ASIA/PAKISTAN – Tra il fonte indiano e la spina del Beluchistan: “Unità e pace per il Pakistan”

Source: The Holy See in Italian

Mostafameraji – Wiki Commons

Karachi (Agenzi Fides) – “Ora è il momento dell’unità e della pace. Vorrei riprendere il  messaggio e le prime parole di Papa Leone XIV: pace a voi. Lo rivolgiamo all’India, ai fratelli indiani, con i quali siamo chiamati a costruire la convivenza. Lo rivolgiamo ai fratelli del Beluchistan, che è parte integrante del Pakistan”, dice all’Agenzia Fides padre Mario Angelo Rodrigues, sacerdote dell’Arcidiocesi di Karachi. Il Pakistan sul fronte orientale ha visto riaccendersi nei giorni scorsi la tensione e il conflitto con l’India per la regione contesa del Kashmir, un conflitto per cui  è stata siglata una tregua. Sul versante occidentale, poi, si è riaperta la ferita del Beluchistan, una delle province che formano  il territorio pakistano, in cui è presente un movimento irredentista fin dai tempi dell’indipendenza del Pakistan.  Ora il leader della società civile  Mir Yar Baloch ha dichiarato che “il Belucistan non è Pakistan”, rivendicando l’indipendenza dal Pakistan e cercando il sostegno dell’India e della comunità internazionale. Mir Yar Baloch ha citato  decenni di violenze, sparizioni forzate e violazioni dei diritti umani nella regione.P, Rodrigues ricorda che da giovane prete, nel suo primo incarico pastorale è stata assegnata una missione in Beluchistan: “Ricordo gente pacifica e amante del piacere, molto ospitale. Noi siamo portatori della dignità umana, dei diritti umani, della prosperità per tutti e siamo sempre contrari a ogni forma di violenza. Purtroppo se nella regione avvengono episodi di torroriamo , l’esercito del Pakistan interviene  e posso immaginare  anche i danni e le sofferenze  inflitte alla popolazione civile” osserva. “Oggi la situazione in Beluchistan è una spina nel fianco per il governo del Pakistan. In ogni caso oggi è importante parlare di unità nazionale, coinvolgere i gruppi di diverse etnie e religioni e lanciare un appello all’unità del Pakistan e alla pace”, dice il sacerdote. “Vi sono comunità di beluci nella città di Karachi, ben integrate nel territorio. Abbiamo  ragazzi beluci nella nostra scuola, che vivono in piena  armonia con gli altri studenti. Questo è il modello da seguire”, conclude padre Rodrigues, oggi preside della St. Patrick High Shool a Karachi, importante istituto d’istruzione cattolico che accoglie oltre 4.000 studenti.La popolazione in Beluchistan  lamenta  gravi violazioni dei diritti umani ai danni della gente comune e di quanti si oppongono alla politica del governo pakistano, giudicata repressiva.  Nella regione opera l’Esercito di liberazione del Baluchistan (Bla), che si è reso responsabile di azioni violente ed eclatanti.  L’11 marzo scorso ha dirottato il  Jaffar Express , un treno passeggeri pakistano in viaggio da Quetta a Peshawar con almeno 380 passeggeri a bordo. Il Bla ha  tenuto ostaggi in un sequestro  cui ha messo fine l’intervento dell’esercito pakistano.La provincia del Belucistan è coinvolta in insurrezioni e conflitti da parte dei separatisti beluci fin dal 1948. In  Pakistano vivono circa 7 milioni di beluci, stanziati soprattutto in Beluchistan ma anche con comunità in  Sindh nel Punjab . Costituiscono il 3,6% della popolazione totale del Pakistan. I beluci sono pesanti anche in Iran e in Afghanistan.(PA) (Agenzia Fides 15/5/2025)
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AFRICA/BURKINA FASO – Il gruppo JNIM intensifica gli assalti in diverse località del Paese

Source: The Holy See in Italian

Ouagadougou (Agenzia Fides) – Il JNIM (Gruppo di Sostegno all’Islam e ai musulmani) formazione jihadista saheliana legata ad Al Qaida ha intensificato gli attacchi contro obiettivi militari e civili in Burkina Faso.L’offensiva jihadista è iniziata l’11 maggio con l’assalto al campo militare di Djibo, nella provincia di Soum, nel nord del Paese. La struttura militare sarebbe stata conquistata e saccheggiata dai jihadisti.Altri attacchi hanno preso di mira località nel centro nord, nel centro est e nel sud del Paese. Secondo video postati dal JNIM sui propri canali social negli assalti di questi ultimi giorni sarebbero stati uccisi una sessantina di militare regolari e una decina di paramilitari delle formazioni dei Volontari per la Difesa della Patria (VDP). Fonti locali affermano che pure una ventina di civili avrebbero perso la vita negli assalti mentre diverse strutture come casa e centri sanitari sarebbero stati distrutti. Nella località di Diapaga, nel nord-est del Burkina Faso, il gruppo jihadista ha preso il controllo dell’accampamento militare, uccidendo decine di soldati, catturato l’intero arsenale e liberato i prigionieri detenuti nel carcere locale. Nei video postati in rete dagli stessi jihadisti i membri del JNIM appiano indossare uniformi militari, in alcuni casi con insegne dell’esercito maliano. Il gruppo jihadista si oppone infatti ai governi dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), costituita da Mali, Burkina Faso e Niger.Le autorità locali non hanno confermato queste notizie ma ieri, 14 maggio, è stato firmato nella capitale Ouagadougou, il cosiddetto “Patto Patriottico dei Media Burkinabé (PPMB)”, su impulso del Consiglio Superiore per la Comunicazione (CSC). Il patto è volto ufficialmente “a sostenere gli sforzi di difesa attraverso una comunicazione coerente, promuovere le azioni delle Forze di Difesa e Sicurezza, rafforzare l’educazione civica e preservare la coesione sociale”.Inoltre il Consiglio dei Ministri ha annunciato la creazione di “una scuola superiore di istruzione militare per formare un’élite strategica, adattata alle sfide per la sicurezza nazionale e regionale”.Infine circolano sui social media notizie non confermate sulla presenza in Burkina Faso di circa 700 militari delle forze speciali della Corea del Nord, inviate per fornire supporto al governo locale. (L.M.) (Agenzia Fides 15/5/2025)
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America’s Cup a Napoli, dichiarazione del Presidente Meloni

Source: Government of Italy

Sono orgogliosa di annunciare che l’America’s Cup si disputerà, per la prima volta nella storia, in Italia.

Sarà Napoli la città che ospiterà nel 2027 la trentottesima edizione del torneo velico più famoso e prestigioso al mondo, un evento globale che coinvolge milioni di appassionati e rappresenta una sintesi unica tra tradizione, innovazione tecnologica, eccellenza ingegneristica e spirito competitivo.

Ringrazio il Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, Sport e Salute e tutti coloro che hanno lavorato, con passione e determinazione, per raggiungere questo grande risultato. 

La scelta del capoluogo partenopeo contribuirà a rafforzare il rinnovato protagonismo del Sud, che in questi anni ha saputo riscoprire il suo dinamismo e il suo orgoglio, registrando una crescita del PIL e dell’occupazione superiore alla media nazionale.

L’organizzazione dell’America’s Cup a Napoli consentirà, inoltre, di accelerare l’imponente piano di riqualificazione e rigenerazione avviato dal Governo per trasformare l’area di Bagnoli in un moderno polo turistico, balneare e commerciale. 

La scelta dell’Italia è una scelta che ci inorgoglisce, perché è un riconoscimento all’identità stessa della nostra Nazione. Senza il mare, infatti, noi non saremmo ciò che siamo. Il mare è storia, identità, cultura ma anche un pezzo insostituibile del nostro sistema produttivo ed economico, grazie alla posizione di leadership che ricopriamo nella nautica, nella cantieristica, nell’industria armatoriale, nella crocieristica e in tanti altri ambiti connessi alla blue economy.

Non vediamo l’ora di accogliere l’America’s Cup. L’Italia sarà all’altezza di questa sfida, e dimostrerà ancora una volta al mondo di cosa è capace.

Nuova direzione dell’Ufficio dell’igiene pubblica dei Grigioni

Source: Switzerland – Canton Government of Grisons in Italian

Da inizio ottobre, la neurobiologa Sandra B. Stöckenius assumerà la direzione dell’Ufficio dell’igiene pubblica dei Grigioni. Stöckenius succede a Rudolf Leuthold che a fine anno andrà in pensione anticipata dopo 26 anni alla direzione dell’Ufficio dell’igiene pubblica.

Stöckenius dispone di un’esperienza pluriennale nella ricerca clinica, nel management, nel marketing e nell’economia delle cure nel settore sanitario. Presso l’azienda AD Swiss Net AG, attiva nell’accompagnamento terapeutico digitale, è attualmente responsabile per lo sviluppo e l’attuazione di strategie di comunicazione e di rimborso per applicazioni di telemedicina impiegate nell’ambito delle malattie croniche. Alla Roche Diabetes Care Stöckenius ha diretto il team per il marketing dei prodotti e la trasformazione digitale in Svizzera. Dopo il master in neurobiologia all’Università di Zurigo e 20 anni di esperienza nella ricerca clinica e nel marketing nel settore farmaceutico e della tecnologia medicale, Sandra B. Stöckenius ha frequentato gli studi di General Management all’Università di San Gallo. In seno all’Ufficio dell’igiene pubblica dirigerà un team di 58 collaboratori e collaboratrici in tre ubicazioni diverse.

L’Ufficio dell’igiene pubblica dei Grigioni attua la legislazione sanitaria federale e cantonale. Esercita la vigilanza di polizia sanitaria sui fornitori di prestazioni e sugli istituti del settore sanitario ed è competente per la prevenzione della salute nonché per la pianificazione, la garanzia e il finanziamento dell’assistenza sanitaria alla popolazione. L’Ufficio dell’igiene pubblica garantisce anche l’esercizio della Centrale per chiamate d’emergenza sanitaria 144.

Fotografia:

Persona di riferimento:

Consigliere di Stato Peter Peyer, direttore del Dipartimento di giustizia, sicurezza e sanità, tel +41 81 257 52 01, e‑mail medienstelle@djsg.gr.ch

Organo competente: Governo

Comunicato del Governo del 15 maggio 2025

Source: Switzerland – Canton Government of Grisons in Italian

Secondo quanto deciso dal Governo, il ricavato della colletta della Festa federale di preghiera 2025 sarà assegnato in ragione di un terzo ciascuna alle seguenti organizzazioni che forniscono preziosi servizi a beneficio della popolazione grigionese: Telefono amico della Svizzera orientale e del FL (telefono 143), Pro Juventute (147) e TECUM.

La Festa federale di ringraziamento, di penitenza e di preghiera si terrà il 21 settembre 2025. In occasione della Festa federale di ringraziamento, di penitenza e di preghiera in tutte le chiese del Cantone si effettua una colletta per scopi di utilità pubblica. Il Governo decide in merito all’impiego dei fondi raccolti. Nel consuntivo 2024 l’importo raccolto con la colletta è ammontato a 24000franchi. Per il 2025 si prevede un ricavato dalla colletta pari a un importo di 21000 franchi.

Il Telefono Amico, raggiungibile al numero 143, propone un’offerta di colloquio anonima e gratuita 24 ore su 24 a persone che si trovano in situazioni di vita difficili. Il servizio si rivolge a tutte le persone, indipendentemente da età, origine, religione o cultura, che si trovano in una situazione di bisogno psicologico o che hanno semplicemente bisogno di parlare con qualcuno. Con l’offerta «147» Pro Juventute propone un servizio disponibile 24 ore su 24 per bambini e giovani che desiderano confidarsi con qualcuno. L’offerta è anonima, gratuita e pensata appositamente per rispondere alle esigenze dei giovani. L’associazione Tecum è specializzata nell’assistenza a persone gravemente malate o in fin di vita nel Cantone dei Grigioni. Oltre alle persone gravemente malate, l’organizzazione sostiene anche i loro familiari. Il servizio di assistenza viene offerto a domicilio, in case per anziani e di cura nonché negli ospedali.

Secondo quanto deciso dal Governo, il ricavato della colletta della Festa federale di preghiera 2025 sarà assegnato in ragione di un terzo ciascuna alle seguenti organizzazioni che forniscono preziosi servizi a beneficio della popolazione grigionese: Telefono amico della Svizzera orientale e del FL (telefono 143), Pro Juventute (147) e TECUM.

Leone XIV ai cattolici orientali: siete preziosi. Continuate a brillare per fede, speranza e carità, e per null’altro

Source: The Holy See in Italian

VaticanMedia

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Siete preziosi”. “La Chiesa ha bisogno di voi”. “Continuate a brillare per fede, speranza e carità, e per null’altro”. Papa Leone XIV riceve in udienza nell’Aula Paolo VI un moltitudine di battezzati e battezzate delle Chiese cattoliche orientali giunti a Roma accompagnati anche dai loro Patriarchi e Vescovi per celebrare il loro Giubileo della Speranza. E rivolge a loro un discorso intenso e importante per tutta la Chiesa universale. Parole calibrate e dense, che esaltano il grande “apporto che può darci oggi l’Oriente Cristiano”. Parole che richiamano le sofferenze patite dai cristiani d’Oriente in tanti scenari di guerra e si trasformano in un nuovo, appassionato appello alla pace del nuovo Vescovo di Roma, deciso nel ripetere che affinchè “la pace si diffonda io impiegherò ogni sforzo”, e che “la Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace”.L’attualità di Leone XIII”Cristo è risorto. È veramente risorto”. Papa Leone saluta così la moltitudine che oggi, mercoledì 14 maggio, lo ha accolto festosa in Aula Nervi, e ricorda subito che con quelle parole, “in molte regioni, l’Oriente cristiano in questo tempo pasquale non si stanca di ripetere, professando il nucleo centrale della fede e della speranza”, e che proprio della speranza la risurrezione di Gesù è il fondamento indistruttibile”. Poi il Pontefice nato a Chicago tesse un discorso intriso di gratitudine per il tesoro di fede rappresentato dalle Chiese d’Oriente, una ricchezza che attinge alla sorgente della fede degli Apostoli.Papa Prevost cita Papa Francesco, per ripetere che le Chiese orientali con il loro patrimonio spirituale “hanno tanto da dirci sulla vita cristiana, sulla sinodalità e sulla liturgia”; cita Giovanni Paolo II, per il quale le Chiese d’Oriente hanno “un ruolo unico e privilegiato, in quanto contesto originario della Chiesa nascente” , e alcune loro liturgie utilizzano ancora la lingua del Signore Gesù.Il Pontefice dissemina nel suo discorso anche citazioni di Padri orientali, da Efrem il Siro a Isacco di Ninive; cita anche PapaLeone XIII, il Pontefice che lo ha ispirato nella scelta del suo nome come Successore di Pietro.Papa Pecci – ricorda Leone XIV – “per primo dedicò uno specifico documento alla dignità delle vostre Chiese, data anzitutto dal fatto che ‘l’opera della redenzione umana iniziò nell’Oriente’ ”, e soprattutto “espresse un accorato appello affinché la ‘legittima varietà di liturgia e di disciplina orientale ridondi a grande decoro e utilità della Chiesa’ ”. La sua preoccupazione di allora – riconosce oggi Papa Prevost – “è molto attuale, perché ai nostri giorni tanti fratelli e sorelle orientali, tra cui diversi di voi, costretti a fuggire dai loro territori di origine a causa di guerra e persecuzioni, di instabilità e povertà, rischiano, arrivando in Occidente, di perdere, oltre alla patria, anche la propria identità religiosa. E così, con il passare delle generazioni, si smarrisce il patrimonio inestimabile delle Chiese Orientali”.Leone XIII, al suo tempo, prese disposizioni concrete per favorire la custodia dei riti delle Chiese cattoliche orientali, vietando ai missionari della Chiesa Latina di “attirare qualche orientale al rito latino”. Con la stessa concretezza, Papa Leone XIV ha sottolineato oggi che “oltre ad erigere, dove possibile e opportuno, delle circoscrizioni orientali, occorre sensibilizzare i latini”, e ha chiesto “al Dicastero per le Chiese Orientali, che ringrazio per il suo lavoro, di aiutarmi a definire principi, norme e linee-guida attraverso cui i Pastori latini possano concretamente sostenere i cattolici orientali della diaspora a preservare le loro tradizioni viventi e ad arricchire con la loro specificità il contesto in cui vivono”.Familiarità con il MisteroL’aiuto che può venire da Oriente ai cristiani di tutto il mondo tocca le fibre più intime della loro fede battesimale, “Quanto bisogno abbiamo” ha riconosciuto Papa Leone “di recuperare il senso del mistero, così vivo nelle vostre liturgie, che coinvolgono la persona umana nella sua totalità, cantano la bellezza della salvezza e suscitano lo stupore per la grandezza divina che abbraccia la piccolezza Umana”. E “quanto è importante” ha proseguito il Pontefice nato negli USA “riscoprire, anche nell’Occidente Cristiano, il senso del primato di Dio, il valore della mistagogia, dell’intercessione incessante, della penitenza, del digiuno, del pianto per i peccati propri e dell’intera umanità, così tipici delle spiritualità orientali! Perciò è fondamentale custodire le vostre tradizioni senza annacquarle, magari per praticità e comodità, così che non vengano corrotte da uno spirito consumistico e utilitarista”.”Le vostre spiritualità” ha ricordato Papa Leone, in uno dei passaggi più intensi della sua riflessione “sono medicinali. In esse il senso drammatico della miseria umana si fonde con lo stupore per la misericordia divina, così che le nostre bassezze non provochino disperazione, ma invitino ad accogliere la grazia di essere creature risanate, divinizzate ed elevate alle altezze celesti”.La pace di Cristo e le “narrazioni” manicheeI cristiani d’Oriente – ha riconosciuto Papa Leone spesso si trovano a “cantare parole di speranza nell’abisso della violenza” e in mezzo agli orrori della Guerra. “Dalla Terra Santa all’Ucraina, dal Libano alla Siria, dal Medio Oriente al Tigray e al Caucaso, quanta violenza! E su tutto questo orrore” ha proseguito il Pontefice, “sui massacri di tante giovani vite, che dovrebbero provocare sdegno, perché, in nome della conquista militare, a morire sono le persone, si staglia un appello: non tanto quello del Papa, ma di Cristo, che ripete: ‘Pace a voi!’.Guardando alle tribolazioni dei cristiani d’Oriente, il Successore di Pietro ha ripetuto parole cariche di suggestioni e riferibili alle radici malvagie di tutti i conflitti che dilaniano il mondo. “La pace di Cristo” ha detto il Vescovo di Roma “non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione, ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita”. Dopo aver ribadito il coinvolgimento suo e della Santa Sede a custodire e far fiorire ogni possibile seme di pace, Papa Leone XIV si è rivolto ai “responsabili dei popoli: incontriamoci – ha detto -, dialoghiamo, negoziamo! La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare. Rifuggiamo” ha aggiunto il Pontefice “le visioni manichee tipiche delle narrazioni violente, che dividono il mondo in buoni e cattivi”, aggiungendo che “la Chiesa non si stancherà di ripetere: tacciano le armi. E vorrei ringraziare Dio per quanti nel silenzio, nella preghiera, nell’offerta cuciono trame di pace; e i cristiani – orientali e latini – che, specialmente in Medio Oriente, perseverano e resistono nelle loro terre, più forti della tentazione di abbandonarle. Ai cristiani – ha proseguito il Vescovo di Roma – va data la possibilità, non solo a parole, di rimanere nelle loro terre con tutti i diritti necessari per un’esistenza sicura. Vi prego, ci si impegni per questo”. (GV) (Agenzia Fides 14/5/2025)
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EUROPA/UCRAINA – Padre Luca Bovio, IMC, a capo della direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie appena costituita

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mercoledì, 14 maggio 2025

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – ll Cardinale Luis Antonio G. Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione (Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari), ha nominato, in data 25 marzo 2025, Padre Luca Bovio, IMC, direttore della direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) appena costituita in Ucraina per il quinquennio 2025-2030.Nato il 19 ottobre del 1970 a Milano, dopo alcune esperienze missionarie di volontariato vissute da laico in Tanzania, nel 1996 Luca Bovio entra a far parte dei Missionari della Consolata. Compie gli studi filosofici presso lo Studio teologico Interdiocesano di Fossano, che afferisce alla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale (1998-2000); successivamente a Roma (2001-2004) completa gli studi teologici presso la Pontificia Università Urbaniana e nel 2006 viene ordinato sacerdote a Milano. Consegue presso la Pontificia Università Gregoriana il diploma di laurea in teologia dogmatica (2005-2007). Nel 2008 parte alla volta della Polonia con due confratelli per dare vita alla prima comunità dei Missionari della Consolata nel Paese. Dal 2012 è chiamato a svolgere il ruolo di segretario nazionale della Pontificia Unione Missionaria delle POM polacche per le quali si occupa di organizzare molteplici congressi missionari ed inoltre è incaricato dell’animazione e della formazione missionaria del clero locale.Dal 2013 si prende cura della comunità di Kielpino ed è Delegato della Provincia alla Conferenza dei Superiori Maggiori in Polonia. Nel 2019 ha conseguito a Varsavia il dottorato in missiologia presso l’Università intitolata al Cardinale Stefan Wyszyński. Sin dallo scoppio della guerra in Ucraina padre Bovio ha visitato il Paese moltissime volte, portando sostegno umanitario in varie diocesi e avendo così l’occasione di approfondire la conoscenza del clero locale.(EG) (Agenzia Fides 14/05/2025)
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AFRICA/CAMERUN – Liberato un ostaggio che era stato catturato insieme a padre Mbaibarem

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Yaoundé (Agenzia Fides) – “Una persona che era stata catturata insieme a padre Mbaibarem è stata liberata questa notte” dice all’Agenzia Fides Mons. Faustin Ambassa Ndjodo, Arcivescovo di Garoua, nel nord del Camerun, dove il 7 maggio è stato rapito padre Valentin Mbaibarem, parroco della chiesa di San Giovanni Battista a Madingring (vedi Fides 13/5/2025). Il sacerdote era stato catturato insieme ad altre persone lungo la strada tra Guidjiba e Tcholliré.“Non sappiamo se la famiglia dell’ostaggio liberato abbia pagato un riscatto. Purtroppo un’altra persona che era stata catturata nelle medesime circostanze è deceduta. A quanto pare aveva condizioni di salute precarie e sembra non aver retto le condizioni di prigionia” afferma Mons. Ndjodo.Al momento padre Mbaibarem rimane quindi nelle mani dei rapitori. (L.M.) (Agenzia Fides 14/5/2025)
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AFRICA/CONGO RD – I “100 giorni di Goma liberata”: una testimonianza del conflitto dimenticato nell’est della RDC

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mercoledì, 14 maggio 2025 guerre  

Kinshasa (Agenzia Fides) – “Goma capitale della Regione del Nord Kivu: 2.000.000 di abitanti. Città occupata, in ginocchio. Allungata lungo le rive del lago Kivu, accarezzata dal tepore del vulcano Nyiragongo, la sua bellezza e la sua pace da una trentina d’anni si stanno trasformando in lacrime di paura e di morte”. Inizia così la testimonianza pervenuta all’Agenzia Fides da Goma città caduta nelle mani dei ribelli dell’M23 a fine gennaio. La pubblichiamo integralmente omettendo il nome dell’autore per questioni di sicurezza.“Il 28 gennaio scorso, dopo due giorni di accaniti combattimenti dell’esercito regolare congolese, aiutato dai “Wazalendo” (patrioti-partigiani), contro l’AFC (Alleanza del Fiume Congo) e M23 (Marzo 23, gruppo ribelle invasore con supporto dell’esercito ruandese), la città è stata per un’ennesima volta “liberata”. Una liberazione che ha falciato la vita di migliaia di cittadini innocenti; morti sulle strade, nelle case senza protezione perché in gran parte fatte di tavole. I saccheggi, gli stupri, gli abusi alla ricerca di denaro da parte di uomini armati di ogni obbedienza e bandiera, sono indescrivibili.Si sono aperte ferite che dopo 100 giorni sono ancora sanguinanti nel corpo e nella memoria. Ma altre ferite si stanno ancora aprendo. Feriscono la libertà di espressione, la dignità della persona umana, il diritto a una vita serena, a una pace dello spirito e del corpo.Oggi la legge del terrore corre lungo la canna del fucile e i nodi del bastone. Non ci sono più tribunali legali. Alcuni luoghi, detti di detenzione (alias torture), ne hanno preso il posto. Non ci sono più le prigioni (circa 3.000 prigionieri si sono volatilizzati durante la presa della città): i giudizi sono spesso sommari e immediati anche a cielo aperto.La notte diventa un incubo per i quartieri più indifesi: uomini in armi vi fanno irruzione per rubare e stuprare. Sono ex-prigionieri, ex-militari dell’esercito regolare congolese nascosti nei sobborghi, ex-wazalendo, ex… ex…; con il favore delle tenebre si perde ogni identità. Non è raro che alcuni vengano catturati dalla gente che viene in soccorso alle famiglie attaccate: al mattino i loro corpi giacciono abbandonati sulla strada. A volte pure bruciati. La paura, la rabbia, la mancanza di una struttura legale di diritto danno “diritto” a una giustizia popolare impersonale.La caccia ai presunti autori hutu del genocidio del 1994 in Ruanda, (attualmente conosciuti come FDLR- Forze Democratiche di Liberazione Ruandesi) nascosti nei quartieri, è spesso un pretesto per una resa dei conti di vecchie inimicizie a volte anche di carattere etnico. Così le tensioni già esistenti si acuiscono. Gli arresti e sparizioni di persone, spesso per motivi futili o sconosciuti, fanno parte della politica di oppressione perché nessuno possa alzare la testa, perché le lingue si secchino.Il sistema finanziario è bloccato: le banche sono chiuse. Tutti i dipendenti statali, compresi gli insegnanti delle scuole convenzionate, ricevevano lo stipendio con il sistema bancario, e sono sempre in attesa di una soluzione che non arriva. Pure il commercio con l’interno del Paese e all’estero è paralizzato. L’aeroporto internazionale, polmone della vita della città, bombardato e manomesso durante la battaglia per la presa della città, è inagibile.Le promesse per mantenere viva la speranza per un avvenire prossimo migliore – propaganda di occupazione che paragona il nuovo regime di “liberazione” migliore con il vecchio regime di Kinshasa corrotto e inefficace – sono tante; ma sfumano con il passare dei giorni.Molti giovani, delusi della vita o disperati per la rabbia, si arruolano volontari per andare a combattere nell’esercito dei nuovi padroni contro l’esercito regolare del governo centrale. Soluzione o illusione? Morire per morire: vale la pena tentare.Ma la lotta per la vita non è stata infranta. La gente si aiuta reciprocamente, in mille maniere. Le decine di migliaia di sfollati i cui campi sono stati smantellati dai nuovi dirigenti, hanno trovato rifugio presso amici o parenti o gente di buona volontà. Condividono le stesse paure, le stesse sofferenze, ma anche le stesse speranze.Le croci aumentano, a volte anche invisibili perché delle persone scomparse non vi sono più tracce. Ma fra le rocce della lava nera del vulcano Nyiragongo, disseminate lungo i sentieri dei quartieri, stanno spuntando dei fiori. Con difficoltà, perché la terra è ancora imbibita di sangue. Sono fiori dallo stelo esile, ma profumati e colorati: fiori rossi colore delle lacrime calde versate ogni giorno; fiori verdi della speranza e della resilienza perché la vita non muoia; fiori simbolo di una nuova società: la nuova società del Congo che sta nascendo fra le ceneri della guerra. Si, perché la vita è come il sole: per quanto lunga e burrascosa sia la notte, all’alba il sole riappare”. (Agenzia Fides 14/5/2025)
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ASIA/MYANMAR – Il popolo birmano confida in Papa Leone e lancia un appello per gli aiuti dopo il sisma

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Archdiocese of Mandalay

Mandalay (Agenzia Fides) – “Ora abbiamo bisogno di ricostruire la speranza nelle nostre comunità già afflitte dai colpi della guerra e dalle difficoltà. Rinnoviamo un appello urgente: aiutateci a ricostruire le nostre comunità ecclesiali a Mandalay”, dice all’Agenzia Fides p. Peter Kyi Maung, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Mandalay, territorio colpito dal devastante terremoto del 28 marzo. Nella diocesi di Mandalay l’Emergency Rescue Team ha compiuto un monitoraggio rilevando gli edifici ecclesiastici e le strutture pastorali gravemente danneggiate. “Questi spazi sacri, dove ci riuniamo per il culto, la preghiera e il sostegno, necessitano ora urgentemente di riparazioni e restauri. Ci rivolgiamo umilmente alla nostra famiglia di fede allargata, per chiedere un generoso sostegno”, scrive in una nota l’Emergency Rescue Team. La necessità, si afferma, è riparare le strutture ecclesiastiche danneggiate, ripristinare i centri comunitari e le aule di catechismo, rendere agibili e spazi di ritrovo sicuri per la liturgia e gli incontri comunitari. “Così potremo riprendere – spiega p. Peter – la vita spirituale e comunitariadel Popolo di Dio. Siamo chiamati ad aiutare le comunità a risorgere nella fede e nella resilienza”, nota. “Per tanta gente sofferente, siamo strumenti della misericordia e della compassione di Dio in questo momento di prova. Per questo chiediamo il supporto dei credenti in tutto il mondo”, dice.Anche se attraversano un tempo di crisi e di gravi difficoltà, i cattolici birmani hanno accolto calorosamente la notizia dell’elezione di Papa Leone XIV. A Mandalay l’Arcivescovo Marco Tin Win ha diramato un messaggio di auguri per l’inizio del ministero petrino e ha chiesto a Papa Leone di “supportare la pace per il Myanmar”. “Molti non cattolici, buddisti, musulmani, protestanti hanno seguito con interesse e curiosità l’elezione del Papa. Questo è stato per noi un momento di testimonianza e di evangelizzazione”, ha detto.Il Cardinale birmano Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, presente in Conclave, ha sostenuto le speranze di tutti: ha inviato ai fedeli delle foto che lo ritraggono in compagnia di Papa Leone e ha raccontato loro: “Gli ho chiesto di non dimenticarci e ho espresso l’auspicio che possa anche visitare presto il Myanmar”.Un sacerdote domenicano birmano, p. Paul Aung Myint, afferma a Fides: “Siamo certi che Papa Leone sarà attento ai conflitti i dimenticati, alle sofferenze dei poveri, agli emarginati, ai tanti profughi che sono in Myanmar e in altre parti del mondo: sappiamo che sarà voce dei senza voce”.Parlando a Fides, Joseph Kung laico cattolico di Yangon nota: “Non conosciamo ancora bene il nuovo Papa Leone ma sappiamo che ha avuto un’importante esperienza missionaria. Crediamo, dunque, che avrà grande attenzione per tutti i Paesi di missione, nel Sud globale. Inoltre è un poliglotta e la sua padronanza dell’inglese renderà più agevole la comunicazione con tante realtà dell’Asia, sicuramente anche con i Vescovi e i fedeli del Myanmar”.(PA) (Agenzia Fides 14/5/2025)
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