AFRICA/ETIOPIA – In stallo i negoziati tra Addis Abeba e la Somalia per l’accesso al mare

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giovedì, 31 luglio 2025

Wikipedia

di Cosimo GrazianiAddis Abeba (Agenzia Fides) – Secondo fonti diplomatiche a conoscenza del dossier, le trattative diplomatiche tra Etiopia e Somalia per la risoluzione della questione dell’accesso al mare di Addis Abeba e del relativo permesso concesso da Mogadiscio sarebbero bloccate. L’ultimo round di negoziati tra i due Paesi si è tenuto a febbraio, ma la notizia riguardante lo stallo è filtrata sui media solo nelle prime settimane di luglio.L’annuncio ha effetti sulla geopolitica africana, in particolare sulla regione del Corno d’Africa, e su questioni importanti a livello mondiale come il trasporto di merci attraverso il Mar Rosso.Al centro della questione c’è sempre la richiesta di accesso al mare da parte dell’Etiopia. Il governo etiope nel gennaio dello scorso anno aveva firmato un accordo con la regione separatista del Somaliland, per ottenere l’accesso al mare attraverso un tratto di venti chilometri lungo la costa di quest’ultimo. Le reazioni della Somalia, di cui il Somaliland fa formalmente parte, non si sono fatte aspettare e per risolvere la diatriba era intervenuta la Turchia, la cui mediazione ha portato ad un accordo lo scorso dicembre tra i due contendenti. Da lì in poi Somalia ed Etiopia hanno iniziato dei negoziati tecnici per esplorare la possibilità di accesso al mare per Addis Abeba, ma dallo scorso aprile non è stato fissato nessun nuovo incontro tra le delegazioni dei due Paesi. Oltre all’accesso al mare, a tornare sul tavolo delle trattative è stata anche la possibilità del riconoscimento dell’indipendenza del Somaliland, rende noto la stessa fonte diplomatica citata dall’agenzia somala Shabelle. L’Etiopia ufficialmente non ha mai preso l’impegno di fare questa mossa diplomatica, che comunque rimane una carta a sua disposizione, pronta ad essere utilizzata in qualsiasi evenienza.Se l’accordo del dicembre 2024 fu accolto come un successo della diplomazia turca in Africa, le notizie sull’attuale stallo penalizzano la posizione di Ankara nel Continente. Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan in questi anni ha investito pesantemente, sia economicamente che politicamente, nella presenza del suo Paese in tutto il Continente africano, e in particolare nel Corno d’Africa, il cui ruolo nelle vie logistiche internazionali è fondamentale. La Turchia è presente in Africa grazie ad una fitta rete di istituzioni religiose che ne hanno facilitato la penetrazione culturale e sociale; ha aperto ambasciate in tutto il Continente; ha stipulato accordi militari, in particolare uno lo scorso anno proprio con Somalia, Libia, Kenya, Ruanda, Nigeria e Ghana; la Turkish Airlines, la compagnia di bandiera turca, raggiunge al momento più di cinquanta destinazioni africane. L’Africa è diventata strategicamente importante per la Turchia anche per la sua proiezione marittima, e in quest’ottica la presenza nel Corno d’Africa lo è ancora di più. Se salta un accordo mediato da Ankara nella regione, anche la stessa posizione turca ne risente.Il problema al centro delle relazioni tra Etiopia e Somalia è la sovranità di quest’ultima. Se solo dovesse cedere sul riconoscimento del Somaliland, il rischio è quello di uno smembramento completo dell’entità statuale. Di recente si sono registrati nuovi scontri armati nella regione di Puntland, che dallo scorso anno si trova in uno stato di tensione con il governo centrale a causa degli emendamenti costituzionali approvati su proposta del Presidente somalo Hassan Mohamud. Gli scontri sono avvenuti tra le forze locali e quelle filogovernative. In maniera analoga al Somaliland, che ha dichiarato l’indipendenza da Mogadiscio trent’anni fa, il Puntland dal 1998 rivendica una maggiore autonomia dal governo centrale.In questa situazione potrebbe guadagnare peso politico nella regione l’Egitto, che da anni mantiene relazioni tese con l’Etiopia soprattutto per quel che concerne la realizzazione della Grande Diga del Rinascimento Etiope sul Nilo. La mediazione turca tra Etiopia e Somalia lo l’aveva tagliato fuori dalla disputa, ma il blocco dei negoziati ha fatto rientrare il Cairo nella partita degli degli equilibri regionali presenti e futuri. All’inizio della seconda settimana di luglio il Presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha incontrato il suo collega somalo promettendo un aumento nel monitoraggio della sicurezza ne Mar Rosso. Un segnale di presenza inviato ad Addis Abeba ma anche ad Ankara, nell’ambito del miglioramento delle relazioni tra Egitto e Turchia in altri contesti, come quello del Mediterraneo orientale e della Libia. (Agenzia Fides 31/7/2025)
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AFRICA/CONGO RD – La Caritas di Bunia: “Solo a luglio oltre 100 morti nell’Ituri nonostante lo stato d’assedio in vigore da 4 anni”

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Kinshasa (Agenzia Fides) – “Nella nostra provincia solo a luglio, più di 100 persone, tra cui donne e bambini, sono state brutalmente assassinate in attacchi di indicibile brutalità”. Lo rivela la Caritas diocesana di Bunia (provincia dell’Ituri nell’est della Repubblica Democratica del Congo), nel cui territorio rientra la chiesa Beata Anuarite di Komanda, assalita da un commando della Forze Democratiche Alleata (ADF nella sigla inglese), nella notte tra notte fra sabato 26 e domenica 27 luglio (vedi Fides 28/7/2025).Le 100 vittime solo nel mese di luglio dell’anno in corso rappresentano-secondo la Caritas di Bunia- “il fallimento lampante dello stato d’assedio” decretato il 3 maggio 2021, dal Presidente Félix Tshisekedi nell’Ituri e nel Nord Kivu al fine di “neutralizzare i gruppi armati operanti nelle due provincie; ripristinare l’autorità statale attraverso un governo militare temporaneo; Proteggere i civili e stabilizzare la regione”.“Quattro anni e quasi 100 proroghe dopo, i risultati sono devastanti: nuovi gruppi armati sono emersi e sono più attivi che mai” afferma la Caritas. “L’impunità regna sovrana e i massacri continuano senza indagini o procedimenti giudiziari contro i criminali. Peggio ancora, testimonianze schiaccianti rivelano la complicità, passiva o attiva, dell’esercito congolese, come nel recente massacro a Lopa dove i miliziani della CODECO hanno profanato la chiesa Giovanni da Capistrano (vedi Fides 23/7/2025)”. La profanazione della Chiesa “ha costretto Sua Eccellenza Mons. Dieudonné Uringi, Vescovo di Bunia, a chiudere la parrocchia la cui riapertura rimane sine die”.Nel frattempo sono emersi ulteriori particolari sull’assalto al villaggio di Komanda. Gli assalitori sono entrati nel villaggio intorno alle due di notte provenienti dalla loro roccaforte sul Monte Hoyo. Hanno attaccato la chiesa parrocchiale Beata Anuarite, uccidendo circa venti a colpi di machete raccolte per una veglia di preghiera. Altri corpi sono stati rinvenuti in case e attività commerciali incendiate non lontano dalla chiesa, tra cui quello di un uomo carbonizzato trovato in un camion dato alle fiamme dagli aggressori. Il totale delle persone uccise è di 43 alle quali si aggiungono decine di feriti.L’assalto al villaggio di Komanda ha provocato- come riferisce la Caritas- panico generalizzato con conseguente esodo di massa della sua popolazione verso Bunia, Beni e Kisangani; la sospensione delle attività economiche e religiose. Tutto questo ha aggravato la crisi umanitaria già in atto per l’arrivo di nuovi sfollati. Caritas Bunia denuncia “l’inaccettabile passività delle forze di sicurezza e della MONUSCO (Missione ONU nella RDC), nonostante fossero di stanza a meno di 3 chilometri dalla scena del crimine, non sono intervenute per proteggere i civili”.Nel comunicato inviato all’Agenzia Fides, Caritas Bunia sottolinea come la situazione della sicurezza nell’Ituri stia peggiorando: “Con l’emergere di un nuovo movimento ribelle (Convenzione per la Rivoluzione Popolare), recentemente fondato da Thomas Lubanga e dai suoi complici in Uganda, e le innaturali alleanze tra l’esercito regolare (FARDC) e le milizie criminali che avrebbe dovuto combattere, l’Ituri sta sprofondando in un caos senza precedenti. La popolazione, abbandonata a se stessa, non sa più di chi fidarsi”.Per evitare nuovi massacri e migliorare la sicurezza nell’area la Caritas chiede l’immediata revoca dello stato d’assedio, definendolo “una misura inefficace respinta dalla popolazione”; la sostituzione di tutto il personale delle FARDC e della polizia dispiegato a Komanda durante il massacro del 27 luglio, così come a Lopa durante i massacri e le distruzioni del 21 luglio 2025; la revisione urgente delle strategie di protezione dei civili per evitare ulteriori tragedie. (L.M.) (Agenzia Fides 31/7/2025)
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ASIA/CAMBOGIA – Contrastare la disinformazione e diffondere messaggi di amore, tolleranza e coraggio: giovani cambogiani e thailandesi uniti in armonia

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giovedì, 31 luglio 2025

ANS

Phnom Penh (Agenzia Fides) – “Chiediamo a ogni uomo e donna, a ogni bambino e anziano dal cuore gentile, di superare i conflitti e scegliere la via dell’umiltà, della saggezza e del dialogo”. E’ quanto hanno dichiarato in forma congiunta i giovani dei centri salesiani di Cambogia e Thailandia.Tuttavia a distanza di pochi giorni dal cessate il fuoco in vigore tra i due Paesi confinanti, cominciato la sera di lunedì 28 luglio con la mediazione del governo malaysiano, la Thailandia ha accusato la Cambogia di ‘una flagrante violazione’.E, mentre sale il bilancio delle vittime e degli sfollati causati dagli scontri che si stanno perpetrando da giorni (vedi Agenzia Fides 24/7/2025), questi giovani hanno lanciato l’iniziativa ‘Meditazione per la pace con Don Bosco, nostro comune padre’. Attingendo agli insegnamenti del buddismo e del cristianesimo, essi sottolineano la rilevanza di valori quali la compassione, la non violenza e la riconciliazione. L’iniziativa – si legge in una nota diffusa dai Salesiani – mette in evidenza il patrimonio spirituale condiviso: la consapevolezza e la non violenza del buddismo, insieme all’invito cristiano e salesiano alla riconciliazione e al servizio.I leader giovanili mettono anche in guardia contro una ‘guerra sporca digitale’, esortando i loro coetanei a contrastare la disinformazione e, al contrario, a diffondere messaggi di amore, tolleranza e coraggio. “La pace non richiede silenzio, ma coraggio. Che la nostra storia e la nostra fede comuni siano un ponte, non una barriera”, rimarcano nella loro dichiarazione. E mentre i diplomatici lavorano per trovare una soluzione, le voci dei giovani cambogiani e thailandesi ricordano al mondo che la pace non nasce nelle sale conferenze, ma nei cuori di coloro che hanno il coraggio di immaginarla.Il conflitto, incentrato sul tempio conteso di Ta Moan Thom e sui confini dell’era coloniale, si è riacceso il 24 luglio 2025, segnando gli scontri più gravi degli ultimi dieci anni. La violenza ha causato 30 vittime e costretto oltre 300mila persone a lasciare le proprie case.(AP) (Agenzia Fides 31/7/2025)
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Conversazione telefonica con il Primo Ministro dello Stato d’Israele, Benjamin Netanyahu

Source: Government of Italy

30 Luglio 2025

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto questa sera una conversazione telefonica con il Primo Ministro dello Stato d’Israele, Benjamin Netanyahu.

Il Presidente Meloni ha insistito sulla necessità di porre immediatamente fine alle ostilità, a fronte di una situazione a Gaza che – ha sottolineato – è insostenibile ed ingiustificabile. 

La conversazione ha costituito anche l’occasione per ribadire l’urgenza indifferibile di garantire un accesso umanitario pieno e senza ostacoli alla popolazione civile, rinnovando l’impegno dell’Italia in tale ambito, tramite l’iniziativa Food for Gaza. Grazie all’impegno italiano saranno accolti ulteriori 50 civili palestinesi e verrà predisposto il lancio di aiuti per la popolazione di Gaza.

Convocazione del Consiglio dei Ministri n. 137

Source: Government of Italy

30 Luglio 2025

Il Consiglio dei ministri è convocato oggi, mercoledì 30 luglio 2025, alle ore 15.30 a Palazzo Chigi, per l’esame del seguente ordine del giorno:

  • SCHEMA DI DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE: Disposizioni in materia di Roma Capitale (PRESIDENZA – RIFORME ISTITUZIONALI E SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA);
  • SCHEMA DI DECRETO-LEGGE: Disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti e per la bonifica dell’area denominata Terra dei fuochi (PRESIDENZA – GIUSTIZIA – AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA – INTERNO);
  • SCHEMA DI DECRETO-LEGGE: Misure urgenti per il commissariamento dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (PRESIDENZA – SALUTE);
  • SCHEMA DI DISEGNO Dl LEGGE quadro per la salute e la sicurezza nelle piscine (PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE – SALUTE);
  • SCHEMA DI DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Modifiche e integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 122, in materia di valutazione degli studenti del secondo ciclo di istruzione – ESAME DEFINITIVO (ISTRUZIONE E MERITO);
  • SCHEMA DI DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Modifiche e integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249, recante lo statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria – ESAME DEFINITIVO (ISTRUZIONE E MERITO);
  • LEGGI REGIONALI;
  • VARIE ED EVENTUALI.

Dichiarazione del Presidente Meloni

Source: Government of Italy

30 Luglio 2025

L’Italia ha scelto con fermezza di stare al fianco dell’Ucraina di fronte alla brutale guerra di aggressione scatenata dalla Russia ormai tre anni fa, e continua a garantire il proprio sostegno al popolo ucraino nella sua eroica resistenza.

La pubblicazione da parte del Ministero degli Esteri di una lista di presunti “russofobi”, accusati di aver “incitato all’odio” contro la Russia, non è altro che l’ennesima operazione di propaganda, finalizzata a distogliere l’attenzione dalle gravi responsabilità di Mosca, ben note alla comunità internazionale e che la comunità internazionale ha condannato fin dall’inizio.

Desidero, per questo, rivolgere la mia solidarietà al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ai ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto e a tutti coloro che sono stati destinatari di questa inaccettabile provocazione.

ASIA/INDIA – Suore molestate e “ricompense” promesse a chi picchia sacerdoti: appello dei Vescovi indiani al Governo

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mercoledì, 30 luglio 2025

CBCI

Nuova Delhi (Agenzia Fides) – Siano tutelati e garantiti i diritti costituzionali della nazione. Lo chiedono i Vescovi indiani in un appello rivolto al governo davanti al “crescente clima di ostilità e violenza contro le minoranze in tutto il Paese”.L’intervento della Conferenza Episcopale Indiana (CBCI) arriva a pochi giorni dall’arresto di due religiose avvenuto alla stazione ferroviaria di Durg, nel Chhattisgarh, dove la polizia ferroviaria governativa ha fermato suor Preeti Mary e suor Vandana Francis, delle Green Garden Sisters.Le suore accompagnavano tre giovani donne e un uomo adulto appartenente a una tribù, che secondo quanto riferito stavano viaggiando da Narayanpur, nella diocesi di Jagdalpur, ad Agra, nell’Uttar Pradesh, dove alle donne era stato offerto un impiego presso un ospedale gestito da cattolici. “Nonostante le ragazze avessero più di 18 anni e avessero fornito il consenso scritto dei genitori – hanno precisato i Vescovi -, le suore sarebbero state arrestate a seguito di pressioni da parte di elementi della comunità. Si presume che siano state sottoposte ad aggressioni fisiche. Quando i genitori delle ragazze sono arrivati alla stazione di polizia, gli agenti avrebbero impedito loro di incontrare le figlie”.”Le suore cristiane sono sempre più spesso prese di mira da disturbatori sociali, che le circondano nelle stazioni ferroviarie, incitano la folla e usano un linguaggio offensivo. Queste azioni – ha affermato la CBCI – rappresentano una grave minaccia non solo alla dignità e al pudore di queste donne, ma anche alla loro vita”. Definendo questi ripetuti incidenti come una “grave violazione della Costituzione”, i Vescovi indiani hanno esortato i governi degli Stati indiani “a garantire la sicurezza di tutte le donne e ad adottare misure tempestive per prevenire tali incidenti”, rivolgendosi al contempo al governo centrale di Delhi per un intervento urgente.Le preoccupazioni della CBCI sono nate sulla scia di una serie di incidenti che, per i Vescovi, “riflettono il deterioramento dell’imparzialità istituzionale. Uno di questi incidenti si è verificato il 17 giugno 2025, quando il deputato del BJP Shri Gopichand Padalkar avrebbe provocato l’opinione pubblica contro i cristiani annunciando ricompense in denaro per aver aggredito i sacerdoti cristiani”. I Vescovi cattolici indiani, nella loro dichiarazione, riportano le parole che il deputato avrebbe pronunciato: “Chiunque picchi il primo sacerdote riceverà una ricompensa di cinque lakh di rupie, chi picchia il secondo ne riceverà quattro lakh e il terzo tre lakh”.Questo incitamento, hanno spiegato i Vescovi indiani, “giustifica un’azione legale immediata. Il discorso, ampiamente diffuso attraverso filmati e media, era esplicito, diretto e rappresenta una reale minaccia per l’ordine pubblico. Tali atti costituiscono un grave reato ai sensi dell’articolo 152 del Bharatiya Nyaya Sanhita (il codice penale dell’India entrato in vigore nel 2024, ndr.), che penalizza la promozione dell’inimicizia tra diversi gruppi e minaccia l’unità nazionale. Nonostante la gravità della dichiarazione e le proteste pacifiche dei cittadini preoccupati, le autorità competenti sono rimaste immobili”Secondo la CBCI, “i recenti sviluppi indicano la decostruzione dello Stato di diritto”, e ciò “porta all’anarchia, che nessuna nazione può permettersi. Considerata la gravità della situazione, i Vescovi indiani hanno esortato “il governo indiano e tutti i partiti politici a superare ogni faziosità e ad adottare misure costituzionali appropriate per salvaguardare il Paese e tutti i suoi cittadini. Bisogna agire immediatamente per proteggere i principi sanciti dalla Costituzione e per sostenere la dignità e i diritti di tutti i cittadini, indipendentemente dalla religione”. (F.B.) (Agenzia Fides, 30/7/2025)
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AMERICA/COLOMBIA – Sacerdote agostiniano torna in libertà dopo 40 giorni dalla sua sparizione

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mercoledì, 30 luglio 2025

Agostiniani, Provincia di Nuestra Señora de Gracia

Bogotá (Agenzia Fides) – Dopo 40 giorni dalla sua sparizione, Carlos Saúl Jaimes Guerrero, sacerdote agostiniano appartenente alla Provincia di Nuestra Señora de Gracia, è tornato in libertà. Ad annunciarlo è la stessa comunità religiosa di appartenenza del sacerdote, tramite una nota: “Con profonda gratitudine nel cuore, vogliamo condividere con tutti voi – amici, fedeli, comunità religiose e persone di buona volontà che ci avete ascoltato – una notizia che ci riempie di gioia: il nostro fratello, padre Carlos Saúl Jaimes, è stato liberato”.Il religioso, fanno sapere dal governo del Dipartimento di Cundinamarca, “rapito il 17 giugno in una zona rurale del comune di Viotá, è stato rilasciato la mattina di domenica 27 luglio, in una zona rurale del comune di El Colegio. È stato trovato in buone condizioni di salute”.Di padre Carlos si erano perse le tracce dopo che era partito alla volta di una fattoria conosciuta come Casacoima, alla periferia di Viotá. Alcune ore dopo, il suo veicolo era stato trovato abbandonato in un sentiero vicino a un burrone, con il motore acceso. Da allora, sono state avviate operazioni congiunte che hanno coinvolto l’Ufficio del Sindaco di Viotá, la Polizia e la Guardia Nazionale.Avviate le indagini, le forze dell’ordine avevano seguito, tra le altre, la pista del rapimento. Tuttavia, nessuno ha rivendicato il gesto né un riscatto è stato chiesto. La famiglia aveva anche offerto una ricompensa a chi avrebbe fornito elementi utili al ritrovamento del sacerdote. Ma nulla è emerso fino al 27 luglio quando è avvenuto il ritrovamento da parte delle forze dell’ordine.Sul sito del Governo del Dipartimento di Cundinamarca si precisa che “su espressa richiesta della famiglia, non verranno rivelati ulteriori dettagli sulle circostanze del suo rilascio”. Non sono state finora fornite notizie precise sul periodo della sua sparizione.L’ordine agostiniano ha espresso la sua gratitudine per il sostegno della comunità e ha chiesto discrezione: “Chiediamo comprensione e rispetto affinché padre Carlos Saúl possa avere un percorso di recupero soddisfacente insieme alla sua famiglia e alla comunità religiosa”. (F.B.) (Agenzia Fides 30/7/2025)
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AFRICA/SUD SUDAN – Giornata Nazionale dei Martiri: Un grido da una terra ferita, appello del vescovo Hiiboro Kussala per la pace nel Paese

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mercoledì, 30 luglio 2025

Tombura-Yambio (Agenzia Fides) – “Come Vescovo, mi impegno a parlare finché non si ascolti la verità. Camminare con le vittime e le famiglie ferite. Offrire la Chiesa come piattaforma per la riconciliazione e il dialogo. Pregare incessantemente per la pace e lavorare fianco a fianco con tutti coloro che la perseguono. Non rimarrò in silenzio. Non mi arrenderò. Con voi finché non prevarrà la pace.”E’ il monito che Barani Eduardo Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio, ha rivolto a tutti, rappresentanti del governo del Sud Sudan e a tutte le persone di buona volontà.“Dopo quattro anni di spargimento di sangue, case in fiamme, famiglie distrutte e sogni sepolti, la nostra gente vive sotto teli di plastica, beve acqua non potabile, cammina nella paura e seppellisce i propri cari in silenzio. Questo non è una questione politica, è una tragedia umanitaria e un fallimento morale.”Il vescovo, che è anche Presidente del Consiglio Interreligioso per l’Iniziativa di Pace, Stato di Equatoria Occidentale, Sud Sudan, lancia l’appello in occasione della Giornata dei Martiri oggi 30 luglio 2025, “non svergogniamo il loro sacrificio con altro sangue. Onoriamoli portando la pace dove c’è dolore e la vita dove la morte ha regnato”.Questa giornata istituita per ricordare le vittime e promuovere la pace, commemora i morti nel conflitto tra le Forze Armate Sudanesi e le Forze di Supporto Rapido, iniziato nell’aprile 2023.“Le grida dei nostri fratelli di Tombura echeggiano da troppo tempo, – prosegue Hiiboro – non vogliamo condannare, ma risvegliare la coscienza di una nazione. Vi esortiamo come pastori, concittadini e come figli di un solo Dio. Che Tombura sia il nostro punto di svolta, un luogo sacro dove la nazione sceglie la guarigione anziché l’odio, la verità anziché la propaganda e la speranza anziché la disperazione.Rivolgendosi al governo del Sud Sudan il vescovo dice: “ora è il momento di agire. Invitiamo tutti, dalla più alta carica al più piccolo capo locale, ad agire con audacia, compassione e determinazione. Dispiegate forze di protezione per fermare ogni violenza e ripristinare la legge. Disarmate e smantellate qualsiasi persona che detenga illegalmente armi da fuoco. Aprite uno spazio per un dialogo inclusivo che coinvolga capi, giovani, donne, chiese e società civile. Punite senza indugio l’incitamento all’odio, la disinformazione e l’incitamento tribale. Garantite l’accesso umanitario e ricostruite servizi sociali, sanitari, scolastici.“Questo è il nostro dolore commune” aggiunge poi rivolgendosi al popolo del Sud Sudan: Tombura non è sola. Quando un arto soffre, tutto il corpo soffre. Non è una tragedia di Tombura, è una ferita del Sud Sudan. Agli anziani, alzatevi con saggezza e consiglio. Alle madri e alle donne: siate voci di guarigione e resistenza morale. Ai giovani, rifiutate di essere armi di distruzione. Scegliete la pace, costruite il Sud Sudan. Alle comunità religiose, unite nella verità e nella riconciliazione. Alla comunità internazionale: non distogliete lo sguardo. La pace ha bisogno di partner. Le vite hanno bisogno di essere salvate.”“Se non facciamo nulla il futuro a rischio. Se la violenza a Tombura continua, il costo sarà insostenibile. Intere comunità scompariranno. L’odio tribale si metastatizzerà in tutte le regioni.La fiducia nel governo e nell’unità nazionale si eroderà ulteriormente. Generazioni di giovani saranno perse nella vendetta o nella violenza. Se scegliamo la pace sarà una nuova alba per il Sud Sudan, se agiamo insieme, sinceramente, e ora la pace fiorirà. I bambini torneranno a scuola, le famiglie alle loro case e i contadini ai loro campi. La fiducia crescerà tra le tribù, tra i cittadini e il loro governo. L’anima del Sud Sudan rinascerà non nel sangue, ma nella giustizia.”“Che Tombura diventi un segno che il Sud Sudan sceglie la vita” conclude il vescovo Hiiboro Kussala.(AP) (Agenzia Fides 30/7/2025)
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