Source: Government of Italy
Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha svolto oggi un’audizione presso il Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’Accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.
L’ingresso regolare in Italia per motivi di lavoro: prospettive di riforma
Ringrazio il presidente Delrio e l’Ufficio di Presidenza del Comitato per l’opportunità di condividere alcune riflessioni sulle modalità di ingresso regolare in Italia per motivi di lavoro, anche nella prospettiva di una loro riforma. Ho accolto con piacere l’invito a questa audizione, pur se la competenza è in prima battuta dei ministeri maggiormente coinvolti, da Maeci a Interno, dal Lavoro ad Agricoltura e Turismo; la Pdc ha svolto un raccordo e una sintesi, ma certamente non si sovrappone all’attività dei dicasteri interessati.
1. Il 30 giugno il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare il c.d. “decreto flussi” per il triennio 2026-2028. Il provvedimento è attualmente all’esame della Conferenza Unificata, che renderà il proprio parere in questi giorni; subito dopo, il dPCM sarà sottoposto al parere delle Commissioni parlamentari.
L’auspicio è che il Consiglio dei Ministri deliberi in via definitiva il decreto entro la metà di settembre: così, dopo la registrazione da parte della Corte dei Conti e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, esso potrebbe entrare in vigore in tempo utile per l’avvio della precompilazione delle domande di nulla osta al lavoro, da ottobre 2025.
Il nuovo decreto flussi, come i precedenti, ha ricevuto una certa quantità di critiche. Accenno alle più significative.
Vi è chi accusa il Governo di scarso coraggio: i lavoratori stranieri dei quali necessita il sistema produttivo italiano sarebbero ben più numerosi. Ricordo che nel triennio 2026-2028 potranno entrare in Italia fino a 165.000 lavoratori all’anno, mentre gli ingressi annui erano stati fissati in 48.000 unità dal Governo Letta, in 31.000 unità dai Governi Renzi, Gentiloni, Conte I e II e in 69.000 unità dal Governo Draghi.
Qualcuno ha detto che in fondo non ha importanza a quanto ammontino le quote, poiché il Governo sparerebbe numeri a caso.
A mio avviso non è così. Il decreto flussi è accompagnato da una corposa relazione illustrativa: è una novità, ma pochi se ne sono accorti e ancor di meno l’hanno letta. In essa il complesso procedimento attraverso il quale si giunge alla definizione delle quote di ingresso per il prossimo triennio è illustrato in modo dettagliato, con esplicitazione dei dati e dei metodi di quantificazione.
2. I differenti fabbisogni di lavoratori non comunitari sono stati rilevati durante una serie di incontri al Ministero del Lavoro: a esprimerli sono state le associazioni delle imprese e le organizzazioni sindacali dei lavoratori, che non sono solite “sparare dati”.
Sempre la relazione illustrativa al decreto flussi dà conto del nuovo metodo utilizzato dal Ministero del Lavoro per rilevare i fabbisogni su base regionale e settoriale, e chiarisce che le stime relative ai lavoratori non stagionali sono state elaborate avvalendosi anche del sistema informativo Excelsior di Unioncamere, che è stato potenziato ad hoc.
Il governo, inoltre, non solo ha un chiaro disegno per regolare le migrazioni, ma lo sta attuando da quasi tre anni, con l’obiettivo di contrastare la migrazione irregolare e garantire massima apertura alla migrazione regolare.
Vi è una critica – fra quelle formulate – che a mio avviso coglie nel segno: quella che chiede di fare un passo in avanti rispetto al meccanismo di ingresso basato sul sistema delle quote e sui click day, i cui limiti sono evidenti. Ora, è chiaro quel che dovremmo evitare in futuro: non altrettanto chiaro, comunque non unanime, è come individuare il nuovo sistema, che dovrebbe prendere il posto del vecchio. Nel frattempo, un sistema compiuto e normativamente definito di ingressi per motivi di lavoro deve esistere e questo è il motivo per cui quote e click day sono previsti anche per il triennio 2026-2028.
Di più: in prospettiva mi pare difficile rinunciare del tutto alle quote, che sono leve utili nei rapporti bilaterali con le Nazioni di origine, e sono anche un “rubinetto” per il controllo delle migrazioni economiche che il Governo deve avere la possibilità di aprire e di chiudere in base all’andamento dell’economia e del mercato del lavoro. Anche la riforma dell’immigrazione approvata di recente in Francia introduce tetti massimi di ingressi e quella della Germania, pur raddoppiandole, prevede quote per i lavoratori non qualificati, tra l’altro solo da un ristretto numero di Paesi.
3. Occorre, tuttavia, ridurre in modo significativo gli ingressi nell’ambito delle quote, consentendo così che la richiesta del nulla osta al lavoro per un numero sempre maggiore di lavoratori non comunitari possa essere presentata in qualunque momento dell’anno senza limiti numerici. Non a caso questo principio è al primo posto tra i criteri indicati all’articolo 4 del decreto flussi 2026-2028.
Alcune cose sono già state fatte in questo senso. Con il DL 20/2023 (il cosiddetto “decreto Cutro”) sono state poste fuori quota numerose tipologie di ingressi per lavoro:
a) l’ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato dello straniero residente all’estero che abbia completato programmi di formazione professionale e civico-linguistica negli Stati di origine (argomento sul quale tornerò fra breve);
b) l’ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato, anche a carattere stagionale, di stranieri cittadini di Stati con i quali l’Italia ha sottoscritto accordi di rimpatrio;
c) la conversione in permesso di soggiorno per motivi di lavoro del permesso rilasciato per motivi di studio e formazione.
Col DL 145/2024 sono state poste al di fuori delle quote tutte le altre tipologie di conversione in permessi di lavoro dei permessi di soggiorno rilasciati ad altro titolo, come per esempio i permessi per lavoro stagionale, venendo incontro alle richieste delle parti sociali.
Il DL 145, inoltre, ha introdotto in via sperimentale un canale di ingresso al di fuori delle quote (riservato alle agenzie per il lavoro e alle associazioni datoriali di settore), per i lavoratori da impiegare nel settore dell’assistenza familiare o sociosanitaria a favore di persone con disabilità e di “grandi anziani”. Questa misura verrà presto resa permanente e senza previsione di contingenti numerici, consentendo di venire incontro alle esigenze di tante famiglie in difficoltà. La misura naturalmente si aggiunge alla quota riservata dal nuovo decreto flussi agli ingressi “ordinari” per l’assistenza familiare, che è stata incrementata rispetto al triennio precedente.
4. Ho accennato poc’anzi al tema dei lavoratori formati all’estero. È un canale di ingresso al di fuori delle quote che, per il momento, riguarda pochi lavoratori: dal 2023 sono stati approvati dalla Commissione interministeriale coordinata dal Ministero del Lavoro oltre 50 progetti formativi in più di 20 Nazioni, che hanno coinvolto più di 6.000 lavoratori, 1.055 dei quali hanno completato il percorso formativo. Il canale, tuttavia, è in crescita ed è apprezzato dalle imprese: esso è dedicato a settori caratterizzati da forti carenze di personale (impiantistica, edilizia, cantieristica navale, meccanica, elettronica); l’interesse è dimostrato dal fatto che, a parte poche eccezioni di ricorso a fondi europei, il finanziamento dei programmi di formazione è a carico dei proponenti.
Il canale della formazione all’estero ha grandi potenzialità, perché consente l’ingresso in Italia di lavoratori prontamente inseribili nel circuito produttivo, forniti di competenze professionali specifiche e di una preparazione civico-linguistica di base. Per questo motivo sono allo studio misure, anche di tipo procedurale, per renderlo più efficiente.
Vorrei poi citare le quote riservate alle istanze di nulla osta al lavoro stagionale presentate dalle organizzazioni datoriali dei settori agricolo e turistico. Lo faccio per due motivi. Il primo è che le quote riservate, in genere, sono una forma di mitigazione degli effetti del click day, perché restringono la competizione a un numero circoscritto di candidati; nel caso degli stagionali in agricoltura e turismo per il 2025 la mitigazione ha funzionato fin troppo, perché le domande di nulla osta al lavoro sono state addirittura inferiori rispetto alle quote a esse riservate. Quindi, le domande in questione, se regolari, sono state o saranno tutte accolte. Il secondo motivo è che il Governo considera fondamentale la collaborazione e la responsabilizzazione delle associazioni datoriali, che possono fornire garanzie sul fatto che l’incontro tra domanda di lavoro in Italia e offerta dall’estero sia genuino e utile.
Il ruolo delle associazioni datoriali, per esempio, sarebbe cruciale per l’ipotesi di un nuovo canale di ingresso extra quota per i profili più ricercati (detti “ad alta tensione lavorativa”), che consentirebbe a molti datori e lavoratori di sottrarsi alla competizione sul filo dei secondi per aggiudicarsi una quota. Questa ipotesi è nel solco della riforma avviata dal Governo con il DL Cutro e con il DL 145 del 2024, e segue il principio secondo cui quando ci sono garanzie sufficienti per un proficuo inserimento lavorativo, si rinuncia alla strettoia del tetto massimo di ingressi.
5. Il canale per i profili “ad alta tensione lavorativa” potrebbe diventare complementare a quello della formazione all’estero, alla nuova “blue card” e agli altri ingressi fuori quota: solo una grande varietà di tipologie di ingresso legale per lavoro è in grado di rispondere alle peculiarità del mercato del lavoro italiano, e massimizzare l’offerta di opportunità per i lavoratori e per le imprese.
In conclusione, una volta messi fuori quota buona parte degli ingressi per lavoro, potremmo immaginare per quelli residui (compresi gli ingressi per lavoro stagionale) criteri diversi rispetto all’ordine di presentazione delle domande, e quindi alternativi al click day.
Da questo punto di vista, il governo è interessato agli spunti che verranno dal lavoro di questo Comitato. Abbiamo studiato esempi di successo di altre Nazioni, come Canada e Australia. Ne abbiamo ricavato idee suggestive, insieme con la convinzione che il trapianto di istituti pensati per realtà profondamente diverse dalla nostra – diverse per collocazione geografia, economia, assetto sociale – è operazione complessa e talvolta infruttuosa.
Forse è più urgente – alcuni osservatori lo hanno sottolineato – evitare che, anche quando le quote sono molto generose e rispondono a reali opportunità di lavoro, poi vengono in buona parte bruciate da domande che alla fine non si trasformano in rapporti di lavoro. Questo dipende da varie ragioni: alcune riconducibili a strumentalizzazioni di questo canale di ingresso, altre da ricercare all’interno delle pubbliche amministrazioni competenti in materia.
In modo più esplicito: ogni criterio per individuare domande più meritevoli di altre e ogni sistema di controllo preventivo, in itinere ed ex post, va bilanciato con la necessità di semplificare e velocizzare le procedure. Soprattutto, deve fare i conti con le forze e con le capacità di risposta amministrativa di tutti gli uffici coinvolti. Stiamo lavorando per incrementare forze e capacità, che al momento non sono ancora sufficienti, nonostante le misure di potenziamento degli organici che il Governo ha inserito nel DL 145/2024 e nell’ultima legge di bilancio. I tempi di messa a terra non sono brevi, a fronte della complessità delle strutture amministrative, centrali e territoriali, della rete consolare, e della necessità di adeguare i sistemi informativi e la loro interoperabilità: a Palazzo Chigi vi è un tavolo permanente che svolge una periodica verifica in questa direzione. Proprio questo è uno degli scogli sui quali rischiano di infrangersi i propositi di migliore gestione dei flussi per lavoro in Italia. Proprio per questo come Presidenza lo teniamo sotto costante osservazione.
6. Fin qui ho riferito quel che il Governo ha fatto e intende fare. Un cenno su ciò che non intendiamo fare. Non intendiamo allentare i controlli sulle procedure di ingresso in Italia per motivi di lavoro. Abbiamo reiterata evidenza, anche giudiziaria, che la criminalità organizzata, italiana e internazionale, si è infiltrata per anni nelle procedure di gestione dei flussi, le ha distorte a proprio vantaggio, e ha provocato danni ai lavoratori stranieri, alle imprese e alla credibilità dello Stato.
Con il dl 145/2024 abbiamo introdotto dei correttivi che si stanno rivelando efficaci, come la precompilazione e i controlli anticipati, il limite di tre domande per i singoli datori di lavoro o la richiesta di conferma dell’intenzione di assumere prima del rilascio del visto di ingresso al lavoratore. La drastica riduzione di domande, da 688.200 nel 2024 a 160.900 nel 2025, dimostra che siamo sulla strada giusta. E su questo, ringraziando per l’attenzione, sento di dire che indietro non si torna.