centinaio di jihadisti appartenenti al Gruppo di sostegno per l’Islam e i musulmani (JNIM), su motociclette hanno assalito simultaneamente due avamposti dell’esercito, uno situato nel punto “Punto Triplo” – la zona in cui convergono i confini di Benin, Niger e Burkina Faso, l’altro nei pressi delle cascate di Koudou, non lontano dalla città di Banikoara. L’8 gennaio, un attacco nei pressi di Karimama, nella stessa zona, costò la vita a una trentina di soldati.L’area della tripla frontiera è divenuta una zona insicura per la presenza di gruppi jihadisti spesso in affari con trafficanti di carburanti rubati nella vicina Nigeria. Dal lato beninese la zona fa parte del parco naturale del Pendjari, una delle cinque aree protette del Paese. La presenza di gruppi jihadisti ora mette a rischio la preservazione della biodiversità dell’area, minacciando pure il turismo, una voce importante per l’economia locale.Nell’ambito dell’operazione Mirador l’esercito beninese ha dispiegato circa 3.000 soldati alla frontiera settentrionale, dove sono state erette barriere difensive con l’uso di droni e immagini satellitari per sventare le incursioni jihadiste, mentre il budget della difesa è stato accresciuto del 50%. Ma questo non basta a sventare le azioni dei gruppi jihadisti che sono presenti nell’est del Burkina Faso, Paese con il quale le autorità del Benin faticano a coordinarsi per far fronte alla minaccia comune. (L.M.) (Agenzia Fides 28/5/2025)
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Intervento intenso e cura completa nel bosco grigionese

Source: Switzerland – Canton Government of Grisons in Italian

Lo scorso anno, su incarico dei proprietari di boschi le aziende forestali hanno curato circa 3900 ettari di bosco. Nell’insieme si tratta di un aumento del 10 per cento rispetto all’anno precedente, per contro la quantità di legname è leggermente diminuita. Il Governo ha approvato il progetto generale «Waldbau 2025» per favorire nuovamente i boschi di protezione e la biodiversità.

Nel 2024, nei Grigioni sono stati curati complessivamente 3896 ettari di bosco, ciò che corrisponde a un aumento del 10 per cento rispetto all’anno precedente. Con 380 000 metri cubi, il volume di legname è stato leggermente inferiore a quello dell’anno precedente (390 000). In conformità alle quantità di taglio stabilite dal Cantone è possibile prelevare in media 390 000 metri cubi di legname all’anno.

Come l’anno precedente, è aumentata la quantità di legname che ha dovuto essere raccolta per la prevenzione e la riparazione dei danni al bosco: essa è aumentata del 49 per cento raggiungendo 114 000 metri cubi, ciò che corrisponde a circa il 30 per cento del legname prelevato complessivamente. I danni si sono verificati principalmente a seguito delle nevicate bagnate dell’inverno 2023/2024 e di diverse piccole tempeste nei mesi estivi. Tuttavia, grazie al tempo umido e al rapido sgombero i danni causati dal bostrico sono rimasti a un livello straordinariamente basso.

Misure per il bosco di protezione e adattamento ai cambiamenti climatici
Nel 2024, la Confederazione e il Cantone hanno versato ai proprietari di boschi contributi per un importo pari a 13,31 milioni di franchi destinati alla cura dei boschi di protezione. La superficie gestita ammontava a circa 2000 ettari. Al contempo sono stati registrati danni relativamente grandi, a seguito dei quali sono stati versati contributi pari a 10,07 milioni. Si intende garantire a lungo termine la protezione dai pericoli naturali favorendo la rinnovazione e la stabilità dei boschi ed evitando nel miglior modo possibile danni conseguenti. La strategia spazio vitale bosco-selvaggina, che definisce le linee guida sovraordinate per la gestione dei conflitti bosco-selvaggina, ricopre un ruolo centrale a questo proposito.

Altri programmi relativi al bosco sostenuti con mezzi federali e cantonali comprendono misure per la promozione e la salvaguardia della biodiversità forestale, per la cura con l’ausilio della gru a cavo di boschi difficilmente accessibili situati al di fuori del bosco di protezione nonché per la cura del bosco giovane al di fuori del bosco di protezione. Per garantire la biodiversità sono stati curati circa 320 ettari di bosco.

Nel 2024, la superficie per la cura del bosco giovane al di fuori del bosco di protezione è leggermente aumentata e ammonta ora a 150 ettari. Questa cura contribuisce a garantire la futura stabilità e una composizione delle specie arboree adeguata in vista dell’avanzamento dei cambiamenti climatici. Gli effettivi resi accessibili con una gru a cavo e raccolti al di fuori del bosco di protezione sono invece nettamente diminuiti attestandosi a 135 ettari. I motivi principali della diminuzione della superficie curata nel quadro di diversi programmi sono da ricondurre alla grande quantità di danni al bosco. Ciò ha comportato una forte sollecitazione delle risorse delle aziende forestali pubbliche e degli imprenditori forestali del Cantone, mentre la quantità complessiva di legname è rimasta a un livello simile a quello dell’anno precedente.

Approvazione del progetto generale «Waldbau 2025»
Per l’anno in corso, in collaborazione con i 200 proprietari pubblici e privati di boschi sono stati nuovamente elaborati cinque programmi regionali. Questi ultimi includono i temi bosco di protezione, biodiversità forestale e gestione forestale al di fuori del bosco di protezione. Il progetto generale «Waldbau 2025» comprende il trattamento di circa 3200 ettari di bosco. La quota principale è rappresentata dalla cura del bosco di protezione prevista su 2300 ettari. In questo modo si intende proteggere in modo duraturo ed efficace infrastrutture, insediamenti e vie di comunicazione dai pericoli naturali. Con lo scopo di promuovere la biodiversità, su oltre 500 ettari si intende valorizzare tra l’altro spazi vitali del gallo cedrone, boschi pascolati, boschetti particolari, margini di boschi e selve castanili a sud delle Alpi. Al di fuori dei boschi di protezione, su una superficie di circa 350 ettari viene curato il bosco giovane, viene effettuata una cura della stabilità e con l’ausilio di una gru a cavo vengono eseguiti interventi finalizzati allo sfruttamento del legno e al contestuale avvio della rinnovazione del bosco. Questi interventi migliorano le condizioni di luce, ciò che ha un influsso positivo sullo spazio vitale delle specie animali e vegetali indigene. Il Governo ha approvato questo progetto generale con costi complessivi pari a 31 milioni di franchi. Inoltre ha garantito ai proprietari di boschi interessati contributi di Confederazione e Cantone per un importo complessivo pari a 25,7 milioni di franchi.

Fotografia:

Persona di riferimento:

Urban Maissen, forestale cantonale, capo dell’Ufficio foreste e pericoli naturali, tel. +41 81 257 38 51 (raggiungibile tra le ore 10:00 e le ore 11:00), e‑mail Urban.Maissen@awn.gr.ch

Organo competente: Ufficio foreste e pericoli naturali

Comunicato del Governo del 28 maggio 2025

Source: Switzerland – Canton Government of Grisons in Italian

Il Governo ha concesso alla Nova Fundaziun Origen un contributo cantonale pari al massimo a 1,075 milioni di franchi per i cinque anni di studio 2025/26 – 2029/30 a favore del progetto relativo a un centro di tecnologia costruttiva digitale a Mulegns. Il Governo ha concesso il contributo nel quadro della legge concernente la promozione della trasformazione digitale nei Grigioni.

Il settore edile si trova attualmente confrontato a profondi cambiamenti. Spinta dalla crescente carenza di personale specializzato, dalle sempre maggiori esigenze in termini di sostenibilità, di pressione sui costi e sui tempi, nonché dalla necessità di una maggiore sicurezza nella pianificazione e nell’esecuzione, la digitalizzazione sta acquisendo sempre più importanza. Le tecnologie costruttive digitali, tra cui il building information modeling (BIM), i processi di produzione automatizzati, i processi di costruzione robotizzati, la stampa 3D, la pianificazione e la direzione digitali dei cantieri e il monitoraggio delle opere di costruzione basati sui dati, offrono un enorme potenziale per affrontare queste sfide.

In collaborazione con la Scuola politecnica federale di Zurigo e con partner dell’industria e dell’artigianato, la Nova Fundaziun Origen intende realizzare un centro di competenze per tecnologie costruttive digitali nel villaggio di montagna di Mulegns. Fornirà agli specialisti e alle specialiste dei settori dell’architettura, dell’ingegneria, della ricerca sui materiali, della pianificazione territoriale, del design, dell’edilizia, ai partner industriali, a committenti e a privati una conoscenza approfondita dei processi della costruzione digitale. Il centro fungerà da moltiplicatore per accelerare la trasformazione digitale nel settore edile e disporrà delle potenzialità per assumere un ruolo importante per la trasformazione digitale nel Cantone dei Grigioni.

Ulteriori informazioni: https://grdigital.digital

Foto © Associazione GRdigital

AMERICA/VENEZUELA – Giornata della cultura Afro-Venezuelana: il volto vivo, diverso e missionario della Chiesa in America Latina

Source: The Holy See in Italian

martedì, 27 maggio 2025

IMC

Caucagua (Agenzia Fides) – Canti, ritmi ancestrali, costumi e segni tradizionali, per la celebrazione un’autentica espressione di inculturazione, in cui la liturgia si è arricchita dell’identità dei popoli afro-discendenti.Si tratta di una messa inculturata celebrata in occasione della Giornata della cultura Afro-Venezuelana nella parrocchia di La Encarnación, a Caucagua. L’Eucaristia, organizzata con il sostegno della Conferenza Episcopale Venezuelana (CEV), ha riunito le comunità parrocchiali della regione per vivere la fede a partire dalle espressioni della cultura afro-venezuelana.Come Missionari della Consolata presenti a Caucagua nella regione di Barlovento – si legge in una nota dell’Ufficio per la comunicazione IMC Colombia – condividiamo e apprezziamo queste espressioni che riflettono il volto vivo, diverso e missionario della Chiesa in America Latina. La Pastorale Afro è un’opzione missionaria dell’Istituto nel Continente, in particolare in Brasile, Colombia e Venezuela.La celebrazione – proseguono i missionari della Consolata – ha mostrato come la fede cattolica possa essere incarnata in ogni cultura, illuminando le realtà locali con il Vangelo.Secondo la Pastorale della Comunicazione della diocesi di Guarenas, questa celebrazione è stata anche un’occasione per rafforzare il senso di comunità e riaffermare l’impegno della Chiesa nei confronti dei popoli afro-discendenti.(AP) (Agenzia Fides 27/5/2025)
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ASIA/CAMBOGIA – Buddisti e cristiani insieme per la riconciliazione e la pace

Source: The Holy See in Italian

Phnom Penh (Agenzia Fides) – “Dialogo e fratellanza sono le parole chiave per avanzare sulla via della pace. Con Papa Leone XIV, vogliamo continuare a dialogare e costruire ponti. Questo ottavo Colloquio Cristiano-buddista, che riunisce 50 delegati buddisti e cattolici internazionali da 20 Paesi e 100 delegati buddisti e cattolici dalla Cambogia, è un evento che rimarrà nella storia della nostra piccola Chiesa cattolica in Cambogia e rafforzerà l’opera di dialogo e pace portata avanti qui e nei nostri rispettivi Paesi”: con queste parole il  Vescovo Olivier Schmitthaeusler,  Vicario Apostolico di Phnom Penh,  ha accolto oggi, 27 maggio, i numerosi ospiti, studiosi e leader religiosi, presenti in Cambogia per l’ 8° Colloquio – Cristiano-Buddista,  incentrato sul tema  “Insieme lavoriamo per costruire la pace attraverso la riconciliazione e la resilienza”.Il Vescovo, dando il via ai lavori del congresso, ha dato il caloroso benvenuto da parte della  Chiesa cattolica di Cambogia, “una piccola Chiesa con circa 20.000 fedeli, 80 sacerdoti, di cui 14 locali, e 200 religiosi e religiose, tra cui 15 suore locali”, ringraziando le massime autorità religiose della Cambogia, come il  Ministro delle religioni e dei culti. “Nella realtà cambogiana viviamo insieme in pace e armonia”, ha detto il Vescovo, ” ed è la pace che ci permette di costruire la nostra società guardando al futuro con fiducia”.Il Vicario Apostolico ha voluto citare Papa Francesco, notando che “attraverso le sue parole e le sue azioni, ha aperto nuove prospettive di incontro, al fine di promuovere la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come stile di vita e la comprensione reciproca come metodo e criterio”, come afferma il Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza, del 2019.E , riprendendo poi San Giovanni Paolo II  “amico del Venerabile Patriarca di Phnom Penh, Samdach Tep Vong, scomparso l’anno scorso”, ha ricordato le quattro piste del dialogo interreligioso  presenti nel documento “Redemptoris Missio” del 1990: “Il dialogo della vita, aperto a ogni persona, che è la vita quotidiana di ognuno di noi, soprattutto qui in Cambogia, dove buddisti, cristiani e musulmani vivono in armonia negli scambi di vita”. Poi c’è, ha detto, “il dialogo delle opere, attraverso l’educazione alla pace e alla solidarietà. In Cambogia svolgiamo numerose attività insieme: visite a prigioni, ospedali, campi interreligiosi per i giovani, giornate ambientali, scuole primarie”. Il terzo è “il dialogo teologico, che vivremo durante questa conferenza, e vorrei ringraziare i numerosi relatori che ci aiuteranno nella nostra riflessione”. Infine, non manca   “il dialogo dell’esperienza religiosa, che conduce i credenti alla contemplazione per penetrare il mistero di Dio”.Il Vicario ha poi voluto ricordare che “Papa Leone iniziando il suo pontificato, come figlio di Sant’Agostino, ci ha invitato ci ad amarci gli uni gli altri con l’unico amore che viene da Dio, vivendo nella verità per promuovere la giustizia nelle nostre società. Questa giustizia  assicura il bene comune e la dignità di ciascuno e da cui scaturirà la pace”. La pace, ha aggiunto “non è semplicemente l’assenza di guerra, ma è vivere insieme in fraternità e armonia”, e così ha auspicato che l’iniziativa del  Colloquio cristiano-buddista “possa essere un segno visibile di questa armonia che, in questo Anno Giubilare per la Chiesa Cattolica, condurrà ciascuno di noi verso la speranza”.Dal 26 al 29 maggio 2025, leader religiosi, studiosi provenienti da tutto il mondo sono riuniti a Phnom Penh. Co-organizzato  dalla Chiesa cattolica in Cambogia e dal Dicastero vaticano per il dialogo interreligioso, l’incontro, riunendo rappresentanti di 16 paesi, insieme ai delegati della Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche (FABC), si basa su una tradizione di partenariato spirituale radicata nella Nostra Aetate (1965), che riconosceva il buddismo come via per la “liberazione perfetta”.Fin dalla sua nascita, avvenuta nel 1995 a Taiwan, il convegno si è tenuto in paesi come India, Giappone, Italia e Thailandia.  Il convegno di quest’anno affronta questioni globali come la violenza, la frammentazione sociale e le crisi ecologiche, sottolineando come i valori buddisti e cristiani (compassione, giustizia e amore) possano contribuire a costruire comunità resilienti e a ripristinare la dignità umana.In una nazione come la Cambogia, che emerge da un passato travagliato, l’ottavo Colloquio invia un messaggio chiaro: il dialogo interreligioso è essenziale per costruire un mondo più giusto, pacifico e compassionevole. Dal 1994, la Chiesa cattolica in Cambogia ha svolto un ruolo determinante nel promuovere la cooperazione interreligiosa con la comunità buddista,  maggioritaria nella nazione, attraverso sforzi congiunti in campo educativo, umanitario e di costruzione della pace. L’incontro vuole anche celebrare l’impegno del Consiglio interreligioso cambogiano (CIC), che unisce buddisti, cristiani, musulmani e altri nel promuovere armonia, collaborazione, convivenza.(PA) (Agenzia Fides 27/5/2025)
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AFRICA/KENYA – “L’uccisione di Padre Bett ci costringe ad affrontare la questione della pace nella Kerio Valley” dice il Vescovo di Eldoret

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Nairobi (Agenzia Fides) – “Ho operato in diverse regioni in conflitto, ma non è mai stato ucciso un sacerdote. Davvero, è qualcosa su cui dobbiamo riflettere”. Così Mons. Dominic Kimengich, Vescovo di Eldoret, ha espresso la sua amarezza per l’assassinio di Padre Alloyce Cheruiyot Bett, il sacerdote ucciso a colpi d’arma da fuoco nella zona di Tot nella valle di Kerio, nell’altopiano occidentale del Kenya (vedi Fides 23/5/2025).Nell’omelia per la Messa di suffragio tenutasi domenica 25 maggio a Nerkwo, Mons. Kimengich ha chiesto che sia fatta giustizia non solo per il sacerdote ucciso ma per tutti gli abitanti della Kerio Valley che da tempo vivono nell’insicurezza. “Forse ci è voluta la vita di padre Bett per affrontare seriamente la questione della pace nella Kerio Valley. Questo è un campanello d’allarme per tutti noi” ha detto il Vescovo di Eldoret ricordando che il sacerdote prestava servizi nell’area da solo sei mesi.Dopo aver annunciato che Papa Leone XIV ha espresso le sue condoglianze per la morte del sacerdote tramite il Nunzio Apostolico, Mons. Kimengich ha chiesto alle autorità civili di “prendere sul serio la questione dell’insicurezza”, sottolineando che quello che è accaduto a Padre Bett “potrebbe succedere a chiunque, persino a loro”. “Al momento, è probabile che nessun sacerdote voglia recarsi nella regione perché non ci si sente al sicuro. Questa è l’effetto domino di questo incidente”.”Siamo uniti nella preghiera e nella solidarietà con la famiglia e gli amici di padre Bett. Che la sua anima riposi in pace eterna e che la giustizia prevalga” ha quindi concluso.I funerali di Padre Bett si terranno il 30 maggio. (L.M.) (Agenzia Fides 27/5/2025)
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ASIA/GIAPPONE – Il pellegrinaggio dell’“Ambasceria Tensho” ricostruito in un libro sulla base di documenti inediti

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martedì, 27 maggio 2025

La “cavalcata” di Sisto V col corteo dell’Ambasceria Tensho affrescata nel Salone Sistino della Biblioteca Apostolica Vaticana

Roma (Agenzia Fides) – Lettere, documenti, richieste di oggetti particolari e anche l’ordine, giunto direttamente dal Papa, di riservare un’accoglienza speciale a chi viaggiando per mesi aveva attraversato il Continente asiatico per giungere a Roma con l’obiettivo di conoscere e apprendere al meglio la dottrina cattolica.Questo è quanto riemerge dalle carte custodite negli Archivi di Stato e di istituzioni ecclesiastiche delle città italiane toccate dalla “Ambasceria Tensho”, avvenuta esattamente 440 anni fa.Era il marzo del 1585 quando, per la prima volta, una delegazione del Giappone giunse a Roma per essere ricevuta ufficialmente dal Pontefice. Il nome dell’Ambasceria si rifà all’epoca in cui prese forma secondo il calendario giapponese di allora, ovvero il decimo anno dell’era Tensho.L’idea di inviare quattro giovani dignitari giapponesi in Europa fu di Alessandro Valignano, gesuita italiano impegnato in attività missionarie nell’Estremo Oriente dal 1574, dopo che la Compagnia di Gesù lo aveva nominato Visitatore. Valignano scelse personalmente due ragazzi appartenenti a alcune delle maggiori famiglie daimyō cristiane presenti in Giappone a quel tempo. I daimyō erano potenti magnati e signori feudali giapponesi che, dal X secolo fino all’inizio del periodo Meiji, a metà del XIX secolo, governarono sulla stragrande maggioranza del Giappone grazie ai loro vasti possedimenti fondiari di natura ereditaria.A loro si unirono altri due giovani nobili e un piccolo gruppo di accompagnatori, tra cui il padre gesuita portoghese Diogo de Mesquita, che fece loro da guida e interprete. Con questo viaggio, che durò in tutto otto anni (dal 1582 al 1590) Valignano puntava ad accrescere la conoscenza del Giappone all’interno della Chiesa dell’epoca, oltre a sfatare alcuni stereotipi sul Paese nipponico.Oggi, le cronache di quegli eventi rivivono in nel libro intitolato “TENSHŌ 天正, Diario di un pellegrinaggio giapponese alla Curia romana (1585). Fonti manoscritte e a stampa” (Todi, Tau Editrice, 2025, 530 pp.). Il volume, realizzato a cura dell’Arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti, e dei Professori Olimpia Niglio e Carlo Pelliccia, nell’ambito delle iniziative di “Thesaurum Fidei”, progetto dell’Arcidiocesi di Lucca per ricordare il domenicano lucchese fra’ Angelo (Michele) Orsucci, tra i primi missionari a raggiungere il Giappone, viene presentato giovedì 29 maggio, alle ore 15, presso l’Aula Newman della Pontificia Università Urbaniana di Roma.Nella ricerca, come spiega il professor Pelliccia all’Agenzia Fides, “sono stati coinvolti, grazie all’impegno della collega Niglio, archivi di Stato e diocesani situati nelle città toccate dall’Ambasceria nel suo percorso, da Livorno a Roma e da Roma a Genova. Per noi studiosi è stato come rivivere il loro viaggio nella Penisola italiana attraverso fonti manoscritte e a stampa”.La raccolta delle schede di cui si compone il testo “è stata molto facile, tutte le strutture contattate sono state particolarmente felici di prendere parte alla ricerca. Molte schede provengono da Venezia”. E da questi fogli emerge una sorta di routine che caratterizzò l’Ambasceria con minuzie di particolari: “Ad esempio nell’Archivio diocesano di Lodi è stata trovata una nota in cui si chiedono dei candelabri d’argento alla Città di Milano per adornare la Chiesa cattedrale”. Richieste simili si trovano in altre lettere di altre città sempre in riferimento alla visita dei giovani giapponesi, che giunti a Roma nel marzo di oltre quattro secoli fa si trovarono a vivere nell’Urbe il Conclave che avrebbe portato all’elezione, il 24 aprile del 1585, di Sisto V, al secolo Felice Peretti.Prima di lasciare Roma, i giovani giapponesi presero parte agli eventi di quei giorni occupando un posto di rilievo. Seguendo l’esempio del suo predecessore (Gregorio XIII aveva ricevuto con tutti gli onori l’Ambasceria), Sisto V invitò gli illustri ospiti a prendere parte alla cavalcata per la presa di possesso della Cattedra nella basilica del Laterano, come testimoniato anche da un affresco situato nel Salone Sistino della Biblioteca Apostolica, in Vaticano, esaminato nel volume da Giulietti e Niglio.Lo stesso trattamento, precisa il professor Pelliccia, fu riservato ai giovani giapponesi anche nelle altre città con quello che sembra essere sempre lo stesso copione: “Al loro arrivo venivano accolti solennemente, prendevano parte a sontuosi banchetti molto spesso allietati dalla musica, altre volte erano declamati per loro orazioni e panegirici. In ogni tappa il gruppo visitava i principali luoghi di culto e di devozione, venerando reliquie, osservando opere d’arte e oggetti di rara bellezza”.Tra le carte, rinvenuta anche una lettera del cardinale domenicano Bonelli che, a nome del Papa, scrive di riservare un trattamento d’onore e un’accoglienza regale all’Ambasceria. Lettera simile a questa, con la stessa data, è stata ritrovata nell’archivio di Camerino: “Facile pensare” sottolinea Pelliccia “che missive come queste giunsero in buona parte delle città, dipendenti dallo Stato Pontificio, toccate dai giapponesi che nel loro itinerario fecero anche tappa a Loreto per visitare la Santa Casa”.“Sono stati rinvenuti documenti di varia natura, alcune redatti in giapponese, come dimostra il messaggio lasciato alla città di Imola, relazioni di viaggio, annotazioni economiche con le varie spese effettuate dalle comunità civili e religiose. Tra le più originali emergono descrizioni e curiosità sull’abbigliamento o le caratteristiche fisiche dei giapponesi messe nero su bianco dai notai dell’epoca”, continua il professor Pelliccia, che spiega: “Anche se oggi viene definita come una missione diplomatica, il termine non è propriamente corretto. La missione Tensho promosse tra le sue finalità quella di favorire la mutua conoscenza e l’interazione culturale. I giovani giapponesi avrebbero dovuto visitare anche la città di Napoli ma non avvenne. Ufficialmente per via del troppo caldo e dell’aria insalubre. Ma in realtà perché in quel periodo la città partenopea viveva una particolare situazione politica. A loro, giunti dall’Estremo oriente, doveva essere mostrata solo la grandezza e la bellezza dell’Europa e della dottrina cattolica che avrebbero poi testimoniato una volta rientrati nel loro Paese”.Anche la terminologia dei documenti appare talvolta “alterata” rispetto a come la intendiamo noi oggi: “Vengono descritti come principi indiani perché nel XVI secolo il Continente asiatico era identificato come Indie orientali. Vocaboli piuttosto variegati anche tra i titoli che vengono attribuiti ai quattro ragazzi: in alcune carte si parla di ‘principi’, in altre di ‘nobili aristocratici’”, rileva Pelliccia.Di certo l’Ambasceria Tensho è stata, a giudizio del professor Pelliccia, una grande “opportunità di dialogo fra culture. Valignano si può definire un promotore di questo dialogo fra Oriente e Occidente. La sua idea era quella di far conoscere ai giapponesi la civiltà europea, felice e progredita, e far capire loro che i missionari giungevano nella Terra del Sol Levante soltanto per rispondere con generosità alla loro vocazione religiosa e missionaria”. (F.B.) (Agenzia Fides 27/5/2025)
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