Papa Leone al Corpo diplomatico: pace giustizia e verità, ‘parole-chiave’ della diplomazia pontificia

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VaticanMedia

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Pace, Giustizia, Verità. Sono le tre parole scelte da Papa Leone XIV per tessere il discorso rivolto Ambasciatori e Rappresentanti delle Nazioni nell’Udienza concessa ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. La pace che è “il primo dono di Cristo”, dono “attivo e coinvolgente, che interessa ciascuno di noi”. La giustizia negata anche dalle “disparità globali, che vedono opulenza e indigenza tracciare solchi profondi tra continenti, Paesi e anche all’interno di singole società”. La verità che “non è mai disgiunta dalla carità, che alla radice ha sempre la preoccupazione per la vita e il bene di ogni uomo e donna”.La natura “sui generis” della diplomazia pontificiaDopo aver ringraziato per l’indirizzo di saluto a lui rivolto dall’Ambasciatore della Repubblica di Cipro George Poulides, Decano del Corpo Diplomatico, ricordando “il suo instancabile lavoro, che porta avanti con il vigore, la passione e la simpatia che lo contraddistinguono”, Papa Leone ha voluto sottolineare che la diplomazia pontificia è “un’espressione della cattolicità stessa della Chiesa e, nella sua azione diplomatica, la Santa Sede è animata da una urgenza pastorale che la spinge non a cercare privilegi ma ad intensificare la sua missione evangelica a servizio dell’umanità”. Per questo essa “richiama continuamente le coscienze, come ha fatto instancabilmente il mio venerato Predecessore, sempre attento al grido dei poveri, dei bisognosi e degli emarginati, come pure alle sfide che contraddistinguono il nostro tempo, dalla salvaguardia del creato all’intelligenza artificiale”. Il Pontefice nato a Chicago, introducendo un accenno eloquente al suo percorso esistenziale, ha fatto notare che “la mia stessa esperienza di vita, sviluppatasi tra Nord America, Sud America ed Europa, è rappresentativa di questa aspirazione a travalicare i confini per incontrare persone e culture diverse”. Tramite “il costante e paziente lavoro della Segreteria di Stato” ha proseguito Papa Leone “intendo consolidare la conoscenza e il dialogo con voi e con i vostri Paesi, molti dei quali ho avuto già la grazia di visitare nel corso della mia vita, specialmente quando ero Priore Generale degli Agostiniani. Confido” ha aggiunto, prefigurando un Pontificato che potrà essere scandito da numerosi Viaggi apostolici – “che la Divina Provvidenza mi accorderà ulteriori occasioni di incontro con le realtà dalle quali provenite, consentendomi di accogliere le opportunità che si presenteranno per confermare nella fede tanti fratelli e sorelle sparsi per il mondo e di costruire nuovi ponti con tutte le persone di buona volontà”.La natura umana e il dono della paceLa divisione e la contrapposizione – ha riconosciuto Papa Prevost, con il realismo cristiano con cui anche San’Agostino e i Padri della Chiesa guardavano alla condizione del genere umano, segnata dal Peccato Originale “è parte della natura umana e ci accompagna sempre, spingendoci troppo spesso a vivere in un costante ‘stato di conflitto’: in casa, al lavoro, nella società”. E “per quanto ci si sforzi, le tensioni sono sempre presenti, un po’ come la brace che cova sotto la cenere, pronta a riaccendersi in ogni momento”.In questo stato di cose – ha aggiunto il Vescovo di Roma – “la pace è anzitutto un dono: il primo dono di Cristo”. E’ però “un dono attivo, coinvolgente, che interessa e impegna ciascuno di noi, indipendentemente dalla provenienza culturale e dall’appartenenza religiosa, e che esige anzitutto un lavoro su sé stessi. La pace – ha aggiunto – si costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni, e misurando il linguaggio, poiché si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi”.Guardando agli scenari globali, Papa Leone ha riconosciuto come “fondamentale il contributo che le religioni e il dialogo interreligioso possono svolgere per favorire contesti di pace. Ciò naturalmente esige il pieno rispetto della libertà religiosa in ogni Paese, poiché l’esperienza religiosa è una dimensione fondamentale della persona umana, tralasciando la quale è difficile, se non impossibile, compiere quella purificazione del cuore necessaria per costruire relazioni di pace”. Il Pontefice ha anche ribadito che “è necessario ridare respiro alla diplomazia multilaterale e a quelle istituzioni internazionali che sono state volute e pensate anzitutto per porre rimedio alle contese che potessero insorgere in seno alla Comunità internazionale”. Inoltre – ha aggiuto – “occorre anche la volontà di smettere di produrre strumenti di distruzione e di morte, poiché, come ricordava Papa Francesco nel suo ultimo Messaggio Urbi et Orbi, ‘nessuna pace è possibile senza un vero disarmo [e] l’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo’ “.La giustizia e i volti della nuova “questione sociale”“Ho scelto il mio nome” ha ripetuto Papa Leone XIV, introducendo le riflessioni intorno alla giustizia – “pensando anzitutto a Leone XIII, il Papa della prima grande enciclica sociale, la Rerum novarum. Nel cambiamento d’epoca che stiamo vivendo” ha proseguito il Successore di Pietro “la Santa Sede non può esimersi dal far sentire la propria voce dinanzi ai numerosi squilibri e alle ingiustizie che conducono, tra l’altro, a condizioni indegne di lavoro e a società sempre più frammentate e conflittuali”.Per costruire “società civili armoniche e pacificate” – ha sottolineato il Pontefice in questo passaggio del suo intervento – occorre investire “sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna”, e assicurare che sia “tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato. La mia stessa storia” ha aggiunto, inserendo nel suo discorso in altro accenno alla sua vicenda personale “è quella di un cittadino, discendente di immigrati, a sua volta emigrato. Ciascuno di noi, nel corso della vita, si può ritrovare sano o malato, occupato o disoccupato, in patria o in terra straniera: la sua dignità però rimane sempre la stessa, quella di creatura voluta e amata da Dio”.La verità è un incontro“Non si possono costruire relazioni veramente pacifiche, anche in seno alla Comunità internazionale” ha rimarcato il Pontefice, soffermandosi sulla terza parola-chiave del suo discorso – senza verità”. Perché “laddove le parole assumono connotati ambigui e ambivalenti e il mondo virtuale, con la sua mutata percezione del reale, prende il sopravvento senza controllo, è arduo costruire rapporti autentici, poiché vengono meno le premesse oggettive e reali della comunicazione”. La Chiesa, dal canto suo – ha aggiunto Papa Prevost – “non può mai esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche ad un linguaggio schietto, che può suscitare qualche iniziale incomprensione. La verità però non è mai disgiunta dalla carità, che alla radice ha sempre la preoccupazione per la vita e il bene di ogni uomo e donna”. E nell’esperienza cristiana – ha chiarito il Pontefice – “la verità non è l’affermazione di principi astratti e disincarnati, ma l’incontro con la persona stessa di Cristo, che vive nella comunità dei credenti. Così la verità non ci allontana, anzi ci consente di affrontare con miglior vigore le sfide del nostro tempo, come le migrazioni, l’uso etico dell’intelligenza artificiale e la salvaguardia della nostra amata Terra”. (GV) (Agenzia Fides 16/5/2025)
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AFRICA/SUD SUDAN – L’Università Cattolica un pilastro dell’eccellenza accademica nella regione

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venerdì, 16 maggio 2025

HK

Tombura Yambio (Agenzia Fides) – “Questa università è un faro di eccellenza nell’Africa orientale, è dotata delle risorse necessarie, di docenti esperti e di solide basi accademiche per preparare i nostri giovani a un futuro brillante. Incoraggiamo tutti i giovani a iscriversi e ad approfittare di questa istituzione che cambia la vita”, ha affermato il vescovo della diocesi cattolica di Tombura-Yambio, Eduardo Hiiboro Kussala, riferendosi all’Università Cattolica del Sud Sudan, Campus St. John di Yambio.Nella nota inviata all’Agenzia Fides il vescovo Hiboro spiega che l’Università sta ampliando i suoi programmi accademici in vista del prossimo anno e che l’iniziativa, guidata dalla diocesi mira a offrire ai giovani sudsudanesi un’istruzione competitiva a livello globale e radicata nei valori locali.Il vescovo ha elogiato l’Università per il mantenimento di elevati standard accademici e per il ruolo fondamentale svolto nel formare la prossima generazione di leader.Fondata nel 2019, l’Università con il campus St. John è rapidamente diventata un’istituzione rispettata, che ad oggi ha formato laureati di alto livello. Il primo gruppo di laureati risale al 2023: si è aggiunto un secondo gruppo e un terzo è in procinto di completare gli studi entro novembre di quest’anno.In risposta alla crescente domanda, l’amministratore facente funzioni dell’istituto, ha annunciato che nel mese di agosto l’università si trasferirà in un nuovo campus più ampio, segnando una tappa fondamentale nella sua strategia di espansione a Yambio.Mentre il Sud Sudan continua a percorrere la strada della ripresa economica e della costruzione della nazione, istituzioni come il Campus St. John Campus di Yambio, si stanno impegnando per coltivare le competenze, le conoscenze e la leadership necessarie per uno sviluppo a lungo termine. Grazie alle sue strutture in espansione, al corpo docente motivato e a una visione chiara, l’università sta rapidamente diventando un pilastro dell’eccellenza accademica nella regione.Per molti giovani sudsudanesi, il cammino verso un futuro più luminoso inizia ora a Yambio, capitale dello Stato dell’Equatoria Occidentale.(AP) (Agenzia Fides 16/5/2025)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA – Un Vescovo: “Disarmare i cuori e le mani nella provincia di Enga”

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Wabag (Agenzia Fides) – “La cultura delle lotte tribali nella remota provincia di Enga, in Papua Nuova Guinea, è profondamente radicata. In passato, per la risoluzione di conflitti principalmente territoriali, si lasciava l’ultima parola al campo di battaglia”, afferma padre Giorgio Licini, all’Agenzia Fides p. Giorgio Licini, missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), impegnato nella Caritas della Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone. Il missionario   racconta all’Agenzia Fides una situazione che la comunità cattolica cerca di frenare: “Le radici delle lotte tribali rimangono profondamente emotive. Ciò che viene fatto a un membro della tribù viene fatto a tutti. È in qualche modo il risultato di un ‘eccesso di solidarietà’ e di identificazione dell’individuo con il gruppo”, rileva il missionario.”Il tutto è molto più pericoloso oggi, quando il torto è spesso causato dal diffuso abuso di alcol e sostanze stupefacenti. Una banale  zuffa  può diventare causa di molteplici morti e perdita di proprietà, indipendentemente dalla fondatezza della contesa. Il clan sostiene i suoi membri indipendentemente dalla correttezza  delle loro azioni. I tradizionali conflitti per la terra hanno ormai lasciato il posto a dispute sulla ricchezza in generale e, a essa collegate, sulle elezioni e sul potere politico. Il mondo cambia, ma gli atteggiamenti ancestrali rimangono. Difendere l’onore della tribù è considerato fondamentale”, rileva p. Licini.  Il riflesso della politica è chiaro: “Ottenere un seggio al Parlamento provinciale o nazionale o assicurarsi una posizione ministeriale da parte di un candidato piuttosto che dell’altro porta immensi benefici alla tribù o al clan di origine. Nella provincia di Enga, la politica e le elezioni contemporanee sono accompagnate da brogli, violenza e sangue, anche a causa della circolazione di armi da fuoco pesanti, contrabbandate probabilmente dalla vicina provincia indonesiana di Papua Occidentale.Il missionario riferisce un esempio: “Il sobborgo di Paiam, a Porgera, rimane sostanzialmente una città fantasma dopo che nel 2020 è scoppiata una lotta tribale. Quest’anno solo quaranta fedeli hanno potuto partecipare ai riti pasquali presso la parrocchia cattolica locale del Beato Pietro To Rot, un tempo fiorente centro comunitario. In passato erano la ricchezza della terra, gli allevamenti  determinare l’orgoglio di una tribù. Ora sono gli affari e la posizione politica. Quando ho viaggiato nella regione di Enga per la prima volta nel 2019, vi erano solo pochi punti di scontri tribali. Ora è una zona di guerra attiva e pericolosa. Case, negozi, scuole, ospedali e chiese sono andati perduti”.In tal contesto la Chiesa locale, come nota il Vescovo ausiliare Justin Ain, attualmente responsabile della diocesi di Wabag, nella provincia di Enga, è attivamente impegnata a prevenire e combattere ogni forma di violenza, con l’obiettivo di “disarmare i cuori e le mani”. Non solo, dunque,  “semplicemente assistendo le vittime”, ma soprattutto “con l’educazione. Si organizzano, spiega il Vescovo “soprattutto tramite le risorse e i  team  della Caritas Diocesana,  sessioni di incontri con la popolazione dei villaggi, in particolare con i giovani, spesso  completamente analfabeti o con basso grado di istruzione, ponendo l’accento sulle conseguenze delle loro azioni violente sulla persona e sulla famiglia, sui danni causati dall’alcol e dalla dipendenza da sostanze stupefacenti, scoraggiando così dallo sfogare la loro frustrazione in violenza”La Chiesa locale opera anche a lungo termine, anche in vista delle elezioni generali nazionali del maggio 2027. Enga ha sei parlamentari eletti in cinque distretti. È noto che le elezioni in Papua Nuova Guinea, e in particolare nella regione degli altopiani, sono funestate da minacce, compravendita di voti e truffe durante lo scrutinio. “Di recente – riferisce il Vescovo –  abbiamo invitato i leader di tutti i settori della società per un corso di formazione politica di tre giorni su leadership, rappresentanza e responsabilità nei confronti degli elettori. Da loro , visti come guide, parte il disarmo e la nonviolenza”.La provincia di Enga, in Papua Nuova Guinea negli ultimi anni ha registrato livelli costantemente elevati di violenza politica . Sebbene le tensioni a siano spesso associate a controversie sull’accesso e sui benefici minerari, riflettono anche una conflittualità etnica e culturale, legata spesso  alla competizione per le risorse, alla proprietà terriera e all’accesso  ai servizi governativi. Nel 2024 scontri tribali a Porgera, nella provincia di Enga, hanno causato la morte di circa 30 persone, coinvolgendo 17 tribù. Conflitti ricorrenti, caratterizzati da brutale violenza e cicli di rappresaglie, riflettono problemi più profondi e sistemici. Un conflitto è stato temporaneamente interrotto da un tregua, nota come “Accordo di Pace Hilton”, firmato a Port Moresby lo scorso anno.(PA) (Agenzia Fides 16/5/2025)
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AFRICA/SUDAN – La “guerra dei droni” nasconde una “guerra per procura” tra potenze esterne sulla pelle dei sudanesi

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venerdì, 16 maggio 2025 guerre  

Khartoum (Agenzia Fides) – Si intensifica la “guerra dei droni” in Sudan. L’utilizzo di droni armati e di “droni suicidi (simili a missili da crociera ma dal costo inferiore) è soprattutto appannaggio dei miliziani delle Forze di Supporto Rapido (Rapid Support Forces RSF) che non dispongono di un’aviazione. Anche le forze armate regoli (Sudan Armed Forces) pur disponendo di aerei da combattimento, ne fanno ampio uso per bombardare le aree sotto controllo delle RSF.Queste ultime hanno ampliato l’area di azione dei propri ordigni, andando a colpire la capitale amministrativa del Sudan controllata dalle SAF, nonché il più importante scalo marittimo del Paese, Port Sudan (vedi Fides 6/5/2025)).In precedenza gli attacchi condotti dai droni delle RSF erano limitate alle regioni del Nilo Bianco, del fiume Nilo e dello Stato Settentrionale, nonché a Omdurman ed El Fasher. Tra gli obiettivi colpiti vi sono centrali elettriche e depositi di carburante. L’ampliamento delle aree raggiunte dagli ordigni delle RSF pone la domanda se questi ultimi siano lanciati dall’interno del Sudan o dai Paesi vicini. Un sospetto legittimo soprattutto per quanto riguarda Port Sudan, che dista diverse centinaia di km dalle posizioni delle RSF. Alcune interferenze nei radar delle navi mercantili che operano nel Mar Rosso farebbero pensare che i droni vengano lanciati da basi all’esterno del Sudan forse dal Puntland, dove gli Emirati Arabi Uniti (che sono accusati dal governo di Khartoum di appoggiare le RSF, vedi Fides 11/4/2025) hanno un’importante base a Bosaso (vedi Fides 6/5/2025)). Secondo questa ipotesi chi li lancia provvede a disturbare i radar delle navi in navigazione nell’area per nascondere il loro punto di decollo.I relitti degli ordigni impiegate dalle RSF fanno ritenere che si tratti di materiale di fabbricazione cinese fornito ai paramilitari sudanesi dagli Emirati Arabi Uniti. Il governo di Khartoum ha chiesto a Pechino di intervenire con urgenza per impedire alle RSF di acquisire droni e velivoli strategici di fabbricazione cinese. Il ministro della Cultura e dell’Informazione e portavoce del governo Khaled Al-Aiser ha dichiarato in un post su Facebook del 15 maggio 2025 che la Cina è un Paese amico con legami storici e interessi strategici con il Sudan ed ha pertanto chiesto a Pechino di intervenire presso il regime di Abu Dhabi per porre fine alle violazioni dei contratti di acquisto di armi e dei certificati di utilizzo finale, in base ai quali le RSF sono riuscite a ottenere i droni avanzati.Le SAF a loro volta sono sospettate di utilizzare droni di fabbricazione turca per appoggiare le loro offensive contro i paramilitari. Addirittura vi sono notizie non confermate che negli attacchi contro Port Sudan condotti dai droni delle RSF alcuni esperti turchi sarebbero rimasti feriti per poi essere rimpatriati con un aereo ambulanza. Il conflitto interno sudanese rischia quindi di trasformarsi in una “guerra per procura” tra potenze esterne, in particolare Turchia ed Emirati, alimentandolo ulteriormente. Come più volte ribadito da Papa Francesco ed ora dal suo successore Papa Leone XIV per fermare le guerre bisogna mettere fine al commercio delle armi. (L.M.) (Agenzia Fides 16/5/2025)
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ASIA/CINA – Pellegrinaggio della diocesi di Shanghai: insieme a Papa Leone XVI, chiediamo il dono della pace alla Madonna di Sheshan

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sito diocesano

Shanghai (Agenzia Fides) – La preghiera per chiedere il dono della pace nel mondo, affidandosi all’intercessione della Vergine Maria, ha connotato tutto il Pellegrinaggio sella Diocesi di Shanghai al Santuario mariano di Nostra Signora di Sheshan.Ieri, giovedì 15 maggio, guidati dal Vescovo Giuseppe Shen Bin, sacerdonti, religiose, laici e laici hanno preso parte al consueto pellegrinaggio moltitudinario compiuto durante il mese mariano, culminato nella solenne liturgia eucaristica celebrata nella Basilica dedicata a Nostra Signora Aiuto dei cristiani, in cima alla collina di Sheshan.Nell’omelia, il Vescovo Giuseppe Shen Bin ha esortato tutti “a imitare la ferma fiducia della Madonna e il suo costante sguardo rivolto a Dio. Guardare in alto significa guardare umilmente verso la guida del Signore, dove c’è la sua luce e la sua pace”, chiedendo che “anche la nostra fede diventi più luminosa, per illuminare le tenebre e gli altri”. I partecipanti al pellegrinaggio hanno pregato anche per l’unità e la crescita della Chiesa, per la pace e la serenità di sacerdoti e laici della diocesi, chiedendo di “essere guidati dagli insegnamenti di Cristo e plasmati sull’esempio della Beata Vergine Maria, praticando la carità e costruendo la pace sul sentiero della fede”.Intanto, in tutta la Cina le comunità cattoliche cinesi condividono pellegrinaggi e celebrazioni legate al mese mariano. Nella festa di Nostra Signora in Cina, centinaia di fedeli della città di Tangshan, nella provincia di Hebei, hanno visitato le grotte della Madonna che si trovano in quasi tutte le parrocchia per recitare il Rosario, donando a Maria anche i propri “fioretti spirituali”.Nella comunità di Heze della provincia di Shandong, 400 fedeli hanno seguito le testimonianze di 5 laici che hanno condiviso la loro devozione mariana e le grazie ottenute per intercessione mariana. In tale occasione, due catecumeni hanno ricevuto il battesimo.Oltre 200 giovani della parrocchia di Huangzhou, nel distretto di Longgang (diocesi di Wenzhou) hanno preso parte alla preghiera di Tazè per celebrare loro giubileo di Speranza, domenica 11 maggio.(NZ) (Agenzia Fides 16/05/2025)
sito diocesano

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Riunione del CIPESS del 15 maggio 2025

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Nella seduta odierna, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), alla presenza del Ministro dell’Economia e delle finanze e Vicepresidente del CIPESS Giancarlo GIORGETTI e del Segretario del CIPESS, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alessandro MORELLI, ha approvato i seguenti provvedimenti.

Infrastrutture

Il Comitato, sentito il NARS, ha espresso parere sulla proposta di aggiornamento del piano economico finanziario e relativo schema di atto aggiuntivo n. 3 alla Convenzione unica di concessione tra ANAS S.p.A. (a cui è subentrato il MIT) e la Società Autostrada dei Fiori S.p.A. – tronco A10 per il periodo regolatorio 2019-2021. Il parere del Comitato rileva ai fini dell’accertamento dei rapporti economici derivanti dalla conclusione della concessione terminata nel 2021.
Il CIPESS ha, altresì, approvato l’utilizzo delle risorse residue relativamente alla tratta Lingotto-Bengasi della Linea 1 della metropolitana di Torino, pari a 24.377.665,00 euro, per la copertura dei maggiori costi connessi al completamento della medesima Linea.

Politiche di coesione

Il Comitato ha approvato la modifica del Programma operativo “Ricerca e Innovazione” complementare al PON “Ricerca e Innovazione” 2014-2020.
Il CIPESS, inoltre, ha assegnato circa 1,12 miliardi di euro, a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2021-2027, per la realizzazione di lotti funzionali del nuovo asse viario Sibari-Catanzaro della strada statale 106 Jonica (ai sensi dell’articolo 1, comma 529, della legge 30 dicembre 2024, n. 207 – legge di Bilancio 2025).
Il Comitato ha, altresì, deliberato l’aggiornamento della delibera CIPESS n. 41 del 2024 la realizzazione degli impianti di dissalazione nella regione Siciliana.

Sisma Abruzzo 2009

Il CIPESS ha approvato il definanziamento dell’intervento denominato “Santa Maria della Pace” di cui alla delibera CIPE n. 112 del 2017.
Il Comitato ha, altresì, assegnato euro 9.693.329,74 per il finanziamento di servizi di natura tecnica e assistenza qualificata per l’annualità 2025.

Altre decisioni

  • Il CIPESS ha approvato la riprogrammazione dell’intervento “Lavori di Ristrutturazione dello schema irriguo Aurunco – Cellole IV lotto, 1° stralcio”, previsto nel Piano irriguo nazionale di cui alla delibera CIPE n. 74/2005, e il subentro del Consorzio di bonifica del bacino inferiore del Volturno per il suo completamento;
  • Il Comitato ha, inoltre, approvato il Piano di attività e il Sistema dei limiti di rischio (RAF) per l’anno 2025 relativamente alle attività di SACE S.p.A. per la concessione di garanzie finanziarie di cui all’articolo 1, commi 259 e ss., della legge 30 dicembre 2023, n. 213, nell’ambito dell’operatività denominata “Archimede”.

Informative che non comportano adozione di delibera

Il Comitato ha udito le seguenti informative:

  • Informativa concernente la nuova Linea “C” della Metropolitana di Roma in merito all’Ordinanza n. 7/M del 29 gennaio 2025 di approvazione del progetto definitivo di variante “Adeguamento normativo del materiale rotabile”, della “Rimodulazione della fornitura del materiale rotabile” e del progetto definitivo “Ampliamento del Deposito-Officina Graniti” e conseguente rimodulazione del Quadro Economico Generale dell’Opera;
  • Informativa sullo stato di avanzamento del Potenziamento dell’asse ferroviario Monaco–Verona. Galleria di base del Brennero – Programma delle infrastrutture strategiche ex legge 21 dicembre 2001, n. 443 (legge obiettivo).

AFRICA/CENTRAFRICA – Il Giubileo della comunità di Kanza e la speranza di realizzare insieme a Dio tutte quelle che portano nel cuore

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giovedì, 15 maggio 2025

SMA

Kanza (Agenzia Fides) – “Avere un tetto solido sulla casa, un buon campo di manioca, imparare a leggere… senza mai scoraggiarsi e con l’aiuto di Dio” è questa la Speranza per i pigmei Bayaka del Centrafrica.“Dio non ci lascia mai soli e ci tiene sempre per mano” aggiunge in una recente testimonianza don Michele Farina, prete della diocesi di Savona, associato alla Società delle Missioni Africane missionario a Monasao, spiegando cos’è la Speranza, tema centrale del Giubileo 2025, per lui e per i suoi parrocchiani molto speciali, i pigmei Bayaka, che vivono nella foresta. “Per loro la Speranza è qualcosa di molto concreto” prosegue il missionario.In un video presentato per l’occasione (vedi allegato) don Michele racconta, tra l’altro, che ogni domenica il catechista che parte da Monasao accompagnato da una moto per la celebrazione della Parola ha detto che per lui, che ha avuto una infanzia non facile, colpito dalla poliomielite da piccolo e salvato da una suora della missione di allora, la speranza è quella di non scoraggiarsi mai. Un papà della comunità di Kanza, 15 km da Monasao, ha detto di voler vedere realizzato un bel campo per la raccolta, un altro ancora ha detto che il suo desiderio è quello di vedere crescere i figli che possano fare qualcosa di bello e di importante nella loro vita e di poter essere custoditi dai loro figli quando saranno anziani. “I giovani – racconta don Michele – nutrono invece una speranza molto facile ma difficile per loro, imparare a leggere! Mi ha colpito in particolare una ragazzina che ha detto di voler imparare a leggere per lei stessa e per poterlo insegnare anche a sua madre che non ha avuto opportunità di studiare. In tutti loro emerge il forte desiderio di poter imparare a leggere e scrivere per poter fare di più nelle loro vite oltre ad accudire i campi e le loro capanne.”In quest’anno giubilare – conclude – mi unisco alla speranza di questi carissimi fratelli e sorelle della piccola comunità di Kanza, sperando che questo Giubileo, come loro chiedono, dia loro la forza per realizzare insieme a Dio tutte le belle speranze che portano nel cuore.(AP) (Agenzia Fides 15/5/2025)

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ASIA/CINA – Le aperture di nuove chiese in Cina, segno di perseveranza nel cammino di fede

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Pechino (Agenzia Fides) – Le aperture di nuove chiese nella Repubblica Popolare cinese, rappresentano un segno concreto della perseveranza testimoniata dalle comunità cattoliche cinesi nel cammino di fede, che prosegue nelle diverse circostanze della storia. Ne sono persuasi vescovi, sacerdoti e fedeli laici cinesi.“Il campanile di 33 metri della nuova chiesa è come un segno che ci aiuta a volgere il nostro sguardo al Regno del Cielo, e ci richiama anche all’urgenza di mettere salde radici cristiane nel terreno fertile della cultura cinese, per manifestare la nostra fede attraverso la testimonianza della vita cristiana”. Con queste parole il Vescovo di Hankou/Wuhan Francesco Cui Qingqi, francescano dei frati minori, ha esortato durante l’omelia tutte le persone presenti alla consacrazione della nuova chiesa dedicata a Cristo Re nella città di Xiaogan, nella provincia cinese di Hubei. Alla solenne liturgia di consacrazione, celebrata il 10 maggio, hanno preso parte come concelebranti 32 sacerdoti, insieme mille laici e laiche della comunità cattolica locale. Alla messa erano presenti anche rappresentanti delle autorità civili locali.Il complesso della nuova chiesa comprende una canonica e un Centro per le attività pastorali. La chiesa occupa 525 mq e può ospitare più di 500 fedeli. Essa – ha detto il Vescovo è “luogo di preghiera e fonte della grazia”. Con il campanile di 33 metri, la casa di Dio diventa anche un punto di riferimento nell’architettura urbana, destinato a essere conosciuto in tutta la Provincia.Sempre il 10 maggio, nella gioia dell’elezione del nuovo Papa Leone XIV, nell’arcidiocesi di Taiyuan, della provincia di Shanxi, anche la comunità di Guzhai, piccola ma fiera della sua lunga storia cristiana, ha inaugurato la nuova chiesa dedicata a Nostra Signora della Cina, in vista della festa patronale celebrata il 13 maggio. Il Vescovo Paolo Meng Ningyou ha ripercorso la storia della piccola comunità rurale, elogiando lo zelo pastorale e missionario del sacerdote e dei membri della parrocchia. “Avete affrontato opportunità e emergenze, che vanno sempre di pari passo. E’ vero che vi confrontate con l’invecchiamento dei parrocchiani. Ma grazie alla comunione e sinodalità della comunità, che coinvolge anche i lavoratori immigrati, ho visito una comunità benedetta e piena di vita”. Il Vescovo Paolo ha incoraggiato i laici come “forza trainante” della comunità ecclesiale, esortandoli a essere coinvolti nella guida della preghiera e nella gestione delle attività parrocchiali. Infine, tutti hanno invocato nella preghiera l’aiuto di Gesù e della Vergine Maria per il cammino di crescita e testimonianza a cui è chiamata l’intera comunità ecclesiale(NZ)(Agenzia Fides 15/5/2025)
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ASIA/PAKISTAN – Tra il fronte indiano e la spina del Beluchistan: “Unità e pace per il Pakistan”

Source: The Holy See in Italian

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Karachi (Agenzi Fides) – “Ora è il momento dell’unità e della pace. Vorrei riprendere il  messaggio e le prime parole di Papa Leone XIV: pace a voi. Lo rivolgiamo all’India, ai fratelli indiani, con i quali siamo chiamati a costruire la convivenza. Lo rivolgiamo ai fratelli del Beluchistan, che è parte integrante del Pakistan”, dice all’Agenzia Fides padre Mario Angelo Rodrigues, sacerdote dell’Arcidiocesi di Karachi. Il Pakistan sul fronte orientale ha visto riaccendersi nei giorni scorsi la tensione e il conflitto con l’India per la regione contesa del Kashmir, un conflitto per cui  è stata siglata una tregua. Sul versante occidentale, poi, si è riaperta la ferita del Beluchistan, una delle province che formano  il territorio pakistano, in cui è presente un movimento irredentista fin dai tempi dell’indipendenza del Pakistan.  Ora il leader della società civile  Mir Yar Baloch ha dichiarato che “il Belucistan non è Pakistan”, rivendicando l’indipendenza dal Pakistan e cercando il sostegno dell’India e della comunità internazionale. Mir Yar Baloch ha citato  decenni di violenze, sparizioni forzate e violazioni dei diritti umani nella regione.P. Rodrigues ricorda che da giovane prete, nel suo primo incarico pastorale, gli era stata assegnata una missione in Beluchistan: “Ricordo gente placida e amante della pace, molto ospitale. Noi siamo promotori della dignità umana, dei diritti umani, della prosperità per tutti e siamo sempre contrari a ogni forma di violenza. Purtroppo se nella regione avvengono episodi di terrorismo, l’esercito del Pakistan interviene  e posso immaginare anche i danni e le sofferenze inflitte alla popolazione civile”, osserva. “Oggi la situazione in Beluchistan è una spina nel fianco per il governo del Pakistan. In ogni caso oggi è importante parlare di unità nazionale, coinvolgere i gruppi di diverse etnie e religioni e lanciare un appello all’unità del Pakistan e alla pace”, dice il sacerdote. “Vi sono comunità di beluci nella città di Karachi, ben integrate nel territorio. Abbiamo  ragazzi beluci nella nostra scuola, che vivono in piena  armonia con gli altri studenti. Questo è il modello da seguire”, conclude padre Rodrigues, oggi preside della St. Patrick High Shool a Karachi, importante istituto d’istruzione cattolico che accoglie oltre 4.000 studenti.La popolazione in Beluchistan lamenta  gravi violazioni dei diritti umani ai danni della gente comune e di quanti si oppongono alla politica del governo pakistano, giudicata repressiva. Nella regione opera l’Esercito di liberazione del Beluchistan (Bla), che si è reso responsabile di azioni violente ed eclatanti.  L’11 marzo scorso ha dirottato il Jaffar Express, un treno passeggeri pakistano in viaggio da Quetta a Peshawar con almeno 380 passeggeri a bordo. Il Bla ha tenuto ostaggi in un sequestro che l’intervento dell’esercito pakistano ha poi interrotto, con spargimento di sangue.La provincia del Belucistan è coinvolta in insurrezioni e conflitti da parte dei separatisti beluci fin dal 1948. In Pakistano vivono circa 7 milioni di beluci, stanziati soprattutto in Beluchistan ma anche con comunità nelle provine del Sindh e del Punjab . Costituiscono il 3,6% della popolazione totale del Pakistan. I beluci sono presenti anche in Iran e in Afghanistan.(PA) (Agenzia Fides 15/5/2025)
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Colloquio telefonico del Presidente Meloni con Sua Santità Papa Leone XIV

Source: Government of Italy

15 Maggio 2025

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto un colloquio telefonico con Sua Santità Papa Leone XIV.

Il Presidente Meloni ha rinnovato al Santo Padre le felicitazioni, personali e del Governo italiano, per l’elezione al Soglio di Pietro e ha sottolineato il legame indissolubile che unisce l’Italia al Vicario di Cristo.

L’Italia apprezza e sostiene gli sforzi della Santa Sede per la pace e la cessazione dei conflitti in tutti gli scenari di crisi dove le armi hanno preso il posto del confronto e del dialogo. 

Il Presidente del Consiglio ha rinnovato la disponibilità dell’Italia a continuare a lavorare, insieme alla Santa Sede, per uno sviluppo etico e al servizio dell’uomo dell’intelligenza artificiale. Sfida che è stata al centro della Presidenza italiana del G7 e la cui centralità – per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro – Papa Leone XIV ha richiamato in occasione del suo incontro con i Cardinali dello scorso 10 maggio.